Titolo originale | Breath |
Anno | 2007 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Corea del sud |
Durata | 84 minuti |
Regia di | Kim Ki-Duk |
Attori | Chen Chang, Park Ji-a, Ha Jung-woo, Hang In-Hyung, Kim Ki-Duk, Lee Joo-Seok . |
Uscita | venerdì 31 agosto 2007 |
Tag | Da vedere 2007 |
Distribuzione | Mikado Film |
MYmonetro | 3,34 su 9 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 14 aprile 2015
Una giovane donna tradita dal marito si innamora di un condannato a morte. La loro passione sconvolgerà le vite di molti. In Italia al Box Office Soffio ha incassato nelle prime 8 settimane di programmazione 148 mila euro e 35 mila euro nel primo weekend.
CONSIGLIATO SÌ
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Una giovane madre in crisi coniugale (il marito la tradisce) si innamora di un detenuto condannato a morte che ha tentato di suicidarsi. Riesce a incontrarlo nel parlatorio sconvolgendo i suoi sentimenti e suscitando reazioni nei suoi compagni di cella uno dei ne quali ne è geloso. Il marito scopre quanto sta accadendo e cerca di recuperare il rapporto.
Kim Ki-Duk ha ormai acquisito una capacità produttiva e realizzativa invidiabile. Riesce a realizzare in tempi brevissimi film che non mancano mai di stupire piacevolmente il pubblico del cinema di qualità anche se la critica internazionale, dopo averlo scoperto e promosso, sta progressivamente prendendone le distanze. Forse perché il suo è un cinema troppo personale (nel senso più pieno del termine) per continuare a piacere a lungo a chi cerca la novità per la novità. Il conflitto tra l'amore e la passione che si fa tutt'uno con il sesso, tra lo spirito e la carne che sembra a volte pretendere la violenza sono problemi che attraversano tutto il suo modo di fare cinema e che anche in questa occasione si ripropongono.
Ancora una volta l'irrazionale irrompe in una vita 'normale' così come in quella di qualcuno che ha la morte con sé per averla procurata ad altri e aver cercato di darla a se stesso. La donna offre al condannato quel respiro che lui si è sottratto ma di cui anche lei sente il bisogno. Un respiro che può però anche trasformarsi repentinamente nel suo contrario: la soffocazione.
L'interiorità di lei si è trasformata in un angelo con un'ala ripiegata che ha bisogno di spiccare il volo e che trova lo spazio nell'angusta dimensione di un carcere. Il regista sudcoreano sa bene come esprimere le tensioni interpersonali filtrandole attraverso l'uso delle immagini. L'uomo ha bisogno di immagini e di simulacri e questo film in particolare se ne occupa. La televisione, il circuito interno della prigione che registra gli incontri tra i due, i graffiti sul muro, le foto che la donna dona al condannato, gli stessi fondali iperrealistici che utilizza come sfondo con cui 'ricreare' il parlatorio sono tutti legati alla necessità di trasformare in immagini l'esperienza e al contempo fissarla per poterla in qualche modo possedere. Ma si tratta di un possesso fragile e reversibile. Come pupazzi di neve destinati a liquefarsi.
SOFFIO disponibile in DVD o BluRay |
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Cosa si prova a rimanere con un soffio di aria nel petto? La protagonosta cerca di spiegarlo ad un detenuto che aveva tentato il suicidio diverse volte dopo essere stato arrestato per aver ucciso moglie e figli(nessuno spiega il perchè). Ciò che spinge questa ragazza a parlare di ciò che prova ad uno sconosciuto è la senzazione che lui la capisca dal profondo, [...] Vai alla recensione »
Se si accetta che un comune visitatore possa entrare nel braccio della morte di un penitenziario per far visita a un condannato a morte; se si accetta che il visitatore possa introdurre oggetti nel penitenziario per dilettare il detenuto con melodiose canzoncine; se si accetta che il visitatore possa fare sesso con il condannato nel parlatorio del carcere; se si accetta tutto questo (sic!) allora si [...] Vai alla recensione »
Non il miglior Kim Ki-Duk, ma sicuramente una storia interessante, seppure un po' lenta in alcuni passaggi.
Devo confessare che non avevo mai visto un film di Kim ki duk,ho trovato"il soffio" uno splendido film,poetico,capace di dare emozioni profonde.Il regista non si preoccupa di colonne sonore nè di scene ad effetto,ma presenta la storia puntando all'immagine che in questo film assume una grande forza empatica.I visi dei personaggi sono cosi' affascinanti che è difficile dimenticare,cosi'come è difficile [...] Vai alla recensione »
Il cantore della nuova incomunicabilità si chiama Kim Ki-Duk e viene dalla Corea del Sud. Ha girato quattordici lungometraggi in poco più di dieci anni, tutti film che partono da profonde lacerazioni. Quasi muti, si affidano alle immagini, crude e realistiche ma anche magiche e oniriche. In un afflato poetico che, finora, ha evitato accuratamente la retorica.
Kim Ki-Duk, regista e produttore, 47 anni, coreano, debuttante nel 1996, molto ammirato dalla critica internazionale e dal pubblico per lo stile perfetto, i personaggi di emarginati visti in situazioni estreme e i contenuti originali, noto e premiato nel mondo, ha diretto ben 14 film, tra i quali L'arco, Ferro 3, La samaritana, Primavera, estate, autunno e inverno .
Regista coreano, non papero disneyano, Kim Ki-duk è un'icona da Festival. Quello di Cannes ha presentato ieri il suo Soom («Respiro»), ma in una sala piccola, quindi ha lasciato fuori un po' di giornalisti. Cose che succedono nella dimensione, parallela alla realtà, della cinefilia. Questa attenzione si spiega con l'alone di premio che circonda il regista.
A volte le autocitazioni nel cinema possono risultare stucchevoli oltre che ridondanti, ma non è così nel caso di Soffio, ultimo film del prolifico regista coreano Kim Ki-Duk. Il già visto qui è soprattutto nella simbologia, che è il dato caratterizzante di una pellicola decisamente problematica, per temi e situazioni, ma tragicamente poetica nel suo documentare i sentimenti in maniera tanto estrema. [...] Vai alla recensione »
Come ogni film di Kim Ki-duk, anche Soffio, benché non sia un capolavoro al livello di Primavera, estate, autunno, inverno.., e ancora primavera o di Ferro3, è un'esperienza di stupore. Il suo, infatti, resta un cinema di sorprendente metamorfosi, che riguarda tanto la struttura narrativa — ciò che all'inizio è misterioso, incomprensibile e glacialmente straniante, diventa poi evidente, familiare ed [...] Vai alla recensione »
Kim Ki-duk continua ad essere l'autore più rappresentativo del cinema che si fa nella Corea del Sud. Da qualche tempo, però, si è messo a raccontarci delle storie, a dir poco curiose, che convincono solo per lo stile, sempre rigoroso e ispirato, con cui le risolve. L'anno scorso, con Time, ci aveva detto di due coniugi che, per rinsaldare il loro amore, prima l'una, poi l'altro, avevano fatto ricorso [...] Vai alla recensione »
Dopo essere venuta a conoscenza del tradimento del marito, in una fredda giornata d'inverno, una donna si dirige verso il carcere della città. Il suo intento è quello di portare conforto a un detenuto di cui ha sentito parlare in Tv per i reiterati tentativi di suicidio. Dapprima quasi infastidito per quella visita del tutto inattesa, poi incuriosito, l'uomo resta addirittura sorpreso quando la donna [...] Vai alla recensione »
In Primavera, estate, autunno, inverno…e ancora primavera, in cui interpretava il monaco in pose plastiche sul ghiaccio, Kim capì cosa del suo stile potesse funzionare in Europa e nel circuito d'essai, lieto di digerire, in nome di un'idea astratta dell'Oriente, simboli faticosi e tremende colonne sonore. Se in Corea i suoi film non escono più, altrove dovranno pur farlo.