mr_mojo.risin86
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giovedì 27 gennaio 2011
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non solo una commedia sentimentale
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Dopo essere tornato nella sua amata New York per il film del 2009 Basta che Funzioni, Woody Allen sbarca nuovamente in Europa, con il suo terzo film londinese intitolato Incontrerai l’uomo dei tuoi sogni, in cui si intrecciano le turbolenti vicende di due coppie - nella fattispecie quella di Alfie (Anthony Hopkins) e sua moglie Helena (Gemma Jones), e quella della figlia Sally (Naomi Watts) e di suo marito Roy (Josh Brolin).
E’ forse troppo riduttivo considerare questo film solo come una commedia sentimentale, è decisamente qualcosa di più. Come al solito Allen dirige magistralmente una formidabile squadra di attori (tra cui anche un ottimo Antonio Banderas) e riprende le sue tematiche più care.
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Dopo essere tornato nella sua amata New York per il film del 2009 Basta che Funzioni, Woody Allen sbarca nuovamente in Europa, con il suo terzo film londinese intitolato Incontrerai l’uomo dei tuoi sogni, in cui si intrecciano le turbolenti vicende di due coppie - nella fattispecie quella di Alfie (Anthony Hopkins) e sua moglie Helena (Gemma Jones), e quella della figlia Sally (Naomi Watts) e di suo marito Roy (Josh Brolin).
E’ forse troppo riduttivo considerare questo film solo come una commedia sentimentale, è decisamente qualcosa di più. Come al solito Allen dirige magistralmente una formidabile squadra di attori (tra cui anche un ottimo Antonio Banderas) e riprende le sue tematiche più care. La pellicola, infatti, si apre e si chiude con una citazione shakespeariana dal Macbeth riguardante la nullità e l’assenza di significato della vita umana, essenzialmente in balìa dei capricci del Caso e del Destino. L’unico modo rimasto all’uomo, ormai conscio della sua tragica situazione, per ingannarsi e sopportare tale condizione sembra essere quello di abbandonarsi alle illusioni e ai sogni, che, come detto nel film, possono essere più efficaci di una medicina (Ombre e Nebbia non è troppo lontano). Nell’universo del regista americano, giunto al suo quarantacinquesimo film, anche l’amore è un sentimento troppo labile, incostante e sopravvalutato per raggiungere la tanto agognata serenità. Il tutto, però, viene raccontato con una leggerezza e una sapienza che permettono allo spettatore di non sentirsi mai troppo soffocato e tormentato. In questo piccolo gioiello, in cui non si ride eccessivamente, un neo è, probabilmente, il personaggio della giovane moglie di Hopkins, troppo caricaturale e macchiettistico.
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hi mate!
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martedì 11 gennaio 2011
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woddy sempre grande ma.....
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Oramai troppo ripetitivo.....abbiamo capito woody come vedi la vita tu,vai in pensione!
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barbauss
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lunedì 10 gennaio 2011
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largamente evitabile.
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Stanco, piatto, banale, scontato: niente che permetta di ricordarselo, nulla che giustifichi i soldi spesi per vederlo. Personaggi vuoti, scene già viste, ironia pari a zero. Un episodio di Beautiful riesce ad attrarre maggiormente.
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renato volpone
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lunedì 3 gennaio 2011
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incontrerai un uomo alto e bruno
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La protagonista del film, donna schiave dell'alcool e della depressione, si affida ad una falsa veggente che l'aiuta con previsioni grossolane a vedere con positività la vita. Gli altri protagonisti, molto più concreti nella vita, la snobbano e tentano di migliorare la propria esistenza prendendo vie diverse e improbabili. La conclusione è l'amarezza del fallimento di tutti tranne che della protagonista. Il film, nonostante il doppiaggio pessimo, riesce a rendere benissimo l'idea della fragilità della condizione umana. Forse era meglio usare attori meno famosi: banderas e la pinto sono decisamente sottotono.
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fabruss
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mercoledì 29 dicembre 2010
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banale?
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parlare di banalità mi sembra fuori luogo, come parlare di bollitura di Woody. speranza? io nei suoi film ne ho vista sempre poca, in un regista dichiaratamente ateo che non crede neppure nell'umanità ( e lo posso capire). io in verità apprezzo molto più i film europei recenti di Allen, Match Point su tutti, che i logorroici polpettoni newyorchesi di un tempo. questo non sarà il suo capolavoro, ma è quello che il nostro ci ha sempre dato: rappresentazione della vita, senza tanti fronzoli ed orpelli, solo un filo di umorismo. ed un grande cast.
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valentinamì
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lunedì 27 dicembre 2010
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l'uomo dei sogni non ti vuole
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Se già un'improbabile traduzione(tutta all'italiana) scambia uno sconosciuto per l'uomo dei nostri sogni,non è difficile immaginare come il suo pubblico,giunto in sala per sognare una romantica love story tra Banderas e la Watts,a fine spettacolo si sia alzato deluso e disorientato. Ciò che manca a questo film è semplicemente un legame con la finzione. Nulla odora di cinematografica speranza,Woody Allen nel pieno della sua vecchiaia non sogna più. Non ci lascia intravedere un'ancora di salvezza nello schermo.
Se la sceneggiatura appare decisamente ricca di smagliature,con battute che non fanno ridere situazioni dette viste e straviste,a guadagnarci probabilmente è solo l'attore che, immerso nei suoi quotidiani fallimenti,salva il film dimostrando la propria bravura:perfetta Gemma Jones,che da mamma frustrata di Bridget Jones la troviamo dieci anni dopo nelle vesti di un'altra mamma frustrata e abbandonata;ottima anche Naomi Watts che nella story non rimpiange ciò che perde ma ciò che guadagna,ovvero un bel niente!
Gli uomini e le donne in questo film,giovani o vecchi che siano,sono nelle mani del più volte citato 50 e 50.
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Se già un'improbabile traduzione(tutta all'italiana) scambia uno sconosciuto per l'uomo dei nostri sogni,non è difficile immaginare come il suo pubblico,giunto in sala per sognare una romantica love story tra Banderas e la Watts,a fine spettacolo si sia alzato deluso e disorientato. Ciò che manca a questo film è semplicemente un legame con la finzione. Nulla odora di cinematografica speranza,Woody Allen nel pieno della sua vecchiaia non sogna più. Non ci lascia intravedere un'ancora di salvezza nello schermo.
Se la sceneggiatura appare decisamente ricca di smagliature,con battute che non fanno ridere situazioni dette viste e straviste,a guadagnarci probabilmente è solo l'attore che, immerso nei suoi quotidiani fallimenti,salva il film dimostrando la propria bravura:perfetta Gemma Jones,che da mamma frustrata di Bridget Jones la troviamo dieci anni dopo nelle vesti di un'altra mamma frustrata e abbandonata;ottima anche Naomi Watts che nella story non rimpiange ciò che perde ma ciò che guadagna,ovvero un bel niente!
Gli uomini e le donne in questo film,giovani o vecchi che siano,sono nelle mani del più volte citato 50 e 50.
Ancora una volta Allen mette in gioco il fato in questo suo finale aperto,amaro e deludente per chi era entrato in sala alla ricerca di un sorriso.
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davidestanzione
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sabato 25 dicembre 2010
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un woody trito, più imbolsito di josh brolin
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Woody Allen si é ormai definitivamente sostituito ai suoi film. Più che un film di Woody Allen, "Incontrerai l'uomo dei tuoi sogni" di fatto E' Woody Allen. Il Woody Allen peggiore, si intende. Quel Woody Allen che, tirandosi "fisicamente" dai suoi ultimi film (una sottrazione non indifferente), si é paradossalmente sostituito ad essi. Da geniale e autarchico tessitore di una poetica dell'umorismo basata prima di tutto sulla sua imprescindibile "presenza", lo schlemiel cinematografico per antonamasia si é ridotto a osservatore onnisciente e (dunque) insopportabile della propria storiella semplice semplice. Una declassazione insostenibile, specie per coloro che ancora si cullano sull'antica e indimenticata verve del regista newyorkese, sugli squarci fantapolitici e al fulmicotone della "fase slapstick", sui ritmatissimi itinerari nevrotici di Io e Annie, sulle odi felliane di Stardust Memories, sui lampi nostalgici di Manhattan.
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Woody Allen si é ormai definitivamente sostituito ai suoi film. Più che un film di Woody Allen, "Incontrerai l'uomo dei tuoi sogni" di fatto E' Woody Allen. Il Woody Allen peggiore, si intende. Quel Woody Allen che, tirandosi "fisicamente" dai suoi ultimi film (una sottrazione non indifferente), si é paradossalmente sostituito ad essi. Da geniale e autarchico tessitore di una poetica dell'umorismo basata prima di tutto sulla sua imprescindibile "presenza", lo schlemiel cinematografico per antonamasia si é ridotto a osservatore onnisciente e (dunque) insopportabile della propria storiella semplice semplice. Una declassazione insostenibile, specie per coloro che ancora si cullano sull'antica e indimenticata verve del regista newyorkese, sugli squarci fantapolitici e al fulmicotone della "fase slapstick", sui ritmatissimi itinerari nevrotici di Io e Annie, sulle odi felliane di Stardust Memories, sui lampi nostalgici di Manhattan. Da illuminante e pervasiva che era, la (non) presenza di Allen é diventata quasi fastidiosa, ridimensionata(si) a vocina fuori campo che distilla scialbi compendi senili, aforismi d'annata, giustificazioni precoci sul vuoto di senso intorno al quale ruota la vita nonché la trama dell'ultimo, brutto film alleniano. Trama? Meglio sorvolare, o passare ad altro, come peraltro fa lo stesso Allen quando, con vanagloriosa superbia d'autore, eccede nella smaccata vena didascalica di espressioni come "torniamo a dare un'occhiata al nostro Alfie". Raccordi narrativi sì elementari ma in fondo funzionali a tamponare (o piuttosto ad evidenziare) gli enormi buchi di scrittura, una scrittura sfibrata, logora, che dalla vacua panoramica di artistoidi frustrati, schitarrate dal sapore 'europeo' (pensavamo di essercene sbarazzati, dopo Vicky Cristina Barcelona) ed erezioni col timer lascia filtrare giusto qualche spunto, ora giocoso (i tarocchi con le carte siciliane, impagabili), ora amaro ("Chi me lo dice che il bambino é mio?" urla un impotente Hopkins alla sua barbie con steroidi), ora "ripetitivo": la frase ricorrente "Era quello che volevi, dovresti essere contento" é forse la più onesta e illuminante di tutto il film, un'esemplificativa sintesi disillusa dell'eterno e inarrestabile peregrinare del desiderio umano. Ottimi, ma sprecati, gli intepreti: in fondo, quella alleniana é una palestra attoriale, nella quale gente come l'imbolsito Brolin e Naomi "nervi tesi" Watts può forgiare il proprio 'metodo' sotto la vigile egida di nonno Woody. Che i suoi attori come sempre li cerca, li coccola, a volte "li isola", proprio come con Josh Brolin nel finale quando restringe il campo dell'inquadratura solo su di lui, quasi a volercene restituire l'ultima espressione, con un movimento di macchina che vagamente ricorda l'ultimissimo fotogramma di "Match Point" con Jonathan Rhys Meyers. A conclusione della favoletta di furore e rumore che non significano nulla, Allen non manca infine di rivolgere un approvazione recondita, forse sarcastica forse (chissa') anche solo vagamente sentita al personaggio di Helena (un'ottima Gemma Jones, risoluta e spaurita insieme), la quale si emancipa dal quotidiano frastuono kaledoiscopico coltivando l'illusione del paranormale e della reincarnazione, per lei a conti fatti una speranza più che una certezza. Perché , in certi casi, "l'illusione può essere la migliore delle medicine". Si spera allora che un Allen migliore possa tornare. Ben al di là (forse)di Carlà e delle mezzanotti parigine in cantiere.
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grianne
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giovedì 23 dicembre 2010
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it's just an illusion
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Come al solito, prima di entrare completamente in un film di Woody Allen, bisogna rendersi conto che ciò che andremo a gustare per i prossimi 100 minuti circa altro non è che un’illusione. I bianchi titoli di testa su sfondo nero, accompagnati da una piacevole musichetta, appaiono davanti agli occhi dello spettatore portando i nomi di chi ha contribuito a creare la storia per cui ha pagato. Nel caso di Incontrerai l’uomo dei tuoi sogni, in una Londra moderna e dinamica, sono proprio le illusioni che accompagnano la vita dei protagonisti: compagne silenziose, si mascherano da sogni, aspettative, progetti per il futuro, ma , in fondo, rimangono solamente effimere illusioni. Alfie vuole un figlio maschio e per questo si risposa in tutta fretta, Helena, dopo la separazione da Alfie, si fa cullare dalle parole di una veggente.
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Come al solito, prima di entrare completamente in un film di Woody Allen, bisogna rendersi conto che ciò che andremo a gustare per i prossimi 100 minuti circa altro non è che un’illusione. I bianchi titoli di testa su sfondo nero, accompagnati da una piacevole musichetta, appaiono davanti agli occhi dello spettatore portando i nomi di chi ha contribuito a creare la storia per cui ha pagato. Nel caso di Incontrerai l’uomo dei tuoi sogni, in una Londra moderna e dinamica, sono proprio le illusioni che accompagnano la vita dei protagonisti: compagne silenziose, si mascherano da sogni, aspettative, progetti per il futuro, ma , in fondo, rimangono solamente effimere illusioni. Alfie vuole un figlio maschio e per questo si risposa in tutta fretta, Helena, dopo la separazione da Alfie, si fa cullare dalle parole di una veggente. Insieme a loro, la figlia, Sally, fantastica su una possibile relazione con il suo capo e sull’apertura di una propria galleria d’arte, senza rendersi conto che il marito, Roy, sta tranquillamente intrattenendo una relazione con la vicina di casa in procinto di sposarsi. Per l’uomo, mediocre scrittore, l’illusione sarà il successo del nuovo libro pubblicato, rubato ad un amico che, sfortunatamente, è caduto in un coma profondo; trascinerà con sé anche l’amante che lascia il futuro sposo per quello che crede vero amore. La girandola di eventi parte inarrestabile, propriamente presentata da un narratore onnisciente ed eventuali flashback; i personaggi si muovono in luoghi che conoscono, il più delle volte in casa, entrando e uscendo dalle stanze, rincorrendosi con la voce. Il tutto è allietato da massicce dosi di alcol, usato per stemperare la tensione, o, semplicemente, per avere in mano un bicchiere con cui giocherellare quando non si sa bene cosa fare o dire. Si insiste particolarmente sul personaggio della moglie-madre, abbandonata, sottovalutata, usata, ma, per quanto la si dipinga come il personaggio più debole, capace di credere a tutto pur di sorridere di nuovo, depressa e quasi alcolizzata, sarà colei che riuscirà ad avere la propria rivincita, riuscendo a far pace con quelle illusioni che popolano la vita di ciascuno, senza ostacolarle o nasconderle come fanno tutti gli altri anzi, credendoci fermamente.
Un film corale, dove i personaggi prendono vita attraverso dialoghi leggermente brillanti ma pur sempre scorrevoli. Numerose le immagini già state sfruttate nel cinema in generale, come la moglie giovane, un romanzo mai finito, la vicina misteriosa e bella: Allen le utilizza inserendole in uno spaccato di vita quotidiana leggermente isterico, com’è giusto che sia. Egli ci permette di entrare discretamente in questo’ultimo solo per un po’, giusto il tempo necessario per assaporare le vite descritte, senza gustarle pienamente, lasciando al nostro intuito la decisione per il finale più appropriato.
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franco cesario
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giovedì 23 dicembre 2010
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ridere delle umane miserie
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Cast meraviglioso, ritmo, garbati colpi di scena, trama frizzante e fluida: ecco in estrema sintesi l'ultima opera di Woody Allen, tornato agli antichi fasti con "Incontrerai l'uomo dei tuoi sogni".
In una Londra piovosa e comunque sempre bellissima si svolgono le vicende di un nucleo familiare alle prese con le fisime del XXI secolo: il mito dell'eterna giovinezza, l'importanza delle apparenze, le illusioni della vanità, la ricerca della notorietà a tutti i costi.
Il film di Allen, che ci fa la grazia di non apparire sullo schermo, pur essendo un film corale, da spazio a tutti i protagonisti in egual misura (tranne, forse, a Banderas).
Dal parterre d'etoiles emergono sicuramente le interpretazioni del sempre formidabilmente burbero Josh Brolin, romanziere da un unico successo, rude, cinico e fedifrago e della deliziosa Naomi Watts, brava, bella, azzeccata nel ruolo della moglie frustrata e scontenta della propria vita.
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Cast meraviglioso, ritmo, garbati colpi di scena, trama frizzante e fluida: ecco in estrema sintesi l'ultima opera di Woody Allen, tornato agli antichi fasti con "Incontrerai l'uomo dei tuoi sogni".
In una Londra piovosa e comunque sempre bellissima si svolgono le vicende di un nucleo familiare alle prese con le fisime del XXI secolo: il mito dell'eterna giovinezza, l'importanza delle apparenze, le illusioni della vanità, la ricerca della notorietà a tutti i costi.
Il film di Allen, che ci fa la grazia di non apparire sullo schermo, pur essendo un film corale, da spazio a tutti i protagonisti in egual misura (tranne, forse, a Banderas).
Dal parterre d'etoiles emergono sicuramente le interpretazioni del sempre formidabilmente burbero Josh Brolin, romanziere da un unico successo, rude, cinico e fedifrago e della deliziosa Naomi Watts, brava, bella, azzeccata nel ruolo della moglie frustrata e scontenta della propria vita.
"Incontrerai l'uomo dei tuoi sogni" ci consegna delle perle di filosofia quotidiana niente male e scimmiotta in modo grottesco e a volte volutamente caricaturale una società alla deriva.
Si ride a denti stretti dei vizi della modernità e delle illusioni che ci da l'amore, eterno ma non troppo e comunque visto fondamentalmente come l'incontro di due solitudini, di due egoismi, di due illusioni: il vegliardo appassionato dell'occulto e innamorato della moglie defunta la sostituisce con una donna abbandonata dal marito milionario affetto da sindrome di Peter Pan; la giovane e promettente gallerista, vogliosa di prole; il riccone che ha perso tragicamente un figlio maschio e che pur di averne di nuovo uno è disposto a sposare una escort giovane e tanto bella quanto svampita.
Gli spunti per riflettere sono tanti, quelli per divertirsi ancor di più.
Quello di Allen è un cinema non urlato ma per questo non meno potente; non ha bisogno di effetti speciali per impressionarci tanto meno di artifizi retorici per colpirci: nuda e cruda realtà (non realismo), esistenzialismo giocoso e dissacrante.
La morale è lasciata alla libera interpretazione dello spettatore come in Match Point: ce la farà il cinismo a trionfare nonostante la spregiudicatezza dei protagonisti?
Noi incurabili romantici speriamo sempre di no...Franco Cesario sinonimomacontrario.splinder.com
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dbmassi
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martedì 21 dicembre 2010
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un film sulla realtà
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Il film è davvero ben fatto ed il messaggio era molto profondo. Infatti, non si limita solo a rappresentare la citazione di Shakespeare "la vita è un racconto di un idiota, pieno di rumore e furia, privo di significato" che costituisce il leitmotiv del film (ripetuta per ben due volte all’inizio ed alla fine del film), ma sviluppa questo argomento mettendo in scena la soluzione più utilizzata dagli esseri umani per sopperire a questa totale mancanza di significato: l’illusione.
È appunto l’illusione che viene rappresentata in molte delle sue forme: dalla più comune menzogna sull’amore che viene citata nel titolo del film “incontrerai l’uomo dei tuoi sogni”, all’anziana signora che, abbandonata dal marito, si rifugia nei consigli della chiromante imbrogliona (bellissimo lo scambio di battute col cognato scettico):
Roy: ".
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Il film è davvero ben fatto ed il messaggio era molto profondo. Infatti, non si limita solo a rappresentare la citazione di Shakespeare "la vita è un racconto di un idiota, pieno di rumore e furia, privo di significato" che costituisce il leitmotiv del film (ripetuta per ben due volte all’inizio ed alla fine del film), ma sviluppa questo argomento mettendo in scena la soluzione più utilizzata dagli esseri umani per sopperire a questa totale mancanza di significato: l’illusione.
È appunto l’illusione che viene rappresentata in molte delle sue forme: dalla più comune menzogna sull’amore che viene citata nel titolo del film “incontrerai l’uomo dei tuoi sogni”, all’anziana signora che, abbandonata dal marito, si rifugia nei consigli della chiromante imbrogliona (bellissimo lo scambio di battute col cognato scettico):
Roy: "..quella sedicente veggente prende tutti i tuoi soldi e ti dice solo quello che ti piace sentire!"
Helena: "anche tu prendi i miei soldi, visto che pago io i tuoi conti, e in più quello che mi dici non mi piace affatto!"
Dall’anziano Alfie che si illude di trovare nel sesso (e nel Viagra) la soluzione alla propria paura di invecchiare, a Roy che identifica col successo letterario a tutti i costi la realizzazione della propria esistenza.
Nel film abbiamo visto anche che queste illusioni a volte possono durare e dare anche degli ottimi risultati (Helena trova in realtà l’amore) mentre le menzogne di altri personaggi li porteranno presto ad un tragico fallimento. Il motivo possiamo solo immaginarlo; forse perché Helena era quella che si illudeva di più? O forse, come già lo stesso Woody aveva magistralmente rappresentato nello splendido Match Point, si tratta solo di fortuna?
In quest’ottica non è difficile immedesimarsi nei personaggi del film, tutti ci illudiamo quotidianamente che qualcosa di spirituale o di materiale possa dare un senso alla nostra vita perché, in fondo, siamo consapevoli solo dell’inconsapevolezza altrui.
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