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Il presente visionario

Perché Transformers 4 è un film importante.
di Roy Menarini

In foto una scena del film Transformers 4 - L'era dell'estinzione di Michael Bay.

sabato 19 luglio 2014 - Approfondimenti

Il cinema, paradossalmente, non è mai declinato al presente. Non solo i suoi processi di realizzazione sono spesso così lunghi da impedire una tempestività nei confronti degli avvenimenti o dei trend reali (laddove invece la serialità televisiva interviene con maggior rapidità), ma anche le tendenze contemporanee sembrano sempre disassate rispetto al qui e ora. Ci sono film e autori molto orientati al passato (del cinema, della storia, dei linguaggi) e sempre più concentrati su come reinventarlo - basti pensare alla filmografia recente di Quentin Tarantino, dei fratelli Coen, di Wes Anderson, di Paul Thomas Anderson e insomma del miglior cinema americano odierno. Ci sono film, di solito la produzione più spettacolare, ostinatamente tesa verso l'altrove, impegnata nella costruzione di mondi fantasiosi e fiabeschi (la saga di Harry Potter, la saga di Twilight, la saga tolkieniana di Peter Jackson etc.).
E poi ci sono film di fantascienza che, in direzione contraria al passatismo degli auteurs, immaginano il futuro, quasi sempre raffigurandolo in maniera angosciante o apocalittica - dalla saga di Hunger Games a quella dei Transformers.
Ebbene, tra tutti, proprio Michael Bay sembra prendere alla lettera il compito di presentificare in maniera quasi ossessiva lo stato dell'opera del cinema spettacolare americano, l'impatto con i nuovi pubblici, e le forme di creatività connesse all'assoluto presente della tecnologia. Transformers 4 è il perfetto esempio di come invecchiano la categorie critiche. È piuttosto facile, infatti, riconoscere un valore ai kolossal americani quando dietro la macchina da presa c'è un maestro riconosciuto come James Cameron. Meno ecumenico (anzi, distruttivo) il giudizio nei confronti dei prodotti di un regista come Michael Bay - di cui probabilmente in un futuro lontano molti si scopriranno nostalgici ammiratori, come è stato nel caso di Tony Scott, detestato in vita e monumentalizzato post mortem.
Il problema, come si diceva, è metodologico. Molto spesso, i pochi blockbuster americani sostenuti dalla critica vengono elogiati per il fatto di ridurre la portata degli effetti speciali e quando irrobustiscono il sistema spettacolare con importanti dosi di cinema drammatico o raffinatezza psicologica. Questo, però, è un grave errore di prospettiva, o meglio è una affermazione del proprio gusto personale, non certo di una obiettività analitica. Il blockbuster contemporaneo - piaccia o meno - basa la sua esistenza sul comparto degli effetti, e sulla capacità di rappresentazione dell'immagine digitale. Dunque non si può pensare a questi film come a congegni dove per metà ci sono botti ed esplosioni inutili da censire, e poi il resto che invece interessa lo spettatore più evoluto.
No, il punto essenziale è esattamente la dimensione spettacolare: come viene costruita, a che grado di avanguardia tecnologica giunge, quali elementi patemici e ritmici sollecita, quanto progredisce in termini di innovazione industriale. Da questo punto di vista Transformers 4 lascia semplicemente di stucco. A bocca aperta. Alcune sequenze mostrano un'evoluzione del cinema digitale così spettacolare da doverlo considerare un film spartiacque (come del resto lo stesso Bay ambisce a fare, quando ambienta una delle prime sequenze in una vecchia sala analogica: guarda caso è lì che si è rifugiato Optimus Prime). Il culmine della battaglia in Cina, con il prolasso quasi traumatico del cinema nei new media, dei new media nel product placement e del product placement di nuovo nella creatività visiva, spazza via in una trentina di minuti ogni residua applicazione di estetiche tradizionali a quel che tutto sommato ancora oggi si chiama film. C'è nel film di Bay una sorta di sensualità visuale ad altissima definizione, come afferma il personaggio interpretato da Stanley Tucci, quando mostra ai suoi assistenti la capacità metamorfica dei nuovi metalli alieni. In buona sostanza, per quanto puerile e chiassoso possa legittimamente essere giudicato da molti cultori del cinema, Transformers 4 è sbalorditivo, oltre che indicativo del momento presente in tutti i sensi, compresa il nuovo assetto del globalismo hollywoodiano, sempre più concentrato sui mercati orientali.

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