Filosofi Kopi

Ben è uno spirito libero, testardo e intuitivo, lavora nel bar che ha fondato con il suo migliore amico nel mondano quartiere Melawai, al centro di Giacarta. Preoccupato per il crescente accumularsi dei debiti, Jody tenta di ravvedere il socio per un'organizzazione più redditizia del locale, tra l'installazione di una moderna linea WiFi e l'acquisto di un caffè meno ricercato ma di gran lunga più economico. Ben però non accetta nessun tipo di compromesso finché, strozzati dai debiti e dagli affitti arretrati, i due si trovano a dover fare i conti con una gestione spericolata che rischia di mandare in frantumi l'intera attività.
La soluzione si presenta quando un uomo d'affari li sfida a creare la "perfetta miscela di caffè" in grado di soddisfare il più esigente dei clienti: un ricco imprenditore che gira il mondo assaggiando solo le tazzine migliori. L'esuberante Ben, ormai ossessionato dal caffè perfetto, finirà per creare non pochi problemi al metodico e pedante Jody, costretto a investire soldi (che non hanno) negli affari più azzardati, compresa un'asta di caffè pregiati per sperimentare combinazioni di sapori e nuovi metodi di produzione, fondamentali nella ricerca della tanto anelata formula vincente. Con l'arrivo di una giovane blogger - vera e propria cultrice di caffè a livello internazionale - le tensioni tra i due s'inaspriscono vertiginosamente, costringendoli a intraprendere un cammino alla ricerca degli ingredienti perfetti che lascerà emergere un passato ingombrante troppo a lungo taciuto.
Il viaggio sullo sfondo dei pittoreschi campi di East Java, sarà un ritorno che tradisce le vessazioni perpetrate dal governo autoritario del generale Suharto sui coltivatori di caffè alla fine degli anni '70. Uomini e donne che hanno lottato con tutti i mezzi a loro disposizione per contrastare l'abuso che le multinazionali facevano delle loro terre, morti ammazzati dai colpi di pistola di mandanti invisibili. Costretto a confrontarsi con il trauma delle piantagioni, Ben rischia di perdersi tra i garbugli esotici di aromi in cui s'immerge il sogno di rinnovamento che permea tutto il film di Angga Dwimas Sasongko, regista e produttore indonesiano. Una scrittura macchinosa rischia a più riprese di penalizzare la forza della messa in scena, in particolare la caratterizzazione netta dei personaggi (a tratti caricaturali) non lascia presagire la tensione necessaria all'imprevisto, risultando in ultima istanza troppo rassicurante e ottimista.
Ciò che inizia come un piacevole dramma che promette di seguire scaramucce casuali tra giovani colleghi, ben presto si sviluppa in una storia molto più complessa. Come già avveniva in We Are Molukku, Sasongko gioca con i movimenti di macchina per creare il giusto distacco tra il registro comico in cui s'inseriscono i protagonisti e un vissuto drammatico, trattato con sguardo poco avvezzo ai sentimentalismi. La filosofia del caffè non avvicina lo statuto estetico e sociologico dell'indagine sull'esistenza, è piuttosto una traversata a ritroso nei paesaggi più arcaici dei sentimenti, tacciati di violenza e crudeltà ma necessari all'uomo che voglia emergere dall'incosciente amnesia che rifugge il dolore. 