Shanghai Dreams

Film 2005 | Drammatico 120 min.

Anno2005
GenereDrammatico
ProduzioneCina
Durata120 minuti
Regia diWang Xiao-shuai
AttoriYuanyuan Gao, Anlian Yan, Xueyang Wang, Bin Li (II) .
Uscitavenerdì 9 dicembre 2005
MYmonetro 2,57 su 11 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

Regia di Wang Xiao-shuai. Un film con Yuanyuan Gao, Anlian Yan, Xueyang Wang, Bin Li (II). Genere Drammatico - Cina, 2005, durata 120 minuti. Uscita cinema venerdì 9 dicembre 2005 - MYmonetro 2,57 su 11 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Dal regista de Le biciclette di Pechino, un melò di discreta fattura che cerca di mescolare nell'arco di due ore la rivisitazione di un periodo della storia cinese recente con una vicenda d'amore adolescenziale. Il film è stato premiato al Festival di Cannes, In Italia al Box Office Shanghai Dreams ha incassato nelle prime 3 settimane di programmazione 22,4 mila euro e 13,5 mila euro nel primo weekend.

Consigliato nì!
2,57/5
MYMOVIES 2,00
CRITICA
PUBBLICO 3,14
CONSIGLIATO NÌ
L'amore adolescenziale sullo sfondo della Cina negli anni '60.
Recensione di Giancarlo Zappoli
Recensione di Giancarlo Zappoli

Anni Sessanta. Molti lavoratori delle grandi città vengono inviati in provincia per sviluppare l'industria locale. La protagonista diciannovenne trova il primo amore ma anche la prima profonda delusione che la marcherà per la vita. Il ritorno a Shanghai non sarà portatore di speranza.
Ci sono sempre, nei programmi dei grandi festival, uno o due film che fanno pensare che non siano stati "scelti" ma, in qualche modo, "imposti". Da grandi produttori o da governi più o meno totalitari. Sembra essere il caso di quest'opera, presentata a Cannes 2005 dove si è inoltre aggiudicato il Premio della Giuria. Un melò di discreta fattura che cerca di mescolare nell'arco di due ore la rivisitazione di un periodo della storia cinese recente con una vicenda d'amore adolescenziale. Un Matarazzo orientale. Niente di più.

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PUBBLICO
RECENSIONI DALLA PARTE DEL PUBBLICO
sabato 17 maggio 2014
Alex.S67

certo non è un film per tutti: lento, pesante, triste, a volte disturbante. Ma secondo me è un film molto bello, uno di quelli che ti lasciano qualcosa dentro. Il film riesce a creare l'atmosfera probabilmente reale di quello che era lo spaccato storico della Cina rurale nel 1983 (anno in cui la vicenda è ambientata) e della situazione ambientale e psicologica che dovevano [...] Vai alla recensione »

STAMPA
RECENSIONI DELLA CRITICA
Fabio Ferzetti
Il Messaggero

A metà anni 60 la Cina di Mao, temendo uno scontro con l’Unione Sovietica, trasferì le fabbriche di importanza strategica nelle zone più interne del Paese. L’operazione impose una massiccia migrazione, milioni e milioni di persone abbandonarono le province natali per trasferirsi in sconosciute, operai e funzionari di città si ritrovarono a vivere in zone rurali lontanissime dalla loro cultura.

Roberto Silvestri
Il Manifesto

Nei primi anni `80 nella Cina di Deng è controrivoluzione permanente. Gli operai comunisti di questo film passano ore all'ascolto di Voice of America, per avere «solo così informazioni credibili». I loro figli teenager reagiscono a punk-rock e pantaloni a zampa d'elefante, puntano all'università, ma non usano i condom come vuole il partito e formano gang indocili.

Lietta Tornabuoni
La Stampa

Con il cinema, attraverso il cinema, stiamo imparando a conoscere (chissà con quale esattezza o con quante alterazioni), la storia antica (L’imperatore e l’assassino) e moderna (L’ ultimo imperatore, Il re dei fanciulli) della Cina. Shanghai Dreams di Wang Xiaoshuai ha come sfondo un esilio, una migrazione coatta meno nota di altre: a metà degli Anni Sessanta, temendo uno scontro con l’Unione Sovietica, [...] Vai alla recensione »

Maurizio Cabona
Il Giornale

Con Le biciclette di Pechino(2001), Wang Xiaoshuai ha rifatto Ladri di biciclette, vincendo solo per quello il Gran premio della giuria al Festival di Berlino. Dunque ci ha riprovato e con Shanghai Dreams ha rifatto – in un colpo solo - mezza dozzina di film neorealisti, vincendo il premio (non il gran premio) della giuria all’ultimo Festival di Cannes.

Gian Luigi Rondi
Il Tempo

Negli anni Sessanta la Repubblica Popolare di Cina pensava a un conflitto armato con l’Unione Sovietica. In previsione, ritenne opportuno spostare le fabbriche più importanti di Pechino e di Shanghai in più protette regioni occidentali, spostandovi insieme, naturalmente, tutti gli operai con le loro famiglie. Le conseguenze, per gli adulti, furono di uno sradicamento totale, mentre i loro figli, o [...] Vai alla recensione »

Raffaella Giancristofaro
Film Tv

Inquadrature fisse e assenza quasi totale di musica e montaggio. Le scelte del regista di Le biciclette di Pechino sono giustificate dall’origine dell’opera (dedicata ai propri genitori, testimoni dei fatti). Ossia ricordare il periodo in cui centinaia di famiglie cinesi vennero inviate dal governo nelle fabbriche dell’interno per costituire - siamo nel 1983 - la “terza linea” di difesa dai temuti [...] Vai alla recensione »

Stefano Lusardi
Ciak

A metà anni sessanta il governo cinese, temendo un conflitto con l’Unione Sovietica, trasferì diverse fabbriche in remote province, costringendo intere famiglie ad abbandonare le grandi città. Partendo da ricordi personali - anche la sua famiglia, originaria di Shanghai, si ritrovò a vivere nella provincia di Guizhou - il regista di Le biciclette di Pechino, ambienta negli anni ottanta il conflitto [...] Vai alla recensione »

Roberto Silvestri
Il Manifesto

Primi anni 80. Il sol dell'avvenire è nascosto dalle nuvole. Nella Cina di Deng Xiao Ping è controrivoluzione permanente. Gli operai comunisti decentrati da tempo nelle periferie ex strategiche, passano ormai ore all'ascolto di Voice of America, per avere, solo così, «informazioni credibili». I loro figli teenager reagiscono a punk-rock e pantaloni a zampa d'elefante, puntano all'università, ma non [...] Vai alla recensione »

Mariarosa Mancuso
Il Foglio

Non c’era pace per nessuno. Magari uno scampava alla Rivoluzione Culturale, dramma incombente su quasi tutti i film cinesi, oggi applauditi ai festival internazionali dalla stessa gente che allora brandiva il libretto rosso come cosa buona e giusta. Poteva capitare, se uno aveva la fortuna di far l’operaio in fabbrica. Ma allora gli toccava la follia dei piani industriali: dramma alternativo alla [...] Vai alla recensione »

Roberto Nepoti
La Repubblica

Premio della Giuria a Cannes, un film sullo sfondo di un pezzo mal conosciuto della recente storia cinese. La diciannovenne Qing Hong è nata e vive nella provincia di Guizhou, regione povera della Cina dove, negli anni 60, il governo aveva decentrato le fabbriche per costituire una “terza linea di difesa” in caso di guerra con l’Unione Sovietica. Ora i suoi genitori, ex-rivoluzionari delusi, sognano [...] Vai alla recensione »

winner
premio della giuria
Festival di Cannes
2005
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