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Blindspotting, la serie comedy che fa della danza una vera e propria modalità espressiva

Nel sequel al femminile dell'omonimo film del 2018, la danza va oltre i canoni del musical, segue con coerenza l'intero racconto e lo articola con notevole finezza, in modo mai gratuito. Disponibile su Starzplay.
di Andrea Fornasiero

martedì 17 agosto 2021 - Focus

Ashley vive a Oakland in California, ha un compagno, un figlio in età da scuole elementari e lavora in un hotel. Quando il suo partner Miles viene arrestato e poi condannato a cinque anni di reclusione, la vita di Ashley è stravolta. Si trasferisce con il figlio Sean dalla suocera post-hippie Rainey, dove vive anche la sorellastra di Miles, la sex worker Trish che vorrebbe mettersi in proprio. Ashley ritrova inoltre come vicina di casa la vecchia amica Janelle. Questa ospita Earl, in libertà vigilata e visibilmente traumatizzato dai trascorsi in carcere. Ashley cerca un nuovo equilibrio domestico ma prima di tutto dovrà trovare il coraggio di dire a Sean che suo padre è finito in prigione...  

Sequel al femminile dell'omonimo film del 2018, Blindspotting è una comedy che vira verso il surreale, attraverso numeri di danza. Se il film lasciava tracimare il flusso di coscienza interiore dei protagonisti in un flow di parole in stile hip hop, qui si predilige una sorta di teatro danza, in cui ballerini danno letteralmente corpo a emozioni e sensazioni che investono i personaggi, senza passare per un'articolazione verbale.

Non che manchino passaggi anche hip hop, ma tra le due modalità espressive è via via la danza ad acquisire maggiore spazio, in particolare nel lungo piano sequenza che conclude il quarto episodio, in cui i ballerini mettono inscena una incomunicabile angoscia all'interno della casa della suocera, dove Ashley si è trasferita. Alla danza si affianca, appropriatamente, una maggior concentrazione stilistica, con cambiamenti nelle luci, nel sonoro e nello stile di messa in scena.

Già questo basta a fare di Blindspotting una delle serie più interessanti di questi mesi, dove ballare non è la convenzione da musical d'antan della leggera Schmigadoon! né l'occasionale trovata di Mr. Corman, bensì una modalità espressiva che segue con coerenza l'intero racconto e lo articola con notevole finezza, in modo mai gratuito.

È interessante che la danza fosse assente nel film e diventi centrale invece nella serie, dove la protagonista è una donna e il ballo trasfigura una diversa sensibilità, più sensuale e sottile, rispetto al flusso di parole che dava sfogo nel film a rabbia e ossessioni dei protagonisti maschili. Non mancano comunque momenti di danza anche per il povero Earl, vittima di PTSD e quasi perennemente con la cavigliera collegata a una presa elettrica da una serie di prolunghe. Earl vive con il terrore di essere considerato in qualche modo in fallo dal sistema e rimandato in galera, così il ballo presenta la sua rassegnazione ma pure, per un momento, la sua sensazione di libertà.  

Il cast è solo in parte lo stesso del film, dove Ashley aveva un ruolo minore e dove i due protagonisti erano Collin e Miles. Il primo dei due qui del tutto assente: viene nominato ma si è trasferito fuori città e concede solo un cameo vocale, in una telefonata sui titoli di coda del finale di stagione. Del resto l'attore che lo interpretava, Daveed Diggs, è ormai impegnatissimo con il successo ottenuto grazie a Hamilton, dunque è rimasto solo in veste di autore e produttore, a differenza del suo sodale Rafael Casal che invece ha ripreso il ruolo di Miles.

L'innesto più di spicco nel cast della serie è senz'altro Helen Hunt nei panni di Rainey, donna eccentrica, comprensiva e controcorrente a cui l'attrice premio Oscar dona da subito una forte umanità. Meno famosi ma bene in parte anche gli altri attori e in particolare la protagonista Jasmine Cephas Jones (anche lei emersa con Hamilton), che nei panni di Ashley riesce a tenere a registro sia la depressione del suo personaggio, sia uno sguardo ironico e critico verso il mondo. 

L'unico limite è che non tutte le puntate sono ugualmente ispirate – per esempio quella con il trip causato da funghi psicotropi passa per diversi luoghi comuni – ma la formula e i personaggi sono tra i più felici delle ultime comedy americane.


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