Anno | 2015 |
Genere | Documentario, |
Produzione | Italia |
Durata | 75 minuti |
Regia di | Ernesto Pagano |
Uscita | giovedì 25 giugno 2015 |
Tag | Da vedere 2015 |
Distribuzione | I Wonder Pictures |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,30 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 16 novembre 2015
Raccomandarsi a Dio: a Napoli non è poi così strano. Solo che il Dio in questione stavolta è Allah. Il film è stato premiato a Biografilm Festival,
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CONSIGLIATO SÌ
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Viva, pulsante, animata da sentimenti veri e veraci, Napoli è 'accomodata' da secoli sotto o' manto d''a Madonna, come recita un'antica preghiera. Le divinità femminili in Campania hanno avuto ed hanno da sempre una decisa e netta preponderanza rispetto a quelle maschili, definendo il carattere prevalentemente matriarcale della società e della cultura campana. Del resto risalendo indietro nel tempo Napoli fu fondata, secondo la tradizione mitologica, nel luogo esatto in cui naufragò il corpo di Parthenope, sirena vinta da Ulisse. Terra culturalmente ricca e pregna di religiosità radicata e profonda, con ascendenze antichissime e complesse, a causa delle interferenze e delle interconnessioni create nel corso dei secoli che hanno visto diversi popoli primeggiare e affermarsi, la Campania con i suoi fenomeni vulcanici, soprattutto nella zona partenopea e nell'area flegrea, dovette esercitare fascino, mistero e senso di pia sacralità. Sentimento mai spento come le esalazioni dei Campi Flegrei.
Se il culto popolare della Madonna, a cui sono dedicate innumerevoli chiese, santuari e basiliche, è indubbiamente il più diffuso, nondimeno il 'bisogno del sacro' si apre ai processi di mutamenti sociali e culturali. Petronio scriveva nel "Satyricon" che la Campania era così affollata di divinità protettrici che sarebbe stato più facile trovare un dio che un uomo, allora perché stupirsi se nei secoli, accanto a dee e vergini, si sono insediati San Gennaro, Maradona, il profeta Maometto e il Dio degli ebrei? Come ci dimostra il bel documentario di Ernesto Pagano, Napoli è tutt'altro che paesaggio immobile e unisce come un ponte terre geograficamente separate ma spiritualmente affini. La prossimità è dichiarata subito dalla musica, dalla modulazione vocale che esibisce un'evidente corrispondenza tra il canto napoletano e il salmodiare di un muezzin arabo. Viaggio intimo nel focolare domestico napoletano, Napolislam interroga e conversa con i credenti di un'altra religione, quella islamica appunto, confermando una fase di de-secolarizzazione e di differenziazione interna del campo religioso. Tra moschee improvvisate, preghiere all'aperto, matrimoni misti e hip hop islamico made in Napoli, Pagano dà voce a musulmani e cristiani, due risvolti di una realtà che attraversa il Mediterraneo dal Medioevo ad oggi, un vincolo fatto di luci ed ombre, di compromessi e conversioni sincere e manifeste, una traversata fra opposte sponde, fra culture diverse che inevitabilmente si incrociano, cedendo ognuna qualcosa all'altra e conducendo qualche volta a rivoluzioni identitarie. Pagano sottolinea la singolare realtà di Napoli e il suo particolare rapporto con l'Islam, una Napoli multietnica e di frontiera ma perseverante nelle contraddizioni, oggi come ieri, quando nel Cinquecento contemplava la moschea e nel Settecento negava una sepoltura dignitosa ai musulmani. Una città che non ha mai smesso di accogliere, integrare e lasciarsi influenzare.
Progetto avviato nel 2007, Napolislam è stato girato nell'anno degli attentati alla redazione di Charlie Hebdo, lutto 'discusso' nel film con le persone incontrate, che disapprovano l'Islam come metafora del terrore e lo promuovono come modello di civiltà. Pagano intende, conosce e poi cerca una forma capace di delineare quel mondo. E lo fa aggiornando il metodo di Zavattini, vivendo un'esperienza e trasformandola in immagini, confrontando madre e figlia, parrucchiere e cliente, marito e moglie, credenti e scettici, convertiti e diffidenti. Attraverso una geografia fisica ed umana, l'autore percorre una città in cui i miracoli affollano le cattedrali e i sogni dettano i numeri della fortuna, una metropoli esoterica dove dio, da sempre trascurato per i santi, più accessibili e confidenziali, sembra ritrovare la sua centralità e la sua autorevolezza nel cuore dei napoletani convertiti all'Islam e resistenti alla caduta di un sistema di valori che provano a ricucire sotto il niqab, dietro la barba lunga o in un'improvvisazione in rima. Il Corano diventa allora una risposta alla banalità del male, una via d'uscita all'avidità feroce e desolante di una città e di un Paese che non li corrisponde più. Napolislam è un atto di ascolto umile e silenzioso, un film che ha atteso per anni sul campo che un mondo si rivelasse, pedinandone i protagonisti e gli ambienti, ascoltandone le voci e mettendosi in gioco rispetto ai prelievi veloci dei réportages televisivi. Pagano elimina la voce del narratore e lascia che tutto emerga dai volti, dalle atmosfere, dagli interni, dagli esterni, dalla forza della differenza che ci auguriamo non si esaurisca in una dialettica dei cliché e rigeneri in senso politico, culturale e spirituale una città instabile e vitale, sotterranea e scenica, potente e irrequieta come il suo vulcano.
Deprimente sentire persone che parlano di verità, con una esplicita V maiuscola. Il film è un buon documentario ma non riesce ad approfondire le motivazioni psicologiche che spingono verso Verità accettate per fede, che colmano vuoti esistenziali o materiali. Non si comprende, o a malapena si intuisce, il percorso che ha condotto queste persone ad abbracciare la fede islamica. Vai alla recensione »