Alla ricerca di un senso

Film 2017 | Documentario, +13 88 min.

Titolo originaleA Quest for Meaning
Titolo internazionaleEn quête de sens
Anno2017
GenereDocumentario,
ProduzioneFrancia, Guatemala, India, Italia, Messico, USA, Gran Bretagna, Italia
Durata88 minuti
Regia diNathanaël Coste, Marc de la Ménardière
AttoriNathanaël Coste, Hervé Kempf, Frédéric Lenoir, Pierre Rabhi, Vandana Shiva Marc de la Ménardière.
Uscitalunedì 20 febbraio 2017
DistribuzioneCineama
RatingConsigli per la visione di bambini e ragazzi: +13
MYmonetro 2,58 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

Regia di Nathanaël Coste, Marc de la Ménardière. Un film con Nathanaël Coste, Hervé Kempf, Frédéric Lenoir, Pierre Rabhi, Vandana Shiva. Cast completo Titolo originale: A Quest for Meaning. Titolo internazionale: En quête de sens. Genere Documentario, - Francia, Guatemala, India, Italia, Messico, USA, Gran Bretagna, Italia, 2017, durata 88 minuti. Uscita cinema lunedì 20 febbraio 2017 distribuito da Cineama. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +13 - MYmonetro 2,58 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento domenica 19 febbraio 2017

Alla ricerca di saggezza e buon senso, gli autori ci invitano a condividere il loro modo di rimettersi in discussione interrogando la nostra visione del mondo.

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Consigliato nì!
2,58/5
MYMOVIES 2,00
CRITICA
PUBBLICO 3,15
CONSIGLIATO NÌ
Un viaggio per principianti assoluti nelle esperienze di vita alternative al modo di produzione e consumo dominante.
Recensione di Marianna Cappi
venerdì 17 febbraio 2017
Recensione di Marianna Cappi
venerdì 17 febbraio 2017

Nathanael è un giovane documentarista, Marc, invece, è un guru del marketing. Amici d'infanzia, hanno seguito percorsi di vita differenti. A dieci anni di distanza dal loro ultimo incontro si rivedono e decidono di partire, armati soltanto di una piccola telecamera e di un microfono, per un giro del mondo alla scoperta di stili di vita alternativi e di una visione della contemporaneità che non sia quella imposta dal consumismo occidentale, rassicurante ma ingannevole.
Il viaggio dei due, e il documentario che ne esce, appare come una versione in piccolo, in tutti i sensi, di Domani, il film di Cyril Dion e Mélanie Laurent, che rifiutava il catastrofismo da poltrona di chi si è già arreso alla fine del mondo, e indagava nei diversi continenti le esperienze di chi, invece, partendo dal piccolo della propria comunità, ha cominciato a praticare nuove soluzioni economiche, agricole, scolastiche o politiche in senso stretto.

Con più ampi mezzi a disposizione, ma anche un approccio meno semplicistico e un progetto strutturato in maniera più interessante, gli autori di Domani mettevano gli spettatori di fronte a delle realtà concrete, facilmente imitabili, di fronte alle quali ogni "ma" rischia ormai di passare per un'ammissione di scarsa volontà.

Il lavoro di Nathanael Coste e Marc de la Ménardière si ferma qualche passo prima, tanto a livello di resa in immagini che di approfondimento tematico. Giustifica questa ingenuità di fondo il protagonista stesso del video, Marc, il quale, prima di farsi coinvolgere in quest'avventura, non aveva mai messo in discussione il proprio modo di vivere e di lavorare e non aveva mai visto un solo reportages sull'argomento, archiviando la categoria sotto l'etichetta "quei film che danno alla sera mentre la gente dorme". Ora che lui stesso è responsabile della creazione di uno di "quei film", parte comprensibilmente da un sentiero guidato, i cui passi sono quasi obbligati, e vanno dal colloquio con Vandana Shiva, che racconta la sua disobbedienza gandhiana in fatto di sementi, a quello con Pierre Rabhi, teorico della decrescenza, dal viaggio in Chapas, dove i due fanno esperienza della sauna purificante di tradizione indigena, fino al ritorno negli Stati Uniti, ma stavolta ad un'altra America, quella dei giardinieri urbani e di chi è tornato a riconoscersi come inquilino di un pianeta anziché suo dominatore.
Gli spunti interessanti sono moltissimi, sebbene spesso solo accennati a parole, sotto forma di piccoli slogan, perché questo è il taglio del documentario, ma è un taglio che può anche diventare la sua forza, se proposto ad un pubblico che, come il protagonista, ancora non ha mai approcciato la questione e ha bisogno di una prima spinta e di una ricognizione leggera e accattivante che gli faccia da apripista, per poi proseguire il viaggio in autonomia.

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