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Lust, Caution: la spia che veniva dall'Oriente

Con un film pieno di meraviglia e fascino Ang Lee torna a esplorare il conflitto dell'animo umano e i rapporti tra i sessi.
di Tirza Bonifazi Tognazzi

Il film

giovedì 30 agosto 2007 - Incontri

Il film
Nella Shanghai segnata dall'occupazione giapponese la giovane Wong Chia Chi si offre come spia per entrare nella vita del signor Yee, un collaborazionista del Giappone, e informare la Resistenza sui suoi spostamenti. Con l'arte della seduzione riesce pian piano a smantellare le difese dell'uomo divenendone l'amante. Dopo aver ritratto con grande trasporto la relazione d'amore tra i due cowboy del Wyoming, Ang Lee torna a esplorare il conflitto dell'animo umano e dei rapporti tra i sessi con un film pieno di meraviglia e fascino. Abbiamo incontrato il regista premio Oscar e il cast di Lust, Caution, accolti al Lido di Venezia con un caloroso e sentito applauso.

Con questo film ha dimostrato che le piacciono anche le donne.
Ang Lee: Attraverso il cinema faccio sempre una ricerca di me stesso. Per me non esistono divisioni tra le sessualità, quello che mi interessa è l'ambiguità che si cela dietro all'animo umano. Per il ruolo di Wong Chia Chi abbiamo provinato decine di attrici, ma non appena ho visto Tang Wei ho capito che era perfetta per la parte. Aveva il classico volto delle donne cinesi di quell'epoca e il temperamento giusto per interpretare un personaggio così come lo aveva immaginato Zhang Ailing.

Rispetto al romanzo di Zhang Ailing, però, il finale del suo film è più drammatico.
Ang Lee: Credo che si tratti dell'opera più autobiografica di Ailing. Ho cercato di sviluppare nel film quello che lei nasconde attraverso il linguaggio letterario. Il romanzo è un punto di partenza, non necessariamente d'arrivo. Così, pur mantenendo un grosso rispetto per lo scritto, ho voluto chiarire ciò che era oscuro, invece di presentare solamente ciò che era chiaro. Sono schiavo del desiderio di esprimermi attraverso i miei film.

Come si è trovato a interpretare un personaggio così diverso da quelli ritratti in passato?
Tony Leung: Mi piace chiedere sempre di più a me stesso. Fare questo film ha significato fare una nuova esperienza, sono uscito fuori dal territorio in cui, come attore, mi sento più sicuro e sono stato felice di essere andato oltre. Yee è un personaggio molto impegnativo. È un uomo inizialmente pieno di ideali e di voglia di fare qualcosa per il suo paese, ma viene man mano travolto dagli eventi. Mi sono documentato molto su quel periodo storico e credo che Yee sia un mix di tanti celebri agenti segreti realmente vissuti.

Come si è trovata alla sua prima esperienza cinematografica e come si è preparata al ruolo?
Tang Wei: È stata molto positiva, perché ho avuto tutto l'appoggio del regista e anche Tony mi ha dato una grossa mano. Non mi ha mai fatta sentire una debuttante e questo mi ha permesso di sentirmi a mio agio e di esprimermi in totale libertà. Quanto alla preparazione, ho seguito diverse lezioni per avere dimestichezza con il gioco del Mah Jong e ho fatto un corso per imparare il dialetto parlato dalla protagonista del libro.

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