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Emmy Awards 2025, tutti i vincitori, da The Pitt a The Studio

La 77ª edizione degli Emmy Awards conferma una forte spinta dei player generalisti/streamer verso titoli d’esordio ad alta riconoscibilità.
di Gabriele Prosperi

lunedì 15 settembre 2025 - Premi

Si è tenuta nella notte (ora italiana) tra il 14 e il 15 settembre la 77ª edizione dei Primetime Emmy Awards, i premi che la Television Academy assegna ogni anno ai migliori programmi e professionisti della TV statunitense nella fascia del prime time, quest’anno con la frizzante conduzione di Nate Bargatze dal Peacock Theater di Los Angeles e trasmessa su CBS (in streaming su Paramount+ e in Italia). Tra le trovate di regia e conduzione, il gioco-donazione sui tempi dei discorsi (di 1000 dollari al secondo) – un timer in sovrimpressione che associava a ogni secondo risparmiato o sforato una donazione simbolica a scopo benefico, incentivando interventi rapidi e misurati – che ha dato ritmo a una cerimonia compatta e molto “industriale” nel taglio. Ma diamo un’occhiata più da vicino a cosa è successo.

L’annata televisiva fotografata dagli Emmy conferma una forte spinta dei player generalisti/streamer verso titoli d’esordio ad alta riconoscibilità: lato commedia Apple TV+ piazza The Studio – di cui ci eravamo già occupati sottolineando la satira affettuosa sull’industria, costruita su lunghi piani sequenza, capace di far ridere con i personaggi più che di loro – che stabilisce il record storico per una comedy in una singola stagione (13 premi, superando The Bear (Hulu). Lato drama, invece, HBO Max fa il pieno con The Pitt, medical che a breve comparirà sui nostri schermi (su Sky Atlantic dal 24 settembre), capace di coniugare procedural e arco seriale. Sul fronte miniserie (limited/anthology series) fa incetta di premi quel laboratorio autoriale che è stato Adolescence (Netflix) – di cui avevamo apprezzato, anche qui, l’uso etico del piano sequenza come dispositivo che impedisce di distogliere lo sguardo e interroga le responsabilità adulte, tra radicalizzazione giovanile e potere dei social – che fa valere regia, scrittura e interpreti in un impianto molto compatto.

Infine, sul versante intrattenimento, vengono premiati l’impianto “whodunit” di The Traitors (Peacock) - un reality a eliminazione in cui un gruppo di concorrenti deve individuare e smascherare i “traditori” infiltrati (molto indicativo dei nostri tempi) – e i brand longevi, dallo speciale del Saturday Night Live per i suoi 50 anni (NBC) all’egemonia autoriale di Last Week Tonight with John Oliver (HBO) e di The Late Show with Stephen Colbert (CBS). Il quadro d’insieme è quello di filiere produttive che spingono su eventi premium, stagioni brevi e forte identità editoriale, con i broadcaster che cercano di rivendicare la loro centralità nel racconto live dell’industria.
 


In foto Owen Cooper, l'attore protagonista di Adolescence.

I vincitori chiave
Drama
The Pitt si aggiudica il premio per la miglior serie drammatica e traina due riconoscimenti attoriali pesanti
: Noah Wyle come miglior attore protagonista, di cui riconosciamo la longevità interpretativa nel medical drama, dopo il suo esordio negli anni ’90 in una delle serie che più hanno segnato il genere (E.R. - Medici in prima linea) e Katherine La Nasa (Truth Be Told, Imposters) come miglior attrice non protagonista. Il contrappunto arriva da Severance (Apple TV+), che conquista le categorie femminile e maschile: Britt Lower (High Maintenance, Casual) è miglior attrice protagonista e Tramell Tillman (Scissione) miglior attore non protagonista. In sceneggiatura svetta Dan Gilroy per il nono episodio della serie appartenente al franchise Star Wars, Andor (Disney+), mentre la regia va ad Adam Randall per Slow Horses (Apple TV+), a testimonianza di una competizione ancora a più poli tra sci-fi, medical e spy-noir.

Comedy
The Studio conquista la statuina per la miglior serie e completa il trittico autoriale: Seth Rogen (Facciamola finita, SuxBad) è miglior attore protagonista e firma anche le scrittura e regia insieme a Evan Goldberg, vincendo i due premi. A bilanciare il dominio Apple TV+ interviene Hacks (HBO), che si conferma sugli interpreti con Jean Smart (Babylon, 24) – miglior attrice protagonista – e Hannah Einbinder (Strange Planet, North Hollywood) – miglior attrice non protagonista. Entra nel palmarès anche Jeff Hiller (Nightcap, Ghost Town) come miglior attore non protagonista in Somebody Somewhere (HBO).

 


In foto James Weaver, Evan Goldberg e Seth Rogen, vincitori per la serie The Studio

Limited/Anthology
Adolescence (Netflix) domina come miglior miniserie, imponendosi anche su regia (Philip Barantini) e scrittura (Jack Thorne con Stephen Graham) e capitalizzando un cast intergenerazionale: meritatissimo il premio a Stephen Graham (This Is England, Snatch, Boiling Point) come miglior attore protagonista, a Erin Doherty (The Crown, Intelligent Design) miglior attrice non protagonista e a Owen Cooper, che a 15 anni segna anche una vittoria da record d’età tra i non protagonisti. A fare da controcanto, Cristin Milioti (Black Mirror, The Wolf of Wall Street, Fargo) porta meritatamente a casa la miglior interpretazione femminile in un ruolo protagonista per The Penguin, segno che i mondi crime-IP sanno ancora ritagliarsi spazio nelle categorie principali.

L’immagine che esce dagli Emmy 2025 è quella di un ecosistema che premia debutti ad alta identità (The Studio, The Pitt), utilizza la limited come cantiere di regia/scrittura e continua a valorizzare franchise e formati-evento nell’intrattenimento. Il record di The Studio racconta la spinta degli streamers su progetti molto autoriali e cross-funzionali in termini di cast, regia e sceneggiatura, allineandosi autorialmente attraverso il piano sequenza con le scelte dell’altrettanto premiata miniserie Adolescence, mentre The Pitt segnala la vitalità del medical quando incrocia temi etici contemporanei, sapendo dialogare con il passato del genere. Un’annata che redistribuisce il prestigio su più poli, con strategie di commissioning che massimizzano impatto e sostenibilità delle produzioni, orientate a cicli corti, alla vocazione all’evento marcatamente industriale e una forte curatela autoriale.


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