Titolo originale | Lola Pater |
Anno | 2017 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Francia, Belgio |
Durata | 95 minuti |
Regia di | Nadir Moknèche |
Attori | Fanny Ardant, Tewfik Jallab, Nadia Kaci, Véronique Dumont, Bruno Sanches Lucie Debay, Lubna Azabal, Baptiste Moulart, Lawrence Valin, Nadir Moknèche, Raphaëlle Lubansu, Sabeha Mokneche, Faouzi Bensaïdi, Othman Bekara, Claire de la Rue du Can, Anaïs Fabre, Jean-Henri Compère, Ahmed Zerari, Maël Benslimane, Dimitris Daskas, Polydoros Vogiatzis, Assa Sylla, Niddal El Mellouhi, Sophia Johnson. |
Tag | Da vedere 2017 |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,24 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 4 agosto 2017
Un uomo decide di incontrare di nuovo il padre dopo tanti anni di lontananza. Il genitore non è più un uomo e ora si chiama Lola.
CONSIGLIATO SÌ
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Nadir, un giovane d origine algerina che risiede a Parigi, dopo la morte della madre va alla ricerca del padre che li aveva lascati quando lui era piccolo. Giunge in un luogo dove incontra un'insegnante di danza del ventre, Lola, che lui pensa sia la causa della separazione dei suoi genitori. Non sa che invece quella donna è suo padre.
Chissà se i cultori del cinema di Truffaut e di quello francese più in generale si sarebbero aspettati questa sorpresa. Coloro che avevano amato la sua apparizione, quasi fosse un sogno dentro lo schermo, in La grande bellezza avrebbero mai pensato che una delle icone della femminilità del cinema, Fanny Ardant, avrebbe potuto accettare e poi sostenere il ruolo di un transessuale divenuto donna? Qualcuno, forse, ma non molti.
Da grande attrice qual è e da donna capace di leggere nel profondo dell'animo umano. Fanny ha accettato e vinto la scommessa aderendo a un progetto di una piccola produzione che ha saputo portare a compimento un'opera che non ha nulla di 'piccolo'. Innanzitutto perché rifugge da tutti gli stereotipi a partire da quello etnico. Nadir è di origini arabe ma non ha nulla delle caratteristiche maschiliste che potrebbero essere attribuite al suo personaggio. È semplicemente un figlio che si trova all'improvviso davanti a una persona che non corrisponde (e non può corrispondere ) all'immagine che se ne era fatta. Farid non è più Farid (il padre desiderato e biasimato per il suo abbandono). Farid è Lola, cioè una donna come si è sempre sentita e come aveva anche detto, con grande sincerità, alla moglie la quale gli aveva fatto tagliare i ponti con il figlio ancora bambino.
Moknèche riesce così a lavorare anche sul nostro immaginario di amanti del cinema spingendoci a pensare che quella donna che abbiamo ammirato in innumerevoli film lì, su quello schermo, abbia potuto 'davvero' essere stata un uomo, almeno esteriormente. La sospensione dell'incredulità è così in atto. Perché Ardant sa come dare a Lola durezza e determinazione (è colei che, come afferma, ha deciso di completare il lavoro che Dio aveva lasciato a metà). Ma sa anche conferirle tutta la fragilità di chi, a distanza di anni da quando l'ha compiuta, viene messo di fronte alle conseguenze di quella scelta e allo sconvolgimento che può creare in una persona che si è continuato ad amare a distanza. Lola è in fondo come il gatto di Nadir: afferma la propria identità, si è allontanata in bilico ma con passo sicuro sui cornicioni della vita ma vuole comunque farsi trovare. Al di là di ogni pregiudizio.