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Stasera in Tv: Miami Vice

Da uno dei telefilm simbolo degli anni '80, la versione cinematografica realizzata da uno dei suoi più illustri collaboratori.
di Edoardo Becattini

Dalla serie al film
Colin Farrell (47 anni) 31 maggio 1976, Dublino (Irlanda) - Gemelli. Interpreta Il detective Sonny Crockett nel film di Michael Mann Miami Vice.

lunedì 26 gennaio 2009 - Televisione

In un momento in cui le serie televisive americane imitano in modo sempre più evidentemente il cinema, è giusto che il cinema americano imiti le sue serie televisive? Evidentemente sì, visto che il numero di film tratti da serie vecchie e nuove destinate al piccolo schermo è cresciuto esponenzialmente negli ultimi dieci anni. All'interno di questo insieme di film, ogni approccio di reinterpretazione ha in fondo sempre cercato di un approccio sostanzialmente filologico verso la sua matrice, cercando di arginare il più possibile le deviazioni per non irritare troppo anche i fan più integralisti. In quel fondamentale passaggio dal piccolo al grande formato di fruizione, si è quindi sempre tentato di limitare i danni di un effetto "lost in translation" affidando la materia a nomi affermati come quello di De Palma (Mission: Impossible) o di Philip Noyce (Il santo), buttandola sul pastiche nostalgico e farsesco (Charlie's Angels; Starsky & Hutch), oppure ancora giocando in difesa e realizzando film che sono la naturale esportazione su grande schermo di attori e situazioni ben conosciuti (X-Files – Il film; Sex and the City). E poi ci sono film come quello che va in onda questa sera in prima visione: Miami Vice (Italia 1, 21.10), il cui regista, Michael Mann, autore potente e ormai talmente consacrato ad un rinnovamento del cinema contemporaneo (soprattutto di quel genere da molti definito come "western metropolitano"), non lascerebbe sospettare una propensione per un prototipo televisivo. Ed invece proprio il regista di Manhunter, Heat – La sfida e Collateral è stato fra i creatori originali della serie televisiva con Don Johnson e Philip Michael Thomas, simbolo dei viziosi e sgargianti anni Ottanta.

Ma nonostante il suggello posto da Mann, Miami Vice formato panoramico è lontano anni luce dal 4:3 televisivo. Nessuna indulgenza al vintage e nessun tentativo di riabilitazione nostalgica degli anni Ottanta. Solo l'idea di due detective abili a lavorare sotto copertura ed una compilation dei più noti pezzi musicali a definire il ritmo di montaggio da videoclip funzionano da ponte fra il film e la serie tv. Siamo nella Miami degli anni 2000 e i due poliziotti James "Sonny" Crockett e Ricardo Tubbs non vestono più glamour come Johnson e Thomas, ma hanno i volti aggrottati e i modi poco sofisticati di Colin Farrell e Jamie Foxx.
È un'epoca dominata da una tecnologia che tutto vede e tutto può. Un'epoca che Mann implementa con l'estetica "cangiante" delle moderne macchine da presa digitali, capaci di modificare le caratteristiche dell'immagine ad ogni inquadratura. E di fronte a questa liquida modernità è normale che i due protagonisti siano per reazione due poliziotti irrigiditi nelle espressioni quanto nella complessità. Mann decide di tenere "undercover" ogni caratteristica che riguardi Sonny e di Rico, a cominciare dalla psicologia. I due divengono così poliziotti mai come prima "tutti di un pezzo": conoscono talmente bene il vizio di Miami da saperlo praticare con altrettanto talento nel momento in cui l'FBI gli affida la missione di infiltrarsi in un impero della droga che non limita il suo operare alle (poche) luci di Miami, ma anche ai colori tersi del cielo e del mare dei Caraibi. Solo due donne riusciranno a turbare per un attimo il percorso di Sonny e Rico, altrimenti violento e lineare come un colpo di pistola.

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