ovettombk
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mercoledì 21 dicembre 2016
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un bel film
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questo film mi è piaciuto!
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loryrossi
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martedì 20 dicembre 2016
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la coerenza di un uomo con i suoi valori
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Vivere coerentemente con i propri valori senza tradirli. Ecco cosa determina oggi un eroe. Tutto ciò ben rappresentato e ben interpretato. Ottimo film
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luca scialo
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lunedì 19 dicembre 2016
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un'altra vita ben raccontata da clint eastwood
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Clint Eastwood non ha bisogno di presentazioni, né di conferme. Ha già ampiamente dimostrato di saper raccontare molto bene le vite di eroi o poveri diavoli alle prese con il proprio disperato quotidiano. Anche nel primo caso, comunque, si tratta sempre di personaggi dalla vita struggente, disperata, mai banale.
In questa pellicola, Clint Eastwood racconta la storia di Chesley Sullenberger, per tutti Sully. Ex pilota dell'Air Force One con 42 anni di esperienza professionale. Il quale, nel 2009, decide di far atterrare un aereo di linea sul fiume Hudson, nel pieno centro di New York. Certo che il velivolo, in avaria ad entrambi i motori per l'accidentale scontro con uno stormo di uccelli, non avrebbe raggiunto le due piste alternative propostegli dalla base.
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Clint Eastwood non ha bisogno di presentazioni, né di conferme. Ha già ampiamente dimostrato di saper raccontare molto bene le vite di eroi o poveri diavoli alle prese con il proprio disperato quotidiano. Anche nel primo caso, comunque, si tratta sempre di personaggi dalla vita struggente, disperata, mai banale.
In questa pellicola, Clint Eastwood racconta la storia di Chesley Sullenberger, per tutti Sully. Ex pilota dell'Air Force One con 42 anni di esperienza professionale. Il quale, nel 2009, decide di far atterrare un aereo di linea sul fiume Hudson, nel pieno centro di New York. Certo che il velivolo, in avaria ad entrambi i motori per l'accidentale scontro con uno stormo di uccelli, non avrebbe raggiunto le due piste alternative propostegli dalla base. Tuttavia, nonostante abbia salvato la vita di oltre cento persone, peraltro tutte senza riportare un graffio, viene posto sotto indagine dalla National Trasportation Safety Board. Convinta che il suo fosse un azzardo evitabile. Ma Sully è convinto di aver fatto la scelta giusta e vuole andare fino in fondo.
Metti Clint Eastwood alla regia, un attore "navigato" (in tutti i sensi) come Tom Hancks nel ruolo di protagonista, una storia coinvolgente ed effetti speciali nei confini del credibile e ottieni un racconto realistico su una storia realmente accaduta. Convincente ed appassionante. Forse la condanna di queste due pietre miliari del Cinema americano sarà quella di essere ricordati uno per il cinema Western, l'altro per Forrest Gump. Ma è un'ingiustizia che dobbiamo risparmiargli.
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aquilareale4891
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sabato 17 dicembre 2016
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un'opera coerente e introspettiva
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È il 15 gennaio del 2009 a New York e il comandante Chesley Sullenberger, affettuosamente rinominato Sully, si prepara dall’aeroporto di LaGuardia per l’ennesimo volo di linea col velivolo U.S. airways 1549 diretto a Charlotte, nella Caroline del Nord.
Passati appena pochi minuti dal decollo, uno stormo di uccelli s’impatta nel sistema dei motori dell’aereo che comincia a perdere spinta progressivamente. È una situazione critica, di assoluta emergenza e il Capitano, insieme al Primo ufficiale di volo, Jeffrey, gestisce con fermezza l’imminente pericolo, prossimo tuttavia a divenire irreversibile. Ritornare alla base infatti sarebbe una scelta ardua e rischiosissima, cosicché Sully, attrezzato di un corredo d’esperienza pesante quarant’anni, tenta l’impossibile dirigendo l’aeroplano sopra il fiume Hudson: è qui che decide di “atterrare” non senza prima pronunciare ai propri passeggeri la fatidica frase “Prepararsi all’impatto!”.
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È il 15 gennaio del 2009 a New York e il comandante Chesley Sullenberger, affettuosamente rinominato Sully, si prepara dall’aeroporto di LaGuardia per l’ennesimo volo di linea col velivolo U.S. airways 1549 diretto a Charlotte, nella Caroline del Nord.
Passati appena pochi minuti dal decollo, uno stormo di uccelli s’impatta nel sistema dei motori dell’aereo che comincia a perdere spinta progressivamente. È una situazione critica, di assoluta emergenza e il Capitano, insieme al Primo ufficiale di volo, Jeffrey, gestisce con fermezza l’imminente pericolo, prossimo tuttavia a divenire irreversibile. Ritornare alla base infatti sarebbe una scelta ardua e rischiosissima, cosicché Sully, attrezzato di un corredo d’esperienza pesante quarant’anni, tenta l’impossibile dirigendo l’aeroplano sopra il fiume Hudson: è qui che decide di “atterrare” non senza prima pronunciare ai propri passeggeri la fatidica frase “Prepararsi all’impatto!”.
Un evento senza precedenti storici, un disastro sfiorato, un ammaraggio perfettamente riuscito in cui tutte e 155 le anime a bordo sono rimaste illese. Il comandante Sully diventa così un eroe, anzi l’eroe, colui che è riuscito in un’impresa titanica, in una prodezza miracolosa. Acclamato dall’America intera e oltre, Sully non sente il fragore del successo e china sommessamente il capo sapendo, in fondo, di avere compiuto solo il proprio lavoro.
Intanto il Consiglio di sicurezza dei trasporti compie di dovere le indagini sull’occorso e, per quanto improbabili possano essere i profili di responsabilità dell’abile pilota, i dubbi di un errore umano affiorano prepotenti. Un’udienza pubblica, celebrata al cospetto di tecnici ed esperti e scandita tra simulazioni computerizzate e piani alternativi che avrebbero dovuto indurre la cabina di pilotaggio a considerare un ritorno alla base per evitare il pericolo di disastro mediante una discesa in acqua, determinerà presto il buon esito dell’inchiesta per Sully, destinato così a un sereno e prospero pensionamento.
II più volte premio Oscar Clint Eastwood anche in questa occasione regala al pubblico del grande schermo un racconto dai contenuti densi, una storia incredibilmente vera balzata di recente agli onori della cronaca. Gli ingredienti in effetti sembrano essere quelli giusti: il coinvolgimento emotivo, l’immedesimazione dello spettatore e l’interesse a farsi trasportare senza indugio da una pellicola fascicolata con una sceneggiatura asciutta e icastica, esattamente fedele ai fatti accaduti qualche anno fa, sono cautamente ponderati e la stessa tecnica di ripresa interamente Imax attecchisce l’impatto visivo delle scene rendendole fortemente realistiche.
Certo, non v’è nulla di nuovo sotto il sole! Il cinema ci ha sempre offerto racconti, veri e non, ad alta tensione, perché si sa che il pericolo affascina e tiene inchiodati alla poltrona. Il regista californiano dunque va moderatamente apprezzato per avere costruito in film una storia, sebbene a lieto fine, come se ne sono viste tante altre, alla stregua di Robert Zemeckis in Cast Away o di Frank Marshall nel più stagionato Alive – Sopravvissuti, tanto per fare alcuni esempi. Eppure, al netto delle sopite alte aspettative che si è inevitabilmente costretti a nutrire quando la paternità dell’opera reca l’autografia Eastwood, qui vi è l’esigenza di attribuire un valore aggiunto a Sully che si colloca in una linea di coerenza del lavoro d’introspezione che da anni sta compiendo l’autore e che pone al centro dell’analisi il personaggio. Si pensi all’uomo burbero e all’allieva pugile agguerrita in Million Dollar Baby o, ancora, allo straordinario cecchino destinato a vivere la guerra pure interiormente nel recente e applaudito American Sniper.
Ecco, la ricerca di un equilibrio da parte di personalità sicure e ben definite, spesso in lotta con se stesse e con un passato ingeneroso, costituisce il filo conduttore del cinema eastwoodiano, al quale nemmeno sfugge la figura del comandante Sully, il cui equilibrio piuttosto, fermo e saldo sin dall’inizio, comincia a rarefarsi nell’avanzare del film e i segni di un umano ma mai commiserevole cedimento sono ben disegnati sul volto di un magistrale Tom Hanks. È lui, almeno per chi scrive, la ruota propulsiva della proiezione: un’interpretazione che attrae fino alle ossa, dall’elegante gestione dei momenti drammatici, vissuti dall’attore con sapiente consapevolezza e maturità, al monologo finale, dove la differenza in questo caso non è data dal fattore umano ma da quello artistico e lui – mi sarà perdonata l’ovvietà – ne è profondamente intriso.
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andrea giostra
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sabato 17 dicembre 2016
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il dovere massimo:la mia ricerca di cosa conta!
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Anche l’ultimo Film di Clint Eastwood sta avendo un successo incredibile ma non prevedibile! Qual è il motivo? È la domanda che mi pongo sempre quando vedo dei Film che hanno un successo strepitoso e che mi appassionano così visceralmente.
Ebbene, qui la Storia narrata nel Film di Eastwood, è una storia realmente accaduta il 15 gennaio del 2009 a New York, quando l’espertissimo capitano di volo della US Airways, Chesley Sully Sullenberger, dopo che i due motori del suo aeromobile per il volo commerciale US Airways 1549, furono colpiti da uno stormo di uccelli causando la rottura di entrambi, Sully, in un lasso di tempo di 208 secondi, decise di fare un temerario ma calcolato atterraggio di emergenza sul gelido fiume di Hudson, riuscendo miracolosamente a salvare tutti i 155 passeggeri, compreso l’equipaggio intero; ma non a “salvare” l’aeromobile della US Airways che, pochi minuti dopo il salvataggio di tutte le persone, sprofondò inesorabilmente nelle acque glaciali di gennaio del fiume che divide Manhattan dalla terraferma.
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Anche l’ultimo Film di Clint Eastwood sta avendo un successo incredibile ma non prevedibile! Qual è il motivo? È la domanda che mi pongo sempre quando vedo dei Film che hanno un successo strepitoso e che mi appassionano così visceralmente.
Ebbene, qui la Storia narrata nel Film di Eastwood, è una storia realmente accaduta il 15 gennaio del 2009 a New York, quando l’espertissimo capitano di volo della US Airways, Chesley Sully Sullenberger, dopo che i due motori del suo aeromobile per il volo commerciale US Airways 1549, furono colpiti da uno stormo di uccelli causando la rottura di entrambi, Sully, in un lasso di tempo di 208 secondi, decise di fare un temerario ma calcolato atterraggio di emergenza sul gelido fiume di Hudson, riuscendo miracolosamente a salvare tutti i 155 passeggeri, compreso l’equipaggio intero; ma non a “salvare” l’aeromobile della US Airways che, pochi minuti dopo il salvataggio di tutte le persone, sprofondò inesorabilmente nelle acque glaciali di gennaio del fiume che divide Manhattan dalla terraferma.
La sceneggiatura di Todd Komarnicki è tratta dal Best Seller scritto da Chesley Sully Sullenberger in collaborazione col famoso giornalista statunitense del “The Wall Street Journal”, Jeffrey Zaslow, dal titolo “Highest Duty: My Search for What Really Matters.”, che tradotto in italiano ci dà immediatamente il senso del Film e della Storia accaduta: “Il dovere massimo: la mia ricerca di cosa conta realmente!”.
È la domanda che Eastwood e lo sceneggiatore Komarnicki, mutuandola da Sully, pongono sin dall’inizio allo spettatore. Come se narrando la storia volessero far viaggiare chi guarda il Film su due binari paralleli: da un lato far provare loro, nell’immedesimarsi con i protagonisti del Film, cosa si può provare nell’affrontare un incidente aereo che sarebbe potuto diventare una strage; dall’altro lato, invece, pongono lo spettatore nella prospettiva della compagnia aerea statunitense US Airways, che è quella di “salvare” l’aeromobile e… i passeggeri!
I due piloti di bordo, che per l’intero popolo statunitense al diffondersi della notizia divennero immediatamente degli straordinari eroi nazionali, vennero invece messi immediatamente sotto indagine dalla compagnia aerea attraverso il National Transportation Safety Board,perché il danno della perdita dell’aeromobile è un danno troppo grande, ed allora bisognava verificare capillarmente ed ossessivamente, con una commissione d’inchiesta composta da “tecnici” che si distinsero per arroganza e sbruffoneria, per supponenza e superficialità, se il “fattore umano” ebbe a causare la ”tragedia” non attenendosi pedissequamente al manuale di bordo seguendo il quale si sarebbe potuto evitare l’ammaraggio, e quindi la perdita dell’aeromobile… ed il “rischio” di perdite di vite umane.
Il Film è magnificamente incentrato su questo “dubbio” che innesca, negli stessi protagonisti della miracolosa storia, Chesley "Sully" Sullenbergered il suo co-pilota Jeffrey B. Skiles,domande, dubbi, incertezze, insicurezze, perplessità sull’azione di salvataggio che ebbero a compiere.
Ma alla fine la verità viene a galla, come sempre, e gli pseudo-inquisitori della National Transportation Safety Board, non poterono che prendere atto, davanti a tutta la nazione, che era stata fatta la cosa più giusta!
Le parole del co-pilota Skiles, il bravissimo Aaron Eckhart nel Film, quando tutta l’inverosimile inchiesta si concluse a loro favore, furono, e sono, straordinariamente significative: «La gente ci chiama eroi e vuole mettere in relazione la fortuna, l'intervento divino o l'eroismo. Ma il mio pensiero è sempre stato quello che ognuno di noi, l’equipaggio e tutti i passeggeri, abbiamo solo fatto il nostro dovere, il nostro lavoro, e i passeggeri si sono comportati come è stato detto loro di comportarsi!».
Il Film si ferma al riconoscimento dell’eroismo dei due piloti. Ma la realtà vera, ciò che allora accadde negli U.S.A. fu che il Senato approvò, il giorno dopo la mancata tragedia, una risoluzione per poter onorare ufficialmente Sullenberger, il suo co-pilota Skiles e tutto l'equipaggio, culminata il 22 gennaio con la Masters Medal consegnata loro il 22 gennaio dello stesso anno dalla Guild of Air Pilots and Air Navigators, onorando Sullenberg come eroe nazionale.
Qualche giorno prima, il 16 gennaio 2009, su iniziativa dell’allora neo Presidente degli Stati Uniti Barack Obama, Sullenberg fu invitato a presenziare la cerimonia di insediamento alla Casa Bianca nel nuovo Presidente degli Stati Uniti d’America.
Successivamente gli vennero consegnate le chiavi della città di Danville, in California, nella quale si era trasferito Sully; e poi gli fu conferita la nomina a ufficiale di polizia onorario.
A questo punto non ci resta che prendere in prestito le parole del piccolo saggio cinese di Supergulp: «Dice il saggio, tutto bene quel che finisce bene … e l’ultimo chiuda la porta!». Fine!
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gabrykeegan
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giovedì 15 dicembre 2016
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per un pugno di simulazioni
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Il Clint Eastwood degli anni 2000 ci ha ormai abituato a film imponenti come regista e anche questa volta non tradisce le aspettative. Per una storia vera, l’ottantaseienne pluripremio Oscar non poteva che scegliere uno alla sua altezza per ricoprire il ruolo di protagonista. Tom Hanks conduce con la solita maestria un film che tiene lo spettatore interessato per tutti i 96 minuti. Grazie alla professionalità e alla cura del dettaglio nella sceneggiatura e nel montaggio, la trama scorre senza pause troppo lunghe e senza che ci sia mai la sensazione di voler mandare avanti velocemente.
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Il Clint Eastwood degli anni 2000 ci ha ormai abituato a film imponenti come regista e anche questa volta non tradisce le aspettative. Per una storia vera, l’ottantaseienne pluripremio Oscar non poteva che scegliere uno alla sua altezza per ricoprire il ruolo di protagonista. Tom Hanks conduce con la solita maestria un film che tiene lo spettatore interessato per tutti i 96 minuti. Grazie alla professionalità e alla cura del dettaglio nella sceneggiatura e nel montaggio, la trama scorre senza pause troppo lunghe e senza che ci sia mai la sensazione di voler mandare avanti velocemente. D’altronde, quando le vicende raccontate sono successe veramente, bisogna essere bravi a non romanzare troppo e allo stesso tempo a non finire nelle pellicole di stampo documentaristico. La prima parte impregnata di gergo da piloti d’aereo segue il filone degli ultimi tempi, dove film come La grande scommessa o Deepwater ci hanno già allenato all’ultima tendenza di Hollywood: riempire i dialoghi di termini tecnici, per essere più accurati possibili nel racconto ma anche rendendo più difficilmente fruibile al grande pubblico gli avvenimenti in cui i problemi possono essere capiti fino in fondo solo dagli addetti ai lavori. Quasi per contrastare le troppe esplosioni e i troppi effetti speciali dei film di supereroi, di maghi e guerre spaziali. Le cose concrete prendono così forma attraverso le parole dei personaggi e attraverso spiegazioni di atteggiamenti e situazioni sconosciute alla maggior parte delle persone. Se le storie della crisi economica e della piattaforma petrolifera erano un po’ più complesse dal punto di vista della sceneggiatura, Eastwood non rinuncia a spezzare il ritmo dei discorsi con allucinazioni, flashback, volti impauriti e soprattutto con le scene dell’avvenimento principale, cioè l’incidente aereo. È così che lo spettatore si ritrova immerso dapprima nella testa confusa dei superstiti, poi nelle carte processuali – assicurazione e compagnia aerea reputano pericolosa la scelta del comandante – e poi direttamente nel cielo e nell’acqua di una New York bella, fredda ma anche efficiente e ormai pronta a risolvere velocemente emergenze apparentemente catastrofiche. Un intreccio perfetto per stare sempre allineati con le sensazioni del protagonista, a discapito di un ordine cronologico un po’ sballato, ma che alla fine completa il puzzle ben architettato. Sembra quasi impossibile che un uomo che con esperienza e coraggio ha salvato se stesso e gli altri da una morte praticamente certa possa essere messo sotto accusa proprio per la scelta che ha determinato la loro sopravvivenza. Il lato umano non ha però valore quando ci sono di mezzo i soldi e le compagnie assicurative, che con ogni mezzo e tecnologia cercano di dimostrare l’errore dell’esperto pilota. È quindi una continua lotta tra un uomo che da 42 anni sa manovrare con maestria gli uccelli di metallo e un consiglio che tramite computer e simulazioni cerca di dimostrare quanto sia stato pericoloso atterrare sulla superficie liquida. Un ottimo Aaron Eckhart fa da spalla a Hanks in questo continuo ping pong tra una città che vede solo il lieto fine e un ristretto concilio di persone che analizzano ipotesi su ipotesi sul “sarebbe potuta andare meglio”. Tra le decine di complimenti di sconosciuti e l’affetto della gente, Sully si ritrova a difendere se stesso e le sue scelte, nonostante abbia risolto brillantemente una situazione più unica che rara nella storia dei viaggi aerei. Ancora una volta il regista californiano punge con una critica all’America più razionale e un elogio al coraggio e alla generosità del suo popolo, alle scelte eroiche di uno dei suoi concittadini, a dispetto di regole e schemi prefissati. Perché “quando un uomo con la bandiera americana nel cuore incontra un uomo con i numeri in testa, quello con i numeri in testa è un uomo morto.”
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saintpumpkin
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giovedì 15 dicembre 2016
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un film noioso
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Adoro i film lenti (i grandi classici per intenderci) ma qui non succede assolutamente nulla fino ai titoli di coda ed il film riesce ad annoiare in meno di due ore, la scena dell'incidente viene riproposta in tutte le salse possibili (anche con il simulatore) ed il protagonista è dipinto come un ebete che vive nel suo mondo. Nota personale : Clint ha rotto con il suo nazionalismo.
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filippo catani
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mercoledì 14 dicembre 2016
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clint e hanks al massimo della forma
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Dopo essere risucito a portare a termine un incredibile ammaraggio salvando 155 persone, il pilota Sullemberger (Sully) venne messo sotto accusa dall'ente nazionale per la sicurezza dei trasporti.
In novantacinque minuti senza fronzoli, fanfare o bandiere americane al vento, Clint Eastwood racconta con maestria e cura documentaristica un caso che ha fatto il giro del mondo almeno nella sua prima parte. Tutti noi infatti ricordiamo bene le immagini dei telegiornali e rimanemmo sbalorditi dalla bravura, dal sangue freddo di un uomo che nel giro di pochi secondi optò per la manovra più difficile che ci possa essere e salvò tutti i passeggeri e l'equipaggio. Quello che, almeno noi non americani, non sapevamo era il post ammaraggio con l'incredibile e assurdo processo messo in piedi sulla scorsa di alcune simulazioni che evidenziavano la possibilità di poter atterrare in uno degli aereoporti vicini.
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Dopo essere risucito a portare a termine un incredibile ammaraggio salvando 155 persone, il pilota Sullemberger (Sully) venne messo sotto accusa dall'ente nazionale per la sicurezza dei trasporti.
In novantacinque minuti senza fronzoli, fanfare o bandiere americane al vento, Clint Eastwood racconta con maestria e cura documentaristica un caso che ha fatto il giro del mondo almeno nella sua prima parte. Tutti noi infatti ricordiamo bene le immagini dei telegiornali e rimanemmo sbalorditi dalla bravura, dal sangue freddo di un uomo che nel giro di pochi secondi optò per la manovra più difficile che ci possa essere e salvò tutti i passeggeri e l'equipaggio. Quello che, almeno noi non americani, non sapevamo era il post ammaraggio con l'incredibile e assurdo processo messo in piedi sulla scorsa di alcune simulazioni che evidenziavano la possibilità di poter atterrare in uno degli aereoporti vicini. Clint Eastwood, senza calcare mai troppo la mano, rende alla perfezone quanto appena descritto e si concentra sulla figura del pilota Sully improvvisamente travolto non solo da un'ondata incredibile di notorietà ma allo stesso tempo travolto da delle accuse che sembrano minare le sue certezze di veterano dei cieli rischiando di mettere a repentaglio anche gli equilibri familiari. Tom Hanks è straordinario nell'interpretare questo personaggio che è certamente un eroe ma che prima di tutto è un uomo che in pochi secondi e non comodamente seduto a un simulatore ha dovuto prendere una decisione che poteva costare la vita di tutte le persone sull'aereo. Un film semplicemente perfetto di cui spero sentiremo parlare anche per la corsa agli Oscar.
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flyanto
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mercoledì 14 dicembre 2016
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la figura eroica del ex-pilota dell'air force sull
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Clint Eastwood porta sugli schermi cinematografici la reale vicenda del pilota d'aereo ed ex pilota dell'Air Force Chesley Sullenberger, detto "Sully" (da cui il titolo del film), che il 15 Gennaio 2009 riuscì a salvare tutte le 155 persone, tra passeggeri e membri del suo equipaggio, facendo atterrare il proprio velivolo in avaria sul fiume Hudson.
Attinente quanto mai ai fatti reali, Eastwood, sempre attraverso la sua regia rigorosa, lucida e ben equilibrata, costruisce un'opera soprattutto introspettiva che mette ben in risalto la figura e la personalità di codesto valoroso pilota di aerei. Ben interpretato dall'attore Tom Hanks (peraltro truccato in modo da essere molto simile fisicamente al reale Sullenberger), il pilota Sully viene presentato dal punto di vista umano più che da quello professionale e il ritratto che ne emerge è quello di un uomo che pensa e soprattutto ha pensato maggiormente al prossimo, compiendo il proprio dovere sino in fondo ed attingendo a tutta la propria professionalità acquisita nel corso degli anni.
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Clint Eastwood porta sugli schermi cinematografici la reale vicenda del pilota d'aereo ed ex pilota dell'Air Force Chesley Sullenberger, detto "Sully" (da cui il titolo del film), che il 15 Gennaio 2009 riuscì a salvare tutte le 155 persone, tra passeggeri e membri del suo equipaggio, facendo atterrare il proprio velivolo in avaria sul fiume Hudson.
Attinente quanto mai ai fatti reali, Eastwood, sempre attraverso la sua regia rigorosa, lucida e ben equilibrata, costruisce un'opera soprattutto introspettiva che mette ben in risalto la figura e la personalità di codesto valoroso pilota di aerei. Ben interpretato dall'attore Tom Hanks (peraltro truccato in modo da essere molto simile fisicamente al reale Sullenberger), il pilota Sully viene presentato dal punto di vista umano più che da quello professionale e il ritratto che ne emerge è quello di un uomo che pensa e soprattutto ha pensato maggiormente al prossimo, compiendo il proprio dovere sino in fondo ed attingendo a tutta la propria professionalità acquisita nel corso degli anni. Clint Eastwood, come in tutti i suoi films, descrive un uomo comune che per un qualche motivo, solitamente un avvenimento od incidente provocato da un destino avverso, diventa un eroe, ma un eroe privato: gli avvenimenti realmente accaduti gli hanno presentato la figura di un uomo quanto mai umano nell'animo e grande nel suo agire ma, al di là del gesto eroico dell'atterraggio in sè, egli risulta ancora più grande ed ammirevole nella propria battaglia personale che ha dovuto sostenere di fronte alle indagini ed alle conseguenti accuse sulla sua azione da parte della Commissione indagatrice sulla sicurezza generale in base a cui fu messo in discussione anche il proprio posto di lavoro. Senza alcun dubbio "Million Dollar Baby" e "Gran Torino", "American Sniper", per citare solo tre fa gli innumerevoli esempi, costituiscono i maggiori capolavori di Eastwood presentando storie toccanti e mirabilmente ideate da lui stesso, mentre "Sully" riporta i fatti come realmente sono avvenuti e pertanto il regista non ha potuto più di tanto spaziare con la fantasia, bensì attenersi strettamente ai fatti. La pellicola, ripeto, però è ben costruita e ne viene apprezzata anche la ricostruzione tecnica dell'incidente stesso, con lo stormo degli uccelli che hanno causato l'avaria all'aereo andandosi ad infilare tra i due motori e soprattutto lo spettacolare atterraggio sul gelido fiume Hudson.
Concludendo, il film di Eastwood è consigliabile come prova di buon cinema perchè deluso lo spettatore non rimane mai con questo regista.
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pier delmonte
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mercoledì 14 dicembre 2016
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scelta sbagliata
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Fatto realmente accaduto di un aereo che in pratica cade senza fare vittime (new york 2009). In questo film non vi e’ nessuna tensione, vi si narra la psicologia del comandante e le criticita’ di una avaria. Cosi’ strutturato non mi ha convinto, meglio se veniva data una impronta prettamente documentaristica.
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