daniele vanni
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sabato 8 febbraio 2020
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catabasi.
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Ho visto 1917 ed è un capolavoro. Sam ancora una volta è capace di regalarci emozioni ineguagliabili. Il tema è la guerra, ma più in profondità il viaggio. A questo proposito allora i classici sull'argomento sono il modello inevitabile: l'Odissea e ancor di più la prima cantica della Divina Commedia. Le tricee sono squamosi serpenti di fango e sangue che ben ricordano i gironi danteschi, la cittadina francese rasa al suolo è Dite: "le mura mi parean che ferro fosse" (Inf VIII 78) e "alla vista come se di foco uscite / fossero a causa del foco etterno / ch'entro l'affoca (vv. 72 ss.). Essa è circondata dalla palude stigia e al suo ingresso stanno di guardia schiere di diavoli. Usciti dal basso Inferno si giunge, attraverso il fiume, al giardino dell'Eden: il paradiso terrestre, luogo di eterna felicità e voluttà.
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Ho visto 1917 ed è un capolavoro. Sam ancora una volta è capace di regalarci emozioni ineguagliabili. Il tema è la guerra, ma più in profondità il viaggio. A questo proposito allora i classici sull'argomento sono il modello inevitabile: l'Odissea e ancor di più la prima cantica della Divina Commedia. Le tricee sono squamosi serpenti di fango e sangue che ben ricordano i gironi danteschi, la cittadina francese rasa al suolo è Dite: "le mura mi parean che ferro fosse" (Inf VIII 78) e "alla vista come se di foco uscite / fossero a causa del foco etterno / ch'entro l'affoca (vv. 72 ss.). Essa è circondata dalla palude stigia e al suo ingresso stanno di guardia schiere di diavoli. Usciti dal basso Inferno si giunge, attraverso il fiume, al giardino dell'Eden: il paradiso terrestre, luogo di eterna felicità e voluttà. Ma come in Orizzonti di Gloria la pace per gli uomini ha breve durata e la canzone del soldato inglese è come quella intonata dalla prigioniera tedesca alla locanda: "Colonnello! " - "Sì sergente!" - "Ordine di trasferirci al fronte immediatamente" - "Dia ancora qualche minuto agli uomini". Si torna all'inferno. Tutt'attorno, intanto, giace dormiente una Natura imponente la quale vede gli uomini uscire dalle trincee alla stregua delle formiche dai formicai. Questa, non pare avere affinità con quella nemica e matrigna di Leopardi.. semplicemente sovrana, ignora.
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fabriziog
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giovedì 6 febbraio 2020
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rasenta il capolavoro
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"1917" di Sam Mendes rasenta il capolavoro. Tramite lunghi piani sequenza, riprese quadrangolari, profondità di campo, cupi sonori e angoscianti e nascoste colonne sonore che si materializzano nell'azione in cui è coinvolto il pubblico per la presenza dell'effetto tridimensionale, il registra, nipote di uno dei due protagonisti del film, forgia un'opera la cui tragicità blocca alla sedia la platea che, posizionata accanto all'angolo prospettico della macchina da presa, guarda i personaggi dal basso verso l'alto. Lo spettatore danza fra vedute di ampio respiro d'Oltralpe, fotografie e immagini mozzafiato, pozze di morte, cadaveri, ratti e putrefazione, proiezioni di trincee catacombali e claustrofobiche, ove l'orrore è di casa in una guerra che ha visto più morti del Secondo Conflitto Mondiale.
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"1917" di Sam Mendes rasenta il capolavoro. Tramite lunghi piani sequenza, riprese quadrangolari, profondità di campo, cupi sonori e angoscianti e nascoste colonne sonore che si materializzano nell'azione in cui è coinvolto il pubblico per la presenza dell'effetto tridimensionale, il registra, nipote di uno dei due protagonisti del film, forgia un'opera la cui tragicità blocca alla sedia la platea che, posizionata accanto all'angolo prospettico della macchina da presa, guarda i personaggi dal basso verso l'alto. Lo spettatore danza fra vedute di ampio respiro d'Oltralpe, fotografie e immagini mozzafiato, pozze di morte, cadaveri, ratti e putrefazione, proiezioni di trincee catacombali e claustrofobiche, ove l'orrore è di casa in una guerra che ha visto più morti del Secondo Conflitto Mondiale. Mendesnon cede mai alla retorica e non indulge nell'eroismo dei caporali di Sua Maestà Britannica Blake e Schofield, perché il loro eroismo è naturale e quasi ovvio in quanto dettato dalla necessità di salvare la vita a 1600 commilitoni. Blake e Schofield sono figure epiche che emergono dalla coralità di corpi disfatti e volti sfranti ma mai disperati. L'eroicità delle loro gesta è sciolta nella quotidianità simile ai tanti "militi ignoti" tritati nella scellerata macchina mossa dalla Vecchia Ossuta e dall'Oscuro Signore che la guida.
Il racconto, nella sua assoluta e implacabile drammaticità, veridicità e crudezza, rimane asciutto senza esagerare mai, privo di sbavature narrative e di esasperazione nei toni, sempre calibrato sul rispetto di ogni singolo soldato e dell'esercito inglese, dal cui angolo esso si dipana. Fabrizio Giulimondi
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ollipop
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giovedì 6 febbraio 2020
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dentro l'inferno di una guerra infernale
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La missione suicida di due anonimi soldati ci"scaraventa"con estrema efficacia nell'inferno della trincea dove milioni di soldati hanno combattuto una guerra durata 4 anni vivendo nella angosciante attesa della battaglia e morendo inviati spesso al massacro da generali incapaci .
una fotografia splendida e una altrettanto formidabile colonna sonora accompagnano lo spettatore scena dooo scena e una regia magistrale lo proiettano nell'azione stessa, alternando momenti di silenziosa tensione a epici sussulti di battaglia con sequenze eccezionali come la corsa dentro iil labirinto di tunnel che sta crollando o la fuga dal tedesco in uno scenario infernale con " assordanti " colpi da arma da fuoco .
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La missione suicida di due anonimi soldati ci"scaraventa"con estrema efficacia nell'inferno della trincea dove milioni di soldati hanno combattuto una guerra durata 4 anni vivendo nella angosciante attesa della battaglia e morendo inviati spesso al massacro da generali incapaci .
una fotografia splendida e una altrettanto formidabile colonna sonora accompagnano lo spettatore scena dooo scena e una regia magistrale lo proiettano nell'azione stessa, alternando momenti di silenziosa tensione a epici sussulti di battaglia con sequenze eccezionali come la corsa dentro iil labirinto di tunnel che sta crollando o la fuga dal tedesco in uno scenario infernale con " assordanti " colpi da arma da fuoco .
La guerra di trincea ci consegna uno spaccato di volti dove leggi disperazione e rassegnazione .
i due giovani soldati coivolgono profondamente : non hanno bisogno di lunghi dialoghi ma di poche efficaci frasi .
Attraversano le linee nemiche uno due trovera ' una morte assurda ucciso da un pilota tedesco a cui aveva appena salvato vita : ma il tempo per portare a termine la missione corre implacabilmente e non c' e' quindi tempo per piangere ; si lascia il compagno morto e si riprende la corsa verso il fronte dove la vita di 1600 soldati e' legata a un ordine che quel soldato deve consegnare
Allo spettatore Mendes consegna un film splendido splendidamente recitato supportato da una sceneggiatura straordinaria nella sua sempilicita .
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vittorio
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mercoledì 5 febbraio 2020
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l’umano videogioco chiamato “grande guerra”
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Un lunghissimo, emozionante, unico piano sequenza di un film epico. Un trasporto continuo, presente come se lo spettatore guardasse, nella straordinaria scenografia dei contesti bellici della guerra 15-18. E noi siamo lì, nelle trincee, tra pali e ferro spinato, in pantani melmosi o al cospetto di carcasse nauseabonde di cavalli , tra corpi straziati e prati infiniti, in scoscesi torrenti o città distrutte e abbandonate. E nel percorso di un videogioco di anime vaganti e pericoli incombenti, la figura di due soldati, e poi di una soltanto, riverbera sofferenza, volontà di servizio, dedizione suprema, umanità.. E l'eroismo diventa cosa ordinaria, quando l'altruismo ed il rigore di militi, solo alla fine , con 1600 commilitoni in pericolo, fanno ricordare al caporale in missione, il dolore struggente di qualcuno, che, a casa, ti sta aspettando.
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Un lunghissimo, emozionante, unico piano sequenza di un film epico. Un trasporto continuo, presente come se lo spettatore guardasse, nella straordinaria scenografia dei contesti bellici della guerra 15-18. E noi siamo lì, nelle trincee, tra pali e ferro spinato, in pantani melmosi o al cospetto di carcasse nauseabonde di cavalli , tra corpi straziati e prati infiniti, in scoscesi torrenti o città distrutte e abbandonate. E nel percorso di un videogioco di anime vaganti e pericoli incombenti, la figura di due soldati, e poi di una soltanto, riverbera sofferenza, volontà di servizio, dedizione suprema, umanità.. E l'eroismo diventa cosa ordinaria, quando l'altruismo ed il rigore di militi, solo alla fine , con 1600 commilitoni in pericolo, fanno ricordare al caporale in missione, il dolore struggente di qualcuno, che, a casa, ti sta aspettando...
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carloalberto
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martedì 4 febbraio 2020
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mendes o monicelli?
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Mendes ha confezionato un prodotto stilisticamente perfetto ed emotivamente monocorde; utilizzando un piano sequenza unico, come in “Nodo alla gola” di Hitchcock, segue o anticipa i due protagonisti, in conformità alle tre unità aristoteliche di tempo, di luogo e di azione, con una sola interruzione temporale, ottenuta grazie all’escamotage della perdita dei sensi di uno dei due eroi, per descrivere, con dovizia di particolari macabri e abbondanza di cadaveri in putrescenza divorati da enormi ratti, soldati feriti da mutilazioni e squarci nella carne viva, l’orrore della guerra di trincea, suscitando l’unico sentimento possibile, ossia quello di repulsione e di condanna.
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Mendes ha confezionato un prodotto stilisticamente perfetto ed emotivamente monocorde; utilizzando un piano sequenza unico, come in “Nodo alla gola” di Hitchcock, segue o anticipa i due protagonisti, in conformità alle tre unità aristoteliche di tempo, di luogo e di azione, con una sola interruzione temporale, ottenuta grazie all’escamotage della perdita dei sensi di uno dei due eroi, per descrivere, con dovizia di particolari macabri e abbondanza di cadaveri in putrescenza divorati da enormi ratti, soldati feriti da mutilazioni e squarci nella carne viva, l’orrore della guerra di trincea, suscitando l’unico sentimento possibile, ossia quello di repulsione e di condanna.
Forse il film è troppo “inglese” e per questo non commuove?
Come Italiani non possiamo non sentire più vicini ed umani i due “eroi de “La grande guerra” di Monicelli del 1959? Uomini prima che soldati?
Ma anche i due commilitoni di Mendes, George MacKay e Dean-Charles Chapman come Sordi e Gassman, sono uomini prima che eroi, hanno paura di morire, hanno figli, mogli e madri che li aspettano a casa, e tuttavia la loro sorte non ci interessa più di tanto, non ci commuove. Grazie alla tecnica di ripresa di Mendes, siamo coinvolti in prima persona nell’azione, siamo il terzo soldato che testimonia gli eventi, dobbiamo scansare carcasse di cavalli, evitare proiettili di cecchini e colpi di mortai, attraversare le linee nemiche e salvare dal massacro migliaia di soldati, compiere la missione senza lasciarci sopraffare dal terrore e dal disgusto.
Non c’è quindi immedesimazione empatica con i personaggi perché siamo collocati, come in un videogioco, direttamente sul terreno di battaglia. Mendes ottiene il risultato voluto, ovvero rendere lo spettatore coprotagonista della vicenda, immergendolo come corpo vivo nella trincea gli fa sentire il fetore dei corpi in decomposizione. Alla fine del film siamo sopravvissuti, esausti usciamo dalla trincea, abbiamo preso parte all’azione ma non abbiamo vissuto le esperienze dei nostri commilitoni, piuttosto le abbiamo viste accadere accanto a noi. Nessuna immedesimazione con i personaggi, nessuna commozione per la loro sorte. Condanna e repulsione per la guerra, l’unico sentimento che rimane per chi vi ha preso parte per due ore virtualmente, come probabilmente per chi l’ha vissuta realmente.
Nonostante le differenze stilistiche e l’evoluzione delle tecniche di ripresa e degli effetti speciali, con i risultati da realtà virtuale ottenuti da Mendes e che Monicelli nel 1959 non poteva ottenere, resta il dubbio sulle reali motivazioni della mancata empatia con i personaggi di questo 1917. La grande guerra è l’ultima guerra di nazioni, le altre, dentro e fuori l’Europa, saranno ideologiche. Per noi italiani è anche la prima guerra combattuta in quanto Nazione. Difficile, pertanto, anche per questo motivo, identificarci per noi in un milite inglese che compie naturalmente il proprio dovere di cittadino-soldato anche a costo della vita. Più consona è, invece, per noi l’immedesimazione in Sordi, che rappresenta l’uomo del popolo, istintivamente egoista, coinvolto suo malgrado in una tragedia incomprensibile a cui vuole sfuggire in ogni modo e che, infine, sacrificherà la propria vita per un nuovo sentimento di orgoglio nazionale e di senso di appartenenza alla Patria che lo pervade e che per noi italiani non è mai stato né mai sarà, come per gli inglesi o i francesi, radicato nella storia ed ovvio, ma drammaticamente in lotta con lo spirito anarchico, individualista e vitalista che a tutt’oggi segna il nostro destino di popolo.
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clavius
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martedì 4 febbraio 2020
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il non racconto di una tragedia
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L'operazione di Mendes era un azzardo, una scommessa dall'esito incertissimo. Dirò subito: una scommessa persa.
La Prima Guerra Mondiale non fu un evento qualsiasi nella storia dell'Europa, bensì il vero spartiacque che ha condannato il nostro continente alla sostanziale marginalità dei decenni successivi. Raccontarla è roba difficile anche se nella storia del cinema si possono ritrovare qua e là esempi di bel cinema. Non è questo il caso, dove per mascherare l'inconsistenza di sceneggiatura, si ricorre alla tecnica. Attraverso l'uso di un piano sequenza che avrebbe nelle intenzioni l'obettivo di costringere lo spettatore ad una visione claustrofobica tra le trincee si ottiene, come misero risultato, qualche momento di suspence e poco altro.
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L'operazione di Mendes era un azzardo, una scommessa dall'esito incertissimo. Dirò subito: una scommessa persa.
La Prima Guerra Mondiale non fu un evento qualsiasi nella storia dell'Europa, bensì il vero spartiacque che ha condannato il nostro continente alla sostanziale marginalità dei decenni successivi. Raccontarla è roba difficile anche se nella storia del cinema si possono ritrovare qua e là esempi di bel cinema. Non è questo il caso, dove per mascherare l'inconsistenza di sceneggiatura, si ricorre alla tecnica. Attraverso l'uso di un piano sequenza che avrebbe nelle intenzioni l'obettivo di costringere lo spettatore ad una visione claustrofobica tra le trincee si ottiene, come misero risultato, qualche momento di suspence e poco altro. In questo mi ha ricordato "The revenant", un'operazione altrettanto vaqua e dimenticabile.
Difficile per me accettare che si affronti quella tragedia con tanta superficialità, ricorrendo ad insopportabili clichè come la rappresentazione del nemico tedesco animato dalla sete di sangue (anche da ubriaco o moribondo) o le forzature di scrittura come l'immancabile momento patetico dell'inverosimile incontro con la giovane francese di campagna (che però capisce l'inglese). Tutto funzionerebbe se si trattasse di una banale storia ideata per un gioco della play station. Invece dobbiamo sopportare il chiacchericcio dei critici prezzolati che tentano di far digerire ad un pubblico sempre più beota, un'operazione commerciale che di poetico non ha un bel nulla. Faccio fatica anche a salvare la ricostruzione del campo di battaglia che ci restituisce un universo bellico posticcio anche quando vorrebbe rappresntare fango, sangue e merda. Ovviamente nulla permette di orientarsi negli elementi storici, non c'è nessuno sforzo per raccontare davvero la tragedia di uomini qualunque, ignoranti e mal equipaggiati mandati al macello. Ci dice che la guerra è brutta, che si muore, si uccide e si viene uccisi (magari in modo orribile) ma non c'è traccia di alcuna riflessione morale nè dei meccanismi ciechi del potere. C'è solo la missione dei buoni della Storia che frenano i disegni dei cattivi. Ed è questa la vera tragedia: rappresentare il Male in superficie perchè sondarlo per davvero ci disturberebbe.
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enzo70
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lunedì 3 febbraio 2020
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un film di trincea
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1917 è la prima linea della grande guerra. Il più grande merito di Sam Mendes è quello di rendere perfettamente le ansie, i rumori, i dolori, gli odori della guerra. La storia dei due giovani soldati inglesi inviati in una missione impossibile, due vite per salvare un intero reggimento, 1.800 soldati destinati a morte sicura. Per uno dei due caporali la missione è ancora più particolare, perché tra i 1.800 uomini ci sta il fratello. Non vado avanti nella storia, per non levare il gusto allo spettatore di apprezzare un film che, semplicemente, va visto. La guerra è sempre stato un soggetto importante per il cinema; e anche la prima linea è stata spesso trattata, con alterni risultati.
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1917 è la prima linea della grande guerra. Il più grande merito di Sam Mendes è quello di rendere perfettamente le ansie, i rumori, i dolori, gli odori della guerra. La storia dei due giovani soldati inglesi inviati in una missione impossibile, due vite per salvare un intero reggimento, 1.800 soldati destinati a morte sicura. Per uno dei due caporali la missione è ancora più particolare, perché tra i 1.800 uomini ci sta il fratello. Non vado avanti nella storia, per non levare il gusto allo spettatore di apprezzare un film che, semplicemente, va visto. La guerra è sempre stato un soggetto importante per il cinema; e anche la prima linea è stata spesso trattata, con alterni risultati. Ma 1917 è un film nuovo, diverso: bravi i due giovani attori, George MacKay e Dean Charles Chapman, in un film in cui praticamente tutti gli altri attori assumono il ruolo di comparse; ma bravissimo il regista che riesce a trovare una chiave di lettura realmente innovativa di lettura della vita e della morte durante la follia della guerra. Per inciso e come battuta, nemmeno nei film sul delirio nazista i tedeschi sono così cattivi. E nemmeno nelle Sturmtruppen di Bonvi sono così stupidi. Grande Mendes, comunque.
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jaylee
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domenica 2 febbraio 2020
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oltre la trincee attraverso l’inferno
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6 Aprile 2017, Francia. La Grande Guerra. 2 giovani soldati Britannici sono inviati oltre le loro trincee, nella cosiddetta Terra di Nessuno, per consegnare un messaggio prima dell’alba al Battaglione Devon: non attaccate, è una trappola dei Tedeschi. Tra i 1600 uomini del Devon, il fratello di uno dei due soldati.
Sam Mendes, uno dei migliori registi britannici degli ultimi 20 anni, torna a fare un film di guerra (il primo fu Jarhead, sottovalutata opera del 2005), ed è qui alla sua prima sceneggiatura, ispirata ai racconti di suo nonno. Da un punto di vista della fotografia, 1917 è una meraviglia: un unico piano sequenza di quasi 2 ore che seguono i due compagni dall’inizio alla fine (con qualche accorgimento tecnico per i montaggi, che comunque sono praticamente invisibili) e l’effetto è quello di un coinvolgimento emotivo incredibile.
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6 Aprile 2017, Francia. La Grande Guerra. 2 giovani soldati Britannici sono inviati oltre le loro trincee, nella cosiddetta Terra di Nessuno, per consegnare un messaggio prima dell’alba al Battaglione Devon: non attaccate, è una trappola dei Tedeschi. Tra i 1600 uomini del Devon, il fratello di uno dei due soldati.
Sam Mendes, uno dei migliori registi britannici degli ultimi 20 anni, torna a fare un film di guerra (il primo fu Jarhead, sottovalutata opera del 2005), ed è qui alla sua prima sceneggiatura, ispirata ai racconti di suo nonno. Da un punto di vista della fotografia, 1917 è una meraviglia: un unico piano sequenza di quasi 2 ore che seguono i due compagni dall’inizio alla fine (con qualche accorgimento tecnico per i montaggi, che comunque sono praticamente invisibili) e l’effetto è quello di un coinvolgimento emotivo incredibile. In fin dei conti non sappiamo niente o quasi dei 2 personaggi (il nome di battesimo verrà rivelato quasi alla fine), ma con loro siamo intrappolati nelle immagini, nell’ansia di non sapere cosa ci aspetta oltre quella altura, oltre la trincea, dietro il muro. E ovviamente il tempo che, come recita il pay-off del film, è il nemico.
Questo 1917 ci ha ricordato un altro grande capolavoro, Orizzonti di Gloria di Kubrick del 1957: anche qui Prima Guerra Mondiale, anche qui una famosissima scena di un attacco oltre le trincee ripreso con un singolo piano sequenza, anche qui una complessiva sfiducia nei confronti di chi guida le truppe al macello. C’è anche una scena dove i soldati ascoltano una canzone che in qualche modo ricorda una scena analoga. Ma se, nel caso di Kubrick, la famosa scena dell’assalto durava qualche minuto, qui stiamo parlando di tutto un film, che, vi assicuriamo, sembra durare meno della metà. I due protagonisti (Dean Charles Chapman e George McKay, quest’ultimo che secondo noi avrebbe meritato almeno una candidatura all’Oscar) hanno provato per 6 mesi prima di girare, e francamente ne è valsa la pena.
1917 è Cinema nel senso migliore del termine: spettacolare senza sovrautilizzo di effetti speciali, ambientazioni all’aperto ampie e reali, sintesi della storia in 2 ore. Finalmente un contraltare adeguato alle Serie TV che sembrava ormai avessero lasciato le sale col Grande Schermo alla Disney (con risultati alterni), a Tom Cruise (scegliete voi Mission Impossible o Jack Reacher), a James Bond (a proposito…) o ancora peggio alle baracconate tipo vari Fast &Furious e Transformers.
L’altro confronto è con Dunkirk di Nolan: probabilmente l’altro è un film superiore, ma questo 1917 ha il pregio di voler raccontare non una Impresa Colossale, ma la straordinaria traversata di due giovani uomini, quasi come fosse più grande di loro, ma sempre andando avanti, attraverso crateri, trincee, fiumi, tutti pieni zeppi di cadaveri, chissà se i Loro o i Nostri, quasi come se traversassero l’Inferno stesso nell’unica speranza di salvare i loro fratelli (di sangue e non) almeno un altro giorno.
Che fortuna che Sam Mendes abbia deciso di abbandonare il suo terzo episodio di James Bond. Viva Sam Mendes, Viva Il Cinema. (www.versionekowalski.it)
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lord
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sabato 1 febbraio 2020
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la spettacolarizzazione visiva dell'orrore della grande guerra
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L'orrore della Grande guerra viene raccontato da Sam Mendes in prima persona con un linguaggio sperimentale mai visto in precedenza. La pellicola narra la storia di due caporali britannici che vengono incaricati di una missione suicida: entro le 24 ore successive, dovranno attraversare il fronte con il rischio di imbattersi nell'esercito tedesco in ritirata, al fine di consegnare un messaggio al Colonnello del Secondo Battaglione, il cui contenuto potrebbe salvare circa 1600 uomini. Lo spettacolo visivo è unico nel suo genere; il regista premio oscar per American Beauty riesce a calare lo spettatore all'interno della realtà nuda e cruda della vicenda, utilizzando un unico ma in realtà “falso” piano-sequenza, interrotto soltanto da qualche istante di nero, che definisce il passaggio tra il crepuscolo e l'alba.
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L'orrore della Grande guerra viene raccontato da Sam Mendes in prima persona con un linguaggio sperimentale mai visto in precedenza. La pellicola narra la storia di due caporali britannici che vengono incaricati di una missione suicida: entro le 24 ore successive, dovranno attraversare il fronte con il rischio di imbattersi nell'esercito tedesco in ritirata, al fine di consegnare un messaggio al Colonnello del Secondo Battaglione, il cui contenuto potrebbe salvare circa 1600 uomini. Lo spettacolo visivo è unico nel suo genere; il regista premio oscar per American Beauty riesce a calare lo spettatore all'interno della realtà nuda e cruda della vicenda, utilizzando un unico ma in realtà “falso” piano-sequenza, interrotto soltanto da qualche istante di nero, che definisce il passaggio tra il crepuscolo e l'alba. La macchina da presa è costantemente ad uno/due metri dai protagonisti, i quali tra incontri inaspettati e fughe rocambolesche, il cui rimando a James Bond pare evidente, suggellano il trionfo dell'universo della paura che la guerra sottintende. La fotografia eccellente, la regia da oscar e una colonna sonora incalzante, creano un mix tra suspance e quiete apparente attestando il trionfo di un cinema sperimentale e senza dubbio ben riuscito. Difficile immaginare come 1917 non possa aggiudicarsi qualche statuetta tra i premi oscar c.d. tecnici, quali appunto miglior fotografia, migliore scenografia, miglior sonoro, miglior effetti speciali, miglior montaggio sonoro. Più complicata invece appare la corsa al premio come “miglior film”, nella quale The irishman e Parasite sembrano favoriti. La parola passa all'Academy.
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wolvie
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sabato 1 febbraio 2020
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perfezionismo manifesto
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Non ho trovato il capolavoro che cercavo, anzi, come in un altro film guerreggiante abbastanza recente, “Dunkirk" ,ho visto un estenuante esercizio di stile registico. Se nel primo film si manifestava in un montaggio barocco e anafettivo, in “1917" domina la ricerca dell' inquadratura perfetta, senza montaggio, con piano sequenza continuativo, che, in definitiva, secondo me, distoglie lo stesso regista, dalla ricerca della manifestazione emotiva che la storia dovrebbe trasmettere allo spettatore. Occasione questa che si realizza solamente nel pre finale, con la corsa fuori trincea, che con i dovuti distinguo ricorda la corsa, quella volta inutile, di Mel Gibson in “Gli Anni Spezzati - Gallipoli" La prima guerra mondiale noi l’ abbiamo saputa raccontare meglio, basti pensare al F.
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Non ho trovato il capolavoro che cercavo, anzi, come in un altro film guerreggiante abbastanza recente, “Dunkirk" ,ho visto un estenuante esercizio di stile registico. Se nel primo film si manifestava in un montaggio barocco e anafettivo, in “1917" domina la ricerca dell' inquadratura perfetta, senza montaggio, con piano sequenza continuativo, che, in definitiva, secondo me, distoglie lo stesso regista, dalla ricerca della manifestazione emotiva che la storia dovrebbe trasmettere allo spettatore. Occasione questa che si realizza solamente nel pre finale, con la corsa fuori trincea, che con i dovuti distinguo ricorda la corsa, quella volta inutile, di Mel Gibson in “Gli Anni Spezzati - Gallipoli" La prima guerra mondiale noi l’ abbiamo saputa raccontare meglio, basti pensare al F. Rosi di “Uomini Contro" o all' ultimo Ermanno Olmi di “ Torneranno i Prati " , per non scomodare il Monicelli de “La Grande Guerra”. La storia dei due caporali che durante la guerra di trincea in Francia si lanciano in una missione suicida, attraversando le zone di guerra in mano all' esercito tedesco, per scongiurare una inutile carneficina, si dipana per accadimenti, che, qualche critico cinematografico ha accostato alle storie dei videogame, con step mission che si susseguono a quadro completato, e in questo senso fa pensare l’ unico stacco immagine presente nel film, lo svenimento del protagonista dopo lo scontro a fuoco con il cecchino (ricarica nuova vita?). Comunque al netto delle elucubrazioni, un film ben organizzato che pecca non poco dal punto di vista emotivo.
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