Il mercante di Venezia [1]

Film 1952 | Commedia +16 100 min.

Regia di Pierre Billon. Un film con Massimo Serato, Andrée Debar, Armando Francioli, Michel Simon, Nerio Bernardi, Olga Solbelli. Cast completo Genere Commedia - Italia, 1952, durata 100 minuti. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +16 - MYmonetro 3,50 su 9 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Consigliato sì!
3,50/5
MYMOVIES 2,00
CRITICA
PUBBLICO 5,00
CONSIGLIATO SÌ
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Trailer

Nella Venezia cinquecentesca, un vecchio usuraio ebreo vuole vendicarsi del nobile Antonio e stringe con lui un terribile accordo. Se questi non salderà un suo debito dovrà regalargli una libbra di carne. Non salda il conto e il poverino sembra non avere scampo, ma la bella Porzia, con un trucco legale, riuscirà a salvarlo.

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RECENSIONI DELLA CRITICA
Roberto Silvestri
Il Manifesto

Il mercante di Venezia secondo Michael Radford. Ovvero un film in costume, saturo di effetti e broccati rinascimentali, girato nei luoghi shakespeariani, rispettato nel testo e contestualizzato da una spiegazione storica iniziale chiara: nel 1586 gli ebrei erano rinchiusi nei ghetti di notte e costretti a lavorare solo nell'usura, arte tabù per i cattolici.

Valerio Caprara
Il Mattino

Il catalogo degli adattamenti cinematografici delle immortali opere scespiriane è interminabile e ha prodotto una mole impressionante di monografie e libri, dibattiti e tesi universitarie. Scegliendo di andare a vedere «Il mercante di Venezia», una coproduzione italo-britannica che vede in prima fila l'Istituto Luce, si rischia quindi di essere schiacciati dalle variazioni, dalle repliche e dalle firme [...] Vai alla recensione »

Antonio Valenzi
L'Indipendente

Ci vuole coraggio a portare sullo schermo Il mercante di Venezia per l’inevitabile polverone -con relative strumentalizzazioni annesse e connesse- che si solleva ogni qualvolta si tocchi qualche tema sul popolo ebraico. Ma a parte ciò il film di Michael Redford è efficace nelle sue ricostruzioni visive sebbene sia più ‘cinematografico’ rispetto alle trasposizioni avanguardiste di Orson Welles o teatrali [...] Vai alla recensione »

Roberto Nepoti
La Repubblica

Nei suoi furori shakespeariani, Orson Welles prendeva per sé i caratteri fieri e grandiosi (Otello, Macbeth, Falstaff). Al Pacino preferisce gli umiliati e offesi, motivati dal rancore e dall'odio: dopo il deforme Riccardo III, si dedica a Shylock, il mercante di Venezia disprezzato e sbeffeggiato che tenta di lenire le ferite inferte al suo orgoglio rivalendosi sulla carne di un cristiano.

Alessandra De Luca
Ciak

Venezia, XVI secolo. Bassanio (Joseph Fiennes) chiede al mercante Antonio (Jeremy Irons) 3mila ducati per corteggiare Porzia (Lynn Collins) e l’amico, pur di accontentarlo, si rivolge all’ebreo Shylock (Al Pacino) che attende da tempo l’occasione di vendicarsi delle umiliazioni subite da lui stesso e dalla sua gente, vittima di persecuzioni. Entro tre mesi, qualora la somma non venga restituita, l’usuraio [...] Vai alla recensione »

Fabio Ferzetti
Il Messaggero

Dopo tanti Shakespeare attualizzati o sbarazzini, ecco un Mercante di Venezia tenebroso e “filologicamente corretto”. Arricchito da un prologo quasi didattico sulle infamie del ghetto a evitare scomodi paralleli con l’attualità. Ricorderete la storia, anche se la sapiente ambiguità del testo ne fa uno dei meno frequentati in epoca moderna, specie dal secondo dopoguerra.

Manuela Grassi
Panorama

Che la penale sia fissata esattamente in una libbra della vostra bella carne,! da prendersi e tagliarsi in quella parte/ del vostro corpo che più mi aggrada». Avvolto nella vile gabbana d’ebreo, gli occhi pieni di dolore e risentimento, la pronuncia sapientemente strascicata, Shyloch «il mostro» conclude il suo patto con Antonio, il gentiluomo borghese bisognoso di ducati.

Emanuela Martini
Film TV

Scorrendo la filmografia di Michael Radford si ha la sensazione di trovarsi davanti a un regista onesto ma senza spiccata personalità, capace di mettersi al servizio di un attore, ma comunque segnato da una lunga pratica televisiva: dall’esordio nell’83 (Another Time, Another Piace) in pieno naturalismo British Renaissance allo svagato Il postino, con (e di) Massimo Troisi, dal pomposo Misfatto bianco [...] Vai alla recensione »

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