cos53
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domenica 18 ottobre 2015
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non un film epico, ma spesso toccante
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Un buon film che ha anche il merito di aver fatto conoscere una storia vera. Quanti sapevano che uno dei capolavori di Klimt fosse stato oggetto di una clamorosa battaglia legale, in cui a vincere è stata la parte più debole? Strepitosa Helen Mirren, che interpreta Maria, fragile anziana signora determinata a far valere i diritti suoi e di migliaia di ebrei austriaci, spogliati, durante il nazismo, della loro dignità, spesso della vita, espropriati di ogni avere. Ben curati i flasch back che riportano alla Vienna ricca di fascino e di cultura prima dell'avvento di Hitler e di quella devastata dalle truppe uncinate. Eppure alcuni critici parlano di una storia che si lascia guardare e che presto si può dimenticare.
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Un buon film che ha anche il merito di aver fatto conoscere una storia vera. Quanti sapevano che uno dei capolavori di Klimt fosse stato oggetto di una clamorosa battaglia legale, in cui a vincere è stata la parte più debole? Strepitosa Helen Mirren, che interpreta Maria, fragile anziana signora determinata a far valere i diritti suoi e di migliaia di ebrei austriaci, spogliati, durante il nazismo, della loro dignità, spesso della vita, espropriati di ogni avere. Ben curati i flasch back che riportano alla Vienna ricca di fascino e di cultura prima dell'avvento di Hitler e di quella devastata dalle truppe uncinate. Eppure alcuni critici parlano di una storia che si lascia guardare e che presto si può dimenticare. Non sono di questo avviso. Non è un film epico, certamente, ma spesso toccante e molto coinvolgente.
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enzo70
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domenica 18 ottobre 2015
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la vera storia di una battaglia civile
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Simon Curtis prende lo spunto da una storia vera e propone un film bello, interessante e delicato che nei ritmi e nelle forme ricorda Philomena. Ma quello è un capolavoro, questo un bel film. La shoà ed il delirio nazista non si è concluso nei campi di sterminio, perché una volta normalizzatasi la situazione, il diritto di proprietà alle opere d’arte dei legittimi proprietari diventa un’eventualità; infatti i furti perpetrati dai nazisti negli anni 40 hanno disperso gran parte dei capolavori dell’arte tra i parenti dei ladri e le grandi gallerie d’arte tedesche ed austriache. E così il ritratto di Adeele Bloch Bauer, la zia di Maria Altman, di Gustav Klimt è conservato al museo Belvedere di Vienna.
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Simon Curtis prende lo spunto da una storia vera e propone un film bello, interessante e delicato che nei ritmi e nelle forme ricorda Philomena. Ma quello è un capolavoro, questo un bel film. La shoà ed il delirio nazista non si è concluso nei campi di sterminio, perché una volta normalizzatasi la situazione, il diritto di proprietà alle opere d’arte dei legittimi proprietari diventa un’eventualità; infatti i furti perpetrati dai nazisti negli anni 40 hanno disperso gran parte dei capolavori dell’arte tra i parenti dei ladri e le grandi gallerie d’arte tedesche ed austriache. E così il ritratto di Adeele Bloch Bauer, la zia di Maria Altman, di Gustav Klimt è conservato al museo Belvedere di Vienna. Maria, Hellen Mirren, vive negli Stati Uniti, non è mai tornata a Vienna, ma in occasione della morte della sorella decide di rivendicare il diritto alla restituzione del dipinto; e per farlo si affida ad un giovanissimo avvocato, Ryan Reynolds, per attivare le procedure legali per richiedere il diritto di proprietà al dipinto. E così il processo si sovrappone ai ricordi di Maria dell’inizio delle angherie dei nazisti viste da una ricca famiglia austriaca. E in primo piano il regista pone il tema del rapporto tra l’Austria ei il suo passato, con il bilanciamento tra l’atteggiamento di un giovane giornalista, Daniel Bruhl, che cerca di espiare con l’impegno contro gli atti del regime l’appartenenza del padre alle SS, e quello del governo austriaco che alla fine tende a negare i residui diritti civili dei superstiti al regime. Un film di riflessione e di grandissima godibilità che si avvale di due tra i migliori attori emergenti del cinema mondiale, il cui unico limite è la naturale comparazione con Philomena.
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[+] macché philomena!
(di misesjunior)
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gpistoia39
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domenica 18 ottobre 2015
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cosa c'entra il film philomena di stephen frears
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Più mi aggiorno sul fatto vero accaduto con inizio nel 1996 a Los Angeles e conclusasi con la vittoria e la restituzione delle opere rubate dai nazisti alla legittima proprietaria Maria Altamann, più mi inquieto sul giudizio negativo che da del film Gabriela Nola, paragonando il regista Simon Curtis a Stephan Frears con un film Philomena, che ho visto e che parla di tutt'altra cosa. A meno che non si sia d'accordo sui fatti così come sono avvenuti e che si sia anche un po' razzisti nei confronti degli ebrei ricchi e mecenati delle arti così come lo era lo zio paterno (Bloch-Bauer, marito di Adele, la donna in Gold del ritratto di Klimt) di Maria Bloch-Bauer, sposata Altmann.
Mi pare che nel film tutto sia reso molto bene dal regista: dalle ricostruzioni storiche, a quelle ambientali dell'epoca nazista, ai dialoghi e alla ricostruzione ambientale in epoca moderna.
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Più mi aggiorno sul fatto vero accaduto con inizio nel 1996 a Los Angeles e conclusasi con la vittoria e la restituzione delle opere rubate dai nazisti alla legittima proprietaria Maria Altamann, più mi inquieto sul giudizio negativo che da del film Gabriela Nola, paragonando il regista Simon Curtis a Stephan Frears con un film Philomena, che ho visto e che parla di tutt'altra cosa. A meno che non si sia d'accordo sui fatti così come sono avvenuti e che si sia anche un po' razzisti nei confronti degli ebrei ricchi e mecenati delle arti così come lo era lo zio paterno (Bloch-Bauer, marito di Adele, la donna in Gold del ritratto di Klimt) di Maria Bloch-Bauer, sposata Altmann.
Mi pare che nel film tutto sia reso molto bene dal regista: dalle ricostruzioni storiche, a quelle ambientali dell'epoca nazista, ai dialoghi e alla ricostruzione ambientale in epoca moderna. Nonché dalle ricostruzioni dell'antisemitismo operante durante la seconda guerra mondiale ad opera di quasi tutti i viennesi. Antisemitismo puro, esattamente come c'era in Germania. Non vedo ripeto in cosa il regista abbia sbagliato per meritarsi questa critica così "stravagante" da parte della VOSTRA Gabriella Noli, che chiaramente manca di totale empatia e direi anche di mancanza di cultura generale. Il film è un gran film in tutti i sensi e che porterà a conoscenza di chi andrà a vederlo, della storia complicata che si è svolta attorno a questo bellissimo quadro e che non conoscevamo. Anche la cultura e la storia vogliono la loro parte. Graziella
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[+] peccato, però!
(di aorla13)
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toni mais
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sabato 17 ottobre 2015
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il quadro prima di tutto
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il dipinto di klimt è di rara ed intensa bellezza. Se non esistesse, il film non starebbe in piedi. L'emozione di cui è capace il film è solo la coda dell'emozione provocata dal quadro. Ciò non toglie che il racconto si dipana con lucida tragicità e rappresenta bene l'orrore e le conseguenze dell'orrore che nella memoria ebraica ha così inciso. Ottima la recitazione,la ricostruzione storica. Un pò scontato il crescendo rossiniano del giovane avvocato che da modesto praticante diventa per passione principe del foro.Troppo ingenuo, interessato, apatico e distaccato nell'assumere il caso e troppo inaspettatamente capace nel dipanarlo.
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il dipinto di klimt è di rara ed intensa bellezza. Se non esistesse, il film non starebbe in piedi. L'emozione di cui è capace il film è solo la coda dell'emozione provocata dal quadro. Ciò non toglie che il racconto si dipana con lucida tragicità e rappresenta bene l'orrore e le conseguenze dell'orrore che nella memoria ebraica ha così inciso. Ottima la recitazione,la ricostruzione storica. Un pò scontato il crescendo rossiniano del giovane avvocato che da modesto praticante diventa per passione principe del foro.Troppo ingenuo, interessato, apatico e distaccato nell'assumere il caso e troppo inaspettatamente capace nel dipanarlo. Ma il quadro è il vero protagonista del film.Quella sottilissima pellicola d'oro è tutto ciò che trasforma la bestia uomo in signore dell'universo.
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[+] l'avvocato pentito
(di gpistoia39)
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gpistoia39
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sabato 17 ottobre 2015
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se è una storia vera è terrificante!
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Non sono assolutamente d'accordo con chi, come la vostra recensione dice, che questo film è scarso se paragonato a Philomena. Cosa centra Philomena? Questo è un bellissimo film per almeno 5 motivi. 1) ha una fotografia bellissima. 2) Pare sia una storia vera, intendo a tal proposito informarmi con precisione. 3) E' portato avanti con un bel ritmo e con una certa grazia, senza "urlare". 4) Gli attori sono bravissimi e sembrano proprio quello che impersonano. La Maria giovane è molto plausibile come Maria 70enne, l'attrice che impersona l'Adele del ritratto è perfetta. 5)la ricostruzione storica e ambientale è perfetta. Ma cosa si vuole ancora da un film? A meno che l'argomento dia fastidio a qualche negazionista per il significato di tutta l'opera.
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Non sono assolutamente d'accordo con chi, come la vostra recensione dice, che questo film è scarso se paragonato a Philomena. Cosa centra Philomena? Questo è un bellissimo film per almeno 5 motivi. 1) ha una fotografia bellissima. 2) Pare sia una storia vera, intendo a tal proposito informarmi con precisione. 3) E' portato avanti con un bel ritmo e con una certa grazia, senza "urlare". 4) Gli attori sono bravissimi e sembrano proprio quello che impersonano. La Maria giovane è molto plausibile come Maria 70enne, l'attrice che impersona l'Adele del ritratto è perfetta. 5)la ricostruzione storica e ambientale è perfetta. Ma cosa si vuole ancora da un film? A meno che l'argomento dia fastidio a qualche negazionista per il significato di tutta l'opera. Graziella.
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(di barone di firenze)
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no_data
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sabato 17 ottobre 2015
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non sarà un "film d'autore" ma avercene!
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Un film che si vede con piacere e riesce ad appassionare. Non entrerà nella storia del cinema, ma che si limiti a farsi vedere e dimenticare mi sembra un giudizio troppo riduttivo. Che non a caso non è condiviso dal 78%...
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vanessa zarastro
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sabato 17 ottobre 2015
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il capolavoro defraudato
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Il film, a mio avviso, è stato un po’ bistrattato dalla critica. Woman in gold ripropone tematiche, epoche, luoghi, orrori che non si possono e non si devono dimenticare.
La Vienna dell’inizio del Novecento era una capitale colta e ricca, il luogo di sperimentazione delle arti e delle scienze: dalla Secessione alla musica dodecafonica, fino ad arrivare alla psicoanalisi. Tutto fu spazzato via dal nazismo che costrinse alla fuga molti “cervelli” o in alternativa furono mandati nei lager e sterminati – molti degli intellettuali e artisti dell’epoca erano di origine ebraica. Le opere d’arte, come quadri, gioielli, mobili e suppellettili - furono trafugate principalmente ai proprietari in fuga e finivano illegalmente o in mani privati o, nel caso fortunato descritto dal film, in un noto museo/galleria viennese.
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Il film, a mio avviso, è stato un po’ bistrattato dalla critica. Woman in gold ripropone tematiche, epoche, luoghi, orrori che non si possono e non si devono dimenticare.
La Vienna dell’inizio del Novecento era una capitale colta e ricca, il luogo di sperimentazione delle arti e delle scienze: dalla Secessione alla musica dodecafonica, fino ad arrivare alla psicoanalisi. Tutto fu spazzato via dal nazismo che costrinse alla fuga molti “cervelli” o in alternativa furono mandati nei lager e sterminati – molti degli intellettuali e artisti dell’epoca erano di origine ebraica. Le opere d’arte, come quadri, gioielli, mobili e suppellettili - furono trafugate principalmente ai proprietari in fuga e finivano illegalmente o in mani privati o, nel caso fortunato descritto dal film, in un noto museo/galleria viennese.
Alla fine degli anni Novanta la politica austriaca voleva restituire le opere d’arte defraudate dai nazisti ai legittimi proprietari. Uno dei capolavori di Gustav Klimt, la Woman in gold, vanto e icona dell’artisticità viennese, faceva parte di queste opere tenute nel Castello del Belvedere.
Tratto dalla storia vera di Maria Altmann (Helen Mirren), una giovane ebrea fuggita da Vienna poco dopo l’arrivo dei tedeschi durante la seconda guerra mondiale e rifugiatasi da allora in California, è l’erede della zia Adele Bloch-Bauer ritratta da Klimt.
Maria si rivolge allora all’avvocato Randy Schönberg (Ryan Reynolds) - guarda caso il nipote del famoso musicista - che da riluttante e dubbioso si infervora nella causa e una volta a Vienna si infervora nella causa fino a lasciare il suo lavoro dello studio per seguire a tempo pieno le intricate vicende burocratiche, le cause, gli appelli e gli arbitrariati della restituzione.
Rappresentato più in forma di operetta il film ha spunti drammatici che fanno commuovere (9 temi degli abbandoni, delle umiliazioni subite dagli ebrei, dei sensi di colpa della sopravvivenza…) ma fa anche sorridere e lo si vede volentieri. Certo molto della sua piacevolezza è dovuta alla bravura di Helen Mirren
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francesca50
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venerdì 16 ottobre 2015
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un'aggiunta all'olocausto
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Film ben recitato che mette in luce ancora una volta gli errori del passato come monito al presente e come si debba non arrendersi all'ingiustizia.
Per me il film pone anche riflessioni sull'importanza della dignità che oggi manca in Italia dove una politica di accoglienza dissennata rischia di far tornare tempi bui! Non si tratta di essere razzisti ma di cercare anche di capire cosa ha previsto la Fallaci di cui non si parla più...
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(di no_data)
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ollipop
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venerdì 16 ottobre 2015
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film che si lascia guardare e ricordare !
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Storia vera portata sullo schermo con eleganza in un mosaico di misurata drammaticità intervallata da ricordi di una infanzia dolce e serena alle soglie di una guerra che tutto avrebbe cancellato
La lotta apparentemente impari, per recuperare cio' che apparteneva alla propria famiglia, si risolve in una vittoria che tuttavia non viene giustamente esaltata e osannata :
dietro questa battaglia c'è l'inevitabile e tormentato viaggio di ricordi dolorosi che non si possono dimenticare : nulla potra' ripagare la perdita di famigliari e amici vittime di un odio insensato ,ma tuttavia questa vittoria dimostra che la tenacia può battere un potere forte e perché' comunque esistono ancora persone per le quali giustizia e onestà hanno ancora un credo.
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Storia vera portata sullo schermo con eleganza in un mosaico di misurata drammaticità intervallata da ricordi di una infanzia dolce e serena alle soglie di una guerra che tutto avrebbe cancellato
La lotta apparentemente impari, per recuperare cio' che apparteneva alla propria famiglia, si risolve in una vittoria che tuttavia non viene giustamente esaltata e osannata :
dietro questa battaglia c'è l'inevitabile e tormentato viaggio di ricordi dolorosi che non si possono dimenticare : nulla potra' ripagare la perdita di famigliari e amici vittime di un odio insensato ,ma tuttavia questa vittoria dimostra che la tenacia può battere un potere forte e perché' comunque esistono ancora persone per le quali giustizia e onestà hanno ancora un credo.
Il tema che poteva prestarsi a facili sentimentalismi , viene affrontato senza mai cadere nell'ovvio emozionale. Supportato da una splendida ed efficace recitazione il film non solo di lascia guardare ma si lasciera' ricordare in barba a certe critiche incapaci di cogliere la profondità perché il profondo deve per prima cosa essere in noi
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(di arnaco)
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no_data
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venerdì 2 ottobre 2015
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ricordare il passato e correggere le ingiustizie!
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Non capisco le critiche, ho appena visto il film in versione originale e, se in italia non lo doppiano malamente, non credo proprio che risulterà banale o da dimenticare! Prima di tutto la "monumentale" Hellen Mirren, che dipinge magnificamente la figura della anziana Altmann, con le sue paure e i suoi dubbi, ma infine volitiva e testarda. Mi sono molto piaciuti i flashback, ben sceneggiati e girati con buona disinvoltura, la storia infine ti coinvolge, tocca svariati temi, assolutamente non è covenzionale!
Insomma, per me un film molto gradevole, che si gode dall'inizio alla fine e che sicuramente non dimenticherò molto presto.
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