L'abbiamo conosciuta ventitré anni fa grazie a Pedro Almodóvar, Marisa Paredes, madrilena, 60 anni, grande attrice spagnola di teatro e cinema. Nel 1983 era una giovane suora traviata e masochista ne L’indiscreto fascino del peccato, uno dei primi film caotici, irreligiosi e ribellisti di Almodóvar. Adesso, ne La spina del diavolo di Gujllermo Del Toro, prodotto dai fratelli Augustin e Pedro Almodóvar, è una matura direttrice di orfanotrofio mutilata: eros e piacere le danno un viso esultante mentre fa sesso con un inserviente ragazzo; pochi minuti dopo la faccia è già un’altra, grigia e rassegnata, mentre si rinfila accuratamente, seduta sul letto con il moncherino destro proteso, una protesi anni Trenta di gomma e ferro, una gamba finta che pare pesantissima. E in Specchio magico di Manoel De Oliveira, che sta per uscire, è vicina alla ricca signora che a tutti i costi vuol avere un’apparizione della Madonna (perché i contadinelli di Fatima sì e lei no?)
Ha cominciato a fare l’attrice nel 1960. Con Almodóvar è stata la divina Becky del Paramo in Tacchi a spillo, una scrittrice insoddisfatta in Il fiore del mio Segreto, una famosa attrice teatrale in Tutto su mia madre. Ma in una carriera accompagnata da costante successo, altri registi segnano tappe felicissime: Raoul Ruiz, Ripstein, De Oliveira, anche Roberto Benigni che la scelse ne La vita è bella per interpretare la madre di Nicoletta Braschi. Non si è mai inserita nel gruppo delle «ragazze di Alrnodóvar», benché al regista voglia (con una certa aria di superiorità, che ostenta del resto nei confronti di quasi tutti) molto bene. Tenta di avere sempre, soprattutto nei film, personaggi insoliti: «Se corro rischi, mi sento molto più sicura di me. Sono stufa degli attori che somigliano troppo ai personaggi che devono recitare».
È simpatica. Ha fatalmente conservato molte abitudini da teatrante: non andare a letto prima delle tre del mattino, abbandonarsi alla paura delle malattie e alla mania dei farmaci, vivere da sola. Le attrici di teatro sono in genere quelle che ricorrono meno alla chirurgia plastica facciale (il palcoscenico lontano dagli spettatori non la rende necessaria) e che, a forza di diete, digiuni e ginnastiche, cercano di conservare una figura snella, elegante. Così fa Marisa Paredes, e a periodi ci riesce. In ogni caso, ama quel tanto di totemico che distingueva in passato le grandi dive del teatro:
molto trucco, molti gioielli.
da Lo Specchio, 15 luglio 2006