Titolo originale | Gett le Procès de Viviane Amsalem |
Titolo internazionale | Gett |
Anno | 2014 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Israele, Francia, Germania |
Durata | 115 minuti |
Regia di | Ronit Elkabetz, Shlomi Elkabetz |
Attori | Ronit Elkabetz, Menashe Noy, Simon Abkarian, Sasson Gabai, Eli Gornstein Gabi Amrani, Rami Danon, Roberto Pollak, Dalia Beger, Albert Iluz, Shmil Ben Ari, Abraham Celektar, Evelin Hagoel, Keren Mor, David Ohayon. |
Uscita | giovedì 27 novembre 2014 |
Tag | Da vedere 2014 |
Distribuzione | Parthénos |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,36 su 3 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 5 giugno 2015
Presentato a Cannes (Quinzaine des Réalisateurs) e Toronto (Contemporary World Cinema), Viviane ha ottenuto importanti riconoscimenti nei festival di tutto il mondo. Il film ha ottenuto 1 candidatura a Golden Globes, In Italia al Box Office Viviane ha incassato 57,1 mila euro .
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CONSIGLIATO SÌ
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Nel tribunale religioso di una località israeliana non specificata si esamina la richiesta di divorzio di Viviane Amsalem, che da tre anni ha lasciato il domicilio coniugale per incompatibilità col marito Elisha e risiede nel frattempo presso parenti. Per la legge israeliana, Viviane è un'emarginata sociale in libertà vigilata: non può avere nuove relazioni né una nuova famiglia. Non presentandosi alle udienze, Elisha allunga di proposito i tempi ed esaspera Viviane, il suo avvocato, i rabbini. Il dovere delle autorità religiose è preservare la "pace domestica", riconciliare le parti in causa e ascoltare le testimonianze degli amici veri e presunti della coppia. La vicenda si trascina tra rinvii continui, per cinque anni, concludendosi dopo un estenuante testa a testa tra marito e moglie, in un progressivo smascheramento di prevaricazioni e formalismi che non coinvolge tutti i presenti in aula.
Terzo capitolo di una trilogia iniziata con To Take a Wife (2004) e proseguita con Seven Days (2008), Viviane parte dallo stesso assunto di Una separazione dell'iraniano Asghar Farhadi ma si afferma come dramma legale puro. I toni oscillano per lo più tra tragico e paradossale, ma c'è spazio anche per una strepitosa parentesi comica femminile. Ricostruzione esemplare di un'anomalia del diritto di famiglia israeliano, che ancora oggi discrimina la donna rispetto all'uomo, per dirla con i suoi autori, Viviane è anche «una metafora della condizione delle donne in generale che si considerano "imprigionate dalla legge"».
Non da ultimo è ritratto femminile di rara forza, con una protagonista (Ronit Elkabetz, qui anche sceneggiatrice e regista con il fratello Shlomi) che riaggiorna il mito di Antigone opponendo una ferma, pazientissima resistenza a una norma inattuale. La scelta registica caratterizzante è la soggettività dello sguardo: tranne il finale (non a caso), il punto di vista è quasi sempre quello dell'interlocutore di chi è inquadrato. Costruito com'è per lo più di primi piani e frequenti sguardi in macchina, Viviane persegue con coerenza l'obiettivo di essere soprattutto interpellazione. Con numerosi cartelli insiste sul frazionamento del tempo, per sottolineare l'inestimabile valore di un'esistenza libera, qui ripetutamente offesa da un'autorità cieca.
Nonostante la fissità data dall'unità di luogo, il pretesto e il contesto che opprimono la protagonista e il linguaggio strutturalmente iterativo e formale del rito, il film stupisce per finezza di scrittura, molteplicità di registri e immediatezza, grazie al lavoro dei registi sul primo piano, in omaggio al cinema delle origini. Alla Quinzaine di Cannes 2014.
VIVIANE disponibile in DVD o BluRay |
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E' un film rigoroso che sembra riproporre gli stilemi della tragedia greca, anche se incruenta: il fato con cui gli umani si scontrano è anche qui la volontà (interpretata dalla legge rabbinica) di un dio, che concede solo al maschio il diritto porre fine ad un matrimonio; c'è l'accettazione totale delle regole ("stare al proprio posto"), che pone lo spettatore di una società più laica in una condizione [...] Vai alla recensione »
Appare subito difficile l’impresa di Viviane in un Paese come Israele in cui il contrasto tra religione di Stato e laicismo e parallelamente tra maschilismo e libertà di audeterminazione della donna è totalmente squilibrato. L’assenza del matrimonio civile, e di conseguenza la competenza esclusiva dei tribunali rabbinici in tema di divorzio della donna la dicono lunga [...] Vai alla recensione »
Film in cui si racconta dell'intero, lungo ed estenuante processo che si svolge nel tribunale dei rabbini per la richiesta di divorzio dal marito da parte di una donna di nome Viviane. Secondo le leggi ebraiche il divorzio deve essere concesso solo dal marito e poichè questi si rifiuta, la protagonista dovrà subire una sorta di calvario penoso ed assurdo al fine di fare valere [...] Vai alla recensione »
Israele. Una donna si rivolge al tribunale rabbinico per cercare di ottenere il divorzio; inizierà per lei un estenuante calvario. Dopo la separazione portata in scena da Farhadi in Iran ecco che arriva quella del regista Elkabez in Israele. Il film si gioca completamente all'interno dell'aula di tribunale dove per anni Viviane lotterà con le unghie e i denti per ottenere la [...] Vai alla recensione »
115 minuti di un film che tiene legati allo schienale della poltrona: ci si vorrebbe liberare della ragnatela kafkiana di leggi, tra ebraiche, di costume e residualmente costituzionali, che tengono legata Viviane Ansallem al marito da cui chiede il divorzio, invece non riusciamo a distoglierci dalle immagini, si spera che alla fine il buon senso vinca e che questa donna riottenga la sua libertà [...] Vai alla recensione »
Il film di suo è lento e costruito con molte omissioni che non possono essere frutto di errori. Qualsiasi israeliano conosce i principi del diritto di famiglia che, effettivamente si basa sul Talmud come tutta la legislazione Israeliana in quanto non esiste una costituzione. Guardando il film è inevitabile parteggiare per la ex-moglie, ma è bene ricordare che non è vero [...] Vai alla recensione »
Bellissimo spaccato di vita dove la donna è più che mai emarginata e sola a se stessa ,ambientato in una squallida stanza di un tribunale religioso perché in Israele non esiste quello civile ,autoritario inquisitorio quasi grottesco con figure che si contrappongono in silenzi e comandi dittatoriali, il divorzio visto come un'offesa all'umanità ,lei Viviane costretta ad ascoltare e subire tutte le umiliazion [...] Vai alla recensione »
Come si faccia a concepire una cosa del genere è un mistero. Non c'è storia, il film è estremamente verboso. La noia ssale dopo dieci minuti. La recitazione, pur discreta, è conseguente. Mancano logiche e ragioni. Non sono affatrto sottintese, non esistono nella sceneggiatura. Regia fissa, imbambolata e compiaciuta.,
115 minuti di un film che tiene legati allo schienale della poltrona: ci si vorrebbe liberare della ragnatela kafkiana di leggi, tra ebraiche, di costume e residualmente costituzionali, che tengono legata Viviane Ansallem al marito da cui chiede il divorzio, invece non riusciamo a distoglierci dalle immagini, si spera che alla fine il buon senso vinca e che questa donna riottenga la sua libertà. [...] Vai alla recensione »
E più dico di non voler più vedere film ambientati in un unico scenario, più ne incontro sulla mia strada. Viviane è decisamente meglio di altri dello stesso genere però, e si dipana con un ritmo serrato, nonostante la narrazione sia ambientata unicamente in un'aula di tribunale, di un processo nello stato di Israele.
io non sopporto i fondamentalisti...e questi lo sono..come succede in tante altre religioni! Film bellissimo e avvincente ma che rabbia quella limitazione di libertà!
Emana un fascino maturo, austero e malinconico Viviane, che ha sposato troppo giovane il rigido Elisha, ebreo di osservanza ortodossa, e ora aspira a riavere la sua libertà. Ma in Israele, il divorzio (al pari del matrimonio) è regolato dal diritto religioso. Solo il marito ha il potere di sciogliere il legame, consegnando pubblicamente alla moglie il documento firmato e dicendo «Sei permessa a tutti [...] Vai alla recensione »
Se pensate che nulla sia più appassionante di un courtroom drama americano, forse non avete ancora visto un film giudiziario israeliano. Altro che arringhe, giurie popolari, giudici umorali e mi oppongo vostro onore. Qui i giudici sono tre rabbini, l'unica fonte del diritto è la religione, almeno nelle cause di divorzio. E i contendenti, i testimoni e perfino gli avvocati devono stare attenti a ciò [...] Vai alla recensione »