Wonderful Days

C'è un nuovo sceriffo in città? No, ma presto potrebbe arrivare... Dopo che il mondo è stato distrutto dalla guerra e dall'inquinamento, i superstiti hanno costruito la città di Ecoban. Poichè tutte le risorse naturali si sono esaurite, gli abitanti di Ecoban usano l'inquinamento come combustibile. Entrano così in conflitto con gli abitanti di Marr dove un uomo vuole fare pulizia e vedere il cielo...
Wonderful Days è il primo, vero, grande kolossal di animazione proveniente dalla Corea, costato oltre un milioni di dollari e creato, in due anni di certosino lavoro, da un team di oltre trecento professionisti di diversi studios del paese.
Certo, giusto l'anno scorso, My Beautiful Girl, Mari, aveva ottenuto enormi riscontri di critica e pubblico ed aveva posto i riflettori della sempre più vasta comunità di appassionati del genere, su un paese cresciuto all'ombra del più potente e importante Giappone, ma, soprattutto dal punto di vista tecnico, il grande passo avanti è questo.
Wonderful Days è una dichiarazione di intenti e di forza commerciale. Da un lato vuole dimostrare, riuscendoci perfettamente, che la Corea non è più parente povero del Giappone e terra di professionisti bravi ma a buon mercato (è rinomato che molte produzioni europee vengono commissionate agli studi coreani perché costano meno), e dall'altra di essere capace di sfornare film originali, ed innovativi, nell'oramai affollato panorama del cinema di animazione. Qust'ultima missione è stata raggiunta solo parzialmente...
Wonderful Days è il primo film ad implementare la Multimation, tecnica che permette di mixare animazione tradizionale in 2d (usata per i personaggi), computergrafica 3d (usata per gli effetti speciali) e l'utilizzo di modellini creati ad hoc (usati per i fondali). Da questo punto di vista, niente da dire. Gran parte dell'indubbio fascino della pellicola deriva proprio dal contrasto/amalgama di elementi diversi tra loro ed il fatto che non ci siano mai sbavature o momenti di empasse nella messa in scena, sono tutti elementi che portano ad affermare che, da quel punto di vista, Kim Moon Saeng ha vinto la scommessa.
A destare (qualche) perplessità invece, è proprio la storia in sé.
Di fatto la tematica ambientalista del film deve moltissimo alla storia che stava alla base della serie "Conan" di Miyazaki e le somiglianza tra la Ecoban del film e la Indastria della serie animata sono sottilissime, quasi inesistenti. Inoltre, alcuni elementi più volte presenti nel film, sono pesantemente ispirati, quando non proprio copiati di sana pianta, da pellicole classiche come ad esempio, Akiradi Otomo (vedi le moto ed in generale le inquadrature scelte per le scene in cui esse sono protagoniste). Gli stessi protagonisti del film appaiono, salvo qualche eccezione, piuttosto stereotipati e bidimensionali, pagando dazio alle più tipiche convenzioni imposte dal cinema di animazione nipponico negli ultimi vent'anni.
Il film è bifronte: lento e piuttosto noioso nella prima parte, si riscatta con un finale splendido, toccante ed emozionante. Il vero problema è che, abbagliati dai prodigi tecnici offerti dalla pellicola, gli spettatori potrebbero facilmente dimenticare storia e personaggi, ed in questo senso la fatica di Kim Moon Saeng, ricorda non poco lo sfortunato esordio di Square sul grande schermo con Final Fantasy. La messa in scena appare in certi casi eccessivamente ridondante: più che mostrare, ostenta. La presenza di lunghe carrellate atte a mostrare il desolato mondo di Ecoban, alla lunga, appare, da un punto di vista drammaturgico, un boomerang, perché dilata troppo i termini di una storia non troppo ispirata. Bella invece l'idea di associare ad ogni giorno trascorso nel film, una particolare elemento atmosferico. In ogni caso, vuoi per il meraviglioso spettacolo visivo offerto, vuoi per la presenza di una colonna sonora degna delle migliori produzioni, alla fine il giudizio è comunque positivo. Il primo passo è stato fatto, ora ci vuole più cuore e meno tecnica... 