Un film che raggiunge il suo obiettivo e suscita l'emozione, senza ricorrere all'enfasi. Dal 4 luglio al cinema.
di Marzia Gandolfi
Per riconquistare il cuore di Erin, che lo ha lasciato, lo ha ripreso e poi lo ha lasciato di nuovo, Jeff Bauman prepara un cartellone e si piazza sulla linea di traguardo della maratona di Boston. Ma Erin non finirà mai la gara perché una bomba esploderà uccidendo e ferendo pubblico e partecipanti. Jeff è tra le vittime. Amputato delle gambe, aiuta gli agenti dell'FBI a identificare uno degli attentatori. Ragazzo ordinario, diventa simbolo di resilienza ed eroe nazionale. La storia vera di Jeff Bauman risuona vicina allo spettatore come tutte le storie edificanti di cui Hollywood si nutre.
Stronger (guarda la video recensione) non ha niente della grande opera ma si iscrive onorabilmente tra i film che raggiungono il loro obiettivo: emozionare senza ricorrere all'enfasi.
Alla sua riuscita contribuisce non poco la performance di Jake Gyllenhaal, che si mantiene sempre al di qua del sentimentalismo. Ma è evidente che il vero soggetto di Stronger è o avrebbe voluto essere la paura della demagogia: come si costruisce quel momento in cui la realtà volge in leggenda e la storia in ideologia?