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Gli intricati sentieri dell'amore

Da domenica su Raiuno Paura d'amare, una nuova miniserie sul coraggio dei sentimenti.
di Edoardo Becattini

Giorgio Lupano, protagonista della fiction Paura di amare, in onda dal 28 novembre su Raiuno alle ore 21:30
Giorgio Lupano (55 anni) 5 ottobre 1969, Torino (Italia) - Bilancia. Interpreta Stefano nel film di Vincenzo Terracciano Paura di amare.

venerdì 26 novembre 2010 - Televisione

L'amore non va in vacanza, soprattutto sotto Natale. Così la Rai, conclusa la lunga cavalcata nella Terra ribelle maremmana, ha già pronto un nuovo romantico romanzo d'appendice per non far sentire i propri spettatori orfani di sentimenti. Paura di amare non guarda ai polverosi territori selvaggi del passato. Parte dalla contemporaneità del divario sociale, delle lobby farmaceutiche e del precariato giovanile, riproposti attraverso il filtro universale del melodramma romantico e passionale. Per capirne l'ancestrale struttura che ne è alla base basta guardare alla storia: due personaggi di diversa estrazione sociale si innamorano e vivono con difficoltà e grandi timori i propri sentimenti, sullo sfondo di un microcosmo di personaggi che trama e intriga contro di loro. I protagonisti in questione sono Stefano, ricco ereditiere di una grande azienda farmaceutica e neo-vedovo, e Asia, la giovane baby-sitter di famiglia che necessita di un lavoro per pagarsi gli studi in medicina. Paura di amare andrà in onda a partire da domenica 28 novembre in prima serata su RaiUno per sei puntate. Nelle parole di Paola Masini (capostruttura RaiFiction), "È una serie classica, un dramma sentimentale che sfiora la commedia e il racconto favolistico, ma che all'interno della tradizione pone un elemento di importante novità: restituire in una storia di fantasia la verità dei sentimenti e delle psicologie".
Il soggetto nasce da un'idea della scrittrice "a luci rosa" Maria Venturi ma la forza e l'unità del progetto sono opera dell'attrice e produttrice Ida Di Benedetto. È lei ad aver fortemente voluto Vincenzo Terracciano alla regia e ad aver coinvolto Giorgio Lupano e un'esordiente assoluta come Erica Banchi come protagonisti: "Volevo un regista che sapesse scrutare e non solo guardare ai sentimenti, raccontare un rapporto di amore che è una continua presa di distanza. Vincenzo è un grande narratore, una delle poche persone capaci di mescolare sentimenti e drammi veri con il gioco della commedia e del mistero".
Il regista di Ribelli per caso e di Tris di donne & abiti nuziali non è alla prima esperienza televisiva, ma sostiene di essersi sentito per la prima volta un regista pieno di responsabilità. "La grande differenza fra il cinema e la televisione è che il cinema si contempla e la televisione si fruisce. Con il cinema puoi stare attento al superfluo, mentre quando fai televisione è la struttura dei cento minuti la prima preoccupazione, la necessità di tenere viva l'attenzione in maniera continuativa. Forse sono stato un po' un tiranno con la troupe, ma per me la cosa più importante era che ogni personaggio fosse ben caratterizzato, ben riconoscibile e senza dettagli oleografici, così da creare quel tessuto connettivo che rende grande un romanzo popolare".
È insomma l'amore il grande protagonista della miniserie, questo sentimento che pare far sempre più paura nella moderna società. "Per amare ci vuole coraggio, ci vogliono i muscoli" - dice la Di Benedetto, che aggiunge: "Oggi siamo messi mali a coraggio, le coppie innamorate sono magie che si stanno perdendo".

Per amor di protesta
Molte parole vengono poi spese per definire il grande lavoro di squadra, e soprattutto per commentare il lavoro della protagonista Erica Banchi, fresca di diploma al Centro Sperimentale e alla sua prima esperienza assoluta su un set. Secondo il protagonista maschile, Giorgio Lupano, "la sua dolcezza e la sua inesperienza mi hanno fatto riscoprire tante nozioni del mio lavoro che avevo dimenticato", mentre il regista napoletano la accosta alla Di Benedetto per definirle come "l'alpha e l'omega della recitazione: nelle loro opposte esperienza, Erica e Ida arrivavano sul set con una naivité che mi riportava indietro nel tempo a quella voglia di scoprire cose dimenticate. L'attore è una frase, un avverbio e un aggettivo che un regista deve esser capace di tradurre in emozione. Ricordare i propri esordi e certi entusiasmi adolescenziali aiuta proprio a convertire queste emozioni".
A fronte di una produzione andata avanti quasi sei mesi fra Torino e la Serbia, è d'obbligo una domanda sul fenomeno della delocalizzazione delle produzioni contro cui stanno protestando in questi giorni gli artisti italiani. La questione pare essere nel cuore di molti. Marta Bifano sostiene che la delocalizzazione sia un modo per far fronte al momento di tagli e di difficoltà, ma che in sé l'idea di coproduzione possa anche essere una risorsa per produrre lavori di respiro internazionale. Più critici invece Terracciano e la Di Benedetto: il regista ha aderito a tutte le forme di protesta svolte fino ad ora e ritiene che "nel lungo periodo, questo tipo di condizioni porterà una distruzione del know how delle maestranze in Italia", mentre l'attrice fomenta la protesta sostenendo che "la cultura viene bistrattata in questo paese e a noi artisti chiedono continuamente di arrangiarci e di essere solo il riflesso di coloro che ci governano". Molto pragmatico infine il giudizio della dirigente RaiFiction Paola Masini: "Dobbiamo far quadrare i conti: RaiUno non può permettersi di diminuire la produzione e di rischiare che il pubblico si disaffezioni a questo macrogenere. Sono grossi sacrifici, lo riconosco, ma si tratta solo una fase transitoria".
Si torna ai toni amorosi e universali che le belle parole con cui Brigitte Christensen chiude la conferenza stampa. L'attrice danese, già vista in Riunione di famiglia di Vinterberg, interpreta una donna accusata di cospirazioni terroristiche, ma ciò che dice non potrebbe suonare più rasserenante: "In danese si parla di 'anima di fuoco' per definire la forza di una passione, di un'idea che viene portata fino in fondo con il massimo dell'entusiasmo. L'importanza di Paura di amare sta nell'avere dietro ben tre 'anime di fuoco': quella di Ida, quella di di Paola e quella di Vincenzo".

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