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giovedì 4 gennaio 2018
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viaggio nella magia di napoli
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Mi piacciono film come questo dove si esce dalla sala un po’ storditi, riflettendo su quello che si è visto non si riesce a dire se è stato bello o brutto ma “ci devo pensare”. Napoli velata è un suggestivo viaggio attraverso la magica atmosfera che si può respirare a Napoli, ambientato nei giorni nostri e come tale va inteso aldilà dei cliché presenti in molte scene e dei passaggi a volte forzati.
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ninopellino
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giovedì 4 gennaio 2018
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film noioso e lento
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Ho trascorso due ore di noia al Cinema nel vedermi questo film. Gli slanci emotivi e suggestivi di pellicole come "La finestra di fronte", "Le fate ignoranti" ed altre celebri pellicole, ormai appartengono al passato del regista. In questo film dominano scene di sesso (probabilmente per tentare di produrre effetto e per coprire le poche idee) e soprattutto una lentezza incredibile nei dialoghi. Si salva solo la fotografia e la trama del film che ci regala un thriller davvero orignale e misterioso.
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ilgattogiacomino
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giovedì 4 gennaio 2018
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da evitare
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Ieri ho visto “Napoli velata” di Ferzan Ozpetek. Premetto che considero il regista un gran paraculo e un falsario di sentimenti, passioni, situazioni, contesti, ecc. Però, alcuni suoi falsi sono accettabili e qualche volta persino ben riusciti. Penso a “Le fate ignoranti”, “La finestra di fronte”, “Saturno contro”, “Un giorno perfetto”, “Mine vaganti” e “Magnifica presenza”. Altri, sono delle patacche intollerabili, come "Il bagno turco", “Cuore sacro” e quest’ultimo “Napoli velata”.
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Ieri ho visto “Napoli velata” di Ferzan Ozpetek. Premetto che considero il regista un gran paraculo e un falsario di sentimenti, passioni, situazioni, contesti, ecc. Però, alcuni suoi falsi sono accettabili e qualche volta persino ben riusciti. Penso a “Le fate ignoranti”, “La finestra di fronte”, “Saturno contro”, “Un giorno perfetto”, “Mine vaganti” e “Magnifica presenza”. Altri, sono delle patacche intollerabili, come "Il bagno turco", “Cuore sacro” e quest’ultimo “Napoli velata”.
“Napoli velata” pare la sommatoria di varie tematiche affrontate nei precedenti film. Anzi, più che sommatoria, direi accozzaglia: l’amore melodrammatico, l’omosessualità (i gay sono quasi sempre maggioranza nei film di Ozpetek), i fantasmi, i sogni, la follia nelle sue varie forme (che, chissà perché, colpisce prevalentemente gli eterosessuali). Qui, però, manca l’ironia (a parte quella involontaria della prima scena di sesso) che, vivaddio, salvava molti dei suoi film migliori. Ma, soprattutto, manca una sceneggiatura forte. Se a ciò si aggiunge una regia di stampo televisivo e una pessima recitazione da parte di tutti (il peggiore è sicuramente Alessandro Borghi), il quadro è completo. Giovanna Mezzogiorno ha la sensualità e il fisico di una mela cotta. Assolutamente sprecati sono il grandissimo Peppe Barra (ultimo colto cantore di una tradizione che va dal Cinquecento al Secondo dopoguerra) e l’ottima Anna Bonaiuto. Sempre bona è Luisa Ranieri. Anche le musiche, che sono sempre state un elemento importante dei film di Ozpetek, risultano inadatte.
Napoli è ridotta ad una cupa città fondata su ridicoli esoterismi e su macchiette di santoni. L’ambiente sociale, nobile e alto-borghese “inquinato” da femminielli parassiti e pseudo collezionisti d’arte, è molto poco probabile (anche se un po' mi ha ricordato l'ambiente degli anni '80 a casa della duchessa Melina Pignatelli) e comunque non rappresentativo di una città estremamente complessa. Piazza del Gesù Nuovo è ripresa da ogni angolo e non poteva mancare il finale nella Cappella di Sansevero con il celebre Cristo velato. Una sorta di spot per il turismo mordi e fuggi per croceristi di 3° classe.
Insomma, ognuno ha il diritto di girare la puttanata che crede, però lasci stare Napoli e la sua storia millenaria che resta “velata” solo ai superficiali.
[Il Gatto Giacomino]
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vanessa zarastro
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mercoledì 3 gennaio 2018
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la “figliata” galeotta
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Napoli è il palcoscenico, è una quinta teatrale dove si svolge una storia che è tutt’altro e potrebbe essere successa anche in altro contesto ambientale. Nella Napoli barocca, una sera a una “figliata”, uno spettacolo organizzato dalla zia Adele (Anna Bonaiuto), Adriana (un’intensa Giovanna Mezzogiorno) incontra Andrea (Alessandro Borghi), un giovane sommozzatore fascinoso. È un immediato coup de foudre e i due passano a casa di lei tutta una notte di passione e sesso. Uscendo la domenica mattina dalla sua casa Andrea le dà appuntamento nel pomeriggio al Museo Archeologico, uno dei più antichi d’Europa costruito in un palazzo Secentesco. Ma lui non arriverà mai all’appuntamento e Adriana scoprirà il giorno dopo che è stato ucciso e gli hanno strappato gli occhi dalle orbite. Questo fatto la sconvolge e cercherà, a modo suo, di capirne le ragioni indagando per proprio conto e pensando di vederlo ovunque. Il film parla di confini tra reale e immaginario, parla di follia, di passioni e di amori al limite dell’incestuoso: due sorelle innamorate dello stesso uomo, due fratelli gemelli che si innamorano della stessa donna. Napoli velata narra anche i traumi infantili che impediscono a una giovane donna, non più giovanissima, e mediamente piacente di avere una relazione “normale”. Adriana, infatti, viene affascinata dalla diversità, dal mistero, più interessata all’eros invece che all’amore. In un certo verso si potrebbe affermare che il film parla anche di psicoanalisi poiché solo quando Adriana avrà rivissuto il trauma infantile della fine drammatica dei suoi genitori cui ha assistito, riuscirà finalmente a liberarsi della cappa di fantasmi che la perseguitano per scegliere una vita “normale”. A quel punto lascerà perfino il lavoro che la costringeva a passare tutto il tempo a contatto con la morte, essendo una dottoressa che svolge il ruolo di medico legale in un ospedale.
Qua e là sembra di trovare citazioni felliniane (Saraghina?) nei personaggi/maschere come la grassa medium a letto o il cantore Pasquale (un sontuoso Peppe Barra). Ma non ci sarà pure – più nella storia che nel linguaggio - qualche riferimento hitchkockiano quasi “L’uomo che visse due volte”?
Napoli presta i suoi monumenti a Ozpetek che gira il film più o meno attorno a Santa Lucia. Lei abita di lato a Piazza del Gesù, varie scene hanno la vista mare e/o di Castel dell’Ovo. Non poteva mancare la Cappella Sansevera diventata famosa proprio per il “Cristo velato”, quintessenza del barocco napoletano. Meno scontata è la scala Liberty del Palazzo Mannajuolo, pur essendo ubicato come fondale della commerciale e prestigiosa Via dei Mille. I monumenti contemporanei adibiti a location sono le nuove Stazioni della Metropolitana - dette “dell’Arte”- la stazione Toledo del catalano Tusquets e la stazione Garibaldi della metropolitana - che ha subìto una profonda trasformazione diventando un appariscente biglietto da visita a tutti coloro che arrivano a Napoli in treno.
Giovanna Mezzogiorno, un po’ imbolsita e appesantita, recita con gli occhi attorniata da una serie di personaggi/attrici tutte un po’ fanée come le omosessuali Valeria e Ludovica (Isabella Ferrari e Lina Sastri) e Rosaria e Catena (Maria Pia Calzone e Luisa Ranieri). Meno convincente Alessandro Borghi nel suo doppio ruolo.
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mercoledì 3 gennaio 2018
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intenso
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Si,ho colto subito la necessità dell'apertura finale del film.Da una sensualità forte quasi imbarazzante per la durata e l'intensità,ove si percepisce la fatica dell'attirce,al turbinio dal sapore antropologico di una Napoli senza folklore.NOn è Hictchcock ma non mi son persa un istante
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vincenzo
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mercoledì 3 gennaio 2018
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il troppo storpia
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Partiamo dal Trailer, completamente fuorviante che promette grandi cose ma che lascia profondamente delusi una volta constatata la realtà del film. I presupposti sembrano buoni, ma man mano che incalza il film perde di consistenza diventando noioso, prevedibile, dove ogni cosa è portata all'eccesso con forzatura tanto da snaturarla e renderla ridicola. Si ha l'ambizione di parlare di una Napoli esoterica e misterica introducendo spunti presi in prestito dall'oleografia partenopea ( la figliata dei femminielli, la tombola vajassa, la veggete...) messi in scena in modo forzato e abusato, nel disperato e sterile tentativo di creare constrasti a qualunque costo che possano stranire lo spettatore.
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Partiamo dal Trailer, completamente fuorviante che promette grandi cose ma che lascia profondamente delusi una volta constatata la realtà del film. I presupposti sembrano buoni, ma man mano che incalza il film perde di consistenza diventando noioso, prevedibile, dove ogni cosa è portata all'eccesso con forzatura tanto da snaturarla e renderla ridicola. Si ha l'ambizione di parlare di una Napoli esoterica e misterica introducendo spunti presi in prestito dall'oleografia partenopea ( la figliata dei femminielli, la tombola vajassa, la veggete...) messi in scena in modo forzato e abusato, nel disperato e sterile tentativo di creare constrasti a qualunque costo che possano stranire lo spettatore. Manca una sceneggiatura che renda giustizia al senso del film e si fa fatica a seguire gli intrecci. Il finale stesso resta un punto interrogativo dove non si capisce se è così per volontà del regista ( per quale motivo lasciare il finale incompreso?) o per incapacità stessa di rappresentarlo come si vorrebbe. Anche la scena "passionale" portata all'eccesso ne esce forzata senza alcun motivo, per quanto rappresenti l'origine di tutta la storia. Bravi gli attori, dove all'eterno e costante mood espressivo della Mezzogiorno, per tutta la durata del film, in qualunque cosa fosse coinvolta, si contrappone una più autentica Luisa Ranieri, tra tutto il cast la più credibile e interessante. La sensazione, in generale, è quella di raccontare attraverso intellettualismi e congetture mentali eventi e situazioni che non trovano attinenza tra loro, perchè non supportati da una sceneggiatura che renda giustizia al tutto.
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elpiezo
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mercoledì 3 gennaio 2018
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tortuoso!!!
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Sullo sfondo enfatico di una Napoli superstiziosa ed ipnotica si anima un thriller confuso che intreccia sensualità, dramma e trascorsi oscuri. L’estetica di una città equivoca rappresenta la cornice ideale per l’efficace coppia protagonista (Mezzogiorno Borghi) al servizio dell’ambiziosa e controversa regia di Ferzan Ozpetek.
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antrace
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mercoledì 3 gennaio 2018
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napoli velata, coperta, quasi nascosta
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Un film esoterico, ossia denso di simboli e misteri, dedicato alla città del Vesuvio. L'intento di Ozpetek è ben intuibile. L'esito lascia dubbi, e gusti acri. Attraverso una vicenda scabrosa, il regista turco prova a descrivere Napoli con echi lontani, gestualità dei femmiinielli , superstizioni popolari, fra guitti e malavita. La Napoli velata ha pochi tratti lirici, mostra un volto cupo e torbido, pur nella suggestione dei luoghi e nel vernacolo dei personaggi.
Dopo la sequenza iniziale, un delitto in un palazzo, episodio enigmatico, sospeso, il film si svolge tra vicoli storici e p.zza del Gesù. E' in questo scenario che si incontrano Andrea ed Adriana, uno giovane esuberante, irruento, l'altra persona matura, impacciata.
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Un film esoterico, ossia denso di simboli e misteri, dedicato alla città del Vesuvio. L'intento di Ozpetek è ben intuibile. L'esito lascia dubbi, e gusti acri. Attraverso una vicenda scabrosa, il regista turco prova a descrivere Napoli con echi lontani, gestualità dei femmiinielli , superstizioni popolari, fra guitti e malavita. La Napoli velata ha pochi tratti lirici, mostra un volto cupo e torbido, pur nella suggestione dei luoghi e nel vernacolo dei personaggi.
Dopo la sequenza iniziale, un delitto in un palazzo, episodio enigmatico, sospeso, il film si svolge tra vicoli storici e p.zza del Gesù. E' in questo scenario che si incontrano Andrea ed Adriana, uno giovane esuberante, irruento, l'altra persona matura, impacciata.
L'assassinio dell'amante di una notte sconvolge la vita di Adriana, che ne scopre il corpo , seviziato, nell'obitorio del Policlinico, dove la stessa donna lavora come medico legale. Adriana non si dà pace, e nel frattempo viene braccata dalla polizia, che indaga sul'atto cruento, sulla coppia inusuale, sulle esperienze di entrambi. Sotto cauta sorveglianza , inseguita dai ricordi laceranti, Adriana si imbatte nel sosia della vittima, sempre là, nel cuore di Napoli, in una ripetizione inspiegabile del primo incontro. Decide di ospitare questo individuo, che si definisce fratello dell'amante ucciso, ne subisce le insinuanti profferte. Lo sguardo del regista si sofferma sul carattere inquieto di Adriana, sempre in cerca di affetti maschili, sempre turbata, ferita in modo indelebile dalla memoria della fine dolorosa dei suoi genitori. Il padre colpito al cuore per le scale dalla moglie tradita. La madre suicida dinanzi ai suoi occhi di bimba. E' la sequenza iniziale che svela il dolorte intimo della protagonista. E' il racconto successivo che apre uno squarcio sulla sua follia nascosta. Intorno ad Adriana un ambiente concitato ed estremo di parenti teatranti, di mercanti d'arte con pistole fra le mani, di figure losche. Nessuno scoprirà l'assassino di Andrea. nessuno potrà dare connotati precisi alla vicenda di Adriana, se ingannata e offesa, se inconsapevole carnefice. Scene curate, musiche levantine intense, abile recitazione. Peppe Barra titanico. Ma a dispetto del titolo seducente, Napoli ne viene fuori con volto in penombra, quasi soffocato.
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mercoledì 3 gennaio 2018
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ozpetek e le donne
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Bello, struggente, in una Napoli piena di sfaccettature con una fotografia generosa, che si compiace della valorizzazione di ogni particolare. E poi ogni volta mi chiedo: esiste un altro regista che riesca a compenetrare l'animo femminile come Ozpetek? A percepire la consapevolezza nelle età diverse e a condividerla tramite le sue attrici?
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ozpetek e le donne
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Bello, struggente, in una Napoli piena di sfaccettature con una fotografia generosa, che si compiace della valorizzazione di ogni particolare. E poi ogni volta mi chiedo: esiste un altro regista che riesca a compenetrare l'animo femminile come Ozpetek? A percepire la consapevolezza nelle età diverse e a condividerla tramite le sue attrici?
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