Titolo originale | Mahi Va Gorbeh |
Anno | 2013 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Iran |
Durata | 127 minuti |
Regia di | Shahram Mokri |
Attori | Babak Karim, Saeed Ebrahimi Far, Abed Abes, Babak Karimi, Siavash Cheraghi Pour Mohammad Berahmani, Faraz Modiri, Abed Abest, Arnavaz Safari, Pedram Sharifi, Neda Jebraeili, Milad Rahimi, Parinaz Tayyeb, Alireza Esapoor, Ainaz Azarhoush, Samaneh Vafaei, Mohammad Reza Maleki, Nazanin Babaei, Mona Ahmadi, Pouya Shahrabi, Nima Shahrabi, Shadi Karamroudi, Khosrow Shahraz, Alireza Isapoor, Mohamad Ramezani Pour, Sepehr Sepi. |
Tag | Da vedere 2013 |
MYmonetro | 3,34 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 17 settembre 2013
Alcuni studenti si recano nella regione del Caspio per una manifestazione di aquiloni. Vicino al loro campeggio vivono tre strani cuochi.
CONSIGLIATO SÌ
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Alcuni studenti si recano nella regione caspica per partecipare a un raduno di aquilonisti durante il solstizio d'inverno. Non lontano dal loro campeggio c'è una piccola capanna occupata da tre cuochi che lavorano in un ristorante vicino e cercano carne da cucinare. Nei paraggi non c'è nessuno tranne i giovani studenti...
Girato in un unico piano-sequenza Mahi Va Gorbeh è in primo luogo un film sul tempo.
L'idea di girare inquadrature senza limiti di tempo per il regista Shahram Mokri, che ha dichiarato di aver preso ispirazione da Escher e dai suoi quadri, nasce dall'esigenza di rompere il concetto tradizionale di tempo, per sperimentare linguisticamente un racconto circolare.
Il risultato è quello di una vicenda che si alimenta e compone di piccole storie che solo nel finale trovano la sua completezza. In una sorta infatti di "racconto a staffetta", a mutare è difatti il personaggio che via via la mdp incontra e segue; cambia il punto di vista, ma il racconto spesso ritorna sui suoi passi, in una sorta di flashback senza che vi sia alcun taglio. Una struttura linguistica certamente originale, seppure non manchino esempi illustri nella settima arte, che la tecnologia del digitale consente di esplorare appieno; una costruzione che forse può mettere a dura prova lo spettatore, ma che certamente trova una sua compiutezza e ragion d'essere nel finale.
Sin dalle prime battute Mahi Va Gorbeh muove i suoi passi nel territorio del thriller, proponendo atmosfere cupe e tese, a partire dalla scelta del luogo: un campeggio ai bordi di un lago in un sinistro bosco sperduto dove si aggira sospettoso Babak, uno dei tre cuochi/orchi di un inquietante ristorante, ben interpretato da Babak Karimi, attore oltre che montatore, lo ricordiamo nei panni del giudice di Una separazione di Asghar Farhadi.
Un microcosmo inquietante che diventa una riuscita e coraggiosa metafora di un Paese che fagocita i propri giovani, che li priva di un qualsiasi futuro, tarpandone le ali.
Arriva dall'Iran questa nuova corrente che ha deciso di sperimentare nuovi linguaggi per parlare al mondo del grande schermo. Una storia macabra, seppure tratta dalla realtà, che purtroppo ha tenuto molti papabili spettatori lontani dalle sale dove veniva proiettata; se avessero saputo di cosa si trattava di certo sarebbero entrati; non c'è sangue, non ci sono scene crude, anche [...] Vai alla recensione »
Una didascalia iniziale ci avverte subito che la vicenda del film è tratta da una storia vera, un orrendo fatto di cannibalismo dei gestori di una sorta di trattoria locale a danno dei giovani campeggiatori che si radunano presso un lago nel bosco per una gara di aquiloni in occasione del solstizio d'inverno. Siamo quindi avvertiti che l'ambito di genere è quello dell'horror [...] Vai alla recensione »