nanobrontolo
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domenica 29 ottobre 2023
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e voi? cosa avreste fatto?
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Francamente non condivido i commenti negativi e le 1 o 2 stelle! Un regista non deve sempre necessariamente dirti com'è andata a finire! Una vita non ha sempre un finale. Woody anzi illustra ed invita a riflettere su alcuni dei milioni di casi di semplici storie umane, ti vuol dire che ciò che capita o può capitare a te è già successo o succedeŕà a qualcun altro, un modo per dire a chiunque: non sei il solo a chiederti qual è il fine di questo, breve o lungo che sia, atto di teatro che è la vita!
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fabri
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lunedì 10 maggio 2021
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commedia gradevole
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Tema ricorrente, ma in ogni caso commedia pacevole, interpretata da bravi attori.
Non ci si può sempre aspettare il massimo, ma nel complesso è un film che mi è piaciuto, con incastri amorosi molto in stile Allen.
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laura
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giovedì 17 dicembre 2020
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schifezza assoluta
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Film privo di finale, anzi inesistente, per quanto riguarda la trama, banalissima, soprattutto lentissimo, sconsigliatissimo.
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great steven
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mercoledì 19 giugno 2019
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la psicosi del successo in amore e sul lavoro.
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INCONTRERAI L'UOMO DEI TUOI SOGNI (USA, 2010) diretto da WOODY ALLEN. Interpretato da NAOMI WATTS, ANTHONY HOPKINS, JOSH BROLIN, GEMMA JONES, ANTONIO BANDERAS, FREIDA PINTO, LUCY PUNCH
Passioni, ambizioni e frustrazioni provocano un crescendo di guai e follie nella vita di due coppie sposate, la prima formata da Alfie ed Helena e la seconda formata dalla loro figlia Sally col marito Roy. Alfie divorzia da Helena per inseguire un ridicolo, impossibile sogno di perduta giovinezza e si accomoda malamente con Charmain, attricetta civettuola dai trascorsi disdicevoli, mentre la sua ex moglie, ancora desiderosa di incontrare un nuovo amore, si affida ciecamente ai consigli bislacchi di una cartomante ciarlatana, finendo però per innamorarsi di un libraio che condivide con lei l’interesse per l’occulto.
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INCONTRERAI L'UOMO DEI TUOI SOGNI (USA, 2010) diretto da WOODY ALLEN. Interpretato da NAOMI WATTS, ANTHONY HOPKINS, JOSH BROLIN, GEMMA JONES, ANTONIO BANDERAS, FREIDA PINTO, LUCY PUNCH
Passioni, ambizioni e frustrazioni provocano un crescendo di guai e follie nella vita di due coppie sposate, la prima formata da Alfie ed Helena e la seconda formata dalla loro figlia Sally col marito Roy. Alfie divorzia da Helena per inseguire un ridicolo, impossibile sogno di perduta giovinezza e si accomoda malamente con Charmain, attricetta civettuola dai trascorsi disdicevoli, mentre la sua ex moglie, ancora desiderosa di incontrare un nuovo amore, si affida ciecamente ai consigli bislacchi di una cartomante ciarlatana, finendo però per innamorarsi di un libraio che condivide con lei l’interesse per l’occulto. Intrappolati in un matrimonio snervante, Sally e Roy non si decidono ad avere un figlio che potrebbe risvegliare il colore lucente della loro unione e si risolvono infine per prendere strade differenti: lei, responsabile di una galleria d’arte e abile scopritrice di talenti, si innamora del suo datore di lavoro Greg (anch’egli in rotta sentimentale, ma segretamente coinvolto in un affaire con la migliore amica di Sally, di recente riuscita ad allestire una mostra personale di quadri), ma la cosa non va come previsto dalla donna; Roy, ex autista di limousine ma soprattutto scrittore con l’ansia da prestazione letteraria con alle spalle un romanzo di debutto che ha riscosso molto successo, rimane folgorato da Dia, chitarrista latinoamericana che abita nel palazzo di fronte al suo, la quale, benché fidanzata e con un matrimonio in arrivo, accoglie le sue avances e va a vivere con lui con acceso entusiasmo. Alla sua prima regia nel secondo decennio del XXI secolo, Allen evita di togliere la patina di nevrosi dai suoi personaggi (saggia scelta) e li immerge nel marasma della quotidianità statunitense del giorno d’oggi, facendoli muovere in contesti a loro noti, ma evidentemente meno di quanto essi stessi s’aspettano. È comprensibile vedendo che i piani di queste donne e questi uomini, talmente ansiosi e speranzosi da rasentare una pazza ingenuità, si dissolvono in fumo prima ancora di andar incontro a un seppur minimo esito di una qualche solidità. Il regista di New York è anche abile, qui più che nella sterminata filmografia precedente, a non calcare troppo la mano sulla differenza di genere in merito all’attribuzione di comportamenti sopra le righe: tanto le donne – abbiamo una Watts in carriera preda di emicranie e gelosie a raffica, una Jones che si affida unicamente ad un futuro predetto su basi inesistenti e una Punch che sposa un uomo molto più anziano di lei conservando però una nervosa ossessione per gli istruttori palestrati – quanto gli uomini (Hopkins non sa far la pace col problema dell’invecchiamento, mentre Brolin arriva addirittura a sottrarre ad un amico che crede morto in un sinistro stradale il manoscritto di un romanzo pur di sfondare in ambito editoriale), rincorrono sogni più o meno di gloria, creandosi aspettative e immaginazioni oltre la credibilità, e rientrano nei ranghi del loro misero squallore solo quando si cozza con la faccia contro il robusto, invalicabile muro della fallibilità umana. Una fallibilità che sembra sempre cercare l’anima gemella, poiché non basta a sé stessa e si vede in un quadro infelice perché incompleto. Fra gli attori non ancora citati in questa recensione, brillano Banderas nelle vesti del proprietario della galleria birbantello a cui piace alzare il gomito (anche in senso figurato) e la Pinto che recita con sicurezza la parte della laureanda in musicologia che si fa ammaliare dai complimenti erotici di un ammiratore più risoluto che mai. Geniali figure di contorno che alimentano con verosimiglianza e divertimento l’impalcatura della vicenda. Questa volta la colonna sonora, oltre alle solite partiture jazz, denota anche alcuni famosissimi brani di musica moderna e sonate di Mozart e altri celebri compositori del tempo che fu.
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steffa
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mercoledì 22 maggio 2019
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un minestrone sconclusionato
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sembra che abbiano mescolato i plot per 3-4 film senza svilupparne nemmeno uno, buoni gli attori e le ambientazioni ma la fotografia manca di freschezza e da l'idea di una pellicola nata già vecchia, un film girato tanto per fare, Woody puoi fare molto di più, o forse sei ancora troppo avanti ??!
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fabio
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venerdì 24 agosto 2018
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nientedicchè
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è risaputa la visione pessimistica sull'uomo di Allen. qui si parla d'amore in varie età, ma il risultato non cambia.
salverei solo l'interprertazione di Hopkins. Da vedere solo se cinefili appassionati del cinema di Allen
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xerox
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giovedì 7 gennaio 2016
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non mi sarei mai immaginato....
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... che anche il grande Woody avrebbe fatto un film in cui si beve da una scena all'altra passandosi il bicchiere di whisky. Come un b-moovie qualsiasi. I produttori di whisky ringraziano (e pagano!)
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elgatoloco
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giovedì 24 dicembre 2015
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grande commedia in interni
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Ancora una volta Allen ci spiazza con una commedia(non molto comica, invero, ma non è neppure un dramma, dunque la definizione è legittima)quasi tutta in interni, dove si parte da cinque situazioni problematiche a livello esistenziale e sentimentale(quasi un'endiadi, però...), che si sviluppano, "evolvono", ma senza un finale definitivo,"risolutivo". UN'"incompiuta"di grande intelligenza, di notevole forza, se si riesce a coglierne il sottotesto profondo, con la citazione shakespeariana all'inizio e nel finale, a segnare una continuità profonda, da"serpente che si morde la coda", per dire della vanità delle cose umane(il biblico , del Qohelet,"Vanitas, vanitatum vanitas".
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Ancora una volta Allen ci spiazza con una commedia(non molto comica, invero, ma non è neppure un dramma, dunque la definizione è legittima)quasi tutta in interni, dove si parte da cinque situazioni problematiche a livello esistenziale e sentimentale(quasi un'endiadi, però...), che si sviluppano, "evolvono", ma senza un finale definitivo,"risolutivo". UN'"incompiuta"di grande intelligenza, di notevole forza, se si riesce a coglierne il sottotesto profondo, con la citazione shakespeariana all'inizio e nel finale, a segnare una continuità profonda, da"serpente che si morde la coda", per dire della vanità delle cose umane(il biblico , del Qohelet,"Vanitas, vanitatum vanitas"..., traccia mnestica comunque residuale nel WOoday Allen rigorosamente agnostico). POchi ed essenziali movimenti della macchina d a presa, attori perfettamente diretti e transfunzionalizzati genialmente(Hopkins qui non ha più nulla di"Hannibal the Cannibl ..., per res.), in un contesto dove non c'è più la"comicità"dell'Allen"first style", ma solo uno humor caustico e corrosivo, a ben vedere. El Gato.
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lawrence92
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lunedì 22 luglio 2013
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allen deludente
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Allen è un grande lavoratore, non v'è dubbio. E a fare un film all'anno (praticamente dall'inizio della sua carriera) non aiuta a fare sempre capolavori. Questo ne è un fulgido esempio: ci sono sìì i dialoghi tipicamente Alleniani, ci sono sì i personaggi perdenti ( e decadenti), ma è tutto rilegato in un pacchetto vuoto, per un prodotto che ha da offrire ben poco agli spettatori. Allen si rifarà comunque con Midnight in Paris...
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fabolando
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mercoledì 10 aprile 2013
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solito woody, bravo woody
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tematiche e tipologia di personaggi/situazioni già visti in molti, moltissimi film di W.A. ma, ancora una volta, è riuscito a creare un film divertente e interessante.
Gli attori sempre bravissimi, la fotografia sempre impeccabile, le situazioni che prima appaiono banalmente quotidiane diventano paradossali esaltando le frustrazioni dell'animo umano. Film all'altezza delle aspettative
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