Il diritto di contare |
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Un film di Theodore Melfi.
Con Taraji P. Henson, Octavia Spencer, Janelle Monáe, Kevin Costner.
continua»
Titolo originale Hidden Figures.
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 127 min.
- USA 2017.
- 20th Century Fox Italia
uscita mercoledì 8 marzo 2017.
MYMONETRO
Il diritto di contare
valutazione media:
3,20
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Donne e nere, con loro la Nasa cambiò
di Natalia Aspesi La Repubblica
Vite cancellate, storie negate alla Storia per secoli, quelle delle donne in un mondo organizzato e scritto dagli uomini: vite segregate, storie di sottomissione e persecuzione, quelle dei neri in un'America dominata e legalizzata dalla supremazia bianca. Donne e nere, doppia separazione, inconsistenza, abbandono e umiliazione. Il senso di colpa o il bisogno di verità, o addirittura la temuta era Trump, attraversa il cinema americano con una serie di film, di attori, nominati o premiati agli Oscar, che ritornano al passato, a più di 50 anni fa, quando il razzismo diffuso era sostenuto dalla legge; come questo Hidden figures (figure nascoste) che in Italia diventa Il diritto di contare; una storia vera perduta come tante, dimenticata anche negli Stati Uniti, perché racconta di donne nere e del loro genio e apporto essenziale in un mondo di massima virilità come la Nasa ai tempi dei primi voli spaziali, e di ossessione bianca contro i diritti civili che gli afroamericani avevano cominciato a chiedere con manifestazioni non violente.
Il diritto di contare, di Theodore Melfi, bianco e gay, s'ispira al libro di Margot Lee Shetterly, nera e donna, dallo stesso titolo nell'edizione italiana di Harper Collins, che raccoglie i ricordi delle scienziate nere, essenziali per la corsa americana alla conquista dello spazio. Il film ne racconta tre: Katherine Johnson, fisica e matematica, che ha 98 anni, Dorothy Vaughan, matematica e manager, morta nel 2008, e Mary Jackson, matematica e ingegnere, morta nel 2005.
Era Kennedy, piena guerra fredda, Hampton, Virginia, negli immensi uffici della Nasa dove si programmano i voli spaziali in concorrenza con l'Urss (che comunque arriva prima). L'apartheid in America è ancora legale in molti stati, nelle scuole, nelle biblioteche, nei luoghi pubblici, quindi anche alla Nasa, dove le impiegate di colore, addette ai calcoli e dette computer, lavorano segregate e i loro bagni portano la scritta "colored room". Katherine (la Taraji P. Henson di Empire), occhialoni che le cascano dal naso e tacchi a spillo, è un'ineguagliabile calcolatrice umana e viene chiamata nel grande locale dove si progetta il volo spaziale: gli uomini la guardano sprezzanti, hanno fastidio per l'intrusione, come nera ma anche come donna provvista di un talento che non compete al suo sesso. Dorothy (Octavia Spencer), sempre sorridente, dirige l'ufficio delle ragazze nere ma l'antipatica biondina (Kirsten Dunst) le nega un avanzamento: poi sarà lei, Dorothy, a far funzionare il primo enorme computer IBM che occupa un'intera stanza. Mary (la cantante Janelle Monàe appena vista in Moonlight) bella e coraggiosa, convince un magistrato di come sia importante, anche per lui, che lei diventi il primo ingegnere spaziale afroamericano e donna. Il capo della progettazione Al Harrison (Kevin Costner, che non dovendo fare l'innamorato, è finalmente sopportabile) riconosce il genio eccezionale di Dorothy, che intanto come nera e donna, per fare la pipì deve correre nel solo edificio con bagni segregati, e se vuole un caffè deve servirsi di un boccale tutto suo con su scritto "colored". Le tre scienziate nere sanno come comportarsi coi bianchi: ubbidienti, sottomesse, sempre rispettose, mai una protesta: alla televisione Martin Luther King porta avanti la sua campagna civile, nelle strade, circondati dalla polizia, i neri reclamano i loro diritti, ma le ragazze delle Nasa se ne stanno lontane, la loro battaglia è diversa. Il 20 febbraio 1962, da Cape Canaveral, John Glenn è il primo americano a entrare in orbita attorno alla terra per 3 volte, dopo il russo Gagarin e un anno prima che i sovietici mandino nello spazio una donna. Ed è vero che Glenn non fidandosi del nuovissimo calcolatore IBM, chiede che la traiettoria sia controllata «da quella ragazza intelligente», Dorothy.
Tutto è bene quel che finisce bene, almeno in un film che ovviamente romanticizza la realtà, con piccini neri che non vogliono la verdura, fanciulline nere felici che mamma si risposi, mariti neri molto protettivi, fidanzati neri molto innamorati, e dirigente bianco che distrugge i cartelli segregazionisti dei bagni perché «la pipì non ha colore». Con il presidente Jolmson, nel 1964 dopo una dura battaglia fu approvata la legge che eliminava ovunque la segregazione e l'anno dopo quella che concedeva senza restrizioni il voto ai neri. Poi si sa che la discriminazione non è mai finita, anzi oggi si è acuita, soprattutto con i ghetti della povertà abitati dai soli neri e latinos: come nel film vincitore degli Oscar, Moonlight o nel bel romanzo Lo schiavista di Paul Beatty.
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