Anno | 2010 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Italia |
Durata | 80 minuti |
Regia di | Daniele Gaglianone |
Attori | Pietro Casella, Francesco Lattarulo, Fabrizio Nicastro, Giuseppe Mattia, Diego Canteri Carlotta Saletti. |
Uscita | venerdì 20 agosto 2010 |
Tag | Da vedere 2010 |
Distribuzione | Lucky Red |
MYmonetro | 3,15 su 4 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 19 ottobre 2017
Pietro è un film indipendente girato in 12 giorni e costato appena 120 mila euro Il film ha ottenuto 2 candidature ai Nastri d'Argento, In Italia al Box Office Pietro ha incassato nelle prime 9 settimane di programmazione 26,4 mila euro e 14 mila euro nel primo weekend.
CONSIGLIATO SÌ
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Pietro vive in un quartiere periferico di Torino. Abita con il fratello tossicodipendente Francesco nell'appartamento fatiscente lasciato loro in eredità dai genitori. Pietro si guadagna da vivere distribuendo volantini e il suo leggero ritardo mentale lo mette al centro dell'irrisione degli amici del fratello per i quali si esibisce in imitazioni surreali. Un giorno Pietro conosce una ragazza che è stata assunta per fare il suo stesso lavoro e qualcosa nella sua vita sembrerebbe cambiare.
Daniele Gaglianone è uno dei pochi registi davvero coraggiosi del nostro cinema perché crede in ciò che fa e fa ciò in cui crede. Questo suo nuovo lungometraggio è stato girato in meno di due settimane ma non ha nulla da invidiare a produzioni con ben altri budget. Il motivo sta nella com-passione (nell'accezione positiva e latina del termine) che prova verso gli ultimi e che lo spinge a fare un cinema del tutto scevro da un pietismo di occasione. Tanto da spingerlo a interrogarci sin dalla prima sequenza in un film suddiviso in capitoli (come il "Michele Strogoff" che per Pietro diviene un punto di ancoraggio). Siamo su un vagone della metropolitana insieme al protagonista che, pur soffrendo per l'aggressione a un barbone da parte di un gruppo di ragazzi e ragazze ben vestiti, non ha la forza per intervenire e si rifugia alla prima fermata nella carrozza adiacente. Cosa faremmo noi che non abbiamo addosso il peso di una vita che si muove dal niente al niente senza alcun orizzonte davanti come quella di Pietro? Forse ci comporteremmo allo stesso modo.
Gaglianone non cade però nella trappola della descrizione del fool che alla fine si rivela più saggio dei cosiddetti sani. Semmai ci mette di fronte a una società in cui la pietà sembra essere morta senza alcuna possibilità di resurrezione e in cui pare esserci uno spasmodico bisogno non solo di provare un piacere solipsistico ma di avere sempre a disposizione qualcuno da umiliare per potersi sentire superiori.
Accompagniamo Pietro passo dopo passo, fermata dopo fermata, auto dopo auto nei cui tergicristalli infilare i volantini, in una Via Crucis quotidiana in cui nessuno (o quasi) è disposto a fermarsi ad ascoltare l'altro veramente. Ecco allora gli improvvisi silenzi della colonna sonora che creano vuoti in cui cercare rifugio da una società in cui la dissonanza diventa la norma. Nell'attesa di potersi un giorno 'dire' senza più angoscia e a cuore aperto. Sperando che qualcuno, al di là dello schermo, raccolga il messaggio.
Il film ha vinto il secondo premio della Giuria dei giovani al festival di Locarno. Pietro vive a Torino e mantiene il fratello tossicomane. I due vivono in un appartamento lasciato loro in eredità. Pietro ha un leggero ritardo mentale che lo mette al centro dell'irrisione degli amici del fratello. Un giorno conosce una ragazza e qualcosa nella sua vita cambia.
Secondo il Buddismo, il dolore è inseparabile dall'esistenza, ma era il VI secolo a.c. e i persiani dominavano l'India. Ora nel 21 secolo d.c. un regista torinese gira questo lungometraggio. Un lavoro eccessivo dove nessuno sfugge al proprio destino di dolore. Parallelamente una giovane autrice di cortometraggi, Mona Achache, dirige IL RICCIO, un ricerca del senso della vita e [...] Vai alla recensione »
Come dice Zappoli, il regista non potrebbe essere più duro e coraggioso di così nel descrivere la drammatica vicenda di Pietro. La vita del protagonista è stretta tra le sue difficoltà personali, con un lieve handicap e un ambiente sociale miserabile, gretto e claustrofobico, nel quale non può sfuggire alle sfottiture ed alla invadenza del fratello e degli [...] Vai alla recensione »
PIETRO è un film indipendente costato solo 120.000€ . Si fa per dire SOLO 120.000. Ma per diamine..... di questi tempi vi sembrano pochi?? Ok i film costano miliardi. ma poi con gli incassi e la pubblicità guadagnano il doppio. PIETRO quanti incassi ha fatto? Non capisco perchè ai film patetici si danno sempre parecchi stellette.
Un'ora abbondante di vessazioni continue. Film totalmente pessimista e senza pietà. Musica martellante. Finale prevedibile. Personaggi sgradevoli. Basta così?
Qualsiasi artista ha il dovere di conoscere il mezzo che usa.Quindi il regista deve sapere che lo spettatore si siede davanti a delle IMMAGINI che gli scorrono davanti. Sono queste che ti fanno entrare emotivamente nella narrazione, non il contenuto. Qui cio' non l'ho ne' visto ne' sentito quasi mai,tranne nel monologo finale di Pietro.
Questo film si propone fin dall'inizio come un prodotto di nicchia, ma non riesce a spiccare il volo né come denuncia sociale, né come storia personale di un individuo vittima delle crudeltà della società. Il maggior punto di forza del film è senz'altro rappresentato dall'attore protagonista, che riesce a dare credibilità al personaggio che interpreta [...] Vai alla recensione »
Un bellissimo film,in cui, nonostante io interpreti il capo cattivo, lascia il tempo di riflettere su realtà ormai decisamente contemporanee.Bravo Daniele Gaglianone ,grazie Gianluca Arcopinto e complimenti a tutto lo staff compreso il casting.
Dodici giorni, poco più di 100.000 euro di budget (il film è praticamente autoprodotto dalla troupe), due mesi di prove e l'ingiustizia di un solo piccolo premio, della giuria giovane, a Locarno. Pietro non ha avuto, e probabilmente non ha tuttora, vita facile, come già il suo regista Daniele Gaglianone a cui non è bastato il talento per entrare nel giro che conta.
Non c'è bisogno di tirare in ballo la politica, di mostrare l'invadenza televisiva, di costruire storie mirabolanti per raccontare il nostro paese. Basta avere sensibilità nel cuore e nello sguardo. Nasce così la storia e il film, Pietro. L'undici luglio 1982 a Madrid l'Italia vinceva i mondiali di calcio. Scatenando fantastici festeggiamenti in patria.
Ci sono film che urlano disperatamente la loro diversità ma acquistano il loro senso solo visti nel quadro generale. È il caso di Pietro, terza regia di Gaglianone dopo I nostri anni e Nemmeno il destino, così orgogliosamente radicale che rischia di suonare programmatico e dimostrativo più che vero e sconvolgente. Emarginato e lievemente ritardato, Pietro è un giovane torinese che sgobba per mantenere [...] Vai alla recensione »