Online su MYmovies ONE il libero adattamento di uno dei libri più discussi di James Ballard, un’opera spartiacque che ha alterato le coordinate della storia del cinema propagando la propria influenza attraverso i generi più disparati. GUARDA ORA »
di Emanuele Sacchi
Non sono molti i film capaci di demarcare una linea netta tra passato e futuro, cambiando radicalmente quest’ultimo. Crash, adattamento libero nella forma, ma affine nello spirito, di David Cronenberg di uno dei libri più discussi di James Ballard, è uno di questi. Il ricorso spregiudicato al sesso, totalmente o quasi privato della sua allure pruriginosa e trasformato in una coazione a ripetere da scenario pre-apocalittico, fece scandalo nel lontano 1996, urtando i benpensanti, scontentando una parte dei fan del regista canadese e generando progressivamente nuovi adepti.
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Oggi possiamo tranquillamente affermare che Crash abbia alterato confini e coordinate della storia del cinema, propagando la propria influenza attraverso i generi più disparati. Non solo per aver alzato l’asticella del visibile in un contesto non strettamente erotico o pornografico, ma in particolare per aver trasmesso una sensazione di malessere propria di un consumismo edonistico giunto all’ultimo stadio, prossimo alla fine di un’epoca e di un modus vivendi, improntati su un positivismo capitalista sempre meno attuale e credibile.
Ripensare a Crash alla luce della produzione recente di Cronenberg, sempre più divisivo presso critica e pubblico da Maps to the Stars in avanti, significa ricollocarlo ancora più in alto nelle gerarchie del corpus del regista di La mosca.
Avvicinarsi a James Ballard è per Cronenberg un passaggio irreversibile, che trasforma un regista horror, ossessionato dalla mutazione del corpo e dal significato che questa ha in una società decadente, nel profeta assoluto della perversione autodistruttiva come unica cifra interpretativa del presente.
Oggi come allora, il quesito sottocutaneo di Crash è il medesimo: può un film costellato di scene di sesso tra corpi perlopiù stupendi provocare malessere più che piacere? Perché è indubbio che sia il fattore sessuale più che quello autolesionista e decadente ad aver colpito l’immaginario e probabilmente mutato i parametri di lecito e illecito di quel che vediamo su grande schermo.
L’atto sessuale sembra l’ultimo brandello di vita umana e di ricerca del piacere rimasto per anime e corpi destinati a lasciarsi andare. Ma quello che può sembrare un estremo attaccamento alla vita è in realtà l’esito di una trasformazione simbiotica tra uomo e macchina: il primo si avvicina asintoticamente alla seconda anche nell’emulazione dell’atto procreativo, meccanizzato e privato di ogni sentimento, dove la seconda – distruggendosi – prende e ridà vita, con una scarica di adrenalina terminale.
Dell’adattamento cinematografico di Cronenberg Ballard amò proprio il totale disinteresse per ogni forma di emozione e calore umano, come se fosse una radicalizzazione del concetto ballardiano più che una semplice trasposizione. Dopo il terzo millennio lo sguardo di Cronenberg si concentrerà su nuove forme di contaminazione tecnologica, passando dalla meccanica alla fluidità del digitale – in particolare con il recente dittico costituito da Crimes of the Future e The Shrouds.
Quel residuo di nostalgia, che in Crash emerge dalla scene di re-enactement dell’incidente di James Dean, è destinato a svanire completamente, in una fosca visione delle magnifiche sorti e progressive dell’umana specie.