Titolo originale | Les Invasions Barbares |
Anno | 2003 |
Genere | Commedia nera, |
Produzione | Canada, Francia |
Durata | 99 minuti |
Regia di | Denys Arcand |
Attori | Remy Girard, Stéphane Rousseau, Dorothée Berryman, Louise Portal, Dominique Michel Marie-Josée Croze, Yves Jacques, Pierre Curzi, Marina Hands, Toni Cecchinato, Mitsou, Sophie Lorain, Johanne-Marie Tremblay, Denis Bouchard, Micheline Lanctôt, Roy Dupuis. |
Tag | Da vedere 2003 |
Distribuzione | Bim Distribuzione |
MYmonetro | 3,20 su 16 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
|
Ultimo aggiornamento martedì 26 maggio 2015
Scoprirsi malati terminali a 50 anni può diventare un'occasione per scoprire la vera natura di chi ci sta accanto, dai parenti fino alla società tutta. Il film ha ottenuto 2 candidature e vinto un premio ai Premi Oscar, Il film è stato premiato al Festival di Cannes, ha vinto un premio ai David di Donatello, 1 candidatura a Golden Globes, In Italia al Box Office Le invasioni barbariche ha incassato 3,7 milioni di euro .
CONSIGLIATO SÌ
|
Remy è all'ospedale per una malattia terminale. I suoi cinquant'anni li ha vissuti alla grande, godendo ogni piacere della vita, carnale quanto intellettuale. Ha un'ex moglie, Louise, che gli è sempre rimasta vicino, e un figlio, Sébastien, con cui non ha mai condiviso nulla. Quest'ultimo, spronato dalla madre in pena, organizza al capezzale del padre una memorabile rimpatriata, tra amici, colleghi, amanti, alunni e tanti altri personaggi.
Denis Arcand è l'indimenticato autore de Il declino dell'Impero americano. A distanza di 15 anni prosegue la sua riflessione su un mondo che cambia rapidamente e lo fa con uno sguardo che mescola la commedia con il dramma avendo sempre ben presente lo sfondo sociale. Il regista canadese osserva in particolare i cugini americani ma lo fa, inevitabilmente, con la consapevolezza del dopo 11 settembre. Ne nasce una riflessione amara sul rapporto tra individuo e società priva però del cinismo di un LaBute e umanamente ricca grazie anche alla prestazione del protagonista.
Gerardo Monizza Delusione o arroganza, isolamento o fratellanza: sono i dubbi (o le certezze) di una vita. Rémy muore o meglio: sta morendo, ma non tace un attimo. È un professore universitario di storia forse non tanto male (nella didattica); in quanto al fisico è un uomo ultracinquantenne della specie comune: calvo, pancetta, fiacco, ma non flaccido.
Fantastico e commovente! Denys Arcand porta a casa meritatamente questo Oscar come miglior film straniero trattando il tema dell'eutanasia e criticando in maniera velata la società americana, da buon canadese. Il regista recupera, a distanza di 17 anni, gli stessi magnifici attori de "Il declino dell'Impero americano", con i loro efficaci e pungenti dialoghi su cultura, sesso, [...] Vai alla recensione »
Un film per pochi, fatto di dialoghi, sensazioni, presenta una lettura a piu' stratti. Leggendo la recensione del Morandini mi accorgo che (come al solito) a toppato ancora. I "barbari" non sono i non-americani. I "barbari" sono impersonati dal figlio, ossessionato dalla cultura del denaro e della finanza abbandonando la cultura vera alla quale invece sembra avvicinarsi (nella [...] Vai alla recensione »
gran film. tocca e tratta,in profondità o meno, tanti temi: vita,morte,sesso,amore,solitudine,amicizia,affetti ,incomprensioni,droga,corruzione.
Ottimo film. A volte indugia troppo su piccolezze, altre invece vola troppo veloce e non spiega alcune scene: Com'è che non parla dell'eutanasia e finisce solo per praticarla? Rimangono un paio di trame aperte e non chiuse (polizia, spacciatore, rapporto tra figlia/madre etc). Storia forse un po scontata che non è che il pretesto per altri temi affrontati con distacco.
Nonostante gli evidenti limiti di una pellicola che nasce per essere politicamente corretta, Le invasioni barbariche resta uno dei film da salvare dell’inizio del nuovo secolo. La storia è abbastanza semplice, Remy, un anziano professore universitario, ha un tumore terminale. In ospedale lo raggiungono l’ex moglie che gli è rimasta vicino, nonostante i ripetuti tradimenti, [...] Vai alla recensione »
Ma che stronzata di film... odio alla fine della serata dover constatare di aver buttato una serata dietro una colossale stupidaggine...
Non è un film del filone neostorico (a dispetto di quello che suggerisce il titolo). Non è un sequel (a dispetto dei fatto che rimette in scena a distanza di 17 anni lo stesso gruppo di personaggi e una situazione non dissimile: diciamo che è un nuovo incontro). Non è un film per tutti (perché bisogna aver vissuto un pochino, almeno un pochino, per capirne i risvolti e l’umanità, oltre che il divertimento). [...] Vai alla recensione »
Vent’anni fa Denys Arcand, uno degli autori più significativi del cinema canadese, noto da noi anche per Gesù di Montréal, ci aveva detto, nel «Declino dell’impero americano» di quattro uomini e di quattro donne che, in una villa sul lago, esprimendo i disagi psicologici, esistenziali e sociali di quegli anni, testimoniavano lì in Canada, alla periferia dell’impero americano, del declino di quello [...] Vai alla recensione »
Denys Arcand, il regista canadese francofono sessantaduenne, maestro internazionale dei cinema di conversazione, narratore della borghesia colta, alludendo al suo film più famoso, Il declino dell’impero americano (1986), dice: “Adesso l’impero americano regna sul mondo in maniera assoluta, quindi dovrà respingere senza sosta gli attacchi dei barbari.
A dare il colpo decisivo al declino dell'impero romano furono le invasioni barbariche. Il quebechese Arcand riprende il filo del discorso e i personaggi di un suo fortunato film per dispensare una serie di riflessioni agrodolci sulla decadenza del nostro mondo. Il suo è un film parlato (nulla a che vedere con l'ultimo De Oliveira, anche se in comune c'è il senso terminale della società che abbiamo [...] Vai alla recensione »
A Montreal, periferia dell’Impero, Rémy (Rémy Girard) è in attesa dei barbari. Ha cinquant’anni, due figli, una moglie (per quanto ex), molti amici e molte amanti (anche loro piuttosto ex). È professore di storia. I suoi studenti non lo amano e non lo stimano. Per tutta la vita ha teorizzato e forse praticato un impegno politico netto. È ateo. Ha un cancro, e sta per morire.
Franco-canadese Denys Arcand, regista dli Le invasioni barbariche, premiato a Cannes per la sceneggiatura e per l’interpretazione di Marie-Josef Croze, candidato all’Oscar per il miglior film straniero, è uno di quei registi che ti restano in mente per un solo titolo. Non lo si ricorda per i suoi primi lavori, Rejanne Padovani (1972) e Gina (1974). Non per il quarto, misticheggiante e intellettualistico, [...] Vai alla recensione »
Chi sono i barbari? Secondo Denys Arcand, sono gli americani: per un canadese è una risposta legittima, anche se il regista del Declino dell´impero americano è troppo intelligente per non aggiungere: «Non dimentichiamo che la parola “barbari” è stata creata dai greci, e poi usata dai romani, per indicare gli “altri”, i popoli che vivono al di là del confine.
Tutto sommato è facile prendere le distanze da Le invasioni barbariche. Quello di Denys Arcand, premiato a Cannes per la sceneggiatura, è infatti un film “obsoleto”, tradizionale nella struttura e tutto dalla parte dei vecchi nello spirito: dopo aver elencato gli “ismi”, dall’esistenzialismo al marxismo, che hanno segnato la loro vita, il gruppo di amici (gli stessi di Il declino dell’impero americano) [...] Vai alla recensione »
Il mondo era già un gran casino quando, diciassette anni fa, Denis Arcand realizzò Il declino dell'impero americano, una commedia amara dove alcuni intellettuali tentavano - al mondo - d'infilare le braghe. Ora le cose vanno anche peggio secondo il regista canadese, che intitola il suo nuovo film Le invasioni barbariche con riferimento alla fase storica cominciata l'11 settembre di due anni fa.
Uno dei film più premiati all’ultimo festival di Cannes, dove ha conquistato la Palma d’oro per la sceneggiatura, forte di dialoghi brillantissimi e battute folgoranti, e quella per la miglior attrice protagonista con Marie-Josée Croze. Benché del tutto autonomo e comprensibile a sé, Le invasioni barbariche è una sorta di sequel: a diciassette anni di distanza da Il declino dell’impero americano, Denys [...] Vai alla recensione »
«Per far funzionare le tette occorre drenare sangue dal cervello. E per questo che le donne sono più stupide». Parola della fetta maschile della banda ormai anziana e immalinconita del Declino dell’impero americano, riunita in una clinica e poi in una bella casa sul lago per accompagnare alla morte uno di loro, Rémy,socialista lussurioso cui è toccato in sorte come figlio un capitalista puritano.
«Per far funzionare le tette occorre drenare sangue dal cervello. È per questo che le donne sono più stupide». Parola della fetta maschile della banda ormai anziana e immalinconita del Declino dell’impero americano, riunita in una clinica e poi in una bella casa sul lago per accompagnare alla morte uno di loro, Rémy, socialista lussurioso cui è toccato in sorte come figlio un capitalista puritano. Vai alla recensione »
Questa sì che è una conquista difficile. Rémy, il protagonista delle invasioni barriche di Denys Arcand, dopo aver rincorso le sottane tutta la vita, ha deciso di guardare negli occhi “Sorella Morte”. Ha un male incurabile, Rémy, e ormai i giorni che gli restano sono pochi. Come usare al meglio gli ultimi scampoli di luce? Intorno al suo capezzale si ritrovano gli amici di un tempo, già conosciuti [...] Vai alla recensione »
Quindici anni dopo Il declino dell'impero americano. (dvd Dolmen , Le invasioni barbariche di Denys Arcand ha stesso regista e stesso sceneggiatore, stessi personaggi e stessi interpreti. Il gaudente professore di Rémy Girard ha ora cinquantadue anni, pochi per morire, ma il destino ha deciso diversamente. E in una camerata dell'ospedale di Montréal lui ora si dispera, ora ragiona come se avesse un [...] Vai alla recensione »