Best Intentions

Film 2011 | Drammatico 105 min.

Titolo originaleDini Dragoste Cu Cele Mai Bune Intentii
Anno2011
GenereDrammatico
ProduzioneRomania
Durata105 minuti
Regia diAdrian Sitaru
AttoriBogdan Dumitrache, Natasa Raab, Marian Râlea, Alina Grigore .
MYmonetro 3,00 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

Regia di Adrian Sitaru. Un film con Bogdan Dumitrache, Natasa Raab, Marian Râlea, Alina Grigore. Titolo originale: Dini Dragoste Cu Cele Mai Bune Intentii. Genere Drammatico - Romania, 2011, durata 105 minuti. - MYmonetro 3,00 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento mercoledì 28 settembre 2011

Alex ha più di trent'anni e vive con la sua compagna a Bucarest. Un giorno riceve una telefonata dal padre: la madre è stata ricoverata per un colpo apoplettico.

Consigliato sì!
3,00/5
MYMOVIES 3,00
CRITICA
PUBBLICO 3,00
CONSIGLIATO SÌ
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Critica
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Cinema
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La sofisticazione linguistica applicata alla naturalezza del vivere quotidiano.
Recensione di Giancarlo Zappoli
Recensione di Giancarlo Zappoli

Alex ha più di trent'anni e vive con la sua compagna a Bucarest. Un giorno riceve una telefonata dal padre: la madre è stata ricoverata per un colpo apoplettico. La donna non è grave ma sembra aver perso la cognizione del tempo e spesso ripete gli stessi concetti. Alex parte immediatamente per raggiungere l'ospedale di provincia in cui la donna è degente. La sua convinzione è che sua madre potrà essere curata adeguatamente solo se verrà trasferita a Cluji in una casa di cura meglio attrezzata.
Adrian Sitaru ovvero la sofisticazione linguistica applicata alla naturalezza del vivere quotidiano. La tecnica scelta dal regista romeno per questo suo secondo lungometraggio è quella di una serie di piani sequenza di diversa durata che alternano soggettive reali a false soggettive escludendo sempre e comunque nei numerosi dialoghi la tecnica del campo/controcampo. Ne consegue una continua messa in questione dello spettatore che viene sollecitato a chiedersi quale sia il punto di vista privilegiato in quel momento. Questo stile di ripresa viene messo al servizio dell'analisi di una nevrosi filiale esasperata che ha modo di rendersi esplicita all'interno di un contesto di corsia di ospedale (in cui si sviluppa gran parte del film) in cui la vita scorre con ritmi, le tensioni e le pause di una struttura di provincia in cui i parenti possono entrare a far visita ad ogni ora e portare ai pazienti cibi spesso non adeguati. È in questo ambito che Alex, figlio unico, fa crescere la propria nevrosi nella convinzione che il medico amico di famiglia che ha in cura sua madre non abbia le competenze necessarie per guarirla. Sitaru mette in scena una mancata ablazione del cordone ombelicale madre/figlio anticipandola in un prologo in cui assistiamo a una piccola querelle di coppia. Alex ha più di trent'anni ma è ancora un bambino. Il suo rapporto malato con la madre (che si manifesta con una cura e un'attenzione che nel loro eccesso mostrano tutti i segni della patologia) si incontra e scontra con l'andirivieni di amiche e parenti della donna, ognuna delle quali ha il proprio suggerimento da offrire. È in queste scene che Sitaru trova la cifra più appropriata per la restituzione sullo schermo di una realtà che sembra quasi spiata da una candid camera. La corsia dell'ospedale (lo sa bene chi ha avuto occasione di visitare un degente non importa a quale latitudine) si trasforma in una piccola piazza in cui attorno ad ogni letto si ricrea un mondo in cui ognuno mostra il proprio modo di accostarsi a una sofferenza che, un domani, potrebbe toccarlo direttamente. È lì che Alex prende per la prima volta coscienza della non immortalità della madre ed è lì che la sua nevrosi diviene incontenibile. Le pastigliette rosa consigliate alla donna come toccasana ben presto dovrà assumerle lui.

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FOCUS
INCONTRI
venerdì 14 ottobre 2011
Paolo Bertolin

Nel 2008, con il suo lungometraggio d'esordio Hooked, il rumeno Adrian Sitaru ha raccolto notevole interesse alla Mostra del Cinema di Venezia. Completamente girato in soggettiva, il film aveva impressionato critica e pubblico per la sua scaltrezza e audacia. A tre anni di distanza, Sitaru è tornato con Best Intentions, un film che utilizza nuovamente la soggettiva come cifra stilistica, seppure in modo più limitato.

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