Marisa Merlini (Marisa Merlin) è un'attrice italiana, è nata il 6 agosto 1923 a Roma (Italia) ed è morta il 27 luglio 2008 all'età di 85 anni a Roma (Italia).
Iniziò giovanissima la carriera teatrale nel campo della rivista, imponendosi per la recitazione vivace e una bellezza particolare, recitando a fianco di comici famosi. Nel cinema esordi in Roma città libera (1946, Marcello Pagliero). La sua carriera cinematografica si arricchì notevolmente negli anni successivi, quando abbandonò il teatro di rivista dopo il grande successo di Pane, amore e fantasia (1953, Luciano Comencini), in cui diede vita al personaggio della levatrice di cui è innamorato il maresciallo dei carabinieri (Vittorio De Sica), con molta efficacia drammatica e sottile umorismo. I molti film cui prese parte, soprattutto di genere comico-leggero, furono circoscritti sempre più nell'ambito del prodotto commerciale e di largo consumo, ma l'attrice ebbe occasione di tratteggiare figure e figurette gustose, esuberanti, tipiche di un certo costume popolare, affermandosi tra le più interessanti e vivaci caratteriste del cinema italiano degli anni Sessanta.
È morta Marisa Merlini, una vita per lo spettacolo
Il suo era un volto storico, e tra i più celebri, dello spettacolo italiano. Marisa Merlini è morta ieri notte a 85 anni, nella sua casa romana. Si spegne così una delle attrici simbolo del nostro Novecento, particolarmente votata alla commedia, ma capace di interpretare qualsiasi ruolo. E che, pur prediligendo il cinema, non ha trascurato né il teatro né la televisione.
Nata nella capitale nel 1923, già da ragazzina mostra una spiccata tendenza alla ribalta: è giovane, formosa, esuberante, ha un sorriso aperto. E così, a soli diciotto anni, esordisce nella rivista, come una delle tante belle ragazze dell'epoca. Il debutto è al Teatro Valle di Roma, nello show Primavera di donne, in un ruolo di contorno alla star Wanda Osiris. Lo spettacolo va in giro per l'Italia, è un trionfo. Anche Totò nota Marisa, che nel frattempo viene scelta come modella e testimonial per la Signorina Grandi Firme, emblema di un settimanale di successo.
Ma il suo destino è quello approdare sul grande schermo. E infatti, appena due anni dopo, Marisa passa al cinema, che da allora in poi le affida soprattutto ruoli da caratterista, da spalla, facendo leva sul suo aspetto simpatico e sulla sua naturalezza. Il debutto avviene in Stasera niente di nuovo (1942), diretta da Maurizio Mattioli. Un'esperienza davanti alla macchina da presa che per lei è solo la prima di una lunga serie: fra i tanti, vale la pena di citare L'imperatore di Capri (1949) di Luigi Comencini, accanto a Totò, con cui gira in tutto sette film; Signori in carrozza (1951) di Luigi Zampa; Gli eroi della domenica (1953) di Mario Camerini; Porta un bacione a Firenze (1955) di Camillo Mastrocinque; Il Bigamo (1955) di Luciano Emmer.
Ma forse, almeno nel corso degli anni Cinquanta, i suoi due ruoli migliori sono quelli in Pane, amore e fantasia (1953) di Luigi Comencini, in cui è la levatrice che vuole conquistare il maresciallo Vittorio De Sica; e in Tempo di villeggiatura (1956) di Antonio Racioppi, che le vale la conquista del Nastro d'argento.
Gli anni passano, ma il suo attivismo non si ferma. Gli anni Sessanta, per lei, si aprono col Il Vigile di Luigi Zampa, accanto ad Alberto Sordi; e si concludono con Lisa dagli occhi blu di Bruno Corbucci (1969); nel mezzo tanti altri film, tra cui Il giudizio universale (1961) di Vittorio De Sica, e Io, io, io e gli altri (1966) di Alessandro Blasetti.
Negli anni Settanta la sua presenza su grande schermo è meno incisiva, ma il lavoro non le manca. E anche di un certo blasone: viene invitata a Londra dal regista Peter Grenville per interpretare la parte della governante d'origine napoletana di Lady Hamilton nella commedia di Terence RattiganQuestioni di Stato. Un grande successo, un anno intero in cartellone. In Italia, invece, Garinei e Giovannini la fanno partecipare a due musical con Gino Bramieri, tra cui la celebre Cielo, mio marito!.
Negli ultimi anni il volto di Marisa è apparso tante volte sulle nostre tv, in fiction di vario tipo. Mentre al cinema il suo ultimo ruolo risale a tre anni fa: nella Seconda notte di nozze di Pupi Avati, accanto a Katia Ricciarelli, Antonio Albanese e Neri Marcorè. Un congedo d'autore, dalla sua passione di sempre.
Da la Repubblica, 29 luglio 2008
Marisa Merlini: pane, amore e cinema
Marisa Merlini aveva mille cose da raccontare e lo faceva con tutti i mezzi che aveva, da vera attrice. Da ragazza le bastava far lampeggiare gli occhi neri impertinenti o posarsi una mano sul fianco per dire tutto. Col passare del tempo imparò a privilegiare la parola, e con la miniera di aneddoti che aveva accumulato in tanti anni di mestiere finì per diventare una specie di enciclopedia ambulante del cinema italiano. Quel cinema verace e popolare che per decenni era andato a braccetto con il suo pubblico, cogliendone le debolezze e gli umori segreti con un’inventiva e insieme una capacità d’osservazione che erano il segreto del suo successo.
Ora che se n’è andata, a quasi 85 anni (era nata il 6 agosto 1923), Roma è un po’ più piccola; perché nessuno meglio di lei sembrava aver conservato vivo il ricordo di un carattere e di un modo d’essere romani che oggi siamo abituati a cercare appunto al cinema, mentre allora era esperienza quotidiana. Delle romane Marisa Merlini aveva i modi battaglieri, l’umorismo sferzante, la finta indolenza. In più era di una bellezza pepata e a suo modo inesorabile. Tanto che nel 1941, nemmeno diciottenne, debuttò al Teatro Valle accanto alla leggendaria Wanda Osiris nella rivista Primavera di donne mettendosi subito in luce per le sue doti non solo fisiche.
Con quel “personale”, come si diceva all’epoca, e quella lingua svelta, divenne ben presto uno dei nomi più richiesti del teatro di rivista, allora nel pieno del suo fulgore, partecipando a spettacoli come Tutte donne con Macario e Venticello del Sud con Nino Taranto. Quando fu scoperta, come vuole la leggenda, dalla moglie di Macario in persona, faceva ancora la commessa in un negozio di profumeria per aiutare la madre, rimasta sola con cinque figli da crescere. E fu sempre lei a ispirare al celebre illustratore Boccasile il personaggio della procace Signorina Grandi Firme.
Se Anna Magnani era l’anima tragica e appassionata di Roma, Marisa Merlini ne incarnava insomma quella più leggera e scanzonata. Ma non era affatto un’attrice “naturale”, o presa dalla strada. Da ragazzina aveva fatto in tempo a frequentare i corsi di recitazione della contessa Serra, per poi prender parte agli spettacoli del Teatro dei fanciulli, oggi teatro Flaiano, allestiti dall’umorista e sceneggiatore Vittorio Metz. E quando il cinema, rapidamente, si accorse di lei, dimostrò le sue doti di comica sexy in una lunghissima serie di film e poi di apparizioni televisive (più di 150 da Stasera niente di nuovo, 1942, debutto ufficiale diretto da Mario Mattoli, alla fiction Don Pietro Pappagallo, la buona battaglia, 2006).
La prima occasione importante gliela offre Marcello Pagliero in Roma città libera, uno dei film più bizzarri e misconosciuti del Neorealismo. Il suo personaggio di romana verace prende forma lì per poi trasferirsi con molte spiritose variazioni in una lunga serie di titoli fra i quali bisogna almeno ricordare quelli con Totò (L’imperatore di Capri, Totò cerca moglie, Totò cerca casa, Destinazione Piovarolo), Pane, amore e fantasia e poi Pane, amore e gelosia (era la levatrice e ragazza madre che conquistava invano il maresciallo De Sica), ma anche la turista malinconica di Tempo di villeggiatura di Antonio Racioppi, con cui vinse nel 1957 il nastro d’argento. E poi Le signorine dello 04 di Gianni Franciolini, Padri e figli di Mario Monicelli, Io, mammeta e tu di Carlo Ludovico Bragaglia, Il vigile di Luigi Zampa, uno dei non molti film, curiosamente, in cui recita accanto ad Alberto Sordi. Per proseguire con I mostri di Dino Risi, Il giudizio universale di Vittorio De Sica, Dramma della gelosia, tutti i particolari in cronaca di Ettore Scola.
Un autentico “albo d’oro” del cinema italiano a cui la Merlini prestò la sua verve e qualche volta la sua malinconia, adattando con filosofia e versatilità i propri ruoli al passare del tempo. Fino all’ultimo grande duetto, accanto ad Angela Luce, nella Seconda notte di nozze di Pupi Avati. Un monumento “minore”, solo perché raramente fu protagonista, di un cinema ormai passato ma più vivo che mai.
Da Il Messaggero, 29 luglio 2008
Addio Marisa, ultima regina della commedia all’italiana
Bella, di quella bellezza calda e gentile delle donne d'altri tempi, e brava, come solo poche sanno esserlo: Marisa Merlini, una grande protagonista del mondo dello spettacolo italiano, si è spenta ieri nella sua casa nella Capitale, aveva 84 anni, era nata a Roma il 6 agosto del 1923.
Tutti la ricordano come una grande caratterista, la più grande, della commedia all'italiana, ma il termine «caratterista» le va decisamente stretto, perché era molto di più e, nel mondo dello spettacolo, aveva fatto, benissimo, tutto: rivista, teatro, cinema e qualche puntatina nella tv.
Esordì, con successo, appena diciassettenne, nel teatro di varietà «pescata» da Mariuccia Macario, moglie di Erminio Macario che selezionava con fiuto eccezionale le «donnine» con le quali si circondava il comico torinese. Prima uscita in pubblico: ottobre 1941 al Valle di Roma, nella rivista «Primavera di donne», ballerina di fila per Wanda Osiris. La giovanissima Marisa non accettò quel ruolo senza pensarci. Suo padre aveva abbandonato la famiglia, aveva quattro fratelli, lei già doveva sopravvivere arrangiandosi come commessa di profumeria. Per fare la ballerina le offrivano 130 lire al giorno, il suo stipendio di un mese. Troppo per non farsi tentare.
Era l'inizio degli anni Quaranta, allora decollò una carriera da sogno. Fu tra le prime fotomodelle e finì, poi, al cinema: debuttò sul grande schermo, dopo piccole particine, in «Roma città libera» di Marcello Pagliero. Poi fu scelta da Totò, a partire da «Totò cerca casa», del '49 e con il principe della risata girò in tutto sette film. Proprio in quel periodo conobbe Anna Magnani: ne nacque un'amicizia saldissima, che durò 25 anni. Le sue capacità di attrice le sfoderò in tante pellicole, ma la fama, vera, le arrivò al fianco di Vittorio De Sica con «Pane, amore e fantasia» di Luigi Comencini (1953), con Gina Lollobrigida e poi ancora, un anno dopo, con «Pane, amore e gelosia».
Marisa Merlini conquistò il pubblico con la sua vena cordialmente romanesca, la sua bellezza prorompente ma non sfacciata, era pungente e ironica al momento giusto, ammirata per la schietta spontaneità. Nel '57 vinse il Nastro d'Argento come migliore attrice non protagonista per «Tempo di villeggiatura», diretto da Antonio Raccioppi, con Vittorio De Sica, Nino Manfredi, Maurizio Arena e Giovanna Ralli.
Tornò alla rivista nella stagione 1965-66, al Parioli di Roma, con «I rompiglioni». Riprese la commedia musicale, dopo i successi degli anni '40, con Garinei e Giovannini in due spettacoli interpretati da Gino Bramieri: «Cielo, mio marito!», di Costanzo e Marchesi, con Ombretta Colli, e «Foto di gruppo» di Iaia Fiastri e Enrico Vaime, con Gianfranco Jannuzzo.
Gli anni '60 l'hanno vista ancora al cinema, indimenticabile in «Il vigile», accanto ad Alberto Sordi. Poi ancora nei '70 con «Oh Serafina!» e «La mazzetta». Qua e là qualche fiction: «Una donna per amico», «Don Luca», con Luca Laurenti e Paolo Ferrari, «Le ali della vita», con Sabrina Ferilli. L'ultima apparizione cinematografica nel 2005, dopo 150 interpretazioni, con «La seconda notte di nozze» di Pupi Avati.
Una curiosità: Marisa Merlini rifiutò il ruolo della protagonista ne «La ciociara», diretto da Vittorio De Sica, che portò all'Oscar, nel 1960, Sophia Loren. Fu lei stessa, anni fa, con la sua simpatica ingenuità, a raccontare che rifiutò la parte perché non voleva «interpretare il ruolo di una donna molto più grande».
Da Il Tempo, 29 luglio 2008
Addio Marisa Merlini volto autentico della commedia
Addio a un' attrice di razza: nella notte di domenica si è spenta Marisa Merlini. Era nata a Roma il 6 agosto 1923. La notizia è stata data ieri dalla famiglia e dal suo medico che l' aveva visitata due giorni fa e l' aveva trovata «lucida, ironica e attenta come sempre». Interprete di oltre cento film, aveva recitato con maestri della commedia come Steno, Monicelli, Risi, Lattuada, Comencini, che l' aveva diretta nel personaggio più popolare, Annarella, la levatrice che in Pane, amore e fantasia si contende con la "bersagliera" Lollobrigida il cuore del maresciallo De Sica. Il ruolo della levatrice le rimase attaccato addosso: lo interpretò in altri 14 film. Annarella era una ragazza madre, un ruolo audace nei primi anni Cinquanta, ma la Merlini non esitò ad accettarlo. Amica di Anna Magnani, aveva lo stesso carattere deciso e forte, un linguaggio diretto, verace, senza ipocrisia. Molto prima del femminismo, affermava la libertà di scelta delle donne e, fino all' ultimo, quando era ospite di talk show televisivi, con la sua inconfondibile voce da fumatrice raccontava i suoi incontri sentimentali, con gli stessi toni divertiti e ironici con cui parlava della "sciocchezza" di aver rifiutato La ciociara «perché non mi sentivo in grado di interpretare una donna più vecchia di me». De Sica la corteggiava anche in Tempo di villeggiatura, in cui la Merlini era una signorina non più giovane, uno dei suoi rari ruoli malinconici, mentre c' erta tutta la sua vivacità spudorata nell' allegra prostituta in Dramma della gelosia di Ettore Scola. Bella e formosa, da ragazzina aveva studiato recitazione, ma quando suo padre abbandonò lei e i suoi quattro fratelli fu costretta a lavorare. Faceva la commessa di profumeria e, come ricordava spesso, «ci sarei rimasta a vita se un giorno non fosse entrata nell' emporio Mariuccia Giuliano, la moglie di Macario». Nel ' 41 esordì al Valle di Roma tra le "donnine" della rivista "Primavera di donne". Nel dopoguerra la sua carriera fu soprattutto nel cinema, che aveva bisogno delle sue doti e dei tempi comici, non erano molte le attrici capaci di tenere testa a grandi della risata come Totò, De Sica, Manfredi, Sordi. Il legame con il teatro però rimase e quando il regista Peter Grenville la chiamò a Londra per il ruolo della governante napoletana in "Questioni di Stato" di Rattigan, accettò e ci rimase per un anno di repliche. Al ritorno fu chiamata da Garinei e Giovannini e partecipò a due commedie musicali, Cielo, mio marito! e Foto di gruppo con gatto. Più rare le apparizioni in serie tv e nel cinema. L' ultimo personaggio per lo schermo è una delle vecchie zie in La seconda notte di nozze di Pupi Avati, che la ricorda con «affetto e rammarico. Sono felice di averla convinta a lavorare con me. Mi ricordo che era una fumatrice accanita e che si muoveva sul set con la consapevolezza di chi conosce il cinema. Era sempre se stessa, dentro e fuori il set, capace di piegare il personaggio alla sua identità personale: una qualità che ho trovato raramente in un attore». I funerali si svolgeranno domani alle 15 nella Chiesa degli artisti in piazza del Popolo a Roma.
Da la Repubblica, 29 luglio 2008
Addio a Marisa Merlini caratterista di talento
Se ne è andata Marisa Merlini, ultima grande caratterista del cinema italiano. L’ultima si dice sempre, ma grande era stata davvero. È morta nel sonno, l’altra notte, nella sua casa di Roma: avrebbe compiuto ottantacinque anni il 6 agosto.
Molti la ricorderanno nelle sue recenti apparizioni televisive, assidua ospite, esuberante e polemica, al Maurizio Costanzo Show: gli occhi di fuoco, la risata tonante, la grinta intatta dei tempi d’oro. Sul palcoscenico del Sistina le piaceva ricordare, probabilmente gonfiando la realtà, il suo gran rifiuto: quando disse no a De Sica per il ruolo della Ciociara, con cui poi la Loren vinse l’Oscar.
Aveva cominciato la carriera nella rivista, grazie all’occhio clinico della moglie di Macario, il comico torinese famoso per le donnine, tra cui la diciottenne Marisa Merlini, romana che più romana non si può, spiccava per le notevoli forme. Che fosse anche una simpaticona il pubblico non poteva saperlo: lo scoprirà poco più tardi, sullo schermo, dove esordì nel ’42 in una parte di secondo piano nel lacrimoso Stasera niente di nuovo.
Fu spesso reclutata da Totò, altro raffinato intenditore di belle femmine e attrici di talento, con cui girò tra il ’49 e il ’50 Totò cerca casa, L’imperatore di Capri e Totò cerca moglie. Dopo l’incontro con un romano suo pari, Aldo Fabrizi (La famiglia Passaguai fa fortuna è del ’52), ecco la svolta della carriera l’anno successivo: Pane, amore e fantasia, dove è la levatrice Annarella, burbera di fuori e tenera dentro. La donna di cui si innamora il focoso maresciallo Carotenuto (De Sica), scoraggiato dalla troppo giovane Bersagliera (Gina Lollobrigida).
Impossibile elencare tutti i suoi film. Quando c’era bisogno di una levatrice, e Dio solo sa quanto quel personaggio fosse ricorrente nel casereccio cinema italiano del dopoguerra, lei rispondeva presente.
A fianco di Sordi, guarda caso un altro romano, girò nel ’58 Ladro lui, ladra lei (la gag della lana mortaccina nella casa di moda è un piccolo capolavoro di umorismo) e nel 1960 Il vigile, dove interpretava Amalia, la moglie, gelosa di Sylva Koscina.
Poi vennero quasi sempre ruoli così e così, per non dire brutti, in film mediocri. Finché tre anni fa Pupi Avati le offrì l’ultima occasione, la parte di Eugenia, la zia di Antonio Albanese, in La seconda notte di nozze. Un piccolo, (stupendo) personaggio per una grande attrice.
Da Il Giornale, 29 luglio 2008
Addio Marisa Merlini, grande caratterista
Soubrette, attrice, soprattutto gran parlatrice, Marisa Merlini si è spenta ieri a Roma, dove era nata nel 1923, a 85 anni. L'abbiamo vista in un numero quasi sproporzionato di film, oltre 150 dal dopoguerra in poi, in ruoli dove ripeteva alla grande il suo ruolo di romana verace. Sia che fosse fidanzata, moglie, madre, suocera, Marisa rimaneva costante nella sua sincerità portandosi sulla scena il bagaglio che aveva nella vita. Magari non bellissima, magari non finissima, ma sempre fedele a se stessa, è una delle poche attrici che abbiano attraversato indenni il passaggio dal neorealismo alla commedia classica e quella dalla commediaccia anni '70 alla fiction di oggi. Per non parlare di varietà e di tv. Il suo pubblico, ovviamente, l'ha sempre seguita. Scoperta da Vittorio Metz nei teatri romani, era stata in tutte le grandi compagnie del tempo, diventando presto una delle donnine di Macario.
Ma fu con l'amica del cuore Anna Magnani e con Totò che si trovò meglio nella Roma del '43, aspettando la Liberazione. Ne faceva ancora oggi dei racconti memorabili. Nel cinema inizia con Mario Mattoli in Stasera niente di nuovo (1942), ma è più in luce nel capolavoro di Marcello Pagliero, Roma città libera, sorta di rilettura di Roma città aperta di Rossellini. Non ha grandi ruoli, ma è molto divertente, nei film di Totò di fine anni '40, Totò cerca casa (1949), L'imperatore di Capri (1949), dove è la baronessa Von Krapfen, Totò cerca moglie (1950). Non si trovò mai molto bene con Aldo Fabrizi, che non amava come Totò, anche se la vediamo attivissima in Signori in carrozza (1951) e La famiglia Passaguai fa fortuna (1951). Si ritagliò il ruolo della sua vita nella commedia all'italiana grazie a Luigi Comencini e Vittorio De Sica nei due superclassici Pane, amore e fantasia (1953) e Pane, amore e gelosia (1954), dove è Arabella Mirziano, la levatrice, di certo più adatta della Lollo per le bramosie del maresciallo De Sica. Negli anni '50 interpreta grandi film, come Le signorine dello 04 di Gianni Franciolini, Destinazione Piovarolo di Domenico Paolella, Il medico e lo stregone e Padri e figli di Mario Monicelli, Il bigamo e Il momento più bello di Luciano Emmer. Non è una star come Sofia Loren o la Lollo, non è elegante come Franca Valeri, ma è l'unica che può dire a Alberto Sordi, vigile Celletti, cotto di Sylva Koscina in diretta tv a Il Musichiere la celebre frase: «Ma va a morì ammazzato te e la Koscina!». Battuta che Marisa e Zampa imposero a Sordi di straforo, visto che avrebbe voluto chiudere lui ogni situazione comica. Dino Risi la vuole in un episodio di I mostri (1963), Alessandro Blasetti in Io, io, io e gli altri (1966), Sergio Corbucci nel superwestern Il grande silenzio (1968), Ettore Scola in Dramma della gelosia (1970) vestita addirittura da vistosa mignotta. Nel cinema delle pratiche basse anni '70-'80 trionfa come suocera di Alvaro Vitali e madre di Carmen Russo («Figlia mia, come ti sei imputtanita!») in Il tifoso, l'arbitro e il calciatore di Pingitore, madre coatta di Christian De Sica in Ricky e Barbara, ma la troviamo anche in Cornetti alla crema, Giamburrasca, perfino in Mutande pazze di Roberto D'Agostino. Ottantenne ha recitato nelle serie tv, a fianco di Luca Laurenti, al cinema con Katia Ricciarelli e Angela Luce in La seconda notte di nozze di Pupi Avati, prima di tornare alla Roma sotto le bombe della fiction su Don Pappagallo (2006). Personalmente, posso vantarmi di averla chiamata in un assurdo, buffo programma con Max Giusti, Isolati - L'Altra faccia dell'isola, per sostituire la maggiorata Aida Yespica. Marisa, in coppia con Enzo Cannavale, ci faceva ridere tutti, soprattutto dietro le scene. Credo che non si sia mai resa ben conto che stavamo facendo la parodia di un reality.
Da Il Manifesto, 29 luglio 2008
Addio Merlini, volto del cinema, popolare
Se n’è andata alla vigilia del suo 85° compleanno l'ultima grande caratterista del cinema italiano, Marisa Merlini, nata a Roma il 16 agosto 1923. Amica e ammiratrice di Anna Magnani, di cui fu considerata dalla critica cinematografica una concorrente in virtù della sua prorompente romanità, Marisa Merlini è stata protagonista di un centinaio di commedie dell'età d'oro del cinema italiano al fianco di giganti del calibro di Totò, Sordi, De Sica, Manfredi, Tognazzi e Fabrizi. Lanciata dalla rivista nella compagnia di Macario (in Primavera di donne del '41 faceva da contorno alla star Wanda Osiris), la Merlini diventò una presenza fissa in molti film del dopoguerra lavorando per i più importanti registi, da Luigi Comencini (L’imperatore di Capri del '49 e Pane, amore e fantasia del '53, nel famoso ruolo della levatrice vanamente innamorata del maresciallo De Sica) a Mario Monicelli (Padri e figli del '57), da Vittorio De Sica (Il giudizio universale del '61) ad Ettore Scola (Dramma della gelosia, Tutti i particolari in cronaca del '70), da Luigi Zampa (Signori in carrozza del '51 e Il vigile del 60) e Mario Camerini (Gli eroi della domenica del '53) a Pupi Avati che l'ha diretta tre anni fa ne La seconda notte di nozze, la sua ultima apparizione. «È stato un onore e un’esperienza fantastica - ricorda il regista-. Marisa ha portato su quel set l’esperienza di chi ha fatto parte del nostro cinema negli anno d'oro e aveva quel rispetto assoluto per il suo lavoro che in gran parte negli anni successivi si è perso».
Avati ricorda anche «con dolore» un episodio accaduto nella notte dei David di Donatello: «Era candidata per il mio film come migliore attrice non protagonista e quando citarono i nomi della cinquina dei candidati credette di essere lei la vincitrice e si alzò avviandosi verso il palco nell'imbarazzo generale». La Merlini vinse invece un Nastro d'argento nel '57 per il film Tempo di villeggiatura di Antonio Raccioppi. «Come succede sempre con tutti i grandi attori, anche Marisa Merlini faceva parte della vita degli italiani e quando qualcuno di questi scompare se ne va anche una parte di tutti noi» ha commentato il ministro dei Beni culturali Sandro Bondi.
Ma nella carriera di Marisa Merlini, che commise l'errore di rifiutare il ruolo di protagonista ne La ciociara («non ero convinta di interpretare il ruolo di una donna molto più grande»), ci fu anche la televisione e, soprattutto, il teatro. Diradatasi la sua attività cinematografica, tornò alla ribalta alla fine degli anni 70 quando venne invitata a Londra dal regista Peter Grenville per la parte della governante d’origine napoletana nella commedia di Terence Rattigan Questioni di Stato. Un anno di repliche e di successi. Domani l'ultimo applauso. Alle 15 nella chiesa degli artisti di piazza del Popolo, nella sua Roma, i funerali, celebrati dal parroco Guillermo Karcher.
Da Avvenire, 29 luglio 2008
Ironica e procace l'altra faccia della Magnani
Marisa Merlini era, come Aldo Fabrizi e Alberto Sordi, una delle attrici più genuinamente romane non solo al cinema, ma anche nello spirito e nell'istinto. L'attrice aveva fatto in modo di non tradire mai gli aspetti più autentici del suo "popolo". Non a caso. parlando di lei, l'aggettivo più frequente finiva sempre con l'essere "esuberante". E, certamente anche qui non a caso, la sua migliore amica era Anna Magnani. Di loro, si diceva avessero in comune il tipico temperamento romano. Ma, rispetto alla Magnani. Marisa Merlini era più "morbida", più tollerante. E fu proprio questa sua vena cordialmente romanesca a decretare il suo successo. Da allora fece un film dietro l'altro. E, forse perché la chiamavano quasi sempre in ruoli ispirati alla realtà, a condizioni di vita vicine a quelle del pubblico,Marisa Merlini era una di quelle interpreti che, agli spettatori, sono simpatiche. Alle donne piaceva la verità delle sue espressioni e ammiravano il fatto che fosse misurata nelle pur accese esternazioni, pungente e ironica al momento giusto. Gli uomini amavano la sua procacità, il folgorante sex appeal e la spontanea immediatezza.
Con Marisa Merlini, la parola "verace", diventò una specie di complimento, spesso associato a un fisico esplosivo. L'attrice, ironica e ruspante. declinò la romanità in più di un centinaio film.
Passato il periodo della grande commedia all'italiana, la Merlini si appellò al suo caro vecchio spirito e si riciclò nei ruoli della suocera autoritaria o della nonna tuttofare.
Fra le caratteristiche romane che le si attribuivano c'era senz'altro quella certa combinazione fra impassibilità e disincanto, così tipica di chi appartiene intimamente alla Città Eterna. E, a questo proposito, non si può non citare il duetto di battute, realmente accaduto, fra lei e Anna Magnani, quando quest'ultima era candidata all'Oscar per La Rosa Tatuata di Daniel Mann, con Burt Lancaster e Marisa Pavan. Venne il giorno dei risultati e la Magnani, non solo andò negli Stati Uniti (per scaramanzia, si disse), ma ostentò anche un completo disinteresse per i premi più ambiti del cinema. Marisa Merlini, invece, passò tutta la notte davanti alla tv per vedere come se l'era cavata al sua amica. «Quando - raccontò la Merlini - capii che Anna aveva vinto, superando Katharine Hepburn e Susan Hayward, presi il telefono e la chiamai immediatamente. Dall'altro capo del telefono mi arrivò un "pronto" assonnato. Hai vinto l'Oscar come migliore attrice protagonista, dissi di getto. La risposta fu precisa: "La prossima volta che mi svegli in mezzo alla notte per raccontarmi panzane, ti sfilo la spina dorsale...... lo replicai: ma vai a quel paese e restaci. Lei riattaccò e staccò il ricevitore fino alla mattina dopo. Ma nessuna delle due era arrabbiata. Per noi due, popolane romane come siamo, era un po' come se ci fossimo dette: complimenti, cara, ti voglio bene. "Grazie infinite. E ricordati che anche io te ne voglio tanto ...».
Da Il Messaggero, 29 luglio 2008
Se ne va "Marisona". Muore un pezzo di Roma
"Un pezzo di Roma", così, in uno dei molti messaggi apparsi su internet all'annuncio della sua morte avvenuta alla soglia degli 85 anni (li avrebbe compiuti il 6 agosto) nella sua casa romana, un fan descrive la grande Marisa Merlini. Ed era proprio questo la Merlini, una parte della sua città come lo erano Alberto Sordi, Aldo Fabrizi o la sua cara amica Anna Magnani, tutti simboli di una romanità antica.
Interprete per eccellenza della commedia all'italiana del secondo dopoguerra, la "Marisona nazionale", pur avendo debuttato come soubrette grazie alla sua esplosiva bellezza, fu soprattutto una caratterista. Chi non se la ricorda, infatti, in Pane amore e fantasia mentre tentava di conquistare Vittorio De Sica o nei Mostri di Dino Risi? Di principi dello schermo, Marisa ne ha conquistati molti, cinematograficamente parlando, da Totò (con cui lavorò anche in teatro) insieme al quale interpretò L'imperatore di Capri di Luigi Comencini e Totò cerca casa di Steno e Mario Monicelli (con Monicelli lavorò anche in Padri e figli), a Corbucci con cui interpretò Il grande silenzio a Lattuada (Oh, Serafina!, a Scola in Dramma della gelosia, Tutti i particolari in cronaca. Nel 1957 si conquistò il Nastro d'argento come migliore attrice non protagonista con Tempo di villeggiatura diretto da Antonio Raccioppi, in cui recitava insieme a Vittorio De Sica, Nino Manfredi, Maurizio Arena e Giovanna Ralli. Prima di imporsi come caratterista, Marisa aveva debuttato al Teatro Valle di Roma nel 1941, a diciannove anni, nella rivista Primavera di donne accanto a Wanda Osiris A notarla quando faceva la commessa al banco di profumi in un emporio fu Mariuccia Giuliano, moglie di Macario che la affiancò al marito nelle sue riviste. Dopo una piccola apparizione nel film Stasera niente di nuovo (1942) di Mario Mattoli,la Merlini cominciò a lavorare nel cinema nell'immediato dopoguerra a partire da Roma città libera di Marcello Pagliero.
Centinaia le pellicole interpretate da quel momento in poi, forse con un unico rimpianto: aver rifiutato il ruolo della "ciociara", perché, come rivelò in un'intervista qualche tempo fa, pensava di dover interpretare una donna molto più grande di lei. Finita l'epoca del cinema dei grandi nomi, negli anni '70 Marisa interpreterà alcune "storiche" commedie all'italiana, tanto bistrattate dalla critica e sdoganate solo negli ultimi anni, come Il tifoso, l'arbitro e il calciatore (Pier Francesco Pingitore), Ricky e Barabba (Christian De Sica) e Mutande pazze (Roberto d'Agostino). L'ultimo ad averla diretta nel 2005 in La seconda notte di nozze dopo un excursus nel mondo delle fiction tv, è stato Pupi Avati: «Mi ricordo che raccontava spesso con orgoglio di aver interpretato in 14 film la figura della levatrice», dice, il regista che di lei ricorda le mille sigarette, «era un'accanita fumatrice». E aggiunge un ultimo ricordo: «si muoveva sul set con la consapevolezza di chi conosce il cinema. Era sempre se stessa, dentro e fuori dal set, capace di piegare il personaggio alla sua identità personale: una qualità che ho trovato raramente in un attore».
Da Il Riformista, 29 luglio 2008
Pupi Avati: «Una grande professionista»
«Sono felice di essere riuscito a condividere con Marisa Merlini qualche cosa, mentre non ce l'ho fatta con altri grandi attori». Pupi Avati, ieri a Fiuggi per il «Family Festival», ricorda con «affetto e rammarico» Marisa Merlini.
Avati è l'ultimo regista ad averla diretta nel 2005 in «La seconda notte di nozze», dove interpretava una delle due vecchie zie (l'altra è Angela Luce). «Di Marisa mi ricordo che era una fumatrice accanita e che si muoveva sul set con la consapevolezza di chi conosce il cinema. Era sempre se stessa, dentro e fuori dal set, capace di piegare il personaggio alla sua identità personale: una qualità che ho trovato raramente in un attore».
La ricorda con simpatia anche Roberto D'Agostino regista, nel '90, della commedia «Mutande pazze»: «Marisa Merlini era una "Treccani" del cinema italiano, i suoi aneddoti e il suo modo di raccontarli erano impareggiabili. Ha attraversato quasi un secolo di cinema e con le sue interpretazioni merita senz'altro un capitolo nella storia del cinema italiano. Apparteneva ad una scuola di recitazione che non esiste più, dove la personalità contava infinitamente di più di oggi. E rimasi impressionato dal modo in cui rubava la scena a tutti. Ci mancherà», conclude D'Agostino.
Per Sandro Bondi, ministro per i Beni e le attività culturali, «Come succede sempre con tutti i grandi attori anche Marisa Merlini faceva parte della vita di tutti gli italiani e quando qualcuno di questi se ne va, se ne va anche una parte della vita di tutti noi italiani».
Da Il Tempo, 29 luglio 2008
Pane, amore e commedia
Il nome di Marisa Merlini, l'attrice italiana morta ieri all'età di 84 anni, è strettamente legato al personaggio di Anna, la levatrice dei due film Pane, amore e fantasia e Pane, amore e gelosia, di cui si era invaghito Vittorio De Sica, che vi interpretava il personaggio del maresciallo dei carabinieri Antonio Carotenuto.
Erano i primi anni Cinquanta, quando il neorealismo italiano si tingeva di rosa, e le storie, non più tragiche o drammatiche, alimentavano
In quegli Anni Cinquanta ruspanti e campagnoli un tocco di umorismo verace semplici commedie di costume, spesso ambientate in provincia. Il trittico composto da Pane, amore e fantasia e Pane, amore e gelosia, diretti da Luigi Comencini nel 1953 e '54 (cui farà seguito, l'anno dopo, Pane, amore e... di Dino Risi, ma senza di lei), è uno splendido esempio di quel nuovo tipo di commedia paesana, in cui la società italiana alle soglie del «miracolo economico» appare ancora profondamente legata alle tradizioni popolari.
Di questa società, il personaggio della Merlini, soprattutto nei suoi rapporti con gli altri personaggi e con De Sica in particolare, offre un'immagine corposa e sfaccettata: quella di una donna del popolo con un passato «colpevole» (madre di un figlio illegittimo) che si fa rispettare e sa imporre la propria forte volontà.
D'altronde, già agli esordi della sua carriera di attrice di prosa e di rivista, fra il 1939 e il '45, lei, nata a Roma nel '23, si era imposta per la sua personalità e il suo fascino, a fianco di attori come Macario, Nino Taranto, e poi Totò e Anna Magnani (di cui divenne amica e per molti aspetti erede, nel carattere a un tempo sanguigno e ironico). Abbandonato nel dopoguerra il teatro per il cinema, dopo alcune parti minori, si impose già nel '46 nel film di Marcello Pagliero Roma città libera, commedia post-bellica ironica e grottesca, per affermarsi, come si è detto, con i film di Comencini.
Fra le molte sue apparizioni sullo schermo, per lo più in commedie e farse (spesso accanto a Totò, Alberto Sordi, Ugo Tognazzi e altri comici), si possono ricordare i ruoli da lei ricoperti in Mariti in città (1957) di Comencini, Padri e figli ('57) di Mario Monicelli, Tutti innamorati ('59) di Giuseppe Orlandini, Il vigile ('61) di Luigi Zampa, Io, io, io... egli altri ('65) di Alessandro Blasetti; e poi in Oh, Serafina! ('76) di Alberto Lattuada, La mazzetta ('78) di Sergio Corbucci, Gian Burrasca ('82) di Pier Francesco Pingitore e molti altri. Di lei si ricordò Pupi Avati per La seconda notte di nozze, nel 2005.
Ma ormai il tempo della commedia all'italiana era finito, i personaggi caratteristici a cui aveva dato vita erano lontani dalla nuova realtà dell'Italia di fine secolo. Marisa Merlini, come molte attrici e attori della sua generazione, si trovava «fuori posto», o almeno il cinema italiano poteva fare almeno di lei. E fu un peccato.
Da la Stampa, 29 luglio 2008