paperino
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giovedì 4 novembre 2010
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solitudine ed estraneità dalla vita comune
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Ho appena visto "LA SOLITUDINE DEI NUMERI PRIM I " e devo dire che mi trasmesso molto.
La trama si discosta da quella del libro e la storia non si dipana in modo lineare ma con continui flashback.Chiedendo, durante il dibattito, a chi non aveva letto il libro, se fosse stato difficile comprendere la vicenda la risposta è stata negativa per cui pare il film sia riuscito a colpire nel segno .
Il film è da vedere come un'opera a se stante, a mio parere, dove anche le musiche e i colori sono importanti e che fin dall'inizio riesce a esprimere la solitudine e il profondo dolore e senso di estraneità dal resto della società di due persone così provate dalla vita e con una sensibilità esacerbata.
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Ho appena visto "LA SOLITUDINE DEI NUMERI PRIM I " e devo dire che mi trasmesso molto.
La trama si discosta da quella del libro e la storia non si dipana in modo lineare ma con continui flashback.Chiedendo, durante il dibattito, a chi non aveva letto il libro, se fosse stato difficile comprendere la vicenda la risposta è stata negativa per cui pare il film sia riuscito a colpire nel segno .
Il film è da vedere come un'opera a se stante, a mio parere, dove anche le musiche e i colori sono importanti e che fin dall'inizio riesce a esprimere la solitudine e il profondo dolore e senso di estraneità dal resto della società di due persone così provate dalla vita e con una sensibilità esacerbata.
Curata la fotografia, particolarmente negli esterni.
Certo è un film angosciante come del resto lo è il libro che descrive due solitudini " estreme" e senza apparente via di scampo.
La scena finale lascia invece posto alla speranza o, almeno, a una possibilità
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ace66
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mercoledì 27 ottobre 2010
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arrivo tardi
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arrivo tardi ma finalmente l'ho visto.solo una parola alba rohrweacher: un genio!
era dagli anni 60 che non si vedeva in italia un'attrice così!grazie grazie grazie
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zozner
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venerdì 22 ottobre 2010
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ferite che non rimarginano.
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Se la vita è dura un po’ per tutti, ci sono persone che sembrano caricate di sofferenze schiaccianti dalle quali non possono riemergere, uscire, elaborare, guarire.
Il film di Saverio Costanzo liberamente tratto dal romanzo di Giordano Paolo, descrive la storia di due ragazzi, Alice e Mattia dove la genetica, la famiglia, il fato, i compagni, la scuola si accaniscono per ferire in maniera indelebile i due ragazzi. La loro peculiare sofferenza li rende riconoscibili l’uno a l’altro e si attraggono senza però riuscire a sedare, anche parzialmente il loro dolore.
Il film come il libro, racconta che poi le strade si divideranno ma nessuno dei due riuscirà a realizzare veramente una propria vita affettive.
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Se la vita è dura un po’ per tutti, ci sono persone che sembrano caricate di sofferenze schiaccianti dalle quali non possono riemergere, uscire, elaborare, guarire.
Il film di Saverio Costanzo liberamente tratto dal romanzo di Giordano Paolo, descrive la storia di due ragazzi, Alice e Mattia dove la genetica, la famiglia, il fato, i compagni, la scuola si accaniscono per ferire in maniera indelebile i due ragazzi. La loro peculiare sofferenza li rende riconoscibili l’uno a l’altro e si attraggono senza però riuscire a sedare, anche parzialmente il loro dolore.
Il film come il libro, racconta che poi le strade si divideranno ma nessuno dei due riuscirà a realizzare veramente una propria vita affettive. Non c’è intelligenza né successo sociale che possa lenire quelle vecchie ferite. E’ il finale, la soluzione che differenzia sostanzialmente il racconto cinematografico dal romanzo. Il film, Costanzo propone, crede nella possibilità di una compensazione, nella possibilità “del rimanere fuori del tunnel”, di interrompere la coazione a ripetere e lascia intravvedere, in sospeso che alla fine sia possibile una soluzione. C'é un po’ di ingenuità nel tegista che sembra quasi non farcela più a sostenere tutto quel dolore e le pare impossibile che non ci sia una soluzione.
Si, c’è sempre soluzione, una via per riscattarsi ma, non quella che Costanzo propone. La compensazione fra le due nevrosi è proprio l’inizio di un nuovo fallimento ed in fondo, la breve storia di Alice e Fabio che si incontrano all’Ospedale, sul letto della madre morente è il preludio di questo fallimento.
Il riscatto nasce dalla capacità di distaccarsi , di perdonare, di dimenticare, di inventarsi un mondo nuovo ma, questo Costanzo non lo dice o, preferisce fermarsi prima.
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(di ginger snaps)
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ilarietta93
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giovedì 21 ottobre 2010
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un film senzaemozioni
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non mi è piaciuto per niente, un film che non trasmette nulla.
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tuesday
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domenica 17 ottobre 2010
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un'occasione sprecata
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Un film inutile. Fotografia non male, regia discreta... poi musiche belle ma che non c'entravano molto (ma perché, mike...), sceneggiatura scontata e non approfondita, dialoghi... dialoghi? (non pervenuti!), troppi personaggi disegnati male... si sono volute dire troppe cose in troppo poco tempo e alla fine non si è detto nulla. Il protagonista maschile è stato più approfondito di quello femminile e inoltre il personaggio femminile rappresenta un immaginario prettamente maschile (il lesbismo, ad esempio). I problemi sono affrontati di passaggio e spesso si delega alla buona volontà dello spettatore l'onere di capire cosa sta succedendo e perché. E se la gravità dell'episodio traumatico di Mattia è facilmente comprensibile, il trauma di Alice non si capisce proprio e lo spettatore deve ingegnarsi per darci un senso.
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Un film inutile. Fotografia non male, regia discreta... poi musiche belle ma che non c'entravano molto (ma perché, mike...), sceneggiatura scontata e non approfondita, dialoghi... dialoghi? (non pervenuti!), troppi personaggi disegnati male... si sono volute dire troppe cose in troppo poco tempo e alla fine non si è detto nulla. Il protagonista maschile è stato più approfondito di quello femminile e inoltre il personaggio femminile rappresenta un immaginario prettamente maschile (il lesbismo, ad esempio). I problemi sono affrontati di passaggio e spesso si delega alla buona volontà dello spettatore l'onere di capire cosa sta succedendo e perché. E se la gravità dell'episodio traumatico di Mattia è facilmente comprensibile, il trauma di Alice non si capisce proprio e lo spettatore deve ingegnarsi per darci un senso. Le lunghe scene di Alice bambina davanti ai cartoni animati potevano benissimo venire tralasciate per recuperare minuti preziosi da usare per analizzare la sua famiglia, per esempio.
Vuole essere un horror, vuole essere un dramma e non riesce ad essere nulla... Ma non è la storia in sé ad essere lacunosa, anzi, la mia curiosità è stata molto punzecchiata durante la visione: è proprio la messa in scena ad essere incompleta e maldestra. Un'occasione sprecata.
Però se questo film è arrivato alla mostra del cinema di Venezia ed ha pure concorso per il titolo... siamo proprio messi male...
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(di maristella)
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miopepe
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domenica 17 ottobre 2010
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che palle!
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Ci vuole molto per sprecare tempo, denaro e talento...questo film è l'esempio perfetto. Noia dall'inizio alla fine e francamente il recensore che lo ha chiamato "film eccezionale" dovrebbe essere, per forza, parente del regista. Devo ammettere di trovare un forte imbarazzo sapendo che questo abrobrio sia stato scelto per Venezia. Mi dispiace molto per Alba Rohrwacher (che ammiro molto), ci ha provato davvero ma si vede che era in difficoltà in una parte scomoda. Marinelli è, francamente, insipido e ridicolo, un personaggio che non convince. Molto più bravo il bimbo. Insomma, come detto sopra, che palle!
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alexia62
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venerdì 15 ottobre 2010
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x marezia
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"La prima cosa bella" a me è piaciuto tantissimo perchè mi ci sono immedesimata a tal punto che ancora adesso mi vengono i brividi a pensarci poichè la mia infanzia e adolescenza è stata molto simile a quella dei protagonisti del film (mia mamma lavorava in teatro).Vedendo il film ho rivissuto alcuni momenti della mia vita, e tutto ha contribuito a farlo, dalla bellissima colonna sonora alle scenografie tipiche degli anni 70, ai costumi ecc....Bravissimi gli attori,il mio preferito Mastandrea, ma ho apprezzato molto l'esordiente Ramazzotti e la Sandrelli ben calata nella parte (mia mamma al contrario suo è ancora viva!).Per me è un film emotivamente molto forte,e costruito bene sotto tutti i punti di vista, che merita,a parer mio di andare agli Oscar.
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polet
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giovedì 14 ottobre 2010
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un incontro che non avvicina...
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Questa è la solitudine raccontata da Giordano nel (bellissimo) libro che il film cerca di raccontare.
Forse non riesce a trasporre nel film la stessa trama ma la sensazione che traspare è la stessa.
Non come il libro ma bel film.
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marezia
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domenica 3 ottobre 2010
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alexia62,
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ti sei infiltrata nella giuria e hai scelto tu? Brava! Per me è un errore perché "La prima cosa bella" è un film che nella seconda parte E' PIENO DI IMPERFEZIONI che lo rendono TROPPO LACRIMEVOLE E ZUCCHEROSO e più in generale E' TROPPO CALIBRATO tanto da sembrare "finto". C'era ben altro da valorizzare! Non può essere un aggettivo a ridarci l'Oscar... Sarà... BOCCIATO!
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luigi.blu
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domenica 3 ottobre 2010
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un film che fa male agli occhi ed alle orecchie
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Chi non ha letto il libro, e' meglio che non vada a vedere questo film: non ci capirebbe niente. Per chi invece lo ha letto, il consiglio e' lo stesso. Infatti contrariamente al libro che ha una narrazione molto lineare e cronologica, il film si svolge in modo completamente arbitrario con continue fughe in avanti ed all' indietro nel tempo, e rende difficile la ricostruzione mentale di tutta la storia. Le motivazioni fondamentali del disagio psicologico dei due protagonisti, che nel libro vengono raccontati nelle prime pagine, nel film vengono svelati solo a meta' del secondo tempo. Nel film non si capisce la motivazione fondamentale che ha Alice nell'andare da sola a fare la fotografa al matrimonio di Viola.
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Chi non ha letto il libro, e' meglio che non vada a vedere questo film: non ci capirebbe niente. Per chi invece lo ha letto, il consiglio e' lo stesso. Infatti contrariamente al libro che ha una narrazione molto lineare e cronologica, il film si svolge in modo completamente arbitrario con continue fughe in avanti ed all' indietro nel tempo, e rende difficile la ricostruzione mentale di tutta la storia. Le motivazioni fondamentali del disagio psicologico dei due protagonisti, che nel libro vengono raccontati nelle prime pagine, nel film vengono svelati solo a meta' del secondo tempo. Nel film non si capisce la motivazione fondamentale che ha Alice nell'andare da sola a fare la fotografa al matrimonio di Viola. Non si capisce nemmeno qual e' l' attivita' di Mattia quando va a lavorare in Germania. Addirittura, nel film, non si capisce nemmeno tanto bene il titolo, cioe' che attinenza abbiano i numeri primi e la loro solitudine, con tutta la storia dei due protagonisti. Nel romanzo invece tutto cio' e' spiegato molto bene, ed e' l'essenza stessa della storia. C'e' poi una sequenza piuttosto lunga, ambientata in discoteca, in cui la musica ossessiva spacca i timpani, e le luci psichedeliche con continui lampi improvvisi, causano un vero fastidio agli occhi dello spettatore, che veramente non vede l'ora che finisca. Si salva solo l' interpretazione di Alba Rohrwacher, brava come al solito.
Luigi
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