Titolo originale | Severance |
Anno | 2022 |
Genere | Drammatico, Thriller |
Produzione | USA |
Regia di | Ben Stiller, Aoife McArdle |
Attori | Adam Scott, Christopher Walken, Patricia Arquette, Dichen Lachman, John Turturro Britt Lower, Zach Cherry, Jen Tullock, Tramell Tillman, Yul Vazquez, Nikki M. James, Annie McNamara. |
MYmonetro |
Condividi
|
Ultimo aggiornamento giovedì 11 luglio 2024
La nuova serie thriller ambientata sul posto di lavoro del regista e produttore esecutivo Ben Stiller. La serie ha ottenuto 3 candidature a Golden Globes, 2 candidature a Critics Choice Award, 2 candidature a SAG Awards, 2 candidature a Spirit Awards, 3 candidature e vinto 2 Writers Guild Awards, 1 candidatura a Directors Guild, 1 candidatura a Producers Guild, La serie è stato premiato a AFI Awards, ha vinto 2 Critics Choice Super,
CONSIGLIATO N.D.
|
Mark Scout (Adam Scott) guida un team di lavoro della Lumon Industries, i cui dipendenti sono stati sottoposti a una procedura di separazione, che divide chirurgicamente i loro ricordi professionali da quelli personali. Questo audace esperimento di "equilibrio tra lavoro e vita privata" viene messo in discussione quando Mark si ritrova al centro di un mistero da svelare che lo costringerà a confrontarsi con la vera natura del suo lavoro... e di se stesso.
Una seconda stagione coraggiosa, che spinge al massimo sul pedale del paradosso
Recensione
di Emanuele Sacchi
Alla Lumon gli impiegati hanno aderito volontariamente a sottoporsi a una "scissione", separando la loro coscienza extra-lavorativa (outie) da quella dominante durante gli orari di ufficio (innie). Le loro metà impiegatizie dimenticano quel che è avvenuto all'esterno degli edifici della Lumon e sviluppano una coscienza propria e del tutto autonoma, come se due anime non comunicanti albergassero nello stesso corpo. Mark, Helly, Irving e Dylan, però, non ci stanno e si infilano nelle aree riservate per bloccare il processo e trasferire la loro coscienza nel relativo corpo anche al di fuori dall'ufficio. Ci riescono per un'ora, generando uno sconquasso mediatico con la rivelazione sulla reale condizione degli innies, prigionieri di un ufficio-carcere.
A seguito di questo fatto, la Lumon corre ai ripari instaurando nuove linee guida, più progressiste verso i propri dipendenti: sotto l'apparenza dei proclami, tuttavia, si nascondono intenti tutt'altro che rassicuranti.
Attesissima dopo il plauso unanime di critica e pubblico, la seconda stagione di Scissione aveva il dovere di dimostrarsi all'altezza di elevate aspettative.
Un'esigenza che, unita al perfezionismo di Ben Stiller - co-creatore della serie insieme a Dan Erickson e regista di molti episodi - e allo sciopero di attori e sceneggiatori nel 2023, ha generato un lungo iato tra prima e seconda stagione, finalmente colmato nel 2025. L'attesa non è stata vana, in ogni caso. Dopo un cliffhanger memorabile, con rivelazioni sconvolgenti e una destabilizzazione di ogni nozione fin lì appresa, riprendere le fila era oltremodo complicato.
Gli autori hanno scelto la via più razionale, raccontando nei primi episodi il cambiamento del mondo dentro e fuori la Lumon dapprima soffermandosi sugli outies e quindi esplorando cosa è avvenuto nel mondo degli innies e nel piano del palazzo della Lumon riservato agli impiegati "scissi". Uno dei primi elementi che balza all'occhio riguarda il divario cromatico tra ambienti perennemente illuminati con luce artificiale, in cui vivono gli innies, e il corrispettivo, buio in quanto serale o notturno, in cui osserviamo l'esistenza degli outies. La luce naturale non compare quasi mai, a sottolineare un'atmosfera se possibile ancor più claustrofobica e inquietante rispetto alla prima stagione.
Per vedere qualche raggio di sole occorre attendere il quarto episodio, centrale per lo sviluppo della serie: un'uscita aziendale, a metà strada tra escape room e momento dedicato al teambuilding, in cui gli innies si trovano tra i ghiacci a ripercorrere i passi del fondatore di Lumon, il leggendario Kier, la cui figura è adorata a livelli di idolatria dallo staff della corporation. Questa puntata "rivelatoria" sarà anche un punto di svolta nelle dinamiche relazionali tra i personaggi, posti di fronte alla realtà dietro l'ennesima pantomima allestita dai dirigenti di Lumon. Se i fuochi di artificio di fine stagione avevano fatto pensare a qualche nuova speranza di riscatto per gli impiegati scissi - e in particolare per le loro metà innies - la nuova stagione, almeno per quanto riguarda i primi sei episodi, fa di tutto per spegnere quel fuocherello. Lumon Strikes Back, si potrebbe semplificare parafrasando Star Wars: il parallelo tra le due metà sottolinea innanzitutto come l'alienazione prevalga in entrambi gli ambienti.
Gli outies sono liberi e con diritti preclusi ai loro alter ego impiegatizi, ma questo non li rende più felici, solo consapevoli di aver esercitato il libero arbitrio e aver contribuito attivamente a costruire la propria gabbia di tristezza. D'altro canto, la vita degli innies nella corporation è sempre più trasfigurata e distorta, ma può qualcosa di profondamente innaturale come il lavoro in una corporation essere raccontato altrimenti?
Stiller ed Erickson hanno il coraggio ancora una volta di spingere al massimo sul pedale del paradosso, spingendosi fino a lambire l'occulto, con sequenze horror che sembrano prese da una versione contemporanea di The Wicker Man o preludono a rivelazioni sconvolgenti a venire. Forse specchietti per allodole cospirazioniste. Più probabilmente suggestioni sul pensiero alla base di Scissione, secondo cui, esasperando i concetti su cui si basa la vision di una qualunque corporation del capitalismo avanzato, il confine tra azienda e setta religiosa si fa ogni giorno più sfumato. Più che l'auspicio di un colpo di scena, è la necessità di saperne di più e di misurare la profondità della tana del Bianconiglio a rendere febbrile l'attesa per ogni nuovo episodio di Scissione. Una tendenza che la seconda stagione ha ulteriormente alimentato.
Si ride con amarezza nella serie ideale per raccontare il nonsense della nostra quotidianità
Recensione
di Emanuele Sacchi
Alla Lumon Enterprise hanno brevettato una soluzione avveniristica per coniugare vita lavorativa e professionale: i suoi dipendenti si sottopongono volontariamente a una operazione di "scissione", praticata inserendo un microchip nel loro cervello. Da questo momento l'identità che dalle 9 alle 17 siede in ufficio, denominata "innie", sarà totalmente all'oscuro di che vita possa condurre la sua identità consueta, l'"outie", sia essa sposata, single, felice o depressa. Mark, che lavora alla sezione Macrodata Refinement di Lumon, si è sottoposto al trattamento per dimenticare, almeno in orario di ufficio, la morte della moglie e vivere così qualche ora di serenità. Quando al suo team si unisce Helly, che si rifiuta di accettare la nuova realtà "duplicata", i due finiranno per scoprire sempre più elementi inquietanti sulla Lumon e sui suoi segreti.
In materia di incubi gli avvenimenti degli ultimi anni hanno dato molto lavoro e molti spunti agli sceneggiatori di film e serie tv distopiche, precedendo e talora superando i peggiori presagi.
Dan Erickson, creatore della serie, e Ben Stiller, che produce e gira sei dei nove episodi della prima stagione, si concentrano sul lato corporate del crescente stato di alienazione che caratterizza il nostro presente. Come ha dimostrato anche il recente approdo allo smartworking di molte professioni legate al lavoro di ufficio, più si cerca una coesistenza tra lavoro e vita privata e più si ha modo di constatare quanto il conflitto di esigenze sia insanabile.
La dimensione lavorativa nell'epoca del turbocapitalismo chiede più energie e meno interferenze, sapendo che amore, hobby, famiglia o fragilità psicologiche significano in ultima analisi una minore produttività. D'altra parte, la dimensione privata rischia di essere congestionata e stritolata da un lavoro che, utilizzando anche canali ibridi quali i social network, oppure insinuandosi tra i tempi morti come fa lo smartworking, provoca una demarcazione sempre più confusa tra orario d'ufficio e tempo libero. Non ci si sente mai davvero "al lavoro", ma neanche liberi di dedicarsi ad altro.
Quale migliore soluzione quindi che spaccare in due la propria personalità, permettendo all'io-dipendente e all'io-persona di vivere vite parallele e inconsapevoli l'una dell'altra? Un paradosso degno di Philip K. Dick (le due metà del cervello non più comunicanti di Un oscuro scrutare) o di Charlie Kaufman (surreale e alienazione che vanno a braccetto), che Stiller e Erickson volgono in black comedy, grazie a un cast straordinario e a sceneggiatori a proprio agio con gli espedienti della serialità.
All'inizio conosciamo ben poco, tanto della Lumon che della realtà esterna dei suoi dipendenti, ma la progressione degli episodi è costruita abilmente, come un'indagine che sembra un caso di X-Files o un episodio di Il prigioniero e che ci permette di scoprire legami invisibili tra mondo degli "innie" e degli "outie". In particolare relativamente a Mark, perennemente sorvegliato dentro e fuori dal proprio capo: Harmony Cobel è spietata in ufficio quanto apparentemente docile al di fuori, sotto la sua falsa identità di nonnina che prepara biscotti. Merito di una straordinaria Patricia Arquette, che, al pari del protagonista Adam Scott, ha già lavorato con Ben Stiller e dimostra un'intesa micidiale con il regista di Zoolander.
Alcune rivelazioni della serie, che indulge in cliffhanger al termine di ogni episodio, possono apparire eccessive o paradossali, ma l'insistenza sul surreale aiuta a stemperare la deriva paranoica di una rappresentazione talmente vicina alla realtà odierna da scioccare lo spettatore. Scissione funziona per la sua capacità di ricordarci da vicino come siamo e come potremmo diventare, ma è consapevole di come sia una verità difficile da digerire. Come per gli "innie" che aprono gli occhi sul mondo al di fuori dell'ufficio - sensazionale l'epilogo in crescendo in questo senso - la conoscenza spesso può rivelarsi una lama a doppio taglio. Urge una seconda stagione.
All'interno dell'algida Lumon Corporation, sotto lo sguardo immanente del visionario fondatore che i dipendenti venerano come fosse un santo (o il capo di una setta velatamente inquietante), si trattano dati così sensibili che coloro che li lavorano vengono sottoposti a una procedura chirurgica che separa (Severance -Scissione nella versione italiana gioca col doppio significato di "distacco" e "licenziamen [...] Vai alla recensione »
Scissione arriva su Appletv in un momento cruciale per il dialogo tra audiovisivo e lavoro. Inserire la serie di Dan Erickson sulla stessa linea dei vari Full Time e Un altro mondo è, in effetti, istintivo, complice una storyline che vuole raccontare i lati oscuri del mondo aziendale utilizzando gli strumenti della sci-fi. Al centro di Scissione c'è infatti la Lumon, una multinazionale che ha rivoluzionato [...] Vai alla recensione »
A 11 anni di distanza dal primo episodio di Black Mirror, serie inglese di fantascienza che ha segnato un'epoca, ecco la risposta americana: Scissione (nella foto), nove episodi su Apple Tv di cui sei diretti dall'attore comico Ben Stiller (Ti presento i miei, Zoolander). Questa settimana finisce una prima stagione in cui siamo stati ipnotizzati dalla storia della Lumon, misteriosa azienda che cancella [...] Vai alla recensione »
Una donna (Lower) in gonna, camicetta e tacchi alti, è riversa priva di sensi sul tavolo di una sala conferenze vuota e da un piccolo alto-parlante una voce impersonale chiede ripetutamente: «Chi sei?». Benvenuti nel folle mondo di Severance, serie creata e prodotta dall'esordiente Dan Erickson, con Ben Stiller e Aoife McArdle come registi e produttori esecutivi.
Sarà capitato anche a voi di portare "il lavoro a casa". O, viceversa, di ritrovarvi talmente soffocati da questioni "personali", scadenze, pensieri, da non riuscire a rendere in maniera proficua durante le ore trascorse in ufficio. Ecco, la nuova serie creata da Dan Erickson, prende le mosse da questa dicotomia irrisolvibile: disponibile su Apple TV+ (già online i primi due episodi, da venerdì 25 [...] Vai alla recensione »