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Scusa ma ti voglio sposare: non dire no

Il gran finale della storia di Niki e Alex.
di Marianna Cappi

Dopo due anni arriva il gran finale
Raoul Bova (52 anni) 14 agosto 1971, Roma (Italia) - Leone. Interpreta Alex nel film di Federico Moccia Scusa ma ti voglio sposare.

giovedì 11 febbraio 2010 - Incontri

Dopo due anni arriva il gran finale
Alex e Niki sono cresciuti. Ora lui sfiora i quarant'anni e lei ha raggiunto i venti, ma soprattutto è cresciuto il loro rapporto: nato da un incidente stradale, si è reso sicuro sulle proprie gambe, al punto che si dice pronto a salire i gradini dell'altare. È così?
A pronunciarsi con un (fatidico) sì o un no, sarà il finale di Scusa ma ti voglio sposare, che nasce naturalmente dal successo di Scusa ma ti chiamo Amore, riproponendo la squadra vincente che vede Federico Moccia alla regia e lo stesso Moccia con Luca Infascelli e Chiara Barzini alla sceneggiatura.
Complice San Valentino alle porte, il film esce distribuito da Medusa in ben 560 sale.

Quali sono le novità maggiori rispetto al film precedente?
Moccia: Ho voluto questo seguito all'insegna della continuità con il primo film. Le novità maggiori riguardano i nuovi interpreti, lo spazio dato ai genitori di Alex, che nel precedente si intravedevano appena, e la collaborazione con gli Zero Assoluto che questa volta si è ampliata all'intera colonna sonora. Ci siamo incrociati sul "campo matrimoniale", perché stavano già lavorando su questo tema proprio mentre io mi accingevo a portare sullo schermo il grande passo di Alex e Niki.

È un film sul fallimento sentimentale dei quarantenni?
Moccia: Sì, è un'interpretazione corretta, credo. Soprattutto, è un film nel quale una generazione si può riconoscere. La settimana scorsa ero in Spagna e parlavo di una vicenda di coppia del film; all'improvviso il mio traduttore ha smesso di tradurre, turbato dalla rassomiglianza della sua storia personale con quella che stavo raccontando. Quello che dico nel film è che la difficoltà più grande è quella di trovare nella relazione di coppia il tempo di costruire. Ho cercato di declinare quest'idea sia nella storia di Niki, che ha una sana paura di sposarsi, sia nelle storie di chi era già sposato ed è entrato in crisi.

Rispetto al libro omonimo, ci sono stati cambiamenti radicali nel lavoro di adattamento?
Moccia: Ci sono stati molti tagli, questo sì. Per esempio il nuovo arrivo nell'ufficio di Alex è un percorso che è stato omesso in toto. Volevo che le storie fossero tutte esaurienti e s'incrociassero armoniosamente ma che il film non fosse troppo lungo, perché lo spettatore avesse la possibilità di vivere un arco emotivo completo ma serrato.

Questo capitolo è più corale e forse più ironico del primo. Cerchi un altro pubblico?
Moccia: Il pubblico è quello che guida il tuo successo e mi sembrava giusto dare, in un sequel, le notizie sulle coppie a cui il pubblico del primo film si era affezionato. Ma ho voluto anche offrire la commedia, non solo il sogno romantico, e l'ho affidata alla splendida coppia Cecilia Dazzi-Pino Quartullo, che ragiona sulle reazioni della figlia alla vigilia delle nozze con grande verità.

Cosa ti ha spinto a girare questo seguito? Cosa ne pensi della differenza di età tra uomo e donna?
Bova: Ho fatto questo film perché mi ero trovato bene nel primo ed ero grato a Federico e a Rita Rusic di avermi dato una possibilità nella commedia, una scelta che mi ha portato a farne altre. Rispetto alla differenza di età nella coppia credo che possa creare dei problemi in chi non vive l'età che ha, ma è vero che ci sono persone che non dimostrano la propria e rendono possibile un'unione distante in questo senso. Michela ha rappresentato una giovane che vive con grandi sentimenti e grandi sogni e ti fa credere che con una ragazza così matura un equilibrio sia possibile.

E cosa ne pensa Michela Quattrociocche?
Quattrociocche: Io credo che l'amore non abbia età e che se è abbastanza forte possa superare bene le differenze.

Lei è molto attento ai blog, a facebook, a internet in generale, per cui saprà che ci sono molti siti e gruppi pro Moccia ma altrettanti contro. Come reagisce?
Moccia: Mi fa piacere che ci sia chi sostiene il film e mi dispiace chi lo critica per pregiudizio, senza vederlo, ma detto questo sono un fan della libertà di pensiero. Poi c'è chi mi cita accanto a Dostoevskij e allora posso solo sentirmi lusingato da tanta ignoranza. Il critico, però, si dovrebbe rendere conto della partecipazione dei ragazzi ai miei film, che è straordinaria, dopo di che se mi fa un appunto io ne sono contento, perché ho tanto da imparare, lo so.

Nel film, il corso prematrimoniale viene pian piano disertato dai partecipanti e restano, infine, solo un paio di coppie bruttine. È un giudizio?
Moccia: è vero che talvolta la tempistica fa riflettere: molte coppie si sposano paradossalmente quando l'amore non è più sicuro, per una sorta di orologio sociale, e si lasciano subito dopo il matrimonio. Ma io volevo raccontare, invece, la decisione consapevole di Niki e Alex. E non ci sono solo loro: le coppie che rimangono davanti al prete rappresentano quelle che sono certe di quello che fanno e probabilmente saranno felici, nel loro futuro. La loro caratterizzazione è un debito alla commedia, nulla più.

Lei e Muccino condividete, oltre che il periodo di uscita del film, lo stesso oggetto d'indagine...
Moccia: Il modo di raccontare è diverso ma entrambi eravamo alle prese con un sequel per cui avevamo una coerenza di comportamenti dei personaggi da rispettare e un'età comune, i 40 anni, da raccontare. Lui ha portato in scena scelte più dolorose, forse, ma anch'io -nella coppia di Flavio e Cristina- racconto il dolore e la voglia di ricominciare, di andare oltre le difficoltà e le recriminazioni possibili. Devo aggiungere che trovo il lavoro di Muccino davvero ottimo. Bova: I quarantenni non sono tutti in un modo o tutti in un altro, non sono tutti mucciniani o mocciani. Secondo me i due film si completano, mostrando chi l'aspetto più travagliato e combattivo e chi quello più sognante dell'amore.

Festeggerà San Valentino?
Bova: Sì, lo festeggio perché è il giorno in cui mi sono fidanzato con mia moglie.

Ha detto "Ogni autografo non firmato è un sogno che uccido". Qual è la sua fan ideale?
Bova: L'ho detto perché volta un cantante mi negò un autografo e ci rimasi molto male, per cui io cerco di soddisfare le richieste di chi me lo chiede. La fan ideale è quella che sa tutto di te, ti segue, conosce il tuo impegno, il tuo percorso e vede gli sforzi che hai compiuto per diventare un attore sempre più bravo.

È vero che ha ricominciato a nuotare?
Bova: è vero. Mi sto allenando per fare un film sul nuoto. Ho iniziato con un film sullo sport e, chissà, potrei finire con quest'altro.

Un'ultima curiosità:
Martedì prossimo il film verrà presentato alla pontificia università lateranense. Il responsabile di Medusa, Carlo Rossella, la ritiene un'occasione di confronto importante tra chi conosce il mondo dei giovani bene come Federico Moccia e chi si occupa del sacramento del matrimonio.

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