Van Gogh - Sulla soglia dell'eternità |
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Un film di Julian Schnabel.
Con Willem Dafoe, Rupert Friend, Oscar Isaac, Mathieu Amalric.
continua»
Titolo originale At Eternity's Gate.
Biografico,
Ratings: Kids+13,
durata 110 min.
- USA 2018.
- Lucky Red
uscita giovedì 3 gennaio 2019.
MYMONETRO
Van Gogh - Sulla soglia dell'eternità
valutazione media:
2,85
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Ossessioni alla Van Gogh
di Fabio Ferzetti L'Espresso
Dopo Basquiat, Van Gogh. Rari sono i pittori che fanno cinema. Ancor meno quelli che con il cinema scandagliano opere e vite altrui. Fa eccezione Julian Schnabel, regista diseguale ma spesso notevole, che al pittore più visto sugli schermi dedica il suo secondo film su un artista. Non un banale "biopic" ma un corpo a corpo con le ossessioni di colui che Artaud definì «il suicidato della società». Inseguito e stanato a colpi di invenzioni visive in un racconto spezzato e nervoso (come l'interpretazione di Willem Dafoe) che deve molto proprio a Artaud. E alle intuizioni di Jean-Claude Carrière, gia "penna" di Buñuel, qui co-sceneggiatore con Louise Kubelberg. Siamo ad Arles, negli ultimi anni del pittore. Arles l' ostile. Arles l'indifferente. Arles, che non esisterebbe se non fosse per Van Gogh ma lo esclude, lo respinge, lo aggredisce. Intorno a Vincent ci sono la Francia opulenta degli impressionisti, amori di un'ora o immaginari, l' amicizia dolorosa con Gauguin (l'orecchio tagliato sarebbe un dono all'amico in partenza), testimoni trepidanti come suo fratello Theo o il dottor Gachet. In primo piano l'eternità martellante della natura, la luce imperiosa della Provenza, il divino nascosto nella terra o negli oggetti più banali che solo Van Gogh sembra vedere e patire. Qui Schnabel scava, osa, affabula, rischiando anche l'enfasi per cogliere l' energia e la disperazione di Van Gogh («Più rapidamente dipingo, meglio mi sento. Dipingo per non pensare...»). Perché il male, la violenza, la follia fanno parte del mondo quanto gli alberi, i fiori, il cielo stellato, come sembra suggerire il dialogo in manicomio tra Van Gogh e un vecchio ex-militare tatuato (Niels Arestrup). E come chiarisce l'illuminante ma purtroppo inutile brano critico che al pittore, poco prima della morte, dedicherà il 25enne Albert Aurier. Nessun mistero. Era tutto chiaro. Bastava voler vedere e sapere.
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