clavius
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lunedì 6 dicembre 2010
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il tramonto di un grande
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E' il film di un uomo di 75 anni. E si vede. Nel senso che l'intreccio stucchevole delle disavventure amorose dei personaggi è oramai trito. Un film impastato attorno ad una verbosità a tratti noiosissima che ha il difetto supremo (per un film di Allen) di non strappare più nemmeno un sorriso. Sono vent'anni che non riesce più a raccontare qualcosa di nuovo in un modo nuovo e in quest'ultima pellicola la sensazione sconfortante dell'imbolsimento della sua produzione è lampante. Evito di fare paragoni imbarazzanti con altri film dello stesso regista. Qui non si può che attendere lo svolgimento scontato degli eventi. La scrittura ha perso la freschezza di un tempo e direi che l'intero impianto della pellicola non brilla mai per originalità.
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E' il film di un uomo di 75 anni. E si vede. Nel senso che l'intreccio stucchevole delle disavventure amorose dei personaggi è oramai trito. Un film impastato attorno ad una verbosità a tratti noiosissima che ha il difetto supremo (per un film di Allen) di non strappare più nemmeno un sorriso. Sono vent'anni che non riesce più a raccontare qualcosa di nuovo in un modo nuovo e in quest'ultima pellicola la sensazione sconfortante dell'imbolsimento della sua produzione è lampante. Evito di fare paragoni imbarazzanti con altri film dello stesso regista. Qui non si può che attendere lo svolgimento scontato degli eventi. La scrittura ha perso la freschezza di un tempo e direi che l'intero impianto della pellicola non brilla mai per originalità. Nell'elogio sotterraneo alle illusioni come balsamo delle esistenze non riconosco nemmeno più la sua poetica disincantata e a tratti feroce. Insomma dal basta che funzioni al basta che consoli. Aspettando il basta che sia ci dobbiamo accontentare di essere spattatori del tramonto di un grande.
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ripagrandeluca
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lunedì 6 dicembre 2010
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si salva solo la colonna sonora
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allen si salva col mestiere ma come sempre o fa grandi film o si arrampica sugli specchi non ci sono battute degne di lui e la storia è piena di spunti abbandonati in una frase " provaci ancora "
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variabiley
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lunedì 6 dicembre 2010
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aaa cercasi disperatamente ironia
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Il marito, la moglie, la figlia, il datore di lavoro della figlia, il compagno della figlia, la vicina: sei persone insoddisfatte delle rispettive relazioni sentimentali si trovano contemporaneamente a dover affrontare il problema, credendo di vedere la soluzione nel nuovo partner. Le storie si intrecciano a coppie, creando delle nuove realtà che mai si distaccano dalle precedenti, con l'obiettivo di non dargli mai la possibilità di credere del tutto in quello che hanno scelto, ma offrendogli comunque l'opportunità di vivere, seppur per un solo attimo, l'illusione dell'amore e della felicità.
C'è ridondanza nelle situazioni e negli eventi, come se si volesse sopperire a una mancanza di idee.
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Il marito, la moglie, la figlia, il datore di lavoro della figlia, il compagno della figlia, la vicina: sei persone insoddisfatte delle rispettive relazioni sentimentali si trovano contemporaneamente a dover affrontare il problema, credendo di vedere la soluzione nel nuovo partner. Le storie si intrecciano a coppie, creando delle nuove realtà che mai si distaccano dalle precedenti, con l'obiettivo di non dargli mai la possibilità di credere del tutto in quello che hanno scelto, ma offrendogli comunque l'opportunità di vivere, seppur per un solo attimo, l'illusione dell'amore e della felicità.
C'è ridondanza nelle situazioni e negli eventi, come se si volesse sopperire a una mancanza di idee. Se si volesse giocare con i personaggi, si potrebbe provare a scambiarli e non succederebbe assolutamente niente, la storia avrebbe lo stesso sviluppo. Questo perchè l'aspetto principale (la fuga dall'amore precedente alla ricerca di nuovi stimoli) e l'eccessivo numero di personaggi succhiano del tutto le personalità dei protagonisti e rendono il loro stato, sia emotivo che fisico, inutile contorno. Siamo rimbalzati da una situazione all'altra in un ping-pong di un'ora e quaranta, senza la possibilità che si rivelino dei colpi di scena. La scrittura non regge su una sola idea. Il furto del libro, quindi, risulta solo una piccola perla sul fondo di un mare sabbioso.
La scorrevolezza del film e i soliti colpi di genio nei dialoghi gli valgono 2 stelline, ma, questa volta, vacilla anche questa che, fino a Basta che funzioni, era stata una delle più grandi certezze del cinema di Woody Allen. Ripetitivi anche questi (vedi l'ossessione di Helena che alla lunga stanca), a tratti volgari, disturbanti (vedi l'accanimento di Sally nei confronti della mamma), stucchevoli, alla ricerca della risata facile piuttosto che tramite l'uso della straordinaria ironia che ha reso celebre lo sceneggiatore e regista.
Woody Allen ha provato a inserire un marcato filone decadente che, però, entra in conflitto con il tentativo di non cambiare il suo modo di fare cinema. Le due intenzioni non si amalgamano. In questo furbo esperimento ha esagerato nel tentativo di allargare la cerchia del suo pubblico, cercando di spingersi troppo oltre il sorriso amaro che riusciva a regalare con gli altri film, risultando "ridicolo" per chi è abituato al vero cinema decadente e poco brillante per chi ama la sua ironia.
Un modesto consiglio: se hai voglia di fare altro, abbi il coraggio di metterti totalmente in discussione.
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(di carlariz)
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pattie
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domenica 5 dicembre 2010
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i sogni son desideri.....
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Il solito W.Allen che ti fa sorridere ma ti lascia un retrogusto amaro in bocca. Come nessuno, sa costruire una trama basandosi sulle nevrosi e le paure più diffuse nel nostro pazzo mondo occidentale. Certo i suoi film non ti stupiscono per gli effetti speciali ma ti colpiscono allo stomaco per come mettono a nudo ansie e fobie dell'uomo moderno.
Il cast è eccellente e i dialoghi sono degni di una piece teatrale.
Questa volta indaga il sentimento dell'amore attraverso gli occhi disincantati e timorosi di uomini e donne adulti e anziani. L'impossibilità di diventare maturi, l'incapacità di rassegnarsi ai propri limiti, alla vecchiaia, alla vita che abbiamo avuto ed al futuro che ci aspetta.
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Il solito W.Allen che ti fa sorridere ma ti lascia un retrogusto amaro in bocca. Come nessuno, sa costruire una trama basandosi sulle nevrosi e le paure più diffuse nel nostro pazzo mondo occidentale. Certo i suoi film non ti stupiscono per gli effetti speciali ma ti colpiscono allo stomaco per come mettono a nudo ansie e fobie dell'uomo moderno.
Il cast è eccellente e i dialoghi sono degni di una piece teatrale.
Questa volta indaga il sentimento dell'amore attraverso gli occhi disincantati e timorosi di uomini e donne adulti e anziani. L'impossibilità di diventare maturi, l'incapacità di rassegnarsi ai propri limiti, alla vecchiaia, alla vita che abbiamo avuto ed al futuro che ci aspetta.
L'unica costante che accomuna tutti i protagonisti di questa storia londinese sono i sogni, i desideri irrealizzati, le speranze infrante.
Non è il suo film migliore (per me) ma è senz'altro superiore a molti che ho visto e vedo in giro.
Fa riflettere e aiuta a guardarsi dentro senza false morali, senza troppa indulgenza.
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moniquette
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domenica 5 dicembre 2010
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che cos'è l'amor?
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C'è chi va dalla cartomante
chi spera di avere un figlio
chi sogna guardando dalla finestra
chi si separa
chi sta per sposarsi
chi è innamorato di una morta
E il problema è la reciprocità dei desideri,
come sempre.
Film sicuramente piacevole e divertente,
anche se ho trovato le battute meno fulminanti del solito.
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tantum ergo
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domenica 5 dicembre 2010
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meno male che almeno paola d.g. e deteriora sequor
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la pensano più o meno come me...per un attimo mi era sembrato di essere Charlton Heston nel film 1975 Occhi Bianchi sul Pianeta Terra, circondato da ex esseri umani pericolosissimi e rimbecilliti.
Peccato, una volta tanto che esce un bellissimo film la gente con due g (la ggente) non ci capisce una maxxa. Meno male che abbiamo molte vite...
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pipay
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domenica 5 dicembre 2010
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illusioni e delusioni della vita
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Woody Allen, ancora una volta si immerge nel caos imponderabile e misterioso della vita, sottolineando illusioni e delusioni, cadute e speranze, sentimenti e falsità. E lo fa come sempre a suo modo, con vera sagacia, con mano leggera, elegante, facendo inoltre trapelare, soprattutto in questa pellicola, una punta di evidente amarezza e di delusione esistenziale. Gli interpreti del film sono perfetti: delineano i personaggi in maniera accellente. Non si può sottolineare, però, la lentezza di alcune scene e il senso di vuoto, voluto dal Regista, che disorienta alla fine lo spettatore. Tutto sfugge, insomma e nulla è concreto. Ma è proprio questo, credo, uno dei messaggi che Allen voleva trasmettere.
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Woody Allen, ancora una volta si immerge nel caos imponderabile e misterioso della vita, sottolineando illusioni e delusioni, cadute e speranze, sentimenti e falsità. E lo fa come sempre a suo modo, con vera sagacia, con mano leggera, elegante, facendo inoltre trapelare, soprattutto in questa pellicola, una punta di evidente amarezza e di delusione esistenziale. Gli interpreti del film sono perfetti: delineano i personaggi in maniera accellente. Non si può sottolineare, però, la lentezza di alcune scene e il senso di vuoto, voluto dal Regista, che disorienta alla fine lo spettatore. Tutto sfugge, insomma e nulla è concreto. Ma è proprio questo, credo, uno dei messaggi che Allen voleva trasmettere. Il regista americano non ha voluto strafare: è rimasto volutamente ingabbiato dentro il treno della vita, un treno non adatto a grandi viaggi, ma diretto a un deposito, a una piccola stazioncina dell'anima o verso un binario morto. Alcuni film di Allen risultavano più coinvolgenti, più bislacchi e geniali. Questo qui va visto, ma non è uno dei suoi lavori migliori.
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deteriora sequor
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domenica 5 dicembre 2010
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disperato
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Quasi torvo, direi. L'unica che se la cava è una vecchia mezza scema che accalappia un ridicolo ometto solitario lasciando tranquillamente al suo destino la propria figlia che ha appena divorziato e che le sta chiedendo disperatamente aiuto per il suo lavoro.
La vecchietta mezza matta la sfanga e gli altri che lottano in prima persona per realizzare i loro progetti più o meno sballati affondano inesorabilmente nelle cacche mobili della vita; e W. Allen lì le lascia senza nemmeno dirci come andrà a finire...in fondo non vale nemmeno la pena di saperlo, nella logica del film.
Bello; le quattro stelle valgono quattro e mezzo.
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tantum ergo
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domenica 5 dicembre 2010
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una commedia esilarante????
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Ahahah...guarda che è un film tragico, Alexia piccina.
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tantum ergo
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domenica 5 dicembre 2010
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il film più amaro
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A 75 anni Woody Allen si lascia andare al completo naufragio nichilistico; non fosse per la vena glamour anche nella disperazione e per il pallosissimo autocompiacimento che non riesce a levarsi di dosso nemmeno in età avanzata questo film sarebbe davvero un capolavoro assoluto.
Comunque assieme a Vicky, Cristina, Barcellona è certamente il suo migliore (migliore di Match Point, ad esempio).
La vita non ha senso, le nostre azioni sono mosse da moventi pseudo razionali perché in fondo non si tratta altro che della realizzazione di sogni privati, di illusioni infantili alle quali non si è mai rinunciato o a semplice desiderio di soldi e successo.Manon solo; perché nemmeno le nosytre azioni in fondo hanno un sesno reale da riportare a noi stessi o alla nostra cresicta interiore, affettiva e spirituale perché la catena degli eventi ci sovrasta del tutto e dietro ogni angolo ci apsetta la disillusione o al coincidenza che distrugge e ridicolizza i nostri miseri piani (a meno che non si nasca con la camicia come il distaccato Greg-Banderas che più che esistere davvero è uno stereotipo dell'immaginazione di quegli "sconfitti" che sono i personaggi principali).
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A 75 anni Woody Allen si lascia andare al completo naufragio nichilistico; non fosse per la vena glamour anche nella disperazione e per il pallosissimo autocompiacimento che non riesce a levarsi di dosso nemmeno in età avanzata questo film sarebbe davvero un capolavoro assoluto.
Comunque assieme a Vicky, Cristina, Barcellona è certamente il suo migliore (migliore di Match Point, ad esempio).
La vita non ha senso, le nostre azioni sono mosse da moventi pseudo razionali perché in fondo non si tratta altro che della realizzazione di sogni privati, di illusioni infantili alle quali non si è mai rinunciato o a semplice desiderio di soldi e successo.Manon solo; perché nemmeno le nosytre azioni in fondo hanno un sesno reale da riportare a noi stessi o alla nostra cresicta interiore, affettiva e spirituale perché la catena degli eventi ci sovrasta del tutto e dietro ogni angolo ci apsetta la disillusione o al coincidenza che distrugge e ridicolizza i nostri miseri piani (a meno che non si nasca con la camicia come il distaccato Greg-Banderas che più che esistere davvero è uno stereotipo dell'immaginazione di quegli "sconfitti" che sono i personaggi principali).
E allora l'unica speranza (e qui sta la "cattiveria" del messaggio, la cosmica disperazione nichilistica del regista arrivato al limite della sua esistenza), l'unica speranza è sperare di "non soffrire" e pur di evitare il dolore si può arrivare a desiderare delle assurdità inesistenti e indimostrabili ma per questo stesso incontrovertibili (le profezie, le molte vite, le speranze di incontrare il tall, dark stranger): La madre colpisce all'inizio per la fissità del suo sguardo che a tutta prima muove a compassione e pietà; ma alla fine si vedrà che quella vitrea fissità è incrollabile e spietata determinazione, appunto a "non soffrire", a chiudere gli occhi sulla realtaà reale che è orrribile e senza speranza e a restare "eyes wide shut" sul sogno impossibile ma rassicurante a costo di non guardare più le sofferenze degli altri fossero anche quelle delle persone che ci stanno più vicino; a usare gli altri semplicemente come scudo umano di fronte inevitabile perdita di senso esistenziale a cui ci porta la vita.
In Woody Allen però non c'è mai catarsi e non solo, c'è anche un non troppo nascosto autocompiacimento nel disvelare "l'atroce realtà delle cose" e questo è il difetto di questo e degli altri suoi film; una mancanza congenita di partecipazione umana, di pietà, di immedesimazione nell'altro che rivelano un fondo di mancanza di sinserità.
Comunque un grande film da rivedere.
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