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Anime nella nebbia vince il Trieste Film Festival

Si è chiusa ieri la rassegna con il primo premio al film di Loznitsa.
di Annalice Furfari

In foto Sergei Loznitsa, il regista vincitore del Trieste Film Festival, con il direttore artistico della rassegna Annamaria Percavassi.
Sergei Loznitsa - Vergine. Regista del film Anime nella nebbia.

giovedì 24 gennaio 2013 - News

È Anime nella nebbia di Sergei Loznitsa il trionfatore del Trieste Film Festival. La rassegna, diventata nei suoi 24 anni di vita appuntamento di rilievo per le cinematografie dell'Europa centro-orientale, si è chiusa ieri. I vincitori sono stati decretati dal pubblico, che anche quest'anno ha partecipato con entusiasmo riempiendo le sale di proiezione. Il Premio Trieste al miglior lungometraggio in concorso è andato, dunque, al dramma ambientato nella Bielorussia del 1942, in piena occupazione nazista, con i partigiani che provano a reagire. È in questo difficile contesto che un addetto al controllo dei binari viene accusato di tradimento da parte delle forze della resistenza e si trova a dover scegliere tra ideali politici e umanità. Un'opera dura, quella di Loznitsa, che tenta di gettare una luce diversa su un periodo storico che ha provocato ferite tuttora difficili da rimarginare.

Il Premio Alpe Adria Cinema per il miglior documentario in concorso va a Dragan Wende - Berlino Ovest di Lena Müller e Dragan von Petrovic. Il film segue il giovane Vuk, che parte da Belgrado per mettersi sulle tracce dell'eccentrico zio Dragan Wende, re della strada e dei locali notturni nella Berlino Ovest degli anni '70. Grazie al passaporto jugoslavo, Dragan passava senza problemi da una parte all'altra della città, guadagnando soldi facili con il contrabbando di beni e valuta. Alla caduta del Muro, però, tutto cambia. Vent'anni dopo, Dragan è un vecchio alcolizzato che vive di assistenza pubblica e ricordi di gioventù.

Il Premio Mediterraneo Cinema al miglior cortometraggio in concorso - offerto dalla Fondazione Mediterraneo - va a Deda (Aspettando mamma) di Nana Ekvtimishvili, incentrato sulla voce di un uomo che chiama la madre.

Il Premio Cei (Central European Iniziative) è assegnato al regista ungherese György Pálfi. «L'opera di Pálfi - si legge nella motivazione del premio - sa denunciare con intelligente ironia e graffiante amarezza gli aspetti più inquietanti e drammatici della società nell'Ungheria di oggi». Pálfi è un regista che il pubblico del Trieste Film Festival conosce bene, presente anche in questa edizione con Final Cut - Ladies and Gentlemen, lungometraggio che ha chiuso la rassegna (un'opera di montaggio che assembla tutte le scene d'amore più belle, più famose e più citate nella storia del cinema), e con il corto There is no Film, inserito nel collettivo Magyarorszag 2011, grido di protesta in un paese, l'Ungheria, in cui il governo ostacola con ogni mezzo la cultura e il cinema, presentato ieri in anteprima italiana.

Il Premio Zone di Cinema - offerto dalla Provincia di Trieste e dall'Associazione Casa del Cinema - è stato attribuito al documentario Vedo rosso. Anni '70 tra storia e memoria degli italiani d'Istria di Sabrina Benussi.

Si è concluso ieri anche When East Meets West, il progetto dedicato alle coproduzioni tra i paesi dell'Europa dell'Est e dell'Europa occidentale. Il suo premio, il Development Award, è andato ad Anishoara, storia di una quattordicenne moldava alle prese con il passaggio dall'infanzia all'adolescenza, film presentato dalla casa di produzione berlinese Weydemann Bros.

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