Titolo originale | Kim Bok-nam Salinsageonui Jeonmal |
Anno | 2010 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Corea del sud |
Durata | 115 minuti |
Regia di | Cheol-soo Jang |
Attori | Young-hee Seo, Sung-won Ji, Seo Young-hee, Seong-Won Ji, Jeong-hak Park . |
Distribuzione | da definire |
MYmonetro | 2,75 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento domenica 17 aprile 2011
Una storia toccante e drammatica, sulla vita di una donna e le difficoltà che incontra nella sua vita.
CONSIGLIATO SÌ
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Per fronteggiare una forte crisi depressiva, Hae-won decide di andare a trovare un'amica dell'infanzia, Bok-nam, che vive a Mundo, una desolata isola sperduta a sud di Seoul. Là troverà una comunità maschilista che sfrutta la debolezza fisica delle donne per usurparle e ridurle a vittime incapaci di ribellarsi. La convivenza tra le due donne viene così inframmezzata da momenti di serenità, dove i ricordi del passato portano nuova energia al presente, a scene di violenza inaudita.
Quando Bok-nam sospetta il marito di violentare la figlioletta, tenta di scappare dall'isola assieme a lei ma il marito se ne accorge e riempie di botte entrambe. Così tanto da uccidere la bambina e da lasciare moribonda la moglie. A quel punto, dopo l'ennesimo sopruso psicologico, Bok-nam decide di vendicarsi eliminando tutti gli artefici della sua sofferenza.
Violenza chiama vendetta. L'accettazione impotente di una situazione di degrado morale condanna alla morte dell'anima. Usurpata da un marito più animale che uomo, la giovane protagonista si lascia andare a una vita di privazioni, dimenticando la differenza tra bene e male. Quando l'oggetto degli insulti diventa anche la figlioletta, allora i rimasugli di buon senso la portano a reagire. E a quel punto la violenza distruttrice si sposta nelle sue mani. Se la prima parte del film racconta con molta serietà la perversa quotidianità di un microcosmo alla deriva, la seconda si lascia andare a un'esagerata vendetta sanguinosa, mostrandone più che altro il lato splatter e penalizzando quello riflessivo. Il risultato è un film riuscito a metà, molto curato nella prima parte, più sbrodolone nella seconda. Un difetto che deriva dalla sceneggiatura e non dall'interpretazione degli attori, al contrario molto convincenti dall'inizio alla fine, sia quelli maschili (ignoranti e deficienti) che quelli femminili (patiti e sofferenti). Seo Yung-hee è credibile sia nel momento in cui accetta tutto con compassionevole diligenza, sia quando si trasforma in un demone assetato di sangue.
Resta in secondo piano, anche se ad un certo punto rappresenterà un personaggio importante e spartiacque della vicenda, la cittadina Hae-won, complice anche lei di una violenza fondamentalmente psicologica. Algida nei sentimenti e dura nella postura, sembra solo apparantemente un'anima candida che non ha niente a che fare con la truculenza di Mundo. Ma il film non prende le sue veci e ne mostra anche il lato più oscuro, presentando un interessante personaggio in bilico tra la ricerca del bene e l'accettazione silenziosa di un'evidente ingiustizia atavica.
Tra le righe di questo film oltre alla storia, che ho trovato molto ben interpretata e assolutamente non banale, ho letto anche uno smodato affetto non corrisposto di Bok-Nam per la sua amica, un sentimento puro, infantile, di ammirazione per l'amica di Seul, così libera, pulita nella pelle e negli abiti, colta, desiderio anche di accettazione.