johseph
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sabato 8 aprile 2017
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di caprio s.u.p.e.r.
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La prova di Di Caprio lascia tutto il resto sotto un enorme cono d'ombra. La statuetta era scontata. Il film è pura poesia. Fotografia, scenari, musiche, lasciano a bocca aperta. Forse un po scontato il finale, tra l'altro in stile Tarantiniano. Cio non toglie il merito al regista, che si è saputo ripetere ancora una volta. Consigliato!
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giorpost
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giovedì 29 dicembre 2016
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grande regia per un'avventura troppo romanzata
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Hugh Glass è un esperto cacciatore di pelli nell'America dell'età dell'oro, avventuriero all'occorrenza ed affidabile fuciliere. Partito come guida in una spedizione nel Nord Dakota a seguito di una squadra pronta a tutto pur di procurasi più pellicce possibile per aumentare gli introiti, è costretto ad intervenire per difenderne i componenti da un attacco improvviso di nativi americani, riuscendo a neutralizzarli in grande quantità. Glorificato da quasi tutti i pochi sopravvissuti della spedizione, non riceve altrettanti consensi da John Fitzgerald, mercenario schivo e diffidente per partito preso. Sulla strada del ritorno, col bottino in spalla, Glass mette tutti in guardia dal riscendere il fiume, convincendo i mercanti a riparare nei boschi onde evitare ulteriori imboscate da parte degli Arikara, con la prospettiva di allungare il rientro al campo base di diverse settimane; al primo giro di ricognizione, però, Hugh subisce un feroce attacco di un grizzly che lo riduce in fin di vita.
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Hugh Glass è un esperto cacciatore di pelli nell'America dell'età dell'oro, avventuriero all'occorrenza ed affidabile fuciliere. Partito come guida in una spedizione nel Nord Dakota a seguito di una squadra pronta a tutto pur di procurasi più pellicce possibile per aumentare gli introiti, è costretto ad intervenire per difenderne i componenti da un attacco improvviso di nativi americani, riuscendo a neutralizzarli in grande quantità. Glorificato da quasi tutti i pochi sopravvissuti della spedizione, non riceve altrettanti consensi da John Fitzgerald, mercenario schivo e diffidente per partito preso. Sulla strada del ritorno, col bottino in spalla, Glass mette tutti in guardia dal riscendere il fiume, convincendo i mercanti a riparare nei boschi onde evitare ulteriori imboscate da parte degli Arikara, con la prospettiva di allungare il rientro al campo base di diverse settimane; al primo giro di ricognizione, però, Hugh subisce un feroce attacco di un grizzly che lo riduce in fin di vita. Il capitano di spedizione Henry non accetta di abbandonare al suo destino l'uomo che li ha salvati, invitando alcuni colleghi di brigata a restare con lui per accompagnarlo ad una morte ritenuta inevitabile e dargli una dignitosa sepoltura: riesce a convincerne uno (l'ingenuo Jim) e trova un' inaspettato volontario in Fitzerald. Questi, in realtà, ha solo iniziato una strategia inumana per salvare il salvabile, prima uccidendo Hawk, il figlio mezzosangue di Glass, poi ingannando il giovane Jim Bridger su un imminente (ed inesistente) attacco ostile evitabile soltanto con con una frettolosa quanto illegittima sepoltura di Hugh seguita da un'altrettanto rapida fuga per riguadagnare il tempo “perso”. Glass, incapace di parlare a causa dei danni subiti alla trachea e di muoversi per le altre terribili ferite, cerca invano una vendetta immediata, finendo col restare solo nel bosco al freddo, senza cibo, in fin di vita e con il cadavere del figlio adolescente (avuto sposando una nativa di una tribù pacifica denominata Pawnee ) a pochi metri di distanza. Dopo interminabili attimi di smarrimento e comprensibile angoscia, decide che non è affatto il caso di trapassare, almeno non prima di essersi tolto la soddisfazione che facilmente possiamo intuire, raggiungibile solo dopo le seguenti azioni: recuperare le forze, guarire alla meglio le ferite, seppellire il figlio, incamminarsi nel nulla e sopravvivere per intere settimane al freddo, alla fame ed alla sete per riagguantare il gruppo (nel frattempo tornato al fortino) e prendersi la sua vendetta con il carnefice che ha spazzato via in pochi secondi quanto più gli era caro. La sua sarà una incredibile battaglia per la sopravvivenza...
Con The Revenant (USA, 2015) il messicano Iñárritu cerca (trovandola) la definitiva consacrazione come regista di assoluto livello e di grande impatto, oltre a garantire discreti incassi. Il risultato di questa aspirazione è un film bellissimo dal punto di vista tecnico, con una regia impeccabile ed una fotografia straordinaria, senza dimenticare un azzeccatissimo quanto minimalista sonoro curato dal grande Ryūichi Sakamoto (forse solo un pizzico simile al tema de Il tè nel deserto). Tuttavia, pur non priva di spunti interessanti (le sequenze oniriche con protagonista la filosofia degli “indiani” d'America o l'amore oltre le barriere etniche), per questa pellicola vanno sottolineate alcune esagerazioni: rocamboleschi inseguimenti, trucchi visti e rivisti (la finta morte a cavallo), cadute da precipizi su abeti in stile Rambo in sella a cavalli derubati, dormite all'interno di carcasse di bestie svuotate, pasti a base di radici secche...e qualche frase fatta di troppo. In pratica una storia (semi-vera) appassionante, notevole nella sua gestazione ma eccessivamente romanzata, considerando che trattasi di una sorta di biopic.
E poi? Poi c'è quell'interpretazione del protagonista che è valsa la statuetta a DiCaprio, ma sulla quale io non sono molto d'accordo, e faccio delle opportune precisazioni a riguardo: pur elogiandone la performance (molto bravi anche Tom Hardy e diversi comprimari) e riconoscendo che il ragazzo s'è dato molto da fare mettendoci anima e corpo, per l'ennesima volta devo constatare che il suo operato non mi ha del tutto convinto. Questa corsa all'oro che Hollywood ha iniziato qualche anno fa nel disperato tentativo di creare una generazione di attori degni di quella precedente, pare debba obbligatoriamente raccogliere frutti. E allora ecco a voi la beatificazione di San Leo... Fossi stato nei panni di Alejandro Iñárritu o di Brett Ratner (il produttore esecutivo) non avrei esitato un istante a chiamare per quest'opera attori come Cristian Bale, Edward Norton piuttosto che McConaughey, per fare qualche esempio. Nell'America cinematografica di oggi ritengo questi (e pochi altri) degni dei vari Newman, DeNiro, Pacino, Hackman, Hoffman e via discorrendo; DiCaprio, sia chiaro, lo considero un bravo attore, ma nulla più; sarà quella faccia da angioletto delle pubblicità natalizie, o il doppiaggio affibbiatogli da anni, troppo da “guaglione”, e per quel suo volersi ad ogni costo cimentare con i grandi: personalmente non riesce proprio a convincermi.
In ogni caso Redivivo è un'avvincente storia d'avventura nel bel mezzo di paesaggi straordinari, un lavoro eseguito come ai vecchi tempi con scene girate nella neve reale, col freddo reale.
Voti: 9 alla regia; 6,5 alla storia; 6 per rispetto alla grande volontà di DiCaprio.
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jethro
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domenica 25 dicembre 2016
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uno scadente film fantasy
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La trama mi è sembrata poco originale e prevedibile, la "morale" banale e molte situazioni oltre l'inverosimile. Non mi aspetto da questo tipo di film un impeccabile iperrealismo, ma qui si è superata la misura. Un'aggressione di un Grizzly come quella rappresentata e il clima estremo vissuto in "ammollo" pressochè costante, ma che comunque consentono la sopravvivenza, bastano a togliere la voglia di proseguire nella visione,
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marco r
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venerdì 9 dicembre 2016
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bello!
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Ho atteso un po' per vedere il film. Non ho letto recensioni e critiche. Nessuna influenza esterna, mi bastavano Inarritu e Di Caprio. L'ho seguito con molta attenzione e devo dire che già dalle prime scene ho pensato: "filmone"!
Sì... è un filmone, di quelli che dichiarano guerra ai film da cassetta anche quando si spende di più per realizzarli. La fotografia è da meritatissimo Oscar, la regia è da paura e la tecnica si scatena nei colpi di scena, come l'attacco dell'orso e la caduta nel precipizio. Non voglio entrare nella trama, non ho trovato nulla di nuovo, ma è scritto molto molto bene. La camera è sempre perfettamente presente solo là dove deve essere, né più né meno.
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Ho atteso un po' per vedere il film. Non ho letto recensioni e critiche. Nessuna influenza esterna, mi bastavano Inarritu e Di Caprio. L'ho seguito con molta attenzione e devo dire che già dalle prime scene ho pensato: "filmone"!
Sì... è un filmone, di quelli che dichiarano guerra ai film da cassetta anche quando si spende di più per realizzarli. La fotografia è da meritatissimo Oscar, la regia è da paura e la tecnica si scatena nei colpi di scena, come l'attacco dell'orso e la caduta nel precipizio. Non voglio entrare nella trama, non ho trovato nulla di nuovo, ma è scritto molto molto bene. La camera è sempre perfettamente presente solo là dove deve essere, né più né meno. Tutto accade come dovrebbe, così da rendere la finzione scenica assolutamente realistica, cosa rara anche al giorno d'oggi. Una nota dovuta all'effettistica: molto bello quello che oggi chiamiamo "sound design", purtroppo un po' sopra le righe, visto che la spazialità non è stata molto rispettata. Colonna sonora al di sotto delle mie aspettative, spesso caratterizzata da suoni con note fisse dalla frequenza fastidiosa.
Il cast è davvero ben assemblato, con Di Caprio che troneggia parlando proprio poco (bravo bravo) un cattivo di turno ben caratterizzato, peccato per il bel ruolo del capitano che si perde alla fine...meritava di raccontare qualcosa in più.
Mi ha fatto sorridere il pellerossa che mangia con educatissima bocca chiusa e se devo essere sincero, quella interminabile serie di sfighe sanguinose he accadono al nostro eroe, degne di un film tarantiniano.
Bello, mi è piaciuto un sacco se teniamo fuori la trama che è davvero banale. Il film è fatto da chi sa fare molto bene questo lavoro.
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spike
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venerdì 23 settembre 2016
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stupendo!
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Film stupendo....uno dei migliori visti nel corso del 2015, nonostante le critiche negative non siano mancata, soprattutto per l'interpretazione di Di Caprio, interpretazione a mio avviso di ALTISSIMO livello.
Un altro aspetto pazzesco è la fotografia.
ottima Regia
Da non perdere!!
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no_data
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venerdì 2 settembre 2016
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di una noia...
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Che a star qui a parlare di questo film non he ho proprio voglia. L oscar a DiCaprio credo valga come il peggior attore , Tom Hardy ha recitato meglio.
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super2davide
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giovedì 25 agosto 2016
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capolavoro
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susyf
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martedì 16 agosto 2016
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revenant: un film pulsante che emoziona
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Ci troviamo nei primi decenni del diciannovesimo secolo in cui quelli che sarebbero poi diventati gli Stati Uniti non sono altro che un luogo dove soldati, mercenari e cercatori di fortuna esplorano e conquistano un territorio immenso e pieno di opportunità e avversità. IL protagonista è Glass uomo retto, giusto e dalle poche parole che è in una spedizione con altri compagni e con il figlio Hawk per trovare e lavorare le pelli. Glass viene aggredito da un orso e, quasi in fin di vita, viene affidato ad un compagno di spedizione Fitzgerald che in cambio di soldi si sarebbe dovuto occupare della sua sepoltura. Quest'ultimo però non solo non compie il suo incarico ma uccide anche il figlio. Glass si ritroverà così in pieno inverno a dover lottare per la sua sopravvivenza e combatterà per questa contro il ghiaccio, la disidratazione e il freddo pur di vendicare l 'uccisione del figlio.
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Ci troviamo nei primi decenni del diciannovesimo secolo in cui quelli che sarebbero poi diventati gli Stati Uniti non sono altro che un luogo dove soldati, mercenari e cercatori di fortuna esplorano e conquistano un territorio immenso e pieno di opportunità e avversità. IL protagonista è Glass uomo retto, giusto e dalle poche parole che è in una spedizione con altri compagni e con il figlio Hawk per trovare e lavorare le pelli. Glass viene aggredito da un orso e, quasi in fin di vita, viene affidato ad un compagno di spedizione Fitzgerald che in cambio di soldi si sarebbe dovuto occupare della sua sepoltura. Quest'ultimo però non solo non compie il suo incarico ma uccide anche il figlio. Glass si ritroverà così in pieno inverno a dover lottare per la sua sopravvivenza e combatterà per questa contro il ghiaccio, la disidratazione e il freddo pur di vendicare l 'uccisione del figlio. In questo film che è tra il tipico film drammatico nello stile di Inarritu e un western alternativo quanto molto più autentico di molti già visti e non così realistici, troviamo una trama semplice quanto forte e che emoziona. Nella maggior parte della pellicola si assiste ad un uomo che cerca di sopravvivere per vendicare quella che era la sua unica ragione di vita e che gli è stata tolta proprio davanti ai suoi occhi. Aspetto fondamentale del film oltre alla lotta per la sopravvivenza e anche la distruzione e la violenza dell'uomo bianco contro i nativi americani considerati soltanto dei selvaggi quando invece dal film emerge una umanità e un onore da pochi. Troviamo ogni tipo di uomo in questo film dall'uomo credente, giusto e corretto all'uomo senza scrupoli per il quale ciò che conta non è nient'altro che il proprio tornaconto e che crede che Dio non sia nient'altro che uno scoiattolo da mangiare. C'è chi cerca la vendetta e chi si rende conto che la vendetta è nelle mani di Dio. Revenant è un film essenziale, pulito, semplice ma emozionante come pochi, non c'è da parte del regista la volontà di ''appagamento artistico'' ma la telecamera sembra soltanto essere a servizio della storia entriamo nella vicenda e nella mente del protagonista, nella sua solitudine e nella maestosistà della natura. Leonardo Dicaprio offre una performance che rasenta la perfezione non dà spazio al suscitare commozione a tutti i costi ma entra totalmente nella tragedia del personaggio, ottima anche la performance di Tom Hardy che interpreta anche il cinico Fitzerald. Film che fa riflettere e fa ritrovare la parte più essenziale e intimistica del cinema
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martedì 16 agosto 2016
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pessimo
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Si tratta di un film pieno zeppo di scene inverosimili al limite del parodistico, infarcite di crudeltà gratuita: contarle è impossibile. I dialoghi spesso sono imbarazzanti, tanto sono insignificanti. La vicenda nell'insieme non si regge in piedi. La sospensione dell'incredulità decade dopo i primi venti minuti, e assistere al resto - per chi è delicato di gusti - è un vero supplizio. Siamo lontani anni luce dal memorabile "Amores Perros."
I film brutti girati solo per faccende di soldi, come questo, fanno male al cinema. Malissimo.
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kronos
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mercoledì 3 agosto 2016
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national geographic
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Film a due facce dissonanti: pregevole sotto l'aspetto visivo ed ambientale (l'immersione nella wilderness canadese ha una forza notevole) ma carente sotto il profilo narrativo: troppe forzature, ridondanze, lungaggini per convincere davvero.
Di Caprio ci mette l'anima ma non basta.
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