starbuck
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lunedì 18 giugno 2012
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non può esserci felicità senza condivisione
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Per quanto Sean Penn sia un grande attore, probabilmente uno dei più grandi ( basti pensare a cosa è stato capace di fare nel film di Paolo Sorrentino "This must be the place"), come regista mi sembra prematuro poterlo giudicare, infatti al momento non siamo in grado di immaginare quale potrà essere il suo percorso dietro alla macchina da presa. Intanto credo convenga goderselo come attore. Detto questo una cosa è certa: "Into the Wild" è un film stupendo. Penn ha creduto molto in questo lavoro, si sa che ha covato a lungo il progetto di portare sullo schermo la storia di Chris McCandless, il ragazzo trovato morto in Alaska nel 1992.
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Per quanto Sean Penn sia un grande attore, probabilmente uno dei più grandi ( basti pensare a cosa è stato capace di fare nel film di Paolo Sorrentino "This must be the place"), come regista mi sembra prematuro poterlo giudicare, infatti al momento non siamo in grado di immaginare quale potrà essere il suo percorso dietro alla macchina da presa. Intanto credo convenga goderselo come attore. Detto questo una cosa è certa: "Into the Wild" è un film stupendo. Penn ha creduto molto in questo lavoro, si sa che ha covato a lungo il progetto di portare sullo schermo la storia di Chris McCandless, il ragazzo trovato morto in Alaska nel 1992. Probabilmente, come molti altri, è rimasto profondamente affascinato e sedotto da questa figura "estrema" come i territori che lo hanno accolto per sempre. Il romanzo di Jon Krakauer "Nelle terre estreme", che ha raccontato i fatti e descritto il personaggio in maniera piuttosto fredda e distaccata, é servito a Penn solo come traccia per costruire un film profondo e commovente utilizzando una tecnica narrativa originale, che attraverso flaschback, lettere sovraimpresse sullo schermo, didascalie e voci narranti, alterna l'esistenza di Chris prima del viaggio in Alaska e la scansione, settimana dopo settimana, dellla solitaria e definitiva esperienza che lo condurrà alla catarsi finale. Va detto che nella realizzazione di questo film non sfugge la decisiva influenza del maestro Terrens Malick che ha diretto in passato Sean Penn nell'indimenticabile "La sottile linea rossa". In questo film non ci si è limitati alla creazione di un'opera esteticamente valida, infatti si riesce con notevole efficacia a sviscerare il dramma familiare che si cela dietro la personalità problematica di Chris, la cui insaziabile ricerca di esperienze estreme vissute in sostanziale solitudine, sembra non essere altro che la fuga disperata da una famiglia dalla quale si sente ingannato. Ripagherà i suoi genitori, colpevoli di un complicato intreccio di relazioni e figli illegittimi, consegnandoli all'immenso dolore rappresentato da un figlio scomparso nel nulla. Chris è fondamentalmente vittima della sua estrema sensibilità, alimentata dai suoi ideali di giustizia e purezza che sembrano isolarlo sempre di più dal resto del mondo. Tuttavia il suo cammino lo porterà ad una visione diversa e più ottimistica della realtà: capirà che "non può esserci felicità senza condivisione"; alla fine vorrà tornare nel mondo ed immaginerà di correre incontro ai suoi genitori per poterli finalmente abbracciare. La vicenda intimamente personale del protagonista si dipana attraverso un romantico e visionario viaggio attraverso un'America dallo spiccato accento "on the road", facendoci visitare territori ed incontrare personaggi definibili come archetipi della mitologia americana. tra gli altri incontriamo quindi Wayne, il pacioso datore di lavoro ed amico di Chris, che vive sprofondato nella provincia rurale; la coppia di hippy attempati Rainey e Jan, che in fuga dal loro passato, vorrebbero accudire Chris come un figlio vagabondando in una eterna vacanza alla ricerca di qualche frontiera perduta; la graziosa, acerba e sensuale folk-singer Tracy (interpretata da Kristen Stewart prima che sprofondasse nel successo datogli dall'agghiacciante saga di Twilight), che offrendosi inutilmente a Chris gli da modo di dimostrare tutto il suo ascetismo. E poi l'indimenticabile Ron-Hal Holbrook, a cui la trasgressiva e allo stesso tempo raffinata esuberanza di Chris dona un ultimo anelito di speranza dopo una vita segnata da dolore e rassegnazione. Cos'altro dire? che bella sorpresa ritrovare nei panni del padre di Chris il migliore William Hurt. Per finire non dimentichiamo la stupenda colonna sonora firmata da Eddie Vedder, letteralmente "poetata" attorno alla figura di Chris McCandeless. Insomma un film tutto da godere.
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fargo?
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venerdì 22 giugno 2018
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società, verità, felicità: into the wild
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La spietatezza della società, il rapporto tra uomo e natura, la solitudine di quest'epoca: sono solo alcuni dei temi che "Into the wild", tradotto "Nelle terre selvagge", tocca e fa toccare allo spettatore. Il senso di estraneità che l'uomo oggi vive dentro questa società, la nostra società, conduce a prima vista verso le due sole strade che il fervore giovanile può conoscere: accettare, consapevolmente o inconsapevolmente, o rifiutare di far parte della soceità. Christopher McCandless non accetta di farne parte e, una laurea in tasca, sceglie di partire e di vivere con ciò che il mondo offre giorno per giorno, perché estraniarsi dalla società, fuggire dai suoi modelli, dai suoi vincoli comportamentali che sembrano tracciare la tua strada ancor prima che sia stata percorsa, è l’unica via, oggi, per far parte della nostra esistenza, della nostra vita: è decidere, è vivere.
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La spietatezza della società, il rapporto tra uomo e natura, la solitudine di quest'epoca: sono solo alcuni dei temi che "Into the wild", tradotto "Nelle terre selvagge", tocca e fa toccare allo spettatore. Il senso di estraneità che l'uomo oggi vive dentro questa società, la nostra società, conduce a prima vista verso le due sole strade che il fervore giovanile può conoscere: accettare, consapevolmente o inconsapevolmente, o rifiutare di far parte della soceità. Christopher McCandless non accetta di farne parte e, una laurea in tasca, sceglie di partire e di vivere con ciò che il mondo offre giorno per giorno, perché estraniarsi dalla società, fuggire dai suoi modelli, dai suoi vincoli comportamentali che sembrano tracciare la tua strada ancor prima che sia stata percorsa, è l’unica via, oggi, per far parte della nostra esistenza, della nostra vita: è decidere, è vivere. E’ vivere davvero. Le avventure e le emozioni si susseguono, le amicizie, gli incontri ravvicinati con la natura, i pensieri, la famiglia, il passato, il futuro: gli spettatori guardano con attenzione. Tra loro c’è chi coglie e ammira il coraggio di Christopher; a questo spettatore, che vede la scelta del protagonista molto lontana dalla quotidianità o dalla praticabilità dell’uomo comune e finisce per collocarla nella categoria del puro anticonformismo o semplicemente della rappresentazione cinematografica, il film parla direttamente; a questo spettatore parla la storia di McCandless. La distanza che separa Christopher McCandless da Alexander Supertramp è la stessa che corre tra lo spettatore e il protagonista del film. Non è (solo) il coraggio; è la verità, la ricerca della verità, quella del contatto con ciò che ci circonda, con la natura, a guidare lo spirito dell’uomo. Ma non può essere solo questo. Il contatto tra le persone, che trasforma la felicità da idealizzata a felicità reale in quanto condivisa, è un inno alla fondazione di una nuova società di cui il film e soprattutto la vita di McCandless sono fautori.
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the freemind
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venerdì 1 febbraio 2008
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un giovane che cerca di immergersi nella natura al
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Nessun uomo è un' isola. Questa è la frase a cui ho pensato dopo aver visto il nuovo film di Sean Penn "In to the Wild". E' la storia di un giovane laureato che decide di iniziare un viaggio verso "terre estreme",tratto dall'omonimo libro che narra la storia vera di Christopher McCandless. La fuga per ritrovare sè stessi, l'allontanamento dal conformismo scatenato della società odierna,una fuoriuscita netta dalla dimensione dell'avere e l'immersione più totale nella natura selvaggia, sono lo sfondo concettuale della quinta pellicola del regista americano. Una natura selvaggia che scopre la sua forza"estrema" attraverso un sapientissimo gioco di regia con una climax ascendente, l'idea è quella di guardare la rincorsa verso una natura sempre più vera tramite gli occhi intelligenti e vivi del protagonista.
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Nessun uomo è un' isola. Questa è la frase a cui ho pensato dopo aver visto il nuovo film di Sean Penn "In to the Wild". E' la storia di un giovane laureato che decide di iniziare un viaggio verso "terre estreme",tratto dall'omonimo libro che narra la storia vera di Christopher McCandless. La fuga per ritrovare sè stessi, l'allontanamento dal conformismo scatenato della società odierna,una fuoriuscita netta dalla dimensione dell'avere e l'immersione più totale nella natura selvaggia, sono lo sfondo concettuale della quinta pellicola del regista americano. Una natura selvaggia che scopre la sua forza"estrema" attraverso un sapientissimo gioco di regia con una climax ascendente, l'idea è quella di guardare la rincorsa verso una natura sempre più vera tramite gli occhi intelligenti e vivi del protagonista. Questi, un giovane oppersso dalle regole, dal rapporto confluttuale con i genitori,da un 'intera società che non gli permette di respirare, decide di tagliare con tutto e partire per un viaggio che ha una sola meta l'estrema natura. Un uomo che scappa dalla sua natura di essere sociale per colmare un vuoto emotivo sanabile forse solo con il perdono?(questo resta un interrogativo aperto), cercando di immergersi tanto nella natura, da diventarne parte perdendo gradatamente ogni legame con gli altri esseri umani, il chè gli sarà fatale. Ma non sarà tanto quella natura estrema a sopraffarlo ed a inghiottirlo(significativa è la scena dell'orso che nn lo aggredisce per sbranarlo quasi come se lo riconoscesse parte di quel paesaggio)bensì la sua ostinata voglia di isolamento che trascende ogni limite umanamente possibile sia dal punto di vista materiale che spirituale-emotivo. La verà felicità è solo quella condivisa, e aggiungerei la vera ricerca di sè stessi è quella condivisa, quella che parte dentro di sè passando per gli altri, le persone che ci hanno fatto del male e quelle che ci amano, quelle che ci circondano anche in un modo che può apparirci insignificante....cercare sè stessi è un po come sopravvivere, è la sopravvivenza che ha più possibilità di riuscita è senza dubbi quella di gruppo, perchè è chiaro,ha bisogno degli altri uomini, l'uomo non è un'isola.
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willow
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lunedì 4 febbraio 2008
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un film paradossale
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Il film è paradossale in quanto racconta con tutta la forza economica di hollywood questa storia.Non che ci sia nulla di male o di strano anzi però magari si poteva stare più attenti a quest'aspetto a volte la fotografia è talmente caramellosa da essere più adatta ad altri argomenti.Io con tutta la mia modestia trovo dei punti in comune con Forrest Gump se ci pensate questo è quello che sarebbe successo ad un forrest reale non so se mi spiego.La compassione che mi ha fatto questa persona è stata immensa non è stato altro che un suicida che ha scelto o forse no di morire nel modo più epico possibile.Quello che risulta evidente è che era già morto dentro molti anni prima probabilmente totalmente insensibile all'affetto di tutti narcisista all'estremo pensa di poter elargire consigli sulla vita a tutti quanti quando la sua è un fallimento totale mah in psichiatria il suo disturbo si chiama paranoia con manie di grandezza e la cosa grave è stata che nessuno l'ha aiutato a guarire.
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Il film è paradossale in quanto racconta con tutta la forza economica di hollywood questa storia.Non che ci sia nulla di male o di strano anzi però magari si poteva stare più attenti a quest'aspetto a volte la fotografia è talmente caramellosa da essere più adatta ad altri argomenti.Io con tutta la mia modestia trovo dei punti in comune con Forrest Gump se ci pensate questo è quello che sarebbe successo ad un forrest reale non so se mi spiego.La compassione che mi ha fatto questa persona è stata immensa non è stato altro che un suicida che ha scelto o forse no di morire nel modo più epico possibile.Quello che risulta evidente è che era già morto dentro molti anni prima probabilmente totalmente insensibile all'affetto di tutti narcisista all'estremo pensa di poter elargire consigli sulla vita a tutti quanti quando la sua è un fallimento totale mah in psichiatria il suo disturbo si chiama paranoia con manie di grandezza e la cosa grave è stata che nessuno l'ha aiutato a guarire.C'è una profonda differenza tra provare avendo conoscenze ed improvvisarsi la differenza che passa tra l'essere coraggiosi e matti e lui era un matto lo ha dimostrato in tutto il film.Siccome però una recensione si deve curare dell'aspetto del film e del suo messaggio diciamo che il film è confezionato molto bene sono concorde con chi dice che tante scene sono inutili e troppo leccate e romanzate parlando di una soria vera sarebbe meglio non aggiungerci così tanto del proprio.Il film nel suo messaggio è molto bello il protagonista lo capisce morendo che da soli non ha senso che se non condividi non ha senso che la bellezza non è specchiarsi ma guardare quella degli altri e soprattutto che il perdono e la consapevolezza di essere fallibili estremamente fallibili ci rende estremamente affascinanti la pietà e la comprensione verso gli altri è la forza più grande perchè è la base dell'amore stesso hanno provato a spiegarglielo tutti quelli che ha incontrato ma il suo orgoglio ed il suo narcisismo lo hanno portato a morire per ammetterlo a se stesso e non ce n'era proprio bisogno di un'altra morte insensata.
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fulvio
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martedì 5 febbraio 2008
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libertà fisica e spirituale.
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Un giovane americano, Christopher McCandless (Alex Supertramp)ultimati, brillantemente, i suoi studi universitari, avverte l'imprescindibile sensazione di concretizzare un suo desiderio: affrancarsi dalle anguste comodità materiali e dalle insopportabili convenzioni familiari e sociali. Decide, con molto coraggio, di intramprendere un lungo e faticoso viaggio fino alle terre selvagge dell'Alaska. Per una rivoluzionaria rinascita fisica e spirituale valuta necessario privarsi di tutto e vivere in solitudine, proiettato, totalmente, a contatto con la natura. Incontrerà diversi personaggi, ciascuno mutilato affettivamente da traumi un tempo intollerabili, ma poi metabolizzati con la medesima autoemarginazione sociale.
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Un giovane americano, Christopher McCandless (Alex Supertramp)ultimati, brillantemente, i suoi studi universitari, avverte l'imprescindibile sensazione di concretizzare un suo desiderio: affrancarsi dalle anguste comodità materiali e dalle insopportabili convenzioni familiari e sociali. Decide, con molto coraggio, di intramprendere un lungo e faticoso viaggio fino alle terre selvagge dell'Alaska. Per una rivoluzionaria rinascita fisica e spirituale valuta necessario privarsi di tutto e vivere in solitudine, proiettato, totalmente, a contatto con la natura. Incontrerà diversi personaggi, ciascuno mutilato affettivamente da traumi un tempo intollerabili, ma poi metabolizzati con la medesima autoemarginazione sociale. La scelta di una vita estrema lo disintossica ma, nel contempo, lo rende consapevole e tardivamente saggio per essere pronto a perdonare.Opera sincera, sensibile, cruda, malinconica. Visivamente meravigliosa (tranne - il dopo- uccisione dell'alce), l'ultima fatica di Sean Penn mostra diversi attori in parte, con una nota di merito per l'anziano Ron.
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alessandro
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lunedì 20 ottobre 2008
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un grande film
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Into the Wild è la ricostruzione ipotetica di un diario di viaggio, la stessa, o quasi che ha fatto Herzog con Grizzly Man. Chris McCandless come Treadwell è un personaggio profondamente herzoghiano, uno di quei conquistatori dell'inutile ispirati da un afflato tanto azzardoso ed estremo da spingerli, arroganti e indomiti, incontro all'oscura insidia della Natura. Bisogna partire da questo assunto per provare a capire veramente questo film e non cadere in certi errori che hanno indotto molti a non cogliere appieno il senso dell'ultima fatica di Sean Penn. Partire dal fascino perenne per a narrazione e la messa in scena della trageda umana, tenendo conto del potere ipnotico della messa in scena della tracotanza: ottusità indomabile che conduce un giovane di soli 24 anni a morire solo come un cane e senza affetti in mezzo a terre selvagge e sconosciute.
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Into the Wild è la ricostruzione ipotetica di un diario di viaggio, la stessa, o quasi che ha fatto Herzog con Grizzly Man. Chris McCandless come Treadwell è un personaggio profondamente herzoghiano, uno di quei conquistatori dell'inutile ispirati da un afflato tanto azzardoso ed estremo da spingerli, arroganti e indomiti, incontro all'oscura insidia della Natura. Bisogna partire da questo assunto per provare a capire veramente questo film e non cadere in certi errori che hanno indotto molti a non cogliere appieno il senso dell'ultima fatica di Sean Penn. Partire dal fascino perenne per a narrazione e la messa in scena della trageda umana, tenendo conto del potere ipnotico della messa in scena della tracotanza: ottusità indomabile che conduce un giovane di soli 24 anni a morire solo come un cane e senza affetti in mezzo a terre selvagge e sconosciute. Mc Candlessè profondamnte umano in questa sua ubris ma è anche un alieno nel senso che non appartiene al luogo fisico mentale culturale che abita nè a quello cui tende. In questo è simile a Treadwell herzoghiano. in questi personaggi la smania di trovare un posto nel mondo, una qualche verità o risposta li porta a rifuggire il destino convenzionale che sembra loro esser destinato. Tra i due esiste una qualche differenza. Treadwell è un sistematico, uno che si è prefissato uno scopo e che vuole raggiungerlo con rigore, McCandless è invece un cavaliere errante con molti complessi, paure non affrontate, rifiutate e rifuggte, la sua ossessione per il superameno dei limiti sembra fondarsi più che sulla conoscenza del sè su una insofferenza congenita verso le regole, leimposizioni per le limitazioni. tReadwell allor muorecome forse avrebbe sognato di morire, mentre McCandless muore perchè la sua irrequietezza e il suo ingenuo individualismo scambiato per ascetico fervore nn gli possono consentire di sopravvivere. McCandless muore disperato, fallito nella sua aspirazione all'autosufficienza, all'autodeterminazione. Qui risiede il signficato profondo dela tragedia descritta nel film diPenn. McCandless infatti fugge da ogni tpo di omunicazione e i pochi messaggi che lascia sono per i pochi fortuiti incontri che fa nel suo percorso. Chris si separa da un nome e da un'identità che sentirà il bisogno di recuperare solo n punto di morte. tuttavia scrive incapace di una totale indipendenza dall'altrui. Da questi pochi significativi scampoli Penn parte per affrontare la nevrosi dell'alieno americano McCandless. In questo senso si possono spiegare gli sguardi in macchina che ricorrono con una certa continuità e che hanno suscitato non poche critiche. La macchina da pesa quasi sempre appoggiata a terra non fa che veicolare un'interpellazion ovvero implicare nella narrazione del sè il coinvolgimento diretto delo spettatore nella tragedia. Questi sguari in macchina diventano la cifra stilistica che trasformano l'apparente racconto epico in un diario intimo. La dialettica continua tra introspezione intima e apertura epica del paesaggio fa esplodere la narrazione in un andirivieni temporale e spaziale che affonda le radici i un immaginario controculturale di cui Penn si alimenta con vigore. Int the Wild è un film politico come lo può essere una interrogazione sulle miserie umane, un saggio sull'incapacità di reggre le pesioni del conformismo e della competizione, sulla debolezza del sistema familiare, sulle difficoltà dell'evasione ed infine sulla bellezza.
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alexander
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mercoledì 20 maggio 2009
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into the wild è a dir poco un grande film
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Potendolo includere nella categoria film,sarebbe uno dei più belli mai visti nella storia del cinema,probabilmente uno dei miei preferiti,ma non è un film,non lo è mai,nemmeno per un secondo,e recensirlo secondo parametri cinematografici sarebbe delittuoso oltre che riduttivo.into the wild è poesia,into the wild è un'esperienza per spiriti immobili e una liberazione per coloro che da sempre aspirano alla mobilita'dello spirito,e la dettagliata magistrale accuratezza con cui sean penn riempie lo schermo soffiando la storia,quasi fosse un ricamo nel vetro,fanno di questo"a dir poco" grande film,una piu'che altro opera unica.
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bella earl!
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mercoledì 28 dicembre 2011
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per riflettere sul consumismo. per amare la natura
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- Se vuoi qualcosa nella vita allunga la mano e prendila. -
Christopher McCandless è stanco. Stanco del consumismo che corrompe gli animi della gente, stanco dei suoi genitori, stanco della tipica vita americana. E' un ragazzo come tanti altri che coi voti che ha potrebbe andare alla facoltà di legge di Harvard. Eppure sente che la sua via è un'altra. Non vuole più sottostare alle regole dei genitori, vuole vivere la sua vita al meglio. E per farlo deve solo toccare la natura, la realtà con un dito. Deve andare in Alaska. Durante il suo lungo viaggio egli incontrerà persone che gli cambieranno la vita e a cui lascerà un pezzetto di cuore.
Sean Penn dirige con una regia magistrale un film che resta nel cuore dello spettatore invitandolo a riflettere sulla sua vita, la sua condizione e la natura in tutte le sue più piccole sfumature.
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- Se vuoi qualcosa nella vita allunga la mano e prendila. -
Christopher McCandless è stanco. Stanco del consumismo che corrompe gli animi della gente, stanco dei suoi genitori, stanco della tipica vita americana. E' un ragazzo come tanti altri che coi voti che ha potrebbe andare alla facoltà di legge di Harvard. Eppure sente che la sua via è un'altra. Non vuole più sottostare alle regole dei genitori, vuole vivere la sua vita al meglio. E per farlo deve solo toccare la natura, la realtà con un dito. Deve andare in Alaska. Durante il suo lungo viaggio egli incontrerà persone che gli cambieranno la vita e a cui lascerà un pezzetto di cuore.
Sean Penn dirige con una regia magistrale un film che resta nel cuore dello spettatore invitandolo a riflettere sulla sua vita, la sua condizione e la natura in tutte le sue più piccole sfumature. Deciso a portare sul grande schermo questa storia, Penn, si avvale della collaborazione dei più esperti uscendo vittorioso da questa sua scelta e vedendo realizzata una grande opera. Il cast è appropriato e il personaggio prende vita nel giovane volto di Emile Hirsch perfetto nel ruolo. Bravissimi anche Jena Malone nel ruolo della sorella, Vince Vaughn nel ruolo di Wayne e Kristen Stewart nel ruolo di Tracy.
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wilsons
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giovedì 30 aprile 2009
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un film che evidenzia le venature dell'anima
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Sean Penn ha dato il meglio di sè dimostrandosi un grande regista. Into the wild è un film che va ad esplorare i vicoli più profondi dell'animo umano, un film intriso di contemplazione emozionale suggellato da una ribellione spirituale. Chris(Emilie Rush) andrà alla ricerca della libertà estrema, libero da ogni obbligo assurdo che la società gli imponeva, libero dal patetismo dei suoi genitori. Chris tenta una disintossicazione da una vita banale e futile, andando a respirare la purezza e la semplice bellezza di paesaggi inesplorati e selvaggi come l'Alaska, affrontando pericoli e soprattutto assaporando una solitudine quasi tonificante. La natura entra a far parte di Chris, gli riempie quel vouto interiore colmandolo di nuove risposte; il suo è un viaggio che aspira verso l'infinito, verso qualcosa di indefinito che solo con l'accumularsi delle sue esperienze prenderà la forma di una scelta difficile e coraggiosa, una scelta che lo arricchirà interiormente.
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Sean Penn ha dato il meglio di sè dimostrandosi un grande regista. Into the wild è un film che va ad esplorare i vicoli più profondi dell'animo umano, un film intriso di contemplazione emozionale suggellato da una ribellione spirituale. Chris(Emilie Rush) andrà alla ricerca della libertà estrema, libero da ogni obbligo assurdo che la società gli imponeva, libero dal patetismo dei suoi genitori. Chris tenta una disintossicazione da una vita banale e futile, andando a respirare la purezza e la semplice bellezza di paesaggi inesplorati e selvaggi come l'Alaska, affrontando pericoli e soprattutto assaporando una solitudine quasi tonificante. La natura entra a far parte di Chris, gli riempie quel vouto interiore colmandolo di nuove risposte; il suo è un viaggio che aspira verso l'infinito, verso qualcosa di indefinito che solo con l'accumularsi delle sue esperienze prenderà la forma di una scelta difficile e coraggiosa, una scelta che lo arricchirà interiormente. La musica presente nel film risulta fondamentale poichè si addice perfettamente ai luoghi quasi onirici. Allo stesso modo la dolce chitarra di Eddie Vedder che commuove in certe scene, colpisce particolarmente lo spettatore che si trova immerso nel buio di una sala di cinema. In quel momento è come se si entrasse dentro il film provando le stesse emozioni, malinconia e disperazione oppure un senso di libertà dove la voce dell'anima può librarsi alla stessa velocità del vento, accarezzando la natura fino ad immergersi completamente nel suo respiro. L'emancipazione dalla società lo condurrà a riflettere sulle sue scelte, affrontando la nozione non semplice di felicità, capendo che quello che stava vivendo era incompleto, non era felicità. E' grazie alla sua maturazione intellettuale che arriverà a comprendere e a scoprire la chiave di volta la quale avrebbe dato un senso alle sue scelte.
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reservoir dogs
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lunedì 8 novembre 2010
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l'alternativa al sogno americano
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Storia di Christopher McCandless che diventò Alexander Supertramp nell'istante in cui decise di intraprendere viaggio verso l'Alaska, una vita ascetica lasciando tutto ciò che non gli era necessario alle sue spalle per riempire il suo "zaino" con luoghi, anime e frammenti di vita.
La fuga è anche un modo per conoscersi meglio, la soluzione per sentirsi l'anima e dopo un lungo viaggio in solitudine la risposta arriva: "La felicità è reale solo quando condivisa".
I paesaggi fanno sembrare il film un documentario quando in realtà la Natura ci permette di comprendere meglio il percorso fisico e psichico che Alex (e noi assieme a lui) stà percorrendo.
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Storia di Christopher McCandless che diventò Alexander Supertramp nell'istante in cui decise di intraprendere viaggio verso l'Alaska, una vita ascetica lasciando tutto ciò che non gli era necessario alle sue spalle per riempire il suo "zaino" con luoghi, anime e frammenti di vita.
La fuga è anche un modo per conoscersi meglio, la soluzione per sentirsi l'anima e dopo un lungo viaggio in solitudine la risposta arriva: "La felicità è reale solo quando condivisa".
I paesaggi fanno sembrare il film un documentario quando in realtà la Natura ci permette di comprendere meglio il percorso fisico e psichico che Alex (e noi assieme a lui) stà percorrendo.
E' risaputo che viaggio è sinonimo di introspettività ma in questo film si raggiunge l'apoteosi del binomio; una mistica alternativa al cosidetto "Sogno Americano".
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