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A volte ritornano. E sono più belli di prima

Molti capolavori del passato tornano in sala restaurati, riportati alla precisione dell’immagine originaria. E riscontrano un grande successo di pubblico. 
di Giovanni Bogani

Kirsten Dunst (Kirsten Caroline Dunst) (43 anni) 30 aprile 1982, Point Pleasant (New Jersey - USA) - Toro. Interpreta Lux Lisbon nel film di Sofia Coppola Il giardino delle vergini suicide.
lunedì 6 maggio 2024 - Focus

A volte tornano. Ed è bene che lo facciano. Per chi non li ha visti, e può essere travolto, per la prima volta, dalla loro forza. Per chi li ha visti, e li ricorda, e li può ritrovare nella nitidezza, nella ricchezza originaria di chiaroscuri, di luci e di ombre. A volte tornano, e sono più belli di prima.

Il giardino delle vergini suicide, con la musica ipnotica degli Air, con la bellezza diafana, slavata delle sonnambuliche protagoniste; L’odio di Mathieu Kassovitz, con l’adrenalinico esplodere delle sue tensioni sociali, generazionali, razziali nelle banlieues parigine; Buena Vista Social Club, con i suoi musicisti cubani che sembrano usciti da un altro secolo, da un altro mondo. E ancora, il mostruoso, titanico Orson Welles di Quarto potere, il film più venerato della storia del cinema. Lo sguardo allucinato di Al Pacino in Scarface. Tutti film che sono usciti o stanno per uscire. Appartengono al passato, ma anche – in qualche modo – al futuro. Tutti film restaurati, riportati alla precisione dell’immagine originaria.


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In foto una scena del film Quarto potere di Orson Welles

“È come quando ti tolgono una cataratta!” ha detto un celebre giornalista, Ben Tracy, dopo aver visto la differenza fra la versione restaurata de La valle dell’Eden con James Dean e quella che circolava fino a quel momento. È come quando ti tolgono la cataratta: torni a vedere limpidamente, e quasi non ti sembra vero. “Un film improvvisamente torna alla vita”, ha detto Martin Scorsese, uno dei registi che più si sono impegnati per il restauro di film del passato. Con la sua Film Foundation, creata nel 1990, Martin Scorsese ha fatto restaurare, con il suo sostegno, più di 950 film, da Scarpette rosse agli Spostati, l’ultimo film di Marilyn Monroe. Scorsese, un cultore del cinema del passato, ha capito che una delle più grandi minacce, per il cinema, è proprio la materia di cui è (era) fatto: la pellicola. I primi film erano altamente infiammabili e si decomponevano con il tempo: della grande produzione del cinema muto, solo il dieci per cento si salva oggi.

Ma il deterioramento delle pellicole vale anche per i film più recenti. La storia di Hollywood, la storia dell’arte più recente, rischia di svanire. E allora Scorsese, con la sua conoscenza enciclopedica del cinema e della sua storia, ha stilato una lista di tutti i film che andrebbero preservati. E ha condotto una campagna per convincere la Kodak a produrre pellicola più stabile, più resistente al tempo. Restauri che continuano, anzi che sono incrementati, oggi in epoca digitale. In Italia, è superfluo sottolineare come la Cineteca di Bologna sia all’avanguardia, nel mondo, per le tecniche di restauro, per il personale qualificato, per la ricchezza del patrimonio artistico ad essa affidato.


In foto una scena del film L'odio con Vincent Cassel.

E così, è in Italia che possiamo godere di restauri accurati, puntuali. Film da guardare “come se ci avessero tolto una cataratta”. E il pubblico italiano risponde. Perché? Perché piacciono i film restaurati, perché piacciono film che vengono da lontano, in termini di tempo? Forse proprio anche per quello: non sono film “vecchi”, sono film che ci parlano di mondi lontani. C’è un esotismo geografico e c’è un esotismo temporale. Vedere un film del 1941, del 1983 o del 1999 significa comunque, oggi, fare un viaggio nel tempo. E viaggiare è tutto quello che vogliamo fare, con il cinema. Aggiungiamoci che le piattaforme non dividono i film per anni, e che quindi nella stessa sezione – poniamo, “Commedie” – possiamo trovare film del 2024, del 2014 o del 1944.

E alla fine, ci stiamo abituando a pensare che il Cinema è tutto un grande mosaico, dove si mescolano passato e presente, e dove anche il passato è vivo, è attuale, lo guardiamo oggi e dunque esiste qui ed ora. Come mai, nonostante ci siano moltissime piattaforme streaming, le persone vogliono tornare in sala a vedere quei film, film che possono trovare – in forme più o meno legali – anche sul web? Forse perché dopo il Covid c’è ancora l’onda lunga della voglia di godere l’esperienza della sala. O forse, perché c’è un pubblico colto, di media borghesia, che non rinuncia al piacere del cinema. Quello che provava anni fa, vedendo quegli stessi film, e quello che vuole provare ancora oggi.


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In foto una scena del film Scarface con Al Pacino

A ottantatré anni dalla sua uscita, il 24 marzo scorso Citizen Kane, ovvero Quarto potere, è tornato nel cinema in versione restaurata grazie ad I Wonder Pictures. È il capolavoro di Orson Welles, è uno dei film più citati quando si parla dei più importanti film della storia. È stato per decenni in cima alla classifica delle pellicole migliori di tutti i tempi stilata dalla rivista “Sight and Sound”. La gente, cinéphiles vecchi e giovani, si è messa in fila davanti al cinema come per l’uscita di una “prima” mondiale.

L’8, 9 e 10 aprile scorsi è tornato in sala, come evento cinematografico, Scarface di Brian De Palma, con un sontuoso Al Pacino. Restaurato in 4k, il film è a sua volta il remake di un classico del gangster movie, Scarface – Lo sfregiato del 1932, diretto da Howard Hawks e ispirato alle gesta di Al Capone. Da Al Capone a Al Pacino, la storia passa alla Miami degli anni ’80 con il suo traffico di droga. Il Tony Montana interpretato dall’attore italoamericano è diventato leggenda: “Che cosa vuoi tu?”. “Il mondo, chico. E tutto quello che c’è dentro”.


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In foto una scena del film Il giardino delle vergini suicide di Sofia Coppola.

Dal 6 maggio sarà nelle sale italiane, in un restauro curato dalla Cineteca di Bologna insieme al leggendario direttore della fotografia Ed Lachman, Il giardino delle vergini suicide: il delicato, misterioso, ipnotico primo film di Sofia Coppola. La regista lo girò che aveva appena ventisette anni, ma il suo stile e il suo mondo di riferimento sono già perfettamente chiari: tinte pastello, e precisione chirurgica nel dissezionare i più sottili mali di vivere femminili.

Il 13 maggio torna al cinema, con tutta la sua carica emotiva, L’odio di Mathieu Kassovitz, Palma d’oro per la miglior regia al festival di Cannes 1995. Per la prima volta si raccontava al cinema una Parigi multietnica, violenta, rabbiosa. Conflitti sociali, melting pot, musica hip hop: da quel momento, il mondo raccontato da L’odio divenne un paradigma per i registi francesi. In questi giorni, Mathieu Kassovitz sta presentando il suo film a Roma, trent’anni dopo la sua uscita, ai ragazzi di adesso. Il film è stato restaurato in 4k, a cura di Minerva Pictures e Rarovideo.


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Grazie alla collaborazione tra la Wim Wenders Stiftung e CG Entertainment è tornato in sala Il cielo sopra Berlino, distribuito dalla Cineteca di Bologna, e fra poco tornerà in sala Buena vista Social Club, il bellissimo documentario di Wenders sulla musica cubana. Sono già disponibili in home video e in streaming capolavori del regista tedesco come Tokyo-Ga, Alice nelle città e L’amico americano. CG Entertainment ha anche siglato un accordo di distribuzione con Cité Films e Argos Films per riportare in sala e in home video ventisei capolavori della storia del cinema, diretti da maestri come Godard, Bresson, Resnais, Rivette, Oshima, Chris Marker e Marguerite Duras. Stay tuned.


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