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Benedict Cumberbatch, il ringhio della tigre britannica

L'attore presta la sua voce alla tigre Shere Khan in Mowgli - Il figlio della giungla di Andy Serkis. Ora su Netflix.
di Ilaria Ravarino

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Benedict Cumberbatch (Benedict Timothy Carlton Cumberbatch) (48 anni) 19 luglio 1976, Londra (Gran Bretagna) - Cancro. Interpreta Shere Khan nel film di Andy Serkis Mowgli - Il Figlio della Giungla.
venerdì 7 dicembre 2018 - Incontri

Al telefono ha una voce calda, profonda, con quell'accento britannico che comunica un senso di composta sicurezza: niente a che vedere con il rantolo ferale del drago Smaug, nulla in comune con il ringhio sospirato di Shere Khan o con il falsetto acido de Il Grinch. Benedict Cumberbatch, quando parla, è Sherlock Holmes. Impossibile, però, fare qualsiasi allusione al celebre ispettore nato dalla penna di Arthur Conan Doyle, che l'attore interpreta dal 2010 per la BBC.

Disciplinato come un soldato, nella preparazione come nella promozione dei suoi film, Cumberbatch nelle interviste non ama rivangare il passato. Il suo presente è su Netflix, con il film live action/motion capture Mowgli, di Andy Serkis, nel ruolo della tigre più famosa della letteratura: la Shere Khan de 'Il libro della giungla'.
Ilaria Ravarino

Smaug, il Grinch, Shere Khan. Le piace spaventare i bambini?
In effetti, ormai, alle orecchie di un bambino la mia voce deve sembrare terrificante. Del resto i cattivi sono personaggi importantissimi anche per i più piccoli: lo scopo delle fiabe è quello di mostrare ai bambini i pericoli e le difficoltà che incontreranno nel mondo. E lo fanno sia offrendo loro modelli di buon comportamento, che illustrandogli gli archetipi della malvagità.

In che modo la sua Shere Khan è più vicina a Kipling che a Disney?
Shere Khan è un animale dotato di una sua nobiltà. È una creatura di rara grandezza, è la dominatrice della giungla. Ma è anche una bestia ferita, e perciò vulnerabile, resa tale da un essere umano. Non è un "cattivo" monolitico: è mossa da una motivazione molto forte. Il suo opporsi all'intrusione di un umano nel mondo della giungla risponde a un desiderio di conservazione. Sa che gli umani sono pericolosi, lo ha provato sulla sua pelle: è convinta che uomini e animali non siano, e non saranno mai, compatibili. La sua non è solo rabbia, è anche logica. Solo che alla fine l'ira ha la meglio.

Quali le difficoltà nell'interpretare un simile personaggio?
Senza dubbio rendere realistica l'antropizzazione della tigre. Volevo che Shere Khan fosse un personaggio tridimensionale, sufficientemente carismatico, non amichevole, spaventoso. Anche un filo dark. Nell'interpretarla ho cercato di far prevalere il suo lato bestiale. E poi, naturalmente, è stato impegnativo calibrare la voce sul fisico di una bestia ferita che si muove nella giungla.


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In foto una scena del film Mowgli - Il figlio della giungla.
In foto una scena del film Mowgli - Il figlio della giungla.
In foto una scena del film Mowgli - Il figlio della giungla.

Come si è preparato per il ruolo?
Mi sono allenato in palestra per essere fisicamente pronto. E poi sono andato allo zoo, per vedere come si muovono le tigri. Le ho osservate a lungo, mi piace quel loro modo di fare, quella camminata lenta che può trasformarsi in balzo, letale e improvviso.

Si ritiene un attore d'istinto o di scuola?
Una combinazione dei due. Comincio la preparazione interrogandomi sulla storia e sul personaggio. Il cuore e l'istinto entrano dopo. Conta anche molto l'ambiente, e le circostanze, in cui lavoro.

Perché secondo lei Il 'Libro della Giungla' continua a piacere?
Perché è una metafora perfetta del comportamento umano. Spesso gli animali vengono usati per questo genere di operazioni letterarie, basti pensare a come ne 'La fattoria degli animali' Orwell riesca a spiegare i meccanismi della politica attraverso le bestie. Credo che sia un romanzo che illustra molto bene le dinamiche di gruppo, il rapporto fra identità del singolo e della collettività, e la capacità dell'uomo di contaminare gli ambienti. Il romanzo di Kipling è una storia che insegna il rispetto per la natura, e che comunica messaggi molto potenti su come stiamo trattando il nostro pianeta. Messaggi potenti e universali, capaci di attraversare le epoche.

Quale classico della letteratura l'ha formata da bambino?
Il mio primo classico è stato 'Jane Eyre' di Charlotte Brontë: vedere il mondo da una prospettiva femminile ha sicuramente aperto la mia mente. Ma nella mia formazione sono intervenuti anche molti saggi sulla religione e sulla spiritualità, che ho letto durante la mia permanenza in India.


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