Toute la memoire du monde

Il documentario esplora tutta la complessa struttura architettonica e la gigantesca macchina organizzativa della Biblioteca Nazionale di Parigi. Non ne vengono mostrati solo gli aspetti monumentali e lo strutture logistiche più note e appariscenti, ma vengono descritti anche i luoghi segreti o apparentemente poco significativi, il lavoro minuzioso, metodico, misconosciuto, ma essenziale al funzionamento della grande "memoria" degli innumerevoli impiegati della "Nationale". Così, accanto alle grandi statue rinascimentali e neoclassiche, alle grandi sale di lettura immerse nella luce filtrata dalle vetrate barocche e liberty, Resnais descrive i recessi bui delle cantine, gli stanzoni silenziosi e polverosi delle soffitte, i cantieri in cui si stanno costruendo le nuove ali dell'enorme edificio, il lavoro di accoglimento, catalogazione, schedatura, distribuzione dei nuovi e vecchi volumi depositati.
Quando uscì, il film dispiacque a certe personalità che tenevano molto al prestigio della Biblioteca Nazionale, Il "documentario" di Resnais non era un invito a frequentare la Biblioteca, anzi sembrava screditare l'illustre istituzione presentandola come una specie di prigione (le prime inquadrature nei sotterranei polverosi) se non come un sinistro campo di Concentramento, come sostennero certi critici maniaci di simbologie. I fascinosi "travelling", da semplici veicoli di una "promenade" - per seguire o sostituirsi a uno che cammina la "camera" non può certo restare impalata in mezzo a un corridoio, come nei film di Chaplin - assursero a magiche e ansiose ricerche di "rimontare il tempo".
Nell'intenzione dell'autore tutto era, come sempre, molto più semplice. «Quando mi era capitato di frequentare la Biblioteca Nazionale come lettore - dice Resnais - mi ero sovente domandato: cosa succede dopo che uno ha compilato la scheda con la richiesta e l'ha posta sul tavolo dell'impiegato, fino al momento in cui il libro ti viene consegnato?
E così in un certo senso ho messo la macchina da presa su un carrello e ho seguito il percorso della scheda. Il cammino, il travelling, è quello che fa un impiegato tipo. Gli impiegati non accelerano mai il passo, camminano lentamente, con ritmo solenne, se no alla fine della giornata diventerebbero matti... Le sale della Biblioteca Nazionale erano come le quinte di un teatro. Ovviamente sono stato attento a mostrare anche l'aspetto fantastico del viaggio. Però non mi sembra di aver voluto dare un'interpretazione metaforica di questi corridoi o dell'edificio: abbiamo ripreso le cose come stavano, senza forzare la realtà in senso espressionistico, senza inventare niente. Che il viaggio dia una sensazione fantastica di spaesamento èinnegabile, ma non è che ci siamo proposti di "far fantastico" ad ogni costo, così come non ci siamo proposti di mostrare esclusivamente gli aspetti sinistri dell'edificio. Ripeto, ho cercato soltanto di restituire le emozioni che prova un qualunque visitatore.
