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Loro, dittico che spiazza anche i sorrentiniani più accaniti

Il regista napoletano si pone, più che mai, al limite tra dramma e parodia del dramma, tra serietà d'intenti e satira carnevalesca, procede per accumulo ma anche per antifrasi, usa l'ironia più amara ma concede il massimo del rispetto ai suoi personaggi. Al cinema.
di Roy Menarini

Loro 2

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Riccardo Scamarcio (44 anni) 13 novembre 1979, Trani (Italia) - Scorpione. Interpreta Sergio Morra nel film di Paolo Sorrentino Loro 2.
sabato 12 maggio 2018 - Focus

Se qualcuno spera che Loro 2 giunga a compensare squilibri creativi e dinamiche centrifughe del primo episodio, si sbaglia di grosso. E forse non conosce Paolo Sorrentino. Ci sono almeno due atteggiamenti possibili e opposti all'uscita di Loro 2: insoddisfazione per l'atteggiamento indecifrabile del regista di fronte a Berlusconi e all'enorme mole di materia narrativa che gli gira intorno; oppure desiderio di vedere ancora, di volerne di più, come se si facesse quasi strada il rammarico che Loro non sia stato concepito come serie televisiva.

Sembra ancora più chiaro che The Young Pope ha costituito uno spartiacque per l'autore napoletano. Ingolosito dall'abbondanza narrativa permessa dai tempi lunghi e della serialità, sembra non aver concepito (volontariamente o meno) questa operazione in maniera compatta.
Roy Menarini

Si tratta di un film aperto, convulso, dichiaratamente discontinuo, dove i destini dei personaggi sembrano entrare e uscire dall'interesse di Sorrentino con la stessa imprevedibilità con cui il Cavaliere concede o sottrae la sua protezione e collaborazione ai tanti questuanti. La gran parte di Loro 2 si svolge in Sardegna, il vero e proprio luogo di riflessione e di meditazione per Silvio, sia quando sfiora la più profonda malinconia (gli serve Ennio Doris per avere l'elementare idea di fare pressioni sui sei senatori della maggioranza di centro-sinistra) sia quando viene preso dall'euforia (le feste, certo, ma anche l'impagabile sequenza dove si finge piazzista telefonico e rimette alla prova il suo talento di venditore). Tutt'intorno i destini dei personaggi che gravitano intorno alla corte del re sono al tempo stesso drammatici e ininfluenti. Potenza e ricchezza continuano, in Loro 2, a produrre non solo opportunismo ma anche fascino carismatico, innamoramento, seduzione.


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In foto una scena del film Loro 2.
In foto una scena del film Loro 2.
In foto una scena del film Loro 2.

Rimane il fatto, ammettiamolo, che il dittico non può che spiazzare anche i sorrentiniani più accaniti. Detto che è pressoché impossibile affermarne il fallimento o l'inutilità, appare anche difficile comprendere quale punto di vista complessivo il regista abbia deciso di applicare al personaggio più celebre della politica moderna. Un'ipotesi la possiamo fare. Sorrentino si è reso conto fin dall'inizio che le segrete stanze di Silvio sono da anni di dominio pubblico, e che quindi il consueto processo narrativo dei film biografici, anche i più provocatori, andava invertito: non si tratta di svelare la vita privata del Caimano (ormai la conosciamo tutti), quanto la personalità di Berlusconi e il suo rapporto intimo col mondo privato che è stato già proiettato all'esterno.

Sorrentino si pone, più che mai, al limite tra dramma e parodia del dramma, tra serietà d'intenti e satira carnevalesca, ora procede per accumulo, ora per antifrasi, ora usa l'ironia più amara ora concede il massimo del rispetto ai suoi personaggi.
Roy Menarini

La chiave, in tal senso, è Veronica Lario, che sembra parlare come immagina che parli un cattivo giornalista di una testata anti-berlusconana. Eppure, è probabile che Sorrentino stia raccontando una donna che via via si è effettivamente costruita secondo una coscienza civile e culturale estranea a quella del marito e che lei stessa si nutra davvero della visione del mondo che i media hanno dato di lei. Di sé stesso, invece, Berlusconi dice che c'è poco da capire. Non c'è complessità, solo opportunità. E se a Sorrentino verrà perdonata una visione del femminile a dir poco deprimente, questo accadrà perché egli si presenta palesemente assistito da una sincerità poco contestabile.

E alla fine è tutto Loro a somigliare a questo Berlusconi: prima maschera, poi uomo alle prese con i suoi demoni, poi ricco annoiato, poi nuovamente agguerrito, poi seduttore, poi volgare e spietato, poi nuovamente tenero, infine sempre fuori luogo, fuori tempo, senza che una sola verità possa emergere in questo profluvio di informazione, mediatizzazione, racconto del racconto.

L'unica certezza è che Sorrentino investe ancora il cinema - o forse sarebbe meglio dire il racconto per immagini - come unico luogo possibile di elaborazione poetica e trasfigurata di una cronaca fitta, nauseante e impossibile da archiviare, di un presente senza memoria e senza prospettiva.


RECENSIONE: LORO 2

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