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Rassegna stampa di Harold Lloyd

Harold Lloyd (Harold Clayton Lloyd) è un attore statunitense, regista, è nato il 20 aprile 1893 a Burchard, Nebraska (USA) ed è morto il 8 marzo 1971 all'età di 77 anni a Los Angeles, California (USA).

A CURA DELLA REDAZIONE
MYmovies.it

Interprete vivace e arguto, insieme con Charlie Chaplin, Buster Keaton e Harry Langdon fu uno dei più famosi comici dell'epoca d'oro del cinema muto. Esordì sugli schermi nel 1913 nel ruolo secondario di un indiano in un film della Edison; nello stesso anno passò alla Universal dove conobbe Hai Roach che negli anni successivi lo diresse in una lunga serie di comiche in cui Lloyd diede vita al celebre personaggio di Lanesome Luke, dai piedi piatti e i baffetti neri che tradivano la evidente influenza di C. Chaplin. Nel 1917 Lloyd mise a punto l'irresistibile peisonaggio all'americano tipico, ottimista, piccolo-borghese, fiero della sua paglietta e degli occhiali cerchiati di corno e vittima, per amore, delle più incredibili avventure. Di volta in volta medico, impiegato, studente, soldato, commesso, disoccupato, ma sempre protagonista di storie che traevano spunto dalla vita quotidiana, la macchietta di Lloyd fu collocata dapprima in una serie di cortometraggi poi in numerosi lungometraggi che Io resero popolarissimo: On the Fire; Be my Wife, 1919; Number please! (l'ultimo film comico diretto da H. Roach), 1920; Alla conquista di un cuore; Viaggio in Paradiso, 1921; Il talismano della nonna, 1922; Preferisco l'ascensore, 1923; Tutte o nessuna, 1924; Io e la palla, 1925; Il re degli straccioni, 1926; A rotta di collo, 1928; Evviva il pericolo, 1929; Follie del cinema, 1932; La via lattea, 1936. Fece un'ultima apparizione sugli schermi nel 1947, in Meglio un mercoledì da leone... di Preston Sturges.

A CURA DELLA REDAZIONE
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Interprete vivace e arguto, insieme con Charlie Chaplin, Buster Keaton e Harry Langdon fu uno dei più famosi comici dell'epoca d'oro del cinema muto. Esordì sugli schermi nel 1913 nel ruolo secondario di un indiano in un film della Edison; nello stesso anno passò alla Universal dove conobbe Hai Roach che negli anni successivi lo diresse in una lunga serie di comiche in cui Lloyd diede vita al celebre personaggio di Lanesome Luke, dai piedi piatti e i baffetti neri che tradivano la evidente influenza di C. Chaplin. Nel 1917 Lloyd mise a punto l'irresistibile peisonaggio all'americano tipico, ottimista, piccolo-borghese, fiero della sua paglietta e degli occhiali cerchiati di corno e vittima, per amore, delle più incredibili avventure. Di volta in volta medico, impiegato, studente, soldato, commesso, disoccupato, ma sempre protagonista di storie che traevano spunto dalla vita quotidiana, la macchietta di Lloyd fu collocata dapprima in una serie di cortometraggi poi in numerosi lungometraggi che Io resero popolarissimo: On the Fire; Be my Wife, 1919; Number please! (l'ultimo film comico diretto da H. Roach), 1920; Alla conquista di un cuore; Viaggio in Paradiso, 1921; Il talismano della nonna, 1922; Preferisco l'ascensore, 1923; Tutte o nessuna, 1924; Io e la palla, 1925; Il re degli straccioni, 1926; A rotta di collo, 1928; Evviva il pericolo, 1929; Follie del cinema, 1932; La via lattea, 1936. Fece un'ultima apparizione sugli schermi nel 1947, in Meglio un mercoledì da leone... di Preston Sturges.

DAVID DENBY
The New Yorker

Harold Lloyd was less stylized and eccentric than the two other great silent-movie comics, Charlie Chaplin and Buster Keaton. His jacket fit him well, and he wore neither a bowler nor a plate-thin hat. Here was a rather nice-looking, affable young man with a compact, flexible body and ordinary clothes. There was only one peculiarity: circular glasses with no lenses, which gave him a slightly baffled air, as if he were looking for something he already had in hand. He wears them under a leather helmet in an antic football game in "The Freshman," from 1925 (at MOMA on March 6), in which Lloyd longs to become the class favorite at a snooty college. Preparing for a fancy-dress party, he dons an unfinished, basted-together tux that slowly, agonizingly falls apart (despite many temporary fixes from a tailor hidden behind a curtain), revealing first his shirt and then his legs. The sequence is a masterly example of sustained gag-building, and proof that, even for the most inoffensive and presentable man, everything can go disastrously wrong. Da The New Yorker, 9 marzo 2009

GIANNI RONDOLINO

Quando morì nel 1971, all'età di 77 anni, Harold Lloyd lasciò ai suoi eredi più di 5 milioni di dollari e una residenza lussuosa a Beverly Hill circondata da un vasto parco. Una villa hollywoodiana di 44 stanze costruita nello stile di una dimora principesca italiana del Rinascimento, di cui possiamo farci un'idea dalle fotografie pubblicate da Wolfram Tichy nel suo bel libro su Lloyd uscito in Germania nel 1979. D'altronde, come scrive lo stesso Tichy, egli era «l'incarnazione del sogno di far carriera di ogni americano, dal ragazzo che vende giornali al milionario». Nato nel Nebraska il 20 aprile 1893, figlio di un fotografo mancato, aveva fatto la gavetta a Hollywood come molti suoi coetanei, per affermarsi, soprattutto nel corso degli Anni ‘20, uno degli attori comici più noti e applauditi in tutto il mondo, a fianco di Charlie Chaplin e Buster Keaton. Di qui l'ascesa sociale ed economica, unita a una concezione della vita molto borghese e benpensante. Da quando abbandonò il cinema nel 1947, passò gli ultimi 25 anni circondato dagli affetti familiari, occupandosi dell'amministrazione oculata dei suoi beni. Non per nulla gli fu dato un Oscar speciale come «maestro della comicità e buon cittadino». I suoi film, non tanto i moltissimi cortometraggi prodotti da Hal Roach prima del 1917, in cui creò il personaggio di Lonesome Luke, quanto i seguenti, di corto, medio e lungometraggio, sino alla fine degli Anni ‘20 e oltre, riflettono molto bene questa filosofia di vita. Il suo nuovo personaggio, un ragazzone atletico, ingenuo ma non stupido, onesto e sincero, con un paio di grossi occhiali cerchiati e un volto attonito, che si trova ad affrontare situazioni conflittuali o estreme con saggezza elementare e grande buon senso, può essere veramente identificato come l'emblema dell'americano medio. Non ci sono conflitti seri nei suoi film, non ci sono elementi di critica sociale, se non come riflesso del suo vivere calmo e ordinato. C'è sempre, come sottofondo dell'azione, una visione ottimistica e solare dell'esistenza, e soprattutto quella forza interiore che lo spinge a vedere nell'altro un possibile amico, e nelle difficoltà un semplice ostacolo da superare. Basti pensare ai suoi film più belli: «Preferisco l'ascensore» (1923), «Accidenti... che tranquillità» (1923), «Tutte e nessuna» (1924), «Viva lo sport» (1925), tappe importanti di una carriera costellata di successi, sebbene non sempre all'altezza dei suoi concorrenti Chaplin e Keaton, che rimangono, a dire il vero, i soli grandi autori del cinema comico americano dell'epoca d'oro. Ma poiché Chaplin e Keaton sono molto noti e i loro film (soprattutto quelli di Chaplin) visti e rivisti, è finalmente giunta l'ora per vedere anche quelli di Harold Lloyd e fare qualche confronto. Ce ne offre l'occasione il Museo Nazionale del Cinema, che oggi, alla presenza della nipote Suzanne Lloyd, inaugura una retrospettiva dell'attore molto ricca e articolata. Ci sono alcuni corti e mediometraggi del 1919-21, scelti nello sterminato repertorio della sua filmografia, ma ci sono ovviamente tutti i suoi lungometraggi muti (eccetto «Dr. Jack» del 1922) e il sonoro «Follie del cinema» (1932). Un panorama certamente incompleto, ma sufficiente a far conoscere un attore che solo di recente è stato riscoperto, dopo un ventennio di sostanziale oblio.

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