Miss Lulu Bett

Lulù vive lavorando come una serva nella casa del cognato che è un rigido maschilista nonché giudice di pace. La sorella e la madre non la trattano molto meglio di lui. Nel momento in cui il fratello del cognato giunge, dopo una lunghissima assenza, e la sposa, lei vede in questo matrimonio non l'amore ma l'occasione per lasciare una vita di sottomissione.

William C. De Mille non va confuso con il fratello Cecil B. del quale ha solo seguito le orme nel momento di assumere la decisione di entrare nel mondo del cinema diventando un regista altrettanto noto all'epoca. Purtroppo molte sue opere sono andate perdute.

Questo film trova il suo plot di base in un romanzo molto popolare nel 1920 e la "Motion Picture News" gli riconoscerà il pregio di essere "uno dei più raffinati adattamenti del 'photoplay'. De Mille scrittura inizialmente Mildred Harris (prima moglie di Charlie Chaplin) per il ruolo della protagonista, salvo poi sostituirla con Lois Wilson. Secondo la rivista "Picture-Play" il motivo era che la Harris era troppo bella per essere credibile nel ruolo della 'goffa e non attraente' Lulù della prima parte del film.

Quello che è certo è che la Wilson sa offrire al suo personaggio le caratteristiche necessarie ad una bellezza che è stata conculcata da anni di schiavitù domestica. Si veda in proposito la scena in cui, essendo solo in casa, si scioglie i lunghi capelli.

Il secondo cartello in apertura dichiara l'obiettivo del film e cioè mostrare quelle famiglie in cui "i legami di affetto sono diventati catene di dipendenza". A seguire una nota ironica (che più avanti verrà riproposta): "Se volete sapere che tipo di famiglia vive in una casa, date un'occhiata alla sala da pranzo". Seguono alcune inquadrature della sovrabbondanza di oggetti presenti nel locale.

De Mille realizza un film che sicuramente non esalta i valori familiari ma che vede invece la famiglia borghese come un luogo da cui si desidera fuggire. Lo vorrebbe fare la figlia maggiore che si ritrova a vagheggiare una fuga d'amore con un corteggiatore che non si rivelerà all'altezza delle aspettative. Cerca, per quanto può, di sfuggire alla rigide regole la sorella minore. Solo Lulù pare aver ormai interiorizzato una sorte di beneficata che dovrà per tutta la vita baciare la mano di chi le consente di essere una serva tuttofare.

Ci troviamo di fronte a un film che denuncia questo stato di cose non limitandosi a riproporre un'ennesima Cenerentola maltrattata. Lo fa sia sul piano della critica alla famiglia borghese che su quello del moralismo comune.

Senza fare spoiler va rilevato come, nella seconda parte del film, venga posto in evidenza come le apparenze siano l'unico elemento che conta per il padrone di casa e ad esse tutto vada sottomesso. Che il vero amore per la protagonista stia non in chi sposa ma in un altro personaggio è chiaro sin dalla comparsa in scena di quest'ultimo. Questo però fa parte delle attese di quel pubblico che era disposto ad essere partecipe delle difficoltà e dei soprusi subìti dalla protagonista solo se gli si lasciava intravvedere sin da subito una via di uscita che le desse piena soddisfazione.

Nel complesso si tratta di un film che, pur utilizzando alcuni luoghi comuni sul piano narrativo, non esita ad esplicitare un punto di vista non conformista. 