Anno | 2009 |
Genere | Docu-fiction |
Produzione | Iran |
Regia di | Hana Makhmalbaf |
MYmonetro | 3,00 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 26 agosto 2009
L'alternanza di speranze e delusioni del popolo iraniano attraverso gli occhi di una ragazza
CONSIGLIATO SÌ
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Sbrigativamente definibile come docu-fiction sulle recenti elezioni iraniane e sulla repressione che ne è conseguita, il film di Hana Makhmalbaf racconta l'alternanza di speranze e delusioni di una ragazza, Ava, nel mezzo della crisi politica iraniana. L'indagine di Ava attraversa il discorso tenuto da Khatami e Mousavi in uno stadio gremito di bandiere verdi, le riprese live - di pessima qualità ma di enorme impatto - degli scontri di piazza e la susseguente crisi depressiva di Ava, che la porterà a scrivere un dramma teatrale sul tema (tornando così ai consueti rimandi meta-meta-cinematografici dei Makhmalbaf).
La regista, sorella di Samira e figlia di Mohsen, gioca a rimescolare le carte tra intreccio e fabula, riuscendo a snellire la narrazione, ma senza attenuare l'effetto dirompente di denuncia del film. A emergere in pieno è la disperazione di una nazione vessata da decenni di ingiustizie, che finalmente era pronta a una svolta, ma che ancora una volta ha dovuto fare i conti con la violenza di un potere oscurantista. La Makhmalbaf non adotta perifrasi di alcun genere nel suo atto di accusa contro Ahmadinejad, parlando esplicitamente di "colpo di stato" con brogli elettorali e denunciando l'aiuto fornito dalla Russia al regime di Teheran. Il pianto inarrestabile di Ava è il pianto di una popolazione che teme di non vedere mai soddisfatte le proprie aspirazioni; e in special modo le donne, ancora molto discriminate nell'Iran di Ahmadinejad. Quando parla senza remore della sua crisi davanti alla cinepresa, Ava non parla di delusione politica, ma di delusione sentimentale, per sottolineare il rapporto di affetto con il suo paese, ma pure il tradimento che questo continua a perpetrare ai danni di donne e uomini che sognano un mondo migliore. Green Days rappresenta una sveglia, brusca ma necessaria, su una vicenda drammatica e delicatissima per gli equilibri internazionali come quella iraniana, volta a impedire la sempre più rapida obsolescenza in cui incappano le notizie nel momento in cui la priorità mediatica comincia a calare.