ultimoboyscout
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mercoledì 29 agosto 2012
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numeri speciali, sospettosi e solitari.
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Gli anni dell'infanzia sono stati particolarmente difficili per Alice e Mattia, ed entrambi ne sono rimasti segnati, nell'animo e nella mente. L'incontro delle loro solitudini, però, potrebbe aprire uno spiraglio di felicità. Saverio Costanzo porta sullo schermo il best-seller di Paolo Giordano: affrontare un romanzo di successo non è mai facile, Costanzo lo fa con incredibile sensibilità e intelligenza, ma il risultato è scadente. Lo reinterpreta, evitando di mettere le pagine in immagini, da uno stile pop nel raccontare le storie di queste due anime afflitte e tormentate, non riuscendo a dare loro il giusto spessore, forse anche a causa di attori non in stato di grazia.
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Gli anni dell'infanzia sono stati particolarmente difficili per Alice e Mattia, ed entrambi ne sono rimasti segnati, nell'animo e nella mente. L'incontro delle loro solitudini, però, potrebbe aprire uno spiraglio di felicità. Saverio Costanzo porta sullo schermo il best-seller di Paolo Giordano: affrontare un romanzo di successo non è mai facile, Costanzo lo fa con incredibile sensibilità e intelligenza, ma il risultato è scadente. Lo reinterpreta, evitando di mettere le pagine in immagini, da uno stile pop nel raccontare le storie di queste due anime afflitte e tormentate, non riuscendo a dare loro il giusto spessore, forse anche a causa di attori non in stato di grazia. Il film delude, col suo taglio e le sue atmosfere horrorifiche e ciò che è peggio, a tratti, riesce ad essere pure fastidioso. Il regista dopo una buona prima parte di presentazione in cui svela poco alla volta le solitudini e le menomazioni di Alice e Mattia, smarrisce la via imboccata e si perde. ne imbocca altre, ma nessuna sembra più essere quella giusta e anche la musica non aiuta, eccessiva e rimbombante. Costanzo punta all'autorialità, sprecando materiale umano col risultato di far sembrare tutto finto ed estremamente artificioso, con la confusione che regna sovrana assieme ad un lato introspettivo troppo marcato che lo rende ermetico ai più. Ma la tensione creata cede quasi subito, i segreti e i drammi dei protagonisti vengono goffamente svelati e tutto si sgonfia, trasformandosi in una dolorosissima agonia. Luca Marinelli ha per tutto il film la stessa terribile faccia, la Rossellini è l'ombra di se stessa e dovrebbe fungere da perno intellettuale ma il condizionale è d'obbligo e tutto va nella direzione del ridicolo involontario e del falso. E se il messaggio è che il mondo è crudele verso i deboli e i sensibili, Costanzo deve aver tirato un bel sospiro di sollievo visto quant'è fortunato!
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=stefano2=
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giovedì 14 giugno 2012
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intenso e
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Non era facile fare la trsposizione cinematografica di un romanzo di tanto successo. Spesso tali operazioni danno risultati deludenti; non in questo caso. Un cast all' altezza, sul quale brillano una intensa ed espressiva Alba Rorwacher e una ritrovata Isabella Rossellini, che abbina a una naturalezza di recitazione invidiabile, una sfumatura sinistra, decisamente adatta al copione. La narrazione procede facendo ampiamente perno sull' espressività degli attori, sugli sguardi, sui silenzi, sull' evoluzione dei corpi, sui suoni, ma sopratutto sulle musiche, alle quali è riservato un ruolo di spicco. Il film emoziona e convince, nella narrazione di un rapporto complicato e impossibile quanto intenso, profondo e imprescindibile per entrambi i "numeri primi".
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Non era facile fare la trsposizione cinematografica di un romanzo di tanto successo. Spesso tali operazioni danno risultati deludenti; non in questo caso. Un cast all' altezza, sul quale brillano una intensa ed espressiva Alba Rorwacher e una ritrovata Isabella Rossellini, che abbina a una naturalezza di recitazione invidiabile, una sfumatura sinistra, decisamente adatta al copione. La narrazione procede facendo ampiamente perno sull' espressività degli attori, sugli sguardi, sui silenzi, sull' evoluzione dei corpi, sui suoni, ma sopratutto sulle musiche, alle quali è riservato un ruolo di spicco. Il film emoziona e convince, nella narrazione di un rapporto complicato e impossibile quanto intenso, profondo e imprescindibile per entrambi i "numeri primi". Guardate questo film lasciando a casa pregiudizi snobbistici di chi deve far scontare alla pellicola la somma "colpa" di essere la riproposizione cinematografica di un grande successo editoriale e non ne resterete indifferenti. Il film tratto dal libro non deve necessariamente essere meglio o peggio, quanto semplicemente "diverso", un linguaggio diverso per raccontare i medesimi fatti.
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oilitta
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venerdì 27 aprile 2012
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senza misura
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Due situazioni dilatate oltre misura. Un risultato decisamente deludente.
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dubbiosa
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lunedì 2 aprile 2012
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leggere fra le righe
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Ho letto il libro ed ho visto il film. Non sono solita dire che è bello o altro ,che mi piace oppure no, sono solita dire, e lo penso davvero, che ritengo interessante ciò che leggo o vedo. Entrambi i lavori (letterario e cinematografico) espongono, con taglio stilistico moderno, quindi veloce e stringato , uno spezzato di mondo giovanile infelice e tristissimo per chi legge o guarda con la mia veneranda età sulle spalle . Dalla mia angolazione valutativa, l'impotenza, che è quasi paralisi, a costruirsi una felicità, in quei due giovani, è il frutto di un'inettitudine genitoriale preoccupante perché diffusissima anche nelle classi sociali medie o medio-alte, che avrebbero modo di documentarsi sul compito educativo e sulla responsabilità di stimolare nei figli le energie utili per costruire una felicità futura, se soltanto queste classi sociali, oltre al benessere economico avessero anche un po' di cervello consapevole di che cosa significhi mettere al mondo dei figli .
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Ho letto il libro ed ho visto il film. Non sono solita dire che è bello o altro ,che mi piace oppure no, sono solita dire, e lo penso davvero, che ritengo interessante ciò che leggo o vedo. Entrambi i lavori (letterario e cinematografico) espongono, con taglio stilistico moderno, quindi veloce e stringato , uno spezzato di mondo giovanile infelice e tristissimo per chi legge o guarda con la mia veneranda età sulle spalle . Dalla mia angolazione valutativa, l'impotenza, che è quasi paralisi, a costruirsi una felicità, in quei due giovani, è il frutto di un'inettitudine genitoriale preoccupante perché diffusissima anche nelle classi sociali medie o medio-alte, che avrebbero modo di documentarsi sul compito educativo e sulla responsabilità di stimolare nei figli le energie utili per costruire una felicità futura, se soltanto queste classi sociali, oltre al benessere economico avessero anche un po' di cervello consapevole di che cosa significhi mettere al mondo dei figli .Cio che mi è rimasto dentro il cuore è una grande amarezza di fronte a due vite spezzate e calpestate nel loro diritto a crescere sereni e fiduciosi in sé e negli altri(Alice con un padre sciocco , ambizioso ed egocentrico e una madre assente e rinunciataria) e nel loro diritto ad essere informati correttamente, rispettati nei loro limiti ed accompagnati nel percorso elaborativo (Mattia con genitori impreparati ad una bimba problematica ed ai suoi inconsapevoli contraccolpi sul fratello).In quel tempo, che non è quello delle caverne, non esistevano specialisti vari per consultarsi ed avere un sostegno nel compito educativo? Già, dimenticavo che ,innnanzi tutto, bisogna guardare in faccia la realtà ed accettarla.....( ho titolo a parlarne perché ho vissuto questa realtà) .Mi amareggia affermarlo ancora una volta, ma ritengo anche necessario anzi utile ricordare ai genitori che educare è un compito arduo ma ineludibile, e che la loro responsabilità è grande, sebbene non assoluta, e che amare vuol dire rendere liberi e dotati di strumenti idonei per costruirsi una vita degna di questo nome, e non solo una carriera e un patrimonio, ma semmai di un capitale interiore che non s'improvvisa né si recupera a proprio comodo o piacimento.Vorrei sapere se il tema educativo è condiviso da qualcuno....grazie...
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erixon
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lunedì 5 marzo 2012
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terribile
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Il romanzo è un caso letterario pompato da premi comprati e pubblicità gratuita, essendo edito da Mondadori. La massa purtroppo ne parla come un capolavoro. Buchi e incongruenze, principalmente irrealtà. Qualità che non sono certo adducibili al neo-realismo. E, se già il libro presenta scarsezza di realtà, nonostante il tentativo dell'Autore diinquadrare le concrete difficoltà di un "disadattato" nell'interfacciarsi col mondo sociale, il film rende ancora più metafisica ergo impossibile la consecutio della trama con silenzi infiniti, flashback malamente intrecciati, scelte di casting errate (eclatante la diversità tra l'Alice adulta, Alba Rohrwacher, e l'Alice bambina, Martina Albano).
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Il romanzo è un caso letterario pompato da premi comprati e pubblicità gratuita, essendo edito da Mondadori. La massa purtroppo ne parla come un capolavoro. Buchi e incongruenze, principalmente irrealtà. Qualità che non sono certo adducibili al neo-realismo. E, se già il libro presenta scarsezza di realtà, nonostante il tentativo dell'Autore diinquadrare le concrete difficoltà di un "disadattato" nell'interfacciarsi col mondo sociale, il film rende ancora più metafisica ergo impossibile la consecutio della trama con silenzi infiniti, flashback malamente intrecciati, scelte di casting errate (eclatante la diversità tra l'Alice adulta, Alba Rohrwacher, e l'Alice bambina, Martina Albano). Sia presa diretta che le musiche sono l'ancora di salvezza per il pathos del film. Il montaggio è ovviamente sovrano. Trovo inoltre offensiva l'idea stessa del romanzo perché mostra due disadattati senza prospettare evoluzione, senza offrire speranza, se non il matrimonio di Alice con un dottore, una trovata pessima peraltro inespressa nel film. Se fosse stato ambientato nell'800 forse avrebbe retto. Un film assolutamente vuoto e colmo di vuoti. Mi spiace per la regia, il direttore di fotografia e tutti coloro che hanno perso tempo, con grandi sforzi, nel tentare di rendere interessante una storia inesistente.
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cinemania
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martedì 8 novembre 2011
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...chi non ha letto il libro lo faccia subito...
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Il consiglio vale anche per me.....dopo aver visto il film,confesso,non senza una certa "fatica",forse troverò nella lettura del pluripremiato romanzo qualche chiarificazione sui personaggi, a mio avviso non ben tratteggiati nei loro tormenti psicologici. Nonostante i continui disordinati flashback e flashforward che in alcuni casi portano lo spettatore quasi a non riconoscere i personaggi nelle loro età diverse,o qualche scena troppo lunga come quella in discoteca,quasi un disturbo per lo spettatore,la fotografia è molto bella e gli attori bravissimi. Splendida come sempre l'interpretazione di Alba Rorhwacher,la scena nella parte finale in cui Alice-Alba tenta velocemente di "riordinarsi" per aprire la porta a Mattia trasmette un'emozione fortissima.
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Il consiglio vale anche per me.....dopo aver visto il film,confesso,non senza una certa "fatica",forse troverò nella lettura del pluripremiato romanzo qualche chiarificazione sui personaggi, a mio avviso non ben tratteggiati nei loro tormenti psicologici. Nonostante i continui disordinati flashback e flashforward che in alcuni casi portano lo spettatore quasi a non riconoscere i personaggi nelle loro età diverse,o qualche scena troppo lunga come quella in discoteca,quasi un disturbo per lo spettatore,la fotografia è molto bella e gli attori bravissimi. Splendida come sempre l'interpretazione di Alba Rorhwacher,la scena nella parte finale in cui Alice-Alba tenta velocemente di "riordinarsi" per aprire la porta a Mattia trasmette un'emozione fortissima.Nessun'altra attrice avrebbe potuto renderla meravigliosamente quanto lei.Un ultimo appunto:perchè sconfinare nell'horror...?
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tiamaster
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lunedì 10 ottobre 2011
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un film che non lascia niente
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un film che non mi ha lasciato nulla.io premetto che non ho letto il libro,e quindi non posso dire sè è fedele come film,stà di fatto che è un film tremendamente pesante,un vero mattone,per nulla lineare e molto confusionaro in molte scene.alba rohrwacher si dimostra ancora una volta molto brava,ma il film è assolutamente da evitare,soprattutto se si vuole film poco impegnativi.ho sentito buonissime voci sul libro...ma se è come il film allora è tremendo,i tre milioni (anche se è poco,per un film "d'autore" in un mercato che cerca solo commedia leggere) sono stati in gran parte incassati dalla fama del libro e dal trampolino di venezia.
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un film che non mi ha lasciato nulla.io premetto che non ho letto il libro,e quindi non posso dire sè è fedele come film,stà di fatto che è un film tremendamente pesante,un vero mattone,per nulla lineare e molto confusionaro in molte scene.alba rohrwacher si dimostra ancora una volta molto brava,ma il film è assolutamente da evitare,soprattutto se si vuole film poco impegnativi.ho sentito buonissime voci sul libro...ma se è come il film allora è tremendo,i tre milioni (anche se è poco,per un film "d'autore" in un mercato che cerca solo commedia leggere) sono stati in gran parte incassati dalla fama del libro e dal trampolino di venezia.
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viola96
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sabato 24 settembre 2011
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indecifrabile.
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Il cinema italiano di qualità è destinato,in un modo o nell'altro,a farsi da parte,minacciato dal crescente dominio delle commediole che incassano tanto e che non si ritraggono quasi mai.Il poco cinema Italiano che non sia prevalentemente commerciale è sotto ostaggio della politica(specialmente della Sinistra),dell'ecumenismo in genere,dell'assordante e liberatoria auto-proclamazione di classe elevata.Tratto da un romanzo discretamente riuscito di Paolo Giordano,"La solitudine dei numeri primi" è un'attenta contemplazione sul significato del dolore e sulla dolorosità della cura.Costanzo,che ha un tocco vagamente neo-realista e che si auto-importa nel buio e triste caos amniotico della vicenda,non riesce nell'impresa di trasportare sul grande schermo un romanzo di puro stampo sociale senza quindi incappare nel patetismo delle figure.
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Il cinema italiano di qualità è destinato,in un modo o nell'altro,a farsi da parte,minacciato dal crescente dominio delle commediole che incassano tanto e che non si ritraggono quasi mai.Il poco cinema Italiano che non sia prevalentemente commerciale è sotto ostaggio della politica(specialmente della Sinistra),dell'ecumenismo in genere,dell'assordante e liberatoria auto-proclamazione di classe elevata.Tratto da un romanzo discretamente riuscito di Paolo Giordano,"La solitudine dei numeri primi" è un'attenta contemplazione sul significato del dolore e sulla dolorosità della cura.Costanzo,che ha un tocco vagamente neo-realista e che si auto-importa nel buio e triste caos amniotico della vicenda,non riesce nell'impresa di trasportare sul grande schermo un romanzo di puro stampo sociale senza quindi incappare nel patetismo delle figure.Alba Rochwaller e Luca Marinelli,si prestano a questo gioco al massacro che prevede più vittime e meno complici del solito.La storia narra di Alice,triste anoressica zoppa,che risulta un personaggio troppo vicino al patetismo e alla pietà civile,per auto-commeserarsi(ci) e di Mattia,auto lesionista colpevole di aver involontariamente provocato la morte della sorellina affetta da autismo.Le loro vite si incroceranno.Entrambe le figure dei due protagonisti,lontane dalla rappresentazione schematica del romanzo,rappresentano due singoli individui con difetti e pregi e problemi,che uniti a coppia,cercano di superarli.E invece li raddoppiano.Non è un capolavoro "La solitudine dei numeri primi":Nella sua tempestiva audacia si dimentica di considerare punti importanti nella vicenda e cerca di autocontrollarsi,diventando il più casto possibile.Inoltre,l'idea di svolgere il film in periodi storici discostanti,che nel romanzo era riuscita benissimo,stavolta perde di lucidità e non permette spunti ben più importanti di quelli semplicistici.Come al solito,il confronto con il romanzo è impetuoso:Dove il libro di Giordano ampliava più gli aspetti metafisici e surreali della vicenda,Costanzo permette alla sua macchina di presa non di ricrearsi negli archivi della memoria e nei meandri della mente dei protagonisti,ma bensì di gurdarli con sguardo attento e consolatorio,verso un mondo nuovo che appare impossibile.A parte qualche netta differenza con il romanzo,si dimostra un adattamento affidabile e preciso,che ricostruisce sullo schermo ciò che nel romanzo veniva solo accennato.Notiamo un progressivo aumento di colore e mescolanza di atmosfere:Mentre si parte dal liceo,in cui i due si incontrano e iniziano a condividere i loro problemi,si finisce in un luogo che sembra magico,in cui i problemi non esistono,o meglio passano in secondo piano.Comunque,il film tocca tasti importanti:Il senso di colpa per la morte di un caro,l'anoressia,il disagio sociale,l'auto-fustigazione.Soprattutto quest'ultimo tratto è reso splendidamente nel film:Mattia si punisce non perchè pensa di aver provocato la morte della sorella,ma bensì perchè lui sa che avrebbe potuto aiutarla e non lo ha fatto.C'è tanta,ma tanta,ma tanta carne al fuoco,che rischia di bruciare inesorabilmente e di ridursi in cenere e in poltiglia.Ottime le interpretazioni dei protagonisti,le musiche interessanti,i vari riferimenti all'infanzia,ma può risultare dannosa la sovra esposizioni a cambiamenti temporali e l'assordante tempestività dell'azione."La solitudine dei numeri primi" è un lento e solenne harakiri umano,che non coglie ciò che c'era da cogliere e non si fa apprezzare.Insomma,alla fine,si resta con l'amaro in bocca.
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[+] buona recensione ma la politica che c'entra?
(di alessandro vanin)
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franguen
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domenica 7 agosto 2011
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pesantissimo
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Se vi è piaciuto il romanzo, se leggendolo avete provato emozioni e la storia vi è rimasta impressa per la sua poesia non guardate il film, purtroppo molto deludente. Di una lentezza quasi snervante,con musiche angoscianti e sinceramente inadatte anche se il regista ha voluto proporlo in chiave horror, mi chiedo perchè? La sofferenza di Mattia e Alice così ben espressa nelle pagine del libro nel film diventa alienante, pesantissima e a volte incomprensibile. Pessimo.
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nemo_2057
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giovedì 21 luglio 2011
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ma che c'entrano i numeri primi?
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Leggendo un libro e guardando un film, dovrebbe, prima della fine, apparire chiaro il perchè del titolo: in questo film non accade.
Il regista "cita" (anche se mi verrebbe da dire "copia") diverse soluzione registiche e di colonna sonora, come l'inizio che è innegabilmente ispirato a "Profondo Rosso", ma, a differenza di Dario Argento, non produce una buona sceneggiatura, si limita ad accennare elementi che nel libro sono di fondamentale importanza, primo fra tutti il senso profondo dei numeri primi, il cui fascino può essere trasmesso anche ai non addetti ai lavori, come fa Paolo Giordano nel libro, senza dover entrare nel dettaglio della Teoria dei Numeri.
Si sa che adattare allo schermo la linea narrativa di un libro non è cosa facile, poichè i tempi scanditi nelle pagine non sono gli stessi che si possono imprimere con la pellicola, quindi ci può stare l'uso dei flashback; quello che non ci può stare l'abuso dei silenzi e per quanto gli attori (bravi) compiano uno sforzo per trasmettere ciò che è così ben espresso sulla carta, il film rimane incompiuto, un'occasione sprecata per un evento letterario decisamente e positivamente fuori dagli schemi usuali.
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