Scandali al mare

All'albergo Miramare sotto l'occhio vigile del receptionist Riccardo si avvicendano i clienti. Ci sono i due giovani dall'amore contrastato (la madre di lui è contessa e il padre di lei salumiere); c'è il ragionier Rossetti che gioca in Borsa con la giovane fidanzata, ci sono il gangster Joe Pannocchia con scagnozzi e pupa al seguito e numerosi altri personaggi.
Marino Girolami con lo pseudonimo di Bastide Jean torna a percorrere una strada già battuta l'anno precedente con Ferragosto in bikini. La sceneggiatura non gli viene però in soccorso come potrebbe. L'utilizzo dell'albergo come spazio in cui si succedono i più diversi personaggi ha precedenti teatrali 'classici' (Goldoni e Feydeau solo per fare due esempi) e qui ci si potrebbe aggiungere uno sguardo sull'Italia che scopre le vacanze di massa. Ma ciò non avviene.
L'ammiccamento dei titoli di testa, che sembrano preludere a una parata di belle fanciulle in due pezzi, si perdono in una serie di caratterizzazioni che di 'scandalo' hanno ben poco. Carlo Dapporto torna a vestire gli ormai risaputi panni del seduttore stagionato, Bramieri cerca di suicidarsi con modalità diverse mentre Sandra Mondaini fa... la moglie di Raimondo Vianello. Se a ciò si aggiungono l'ennesimo siciliano geloso della consorte e un Carotenuto in versione gangster italoamericano (a cui si affianca, nei panni dello scagnozzo, un Delle Piane venticinquenne) si può comprendere come gli stessi personaggi, se sviluppati in un film ad episodi, avrebbero potuto divenire soggetti di un divertimento meno superficiale. Rispetto però ai cosiddetti cinepanettoni che lo seguiranno decenni dopo qui c'è una differenza sostanziale: i vari caratteri non hanno nessuna pretesa di 'giustificare', rappresentandole, le azioni meno apprezzabili degli spettatori. Il che è già apprezzabile. 

Vari episodi che si svolgono in un grande albergo di una località marina collegati dal personaggio fisso del portiere.