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Black Coal, Thin Ice, fuochi d'artificio anche di giorno

In anteprima assoluta in streaming stasera su MYMOVIESLIVE.
di Emanuele Sacchi


domenica 8 febbraio 2015 - Approfondimenti

Otto anni di scrittura e riscrittura prima di giungere al perfetto noir. Che è tale quando si serve di corpi caldi destinati a diventare freddi, di simboli chiari, supporti visivi che aiutino a livello fenotipico la comprensione delle storture dell'animo umano. Per Diao Yinan l'ambientazione ideale di Black Coal, Thin Ice (in streaming stasera alle 21.30 su MYmovieslive per gli utenti FREE e UNLIMITED, all'interno della rassegna Berlino liveScreen) , Orso d'Oro alla 64.ma Berlinale, è parsa da subito la gelida Harbin, contrada ai confini del mondo, in cui ghiaccio e carbone accompagnano le vite dei suoi abitanti e albergano nei loro cuori. Un'isola di disperazione, in cui pattinare sulle note di un valzer è l'unica forma di evasione da una realtà opprimente. Quasi che le condizioni meteorologiche estreme si accompagnino inesorabilmente alla violenza: come in Gorky Park di Michael Apted, anno 1983, un "giallo" (si diceva un tempo) in cui orribili delitti erano correlati a una donna affascinante e misteriosa. Uno schema che quasi si ripete nella profonda Cina settentrionale, dove attorno a una dark lady in panni dimessi ruotano cadaveri misteriosi e anni di menzogne.
Il gelo invade ogni inquadratura, contraddistingue ogni gesto e si accompagna in maniera indissolubile alla crudeltà di personaggi capaci di atti che un animale a sangue caldo non dovrebbe concepire. Un'efferatezza che desta comunque meno impressione del valore nullo attribuito alla vita umana: la sequenza della sparatoria nel negozio di un barbiere, un bagno di sangue apparentemente slegato dall'intreccio e quasi pleonastico, contiene in nuce il senso stesso dell'opera.
Girata magistralmente e con più di una strizzata d'occhio a Johnnie To e alla sua casualità del crimine, a metà tra l'insensatezza fatalista di Expect the Unexpected e la dimensione borderline di Velluto blu - la corpulenta cliente che si fa la permanente è purissimo Lynch - la sequenza mostra contemporaneamente l'onnivora cinefilia di Diao e la sua capacità di imparare in fretta ("Forse è difficile individuare influenze specifiche dei registi occidentali in questo film, perché sento di averne visti così tanti di film che cerco di catturare l'essenza del lavoro di quei cineasti"). Fino a plasmare uno stile proprio, donando al cinema di genere cinese - dominato sin qui da imbarazzanti tentativi exploitation - l'autorevolezza che merita.
Quasi in coincidenza con il sorprendente Jia Zhang-ke di Il tocco del peccato, altrettanto scenograficamente brutale nella raffigurazione di una violenza che è l'esito di una vita insostenibile, così poco meritevole di essere vissuta da costituire merce di scambio per qualunque genere di azzardo. Come forse non fu neanche per gli Stati Uniti d'America, il cinema per l'evoluzione della Cina rappresenta uno stetoscopio, pronto a registrare per immagini e narrazioni l'ascesa di una potenza e il prezzo salato che tocca saldare all'uomo comune affinché questa si realizzi.
Il titolo originale di Black Coal, Thin Ice è Bai Rin Yan Huo, letteralmente "Fuochi d'artificio diurni": come un prodigio fuori posto, nel posto sbagliato al momento sbagliato. Come un paese delle contraddizioni, capace di meraviglie destinate a rimanere invisibili.

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