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martedì 20 gennaio 2009
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into the wild
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E’ stato scritto anche troppo su quest’ultima opera di Penn, portato in trionfo come nuovo Messia di… qualcosa. Non volendo mischiarmi a voci “generiche”, a distanza di un anno dall’uscita della pellicola, ho pensato di buttar giù qualcosa. Nel frattempo I walked into the wild per tre volte.
Storia vera di Christopher Mccandless, brillante giovane del West Virginia che, una volta laureato, decide di scappare dal mondo che lo circonda per rifugiarsi in una solitudine mistica, alla ricerca dell’essenza della vita (e dei suoi motivi di esistere). Comincia così un lungo peregrinare prima verso Sud , Messico, poi verso l’Alaska, regno incontrastato di ciò che è ostile alla società inventata dall’uomo moderno, la natura.
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E’ stato scritto anche troppo su quest’ultima opera di Penn, portato in trionfo come nuovo Messia di… qualcosa. Non volendo mischiarmi a voci “generiche”, a distanza di un anno dall’uscita della pellicola, ho pensato di buttar giù qualcosa. Nel frattempo I walked into the wild per tre volte.
Storia vera di Christopher Mccandless, brillante giovane del West Virginia che, una volta laureato, decide di scappare dal mondo che lo circonda per rifugiarsi in una solitudine mistica, alla ricerca dell’essenza della vita (e dei suoi motivi di esistere). Comincia così un lungo peregrinare prima verso Sud , Messico, poi verso l’Alaska, regno incontrastato di ciò che è ostile alla società inventata dall’uomo moderno, la natura. Il suo viaggio finirà bene.
E’ fantastico quando un semplice film è in grado di descriverti con tale verosimiglianza le emozioni e gli stati d’animo di un personaggio.
La rabbia iniziale (meglio: l’esasperazione) che comporta la fuga, e la nostra tentazione di elevare Mccandless a eroe dei nostri giorni (addirittura la beneficenza, viene da pensare) smorzata da un’antipatia latente, quasi naturale, suggerita da questa stessa rabbia in fondo ingiustificata verso gli “innocenti” genitori. E man mano che il viaggio continua la realizzazione che qualcosa si sta schiarendo, e lo scemare della ribellione lascia il posto alla consapevolezza di un obiettivo principe: la ricerca della felicità (chi non ha questo obiettivo?).
Ma non una ricerca limitata, come quella di molti, ai paletti che la società impone da sempre: oggi un consumismo sfrenato e un tradizionalismo di facciata che inevitabilmente svuota istituzioni antiche (ma non vecchie) come la famiglia, l’istruzione ecc.
Una ricerca disperata, radicale, che porta l’uomo ai confini del mondo e delle proprie possibilità, ma che non si può non giustificare.
Per scoprire cos’è la felicità bisogna andare tutti quanti in Alaska? No, no… Ma Christopher John Mccandless evidentemente sì. Evidentemente aveva bisogno di questo per scappare dall’alienazione delle auto nuove e delle facoltà di legge.
Per ritornare al film, ciò che lo rende grande è questa capacità di rendere palpabile l’esigenza di cercare. Sembrano messi lì apposta (ricordando che è una storia vera è stupefacente) i compagni di viaggio che Chris incontra: su tutti l’ultimo, commovente per semplicità e sincerità.
Complimenti a Emile Hirsch, alla sua prima prova importante, ma non ci sono interpreti che sfigurino in quest’ottima prova corale.
E ci si può solo inginocchiare di fronte alla colonna sonora di Eddie Vedder (ma io sono di parte), inedito cantastorie in versione intimista.
Per una volta quello di cui mi posso lamentare riguarda il contorno del film: apprezzato da tutti!
C’è qualcosa che non va, dico. Di solito c’è sempre qualcuno che non condivide, come è possibile?
Risposta pessimista: la visione superficiale può portare a selezionare solo alcuni momenti, slogan e ridurre l’intero percorso a una serie di aforismi privi di contesto. Questo porta molto successo, in una società di massa, ma sarebbe orripilante se fosse così.
Risposta ottimista: la grandezza del tema, la sua profondità (il fine ultimo dell’uomo si potrebbe dire) è stato talmente centrato che ha colpito (magari anche inconsciamente) la gran parte della platea. Sarebbe bello.
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pi3rp@olo
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lunedì 16 febbraio 2009
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la sensibilità non si vende
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il mio primo commento di riflesso al film è stato: "non è un film per tutti". Mentre pronunciavo queste parole, che possono sembrare macchiate dalla presunzione, cercavo negli occhi di chi mi ha accompagnato nella visione una sorta di assenso, di approvazione che mitigasse la frustrazione di rivedersi nel film, nei simboli profondi che esso invoca, dal superamento dei limiti allo spogliarsi degli 'abiti' che intrinsecamente vestiamo, dal rapporto con la natura, madre sì dolcissima ma inesorabilmente crudele con chi osa sfidarla. Ma come spesso succede nel dare un commento a caldo ci si puo sbagliare...questo film tributo è il "grido della farfalla" che tutti possono ascoltare: è il sogno ad occhi aperti di chi è consapevole dell'indicibilità e dell'inafferabilità del nostro essere al mondo e sente la necessità di un continuo rapportarsici, pemeati come siamo dalla fisicità ottusa, dall'utilità frenetica e dalla frivolezza dei rapporti interpersonali; il prezzo da pagare per poter ascoltare è dimenticare: dimenticare per qualche ora chi siamo, dimenticare il nostro lavoro, i nostri obblighi, le nostre vicissitudini, liberarsi dei limiti che ci autoinfliggiamo per non sentirci soli.
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il mio primo commento di riflesso al film è stato: "non è un film per tutti". Mentre pronunciavo queste parole, che possono sembrare macchiate dalla presunzione, cercavo negli occhi di chi mi ha accompagnato nella visione una sorta di assenso, di approvazione che mitigasse la frustrazione di rivedersi nel film, nei simboli profondi che esso invoca, dal superamento dei limiti allo spogliarsi degli 'abiti' che intrinsecamente vestiamo, dal rapporto con la natura, madre sì dolcissima ma inesorabilmente crudele con chi osa sfidarla. Ma come spesso succede nel dare un commento a caldo ci si puo sbagliare...questo film tributo è il "grido della farfalla" che tutti possono ascoltare: è il sogno ad occhi aperti di chi è consapevole dell'indicibilità e dell'inafferabilità del nostro essere al mondo e sente la necessità di un continuo rapportarsici, pemeati come siamo dalla fisicità ottusa, dall'utilità frenetica e dalla frivolezza dei rapporti interpersonali; il prezzo da pagare per poter ascoltare è dimenticare: dimenticare per qualche ora chi siamo, dimenticare il nostro lavoro, i nostri obblighi, le nostre vicissitudini, liberarsi dei limiti che ci autoinfliggiamo per non sentirci soli. Questo film è un poema d'amore per la vita, un amore così forte che probabilmente non possiamo comprendere pienamente, ma solo intuire e plaudire, fissandolo nella nostra memoria...in ricordo di Alex
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g. romagna
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lunedì 6 settembre 2010
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into the wild
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Christopher (Emile Hirsch), brillante studente figlio di una ricca famiglia allo sfascio decide, poco prima di iniziare il college, di far perdere le sue tracce e di iniziare a viaggiare per l'America assieme solamente al suo zaino. Il suo sogno è arrivare in Alaska e, dopo aver collezionato miriadi di esperienze, ci riuscirà. Da quella terra non farà però mai più ritorno... Tratto da una vicenda reale, Into The Wild è il classico film che parla di libertà, di fuga dal caotico magma della società dei consumi e di scoperta di se stessi. La differenza sta nel fatto che qui non esiste una via del ritorno, e che, così come si è vissuti nella libertà più estrema (ma esiste una libertà moderata?), nella libertà più estrema si muore.
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Christopher (Emile Hirsch), brillante studente figlio di una ricca famiglia allo sfascio decide, poco prima di iniziare il college, di far perdere le sue tracce e di iniziare a viaggiare per l'America assieme solamente al suo zaino. Il suo sogno è arrivare in Alaska e, dopo aver collezionato miriadi di esperienze, ci riuscirà. Da quella terra non farà però mai più ritorno... Tratto da una vicenda reale, Into The Wild è il classico film che parla di libertà, di fuga dal caotico magma della società dei consumi e di scoperta di se stessi. La differenza sta nel fatto che qui non esiste una via del ritorno, e che, così come si è vissuti nella libertà più estrema (ma esiste una libertà moderata?), nella libertà più estrema si muore. Ma ne è valsa la pena, pienamente. Sean Penn, impeccabile alla sua quinta fatica dietro la macchina da presa, sforna un lavoro pregevole, che vale la pena d'essere visionato già solo per la splendida fotografia, con panorami mozzafiato che non possono che fare da contorno impeccabile ad un personaggio che dalle proprie esperienze trae la conclusione che "Si sbaglia a pensare che la felicità stia solo nel contatto con le persone", ma anche, di contraltare, che "La felicità è propriamente tale solo quando condivisa". Arricchimento nell'interazione con l'uomo e, contemporaneamente, nella simbiosi con la natura divengono così vera pienezza di vita e, per chi ci crede, pieno contatto con Dio. Di valore la colonna sonora.
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claudus
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mercoledì 12 gennaio 2011
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"la sostanza della natura e' la guerra"
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Mi sono permesso di scomodare Eraclito nel lancio del mio titolo ,in quanto, il film in oggetto richiede di fare un minimo di ordine :
Dobbiamo anzitutto capire se Supertramp era un imbecille oppure un ricercatore di sbagli, in quanto chi cerca, nel tempo, inevitabilmente sbaglia . ( il divenire stesso rende errato il presente facendolo passato, questo non significa che una poesia di Shakespeare sia necessariamente sbagliata)
La pellicola è stupenda se giudicata nella sua parte filmica, fotografica e scenografico/documentaria.
E' invece al limite del grottesco se valutata sul piano della scrittura: retorica, banale, prolissamente semplice.
Eliminiamo subito l'alibi che Supertramp sia un giovane .
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Mi sono permesso di scomodare Eraclito nel lancio del mio titolo ,in quanto, il film in oggetto richiede di fare un minimo di ordine :
Dobbiamo anzitutto capire se Supertramp era un imbecille oppure un ricercatore di sbagli, in quanto chi cerca, nel tempo, inevitabilmente sbaglia . ( il divenire stesso rende errato il presente facendolo passato, questo non significa che una poesia di Shakespeare sia necessariamente sbagliata)
La pellicola è stupenda se giudicata nella sua parte filmica, fotografica e scenografico/documentaria.
E' invece al limite del grottesco se valutata sul piano della scrittura: retorica, banale, prolissamente semplice.
Eliminiamo subito l'alibi che Supertramp sia un giovane ... Ha passato i vent'anni, è laureato , sa quello che vuole. Supertramp vuole reinventarsi completamente, partendo da un nome e spogliandosi di tutto ciò che aveva dovuto essere ( si spoglia della sua debolezza )
Le musiche , è stato scritto, sono stupende e infatti lo sono, altro sono i testi, che , al cospetto del lettore serio e colto , sono poco più che scarabocchi scartati da un mediocre falegname.
Abbiamo davanti a noi le solite illusioni di Sean Penn, il quale nonostante l'età non si disincanta.
Resta il sospetto che potrebbe essere un tranello che tende allo spettatore. Infatti Supertramp muore lentamente disintegrato dalla Natura, sarei tentato di dire... Torturato
E' un film di paradossi come è stato acutamente recensito da Willow ( e poco capito ) ma non per quel paradosso che intende lui.
Supertramp è un conservatore per tutto il film e poi razzola da progressista quando dice : " L' essenza dello spirito umano è quello di fare nuove esperienze ".
Questo è ovviamente in contrasto col suo fuggire dalla civiltà del divenire.
In questa logica un architetto , secondo il suo agire, non dovrebbe disegnare grattacieli, però, al tempo stesso dovrebbe farlo in quanto " prova nuove esperienze ".
Insopportabile poi l'accampamento e la retorica dei " figli dei fiori " , espressione così bella , disintegrata dal suo abuso.
Supertramp ci parla di armonia nella Natura, di empatia e dell'amore della Natura.
Questa è un'ingenuità imperdonabile ... Ma quando mai la Natura è stata buona , giusta, amorevole.
Dal punto di vista delle stelle , da una visuale macrocosmica, tutto è bellissimo ... Ma quanto più ci si avvicina alle cose tanto più si nota come " la guerra " è la sostanza delle cose, tanto più che se gli atomi non si scontrassero tra di loro, di vita non ce ne sarebbe affatto.
La violenza, la forza, le volontà fanno il mondo.
L'abbraccio acquatico di una donna adulta e Supertramp , questo avvicinarsi entra subito in conflitto con la potenza dell'onda.
La paura salva Supertramp dallo sguardo ( e dalle fauci ) dell'orso , che non lo considera neppure degno del suo stomaco, davvero umiliante quell'incontro.
Uccide un alce, per niente ... Ma perchè non cacciava cose più piccole?
Anche quì viene subito demolito dall'indifferenza famelica dei lupi che sanno bene cosa farne dell'alce .
La sua morte , se ci pensate, è ridicola ... Muore per denutrizione e avvelenamento per un errore di pagina,la quale illustrava alcune bacche piuttosto che altre.
Ma sbaglio o ha viaggiato per tutto il film ? Ma allora perchè non andar via da quel posto se mancava la selvaggina ? In Alaska , quindi, non c'è arrivato. Cosa diavolo fosse per lui quell' autobus è un mistero che il piccolo Tramp si è portato nella tomba.
Non parliamo poi della continua svendita di moralismo all'ingrosso , che tutti, fra l'altro colgono a bocca aperta, come fosse venuto un messia ... In verità, il protagonista ha solo trovato sulla sua strada una manica di ignoranti che non sapevano rispondergli in nessun modo, a parte il vecchio, che mantiene una sua decorosa integrità, nonostante l'inquieto balbettìo.
Lui è con tutti e con nessuno, gli altri sono con qualcuno, appartengono a qualche microcosmo, lui vuole essere troppo e questa ingenuità lo ucciderà.
Ancora due cose: Deve aver travisato parecchio Jack London , il quale era sì un socialista, ma era pure un cultore della forza e della razza superiore, il quale non cadde nei trabochetti del destino ed era più a suo agio con gli indovinelli della vita di un sorridente Supertramp.
" La felicità è reale solo se condivisa " - Questa è l'unica , valorosa pillola letteraria del film, tutto il resto sono banalità di un giovanotto e canzoni col fiato corto.
E intanto ci chiediamo con che cosa va condivisa la felicità per essere reale? Con qualunque cosa è la risposta ... Anche con un pacchetto di caramelle
Sean Penn farebbe bene a lavorare meglio sulla scrittura dei dialoghi , o, ancor meglio, li riduca , perchè , ha grande talento visivo ( si veda il suo episodio del film "11 settembre 2001", ha firmato quello più bello, un muto, un capolavoro strabiliante ), ma come filosofo meglio affidarsi all'omeopata di quartiere .
" E se adesso vi corressi incontro e vi abbracciassi ... potreste vedere quello che vedo io?"dice il Super
Mi ricorda la frase di Gesù , quando dice al dice al discepolo : " Puoi bere il mio calice ?"
Frase che svela tutta la solitudine umana.
Diceva Benedetto Croce:
" Fino a diciotto anni le poesie le scrivono tutti, dopo i diciotto solo gli sciocchi o i veri poeti "
Supertramp aveva un eteronimo, ma non era un poeta .
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casalbellotto76
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domenica 3 febbraio 2008
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un giorna da leoni o cent'anni da pecora
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Penso che il film essenzialmente sottoponga il quesito: è meglio una vita lunga fatta di conformismi e compromessi reciproci o una libera, intensa e inevitabilmente breve come quella del protagonista? E' chiaro che il film professa la seconda opzione come soluzione. Aggiunge però l'errore che si corre è quello di isolarsi dagli altri non riuscendo a raggiungere a pieno l'obiettivo della felicità. Felicità "che è reale solo quando condivisa".
Il mio personalissimo commento è che ritengo che non si debba mai rifiutare tutto e tutti isolandosi nelle proprie convinzioni. Qualunque risultato si ottenga è sterile e fine a se stesso.
La famigerata realtà va migliorata dal suo interno, interagendovi.
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Penso che il film essenzialmente sottoponga il quesito: è meglio una vita lunga fatta di conformismi e compromessi reciproci o una libera, intensa e inevitabilmente breve come quella del protagonista? E' chiaro che il film professa la seconda opzione come soluzione. Aggiunge però l'errore che si corre è quello di isolarsi dagli altri non riuscendo a raggiungere a pieno l'obiettivo della felicità. Felicità "che è reale solo quando condivisa".
Il mio personalissimo commento è che ritengo che non si debba mai rifiutare tutto e tutti isolandosi nelle proprie convinzioni. Qualunque risultato si ottenga è sterile e fine a se stesso.
La famigerata realtà va migliorata dal suo interno, interagendovi. E' tutto più difficile e si ottiene sicuramente meno di quanto si desiderava ma il risultato è vero e tangibile.
Comunque la si pensi rimane il dato di fatto che libri/film che sottopongono questo genere di problematiche stimolando la riflessione personale sono sempre da apprezzare.
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dodo
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mercoledì 6 febbraio 2008
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chris aveva voglia di nuotare!
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Contatto fisico: Chris sembra seguire un percorso iniziatico, direi messianico, tant’è che viene paragonato a Gesù. In quest’ottica il viaggio è solitario e ridimensiona lo scambio interpersonale su un piano più astratto e solo in parte emotivo. Si fa fatica a notare il contatto fisico e l’unica occasione in cui Chris può tradurre la relazione interpersonale in una passione sessuale si imbatte in un ostacolo morale insormontabile (anche se la differenza di età tra i due non è poi così proibitiva). Dunque è possibile solo un casto abbraccio prima della partenza. Anche nel rapporto con i due hippy il contatto con la donna si manifesta solo tra le onde, elemento comunque meno vincolante, che riporta a echi inconsci e primordiali.
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Contatto fisico: Chris sembra seguire un percorso iniziatico, direi messianico, tant’è che viene paragonato a Gesù. In quest’ottica il viaggio è solitario e ridimensiona lo scambio interpersonale su un piano più astratto e solo in parte emotivo. Si fa fatica a notare il contatto fisico e l’unica occasione in cui Chris può tradurre la relazione interpersonale in una passione sessuale si imbatte in un ostacolo morale insormontabile (anche se la differenza di età tra i due non è poi così proibitiva). Dunque è possibile solo un casto abbraccio prima della partenza. Anche nel rapporto con i due hippy il contatto con la donna si manifesta solo tra le onde, elemento comunque meno vincolante, che riporta a echi inconsci e primordiali. Viceversa l’addio con la donna, assurta a madre putativa nel corso della vicenda, non lascia spazio all’abbraccio che forse avrebbe trattenuto Chris. Anche il vecchio che incontra nel deserto, che vorebbe diventare davvero il suo padre-nonno adottivo, non riesce ad ottenere un pegno da Chris, e neanche lui un abbraccio. Infine i genitori, figure distanti, opprimenti e aggressive che accompagnano i ricordi di Chris, solo alla fine possono assaporare un abbraccio, seppure vituale, e senza condividere l’apoteosi dell’ascesa spirituale di Chris, che prima di morire vede Dio, e nelle ultime sue parole riconosce che questo suo estremo sacrificio era l’unica via per giungere a quell’estasi, che in nessun altro modo, neppure con l’abbraccio liberatorio dei suoi genitori, avrebbe potuto raggiungere.
L’acqua: Ci sono diversi momenti. Il bagno con la signora hippy, in cui le onde, come desideri inconsci, sembrano risvegliare la voglia di vivere e di amare. L’inondazione quando era in macchina a dormire, momento in cui si disfa definitivamente dei suoi averi. La discesa sul gran Canyon, vero passaggio iniziatico (del resto PROIBITO dalle autorità) per incominciare il viaggio verso la purificazione definitiva (non a caso è il momento in cui Chris ha avuto più paura). Il Fiume che segna l’abbandono definitivo della civiltà o cumunque della grigia quotidianità che ti costringe a stare come i pesciolini rossi in un’ampolla di vetro (per citare il libro “L’eleganza del riccio” che sto leggendo). Prima di attraversarlo, Chris lascia appeso quello che forse è il regalo più sentito che ha ricevuto lungo la peregrinazione, e cioè il berreto. Come un filo di Arianna per poter rientrare e tentare di riaffacciarsi alle relazioni, al contatto fisico, al sesso. Quando in effetti si rende conto che la vita è anche queste cose, ormai e troppo tardi, ed è sempre l’acqua che sancisce l’irreversibilità della sua scelta: mi fa venire in mente PADRE PERCHE’ MI HAI ABBANDONATO, ma ormai l’amaro calice (…i semi avvelenati?) è stato bevuto e la morte-redenzione è inevitabile.
L’Orso: Chris è quasi allo stremo, e quest’incontro primordiale suggerisce quasi il confronto con la parte più intima di sè, svuotata anche dalle pulsioni di cacciare e mangiare la preda. Un solo urlo liberatorio della bestia, nessun contatto, quasi immobili, il ritorno definitivo alla purezza e alla verginità per poter vedere Dio.
Retorico? Certo si fa uso di metafore inflazionate e luoghi comuni. Ma anche questa presunta retorica alimenta le braci di una rabbia e di un'insofferenza che spero con tutto il cuore, possano spingerci verso una costante ricerca, verso una ribellione di pensiero, perchè l’ampolla dei pesci è terribilmente noiosa, e Chris aveva voglia di nuotare!
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[+] è solo una persona che ha paura degli altri
(di willow)
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(di dodo)
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cicciopippo
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giovedì 8 novembre 2012
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sean penn è decisamente meglio come attore
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Sinceramente non si può dire che questo film mi sia piaciuto più di tanto... si, i paesaggi sono davvero belli e la colonna sonora azzeccata ma oltre questo niente. La storia non mi entusiasma particolarmente nonostante a mio parere potessero renderla meglio. Manca una sana introspezione psicologica, Penn cerca di descrivere il protagonista come un uomo consapevole e maturo ma in realtà a mio parere era un ragazzo con fin troppa immaturità, o meglio, una buona componente di questo viaggio ai confini dell' umanità è proprio la fuga, una fuga dalla famiglia, dal dolore ma ancora più da se stessi. La paura dei rapporti o forse l' incapacità nei rapporti avrebbe potuto essere molto molto più valorizzata invece sembra solo accennata; fuorvia molto anche la voce fuoricampo, scelta secondo me troppo stucchevole e fuori contesto che sarebbe molto meglio stata rimpiazzata da dei monologhi "interiori" del protagonista pronunciati a voce alta nell' intento di farsi compagnia (cosa che ha fatto ma troppo poco).
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Sinceramente non si può dire che questo film mi sia piaciuto più di tanto... si, i paesaggi sono davvero belli e la colonna sonora azzeccata ma oltre questo niente. La storia non mi entusiasma particolarmente nonostante a mio parere potessero renderla meglio. Manca una sana introspezione psicologica, Penn cerca di descrivere il protagonista come un uomo consapevole e maturo ma in realtà a mio parere era un ragazzo con fin troppa immaturità, o meglio, una buona componente di questo viaggio ai confini dell' umanità è proprio la fuga, una fuga dalla famiglia, dal dolore ma ancora più da se stessi. La paura dei rapporti o forse l' incapacità nei rapporti avrebbe potuto essere molto molto più valorizzata invece sembra solo accennata; fuorvia molto anche la voce fuoricampo, scelta secondo me troppo stucchevole e fuori contesto che sarebbe molto meglio stata rimpiazzata da dei monologhi "interiori" del protagonista pronunciati a voce alta nell' intento di farsi compagnia (cosa che ha fatto ma troppo poco). Il viaggio è una fuga, una fuga continua che termina con una meta idealizzata: l' Alaska, ma tutto questo è ancora una volta poco valorizzato anche se accennato (lo si può vedere dalla sua fuga da Ron). Il punto è che la storia ha potenziale anche se sinceramente non la condivido ma tutti gli aspetti interessanti e psicologici si limitano ad essere solo accennati per dare spazio ad un inconcludente e falso barlume di libertà che insieme ai paesaggi e le inquadrature fa sembrare il film una fresca evasione quando si tratta invece di un masochista mettersi in gabbia.
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stax
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sabato 14 febbraio 2009
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la vera storia di mccandless
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il film "ito the wild" è tratto da una storia vera:la storia di christopher johnson Mccandless proveniente da una famiglia benestante dopo la laurea se ne va con a sua macchina verso atlanta e dopo aver lasciato il mondo alle spalle (cioè telefoni orologi ecc.) decide di fare una vita nomade nel suo cammino chris incontra molte persone e ad ognuna di queste dice che il suo unico obbiettivo era l'alaska.
Questo film è un film notevole a mio parere che esprime molto bene i sentimenti di christopher.
Secondo alcune fonti però il film non ha messo proprio tutta la verità di questa affascinante storia:infatti il film cita un libro sulla botanica che chris nn ha mai avuto e riconosceva le piante commestibile e non commestibili grazia alla sua intelligenza e nel film Penn dice che chris muore di una pianta tossica nma in realtà dagli studi di alcuni scieziati hanno scoperto che nessuna parte di quella pianta era commestibile infatti si dice che sia morto di denutrizione comunque riparlando del film dopo aver abbandonato la acchina il film dice ch ha bruciato i suoi documeti ma non era affatto vero infatti vicino al corpo di christopher c'èra il portafoglio con la tessera sanitaria i documenti e la patente .
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il film "ito the wild" è tratto da una storia vera:la storia di christopher johnson Mccandless proveniente da una famiglia benestante dopo la laurea se ne va con a sua macchina verso atlanta e dopo aver lasciato il mondo alle spalle (cioè telefoni orologi ecc.) decide di fare una vita nomade nel suo cammino chris incontra molte persone e ad ognuna di queste dice che il suo unico obbiettivo era l'alaska.
Questo film è un film notevole a mio parere che esprime molto bene i sentimenti di christopher.
Secondo alcune fonti però il film non ha messo proprio tutta la verità di questa affascinante storia:infatti il film cita un libro sulla botanica che chris nn ha mai avuto e riconosceva le piante commestibile e non commestibili grazia alla sua intelligenza e nel film Penn dice che chris muore di una pianta tossica nma in realtà dagli studi di alcuni scieziati hanno scoperto che nessuna parte di quella pianta era commestibile infatti si dice che sia morto di denutrizione comunque riparlando del film dopo aver abbandonato la acchina il film dice ch ha bruciato i suoi documeti ma non era affatto vero infatti vicino al corpo di christopher c'èra il portafoglio con la tessera sanitaria i documenti e la patente .
Comunque è un film bellissimo e consiglio vivamente di guardarlo
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[+] considerazioni ininfluenti sul valore del film...
(di elak69)
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faber688
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mercoledì 25 marzo 2009
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morale camuffata
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Il film si snoda lungo una scelta opinabile ma personale del protagonista con un accavallarsi di luoghi comuni che hanno il loro apice in un finale melenso e poco opinabile. Come sottolineato da qualche commento precedente ed assolutamente da me condiviso, il protagonista, sorretto dai più ingenui ideali, si sottrae alla verità dei rapporti borghesi e insopportabili per rincorrere un'effimera libertà. Trarre spunto dalla vita del protagonista, per farne persino un film, è veramente imbarazzante. Non c'è morale più morale in ogni gesto che compie (lascia i propri averi in beneficenza ma solo per sbarazzarsene la coscienza....dà lezione di vita ad una imberbe sedicenne che tenta di sedurlo....
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Il film si snoda lungo una scelta opinabile ma personale del protagonista con un accavallarsi di luoghi comuni che hanno il loro apice in un finale melenso e poco opinabile. Come sottolineato da qualche commento precedente ed assolutamente da me condiviso, il protagonista, sorretto dai più ingenui ideali, si sottrae alla verità dei rapporti borghesi e insopportabili per rincorrere un'effimera libertà. Trarre spunto dalla vita del protagonista, per farne persino un film, è veramente imbarazzante. Non c'è morale più morale in ogni gesto che compie (lascia i propri averi in beneficenza ma solo per sbarazzarsene la coscienza....dà lezione di vita ad una imberbe sedicenne che tenta di sedurlo.... dà lezione di vita ad un anziano abbandonato a sè stesso....) per poi farsi ritrarre (in immagini e foto vere e di archivio) bello soddisfatto con delle piccole prede (delle quali ovviamente farà banchetto per saziare il pancino) in bella mostra e con un fucilotto in mano....il grande cacciatore pieno di buoni intenti. Già l'essere capace di uccidere un animale denota ben poca sensibilità ed una cattiveria di fondo....(salva solo un cucciolo perchè....all'improvviso sbuca la mamma....che bravo ragazzo...risparmia il cucciolo alla vista della madre...o viceversa...non ricordo...ma che bravo ragazzo...pieno di buoni sentimenti...) ma lo stare appresso ad una storia che termina persino con la presunzione da autodidatta di insegnarci le fondamenta per il saper convivere..... Un due parole: non ho mai apprezzato film che proponessero morali da supermarket.... piuttosto leggo il libro Cuore. Amen. Voto 3
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[+] che superficialità
(di ste12)
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[+] vergogna
(di bubo1525)
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[+] sei vegetariano o sei un ipocrita??'
(di sergente hartman)
[ - ] sei vegetariano o sei un ipocrita??'
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(di revontulet)
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chiari alessandro
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domenica 3 febbraio 2008
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amore e ribellione
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Sintetizzando: amore e ribellione (poteva non parlare di ribellione un regista come questo?).
Analizzando: il nostro eroe ha avuto un'infanzia in cui i genitori hanno dimostrato di abitare su un altro pianeta; da questa mancanza di amore (che, nel corso delle sue peregrinazioni, lo porterà a stringere legami fortissimi con chi gli dimostrerà amore) la genesi del suo percorso di ribellione, che lo accompagnerà sino a quando respirerà il gelido soffio della morte nel lontano Alaska, selvaggio come lo scomodo Sean.
Film complessivamente riuscito ma a cui, secondo il mio giudizio, manca quel quid in più per diventare un grande film, magari togliendo qualche scena (l'incontro con gli stranieri dopo la discesa delle rapide e quello con i nudisti nella zona termale) od accorciandone qualche altra, che appesantisce come inutile orpello la storia del nostro novello San Francesco.
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Sintetizzando: amore e ribellione (poteva non parlare di ribellione un regista come questo?).
Analizzando: il nostro eroe ha avuto un'infanzia in cui i genitori hanno dimostrato di abitare su un altro pianeta; da questa mancanza di amore (che, nel corso delle sue peregrinazioni, lo porterà a stringere legami fortissimi con chi gli dimostrerà amore) la genesi del suo percorso di ribellione, che lo accompagnerà sino a quando respirerà il gelido soffio della morte nel lontano Alaska, selvaggio come lo scomodo Sean.
Film complessivamente riuscito ma a cui, secondo il mio giudizio, manca quel quid in più per diventare un grande film, magari togliendo qualche scena (l'incontro con gli stranieri dopo la discesa delle rapide e quello con i nudisti nella zona termale) od accorciandone qualche altra, che appesantisce come inutile orpello la storia del nostro novello San Francesco.
Storia che si concluderà scrivendo, nella solitudine totale, che la felicità, per essere vera e completa, deve essere condivisa.
Grandissima colonna sonora che accompagna ed esalta la narrazione.
Paesaggi da ricordare.
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